Europa come
locomotiva
di se stessa
e delleconomia
occidentale;
Italia al traino,
sì, ma con crescente forza autonoma in grado di sprigionare
nuove energie.
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Alcune settimane fa, il premio Nobel Paul Samuelson, consigliere
economico di cinque presidenti degli Stati Uniti, tutti democratici,
ha rilasciato una lunga dichiarazione sullo stato delleconomia
che vale la pena di riassumere, almeno per le parti che ci riguardano
più da vicino: il futuro dellEuro-pa, con alcuni importanti
cenni sullItalia. Vale la pena di leggerla attentamente
dicevamo perché anticipa e chiarisce molte cose.
Che cosa sostiene Samuelson? Se si ferma lAmerica, avverte
leconomista, si bloccano anche lintera America Latina
e il Canada; nel continente asiatico, il Giappone è già
in fase di recessione: il suo Prodotto interno lordo non cresce
ormai da troppi mesi; la Borsa di Tokyo si è come sgonfiata,
ed essendo i tassi di interesse vicini allo zero, il rimedio classico
della loro riduzione è pressoché impossibile; dunque,
non resta che tagliare ancora le tasse. Nellattesa, il Fondo
monetario internazionale riduce ulteriormente le previsioni della
crescita globale nipponica per questanno.
Tra tutte, prevede il premio Nobel, le prospettive europee sono
certamente le migliori. Il Vecchio Continente, anche se di un soffio,
ha già superato una volta la crescita americana nel corso
del Duemila, e nulla impedisce che i dati attualmente in elaborazione
confermino che la stessa cosa si verifichi nel primo trimestre di
questanno. Le banche di Parigi e di Berlino nota Samuelson
stanno acquistando fette del sistema bancario americano,
che negli anni scorsi si è troppo esposto per finanziare
la robusta ripresa statunitense che oggi, invece, sta rallentando.
E ancora. Nella Vecchia Europa, sia la Germania, sia, più
timidamente, lItalia («Siete uno dei Paesi dellUnione
europea che ha più bisogno di liberalizzare il mercato del
lavoro e ridurre le spese sociali») hanno scelto la strada
delle riforme e dello snellimento del sistema: e questo non può
che far bene a tutti. Se anche a seguito di questa ritrovata vitalità
molti capitali si trasferiranno dagli Stati Uniti allEuropa,
fenomeno che in effetti si è già avviato, leconomia
avrà la possibilità di unulteriore espansione.
La crescita mondiale
Lo sviluppo economico
mondiale nelle stime del Fmi (dati %)
|
|
2000
|
2001
|
Mondo |
4,7
|
4,2
|
Stati Uniti |
5,2
|
3,2
|
Giappone |
1,4
|
1,8
|
Canada |
4,4
|
2,7
|
Zona Euro |
3,4
|
3,4
|
UE |
3,3
|
3,2
|
Germania |
2,8
|
3,3
|
Francia |
3,5
|
3,5
|
ITALIA |
3,1
|
3,0
|
Spagna |
4,1
|
3,5
|
Regno Unito |
3,1
|
2,8
|
America
Latina |
4,2
|
4,5
|
Brasile |
4,0
|
4,5
|
Asia |
6,7
|
6,6
|
Cina |
7,5
|
7,3
|
India |
6,9
|
6,4
|
Russia |
7,0
|
4,0
|
Africa |
3,5
|
4,4
|
In ultima analisi, ribadisce il professore del Mit di Boston, è
molto probabile che salvo colpi di scena che nessuno è
in grado di escludere «Eurolandia non sarà più
la cugina povera dei ricchissimi Stati Uniti dAmerica».
E inoltre. Il rapporto tra dollaro ed euro sta già cambiando
a favore della moneta unica europea. «Non mi sorprenderei»,
ha affermato a sorpresa Samuelson, «se nel 2001 dollaro ed
euro sfiorassero la parità sui mercati. Ma se fossi europeo»,
corregge subito dopo il premio Nobel, «non mi monterei la
testa: il rapporto tra le due monete non è una gara sportiva,
le monete salgono e scendono, e un eccessivo apprezzamento delleuro
danneggerebbe le esportazioni del sistema industriale del Bel Paese,
dove la disoccupazione incomincia finalmente a calare, mentre i
consumi non crescono a sufficienza».
Come va lItalia
Previsioni 2001 a
confronto. Variazioni percentuali
|
|
EC
|
FMI
|
OCSE
|
CER
|
CSC
|
PROMETEIA
|
CONSENSUS
|
IRS
|
ISAE
|
PIL
|
2,7
|
2,8
|
3,1
|
2,7
|
2,8
|
2,6
|
2,8
|
3,1
|
2,6
|
Importazioni
|
7,6
|
6,1
|
7,5
|
6,7
|
8,3
|
8,0
|
n.d.
|
8,3
|
8,4
|
Esportazioni
|
6,6
|
6,4
|
9,5
|
6,3
|
7,4
|
7,7
|
n.d.
|
7,4
|
6,8
|
Domanda interna
|
3,7
|
2,7
|
2,4
|
2,7
|
3,0
|
2,6
|
n.d.
|
3,3
|
3,0
|
Consumi delle fam.
|
2,3
|
2,5
|
2,2
|
2,2
|
2,6
|
2,2
|
2,5
|
2,6
|
2,6
|
Deflatore del Pil
|
2,1
|
1,6
|
2,2
|
2,9
|
2,2
|
2,2
|
n.d.
|
n.d.
|
2,2
|
Prezzi alla prod.
|
n.d.
|
n.d.
|
n.d.
|
n.d.
|
|
1,9
|
2,3
|
1,2
|
2,4
|
Prezzi al consumo
|
1,9*
|
1,6
|
2,3**
|
1,4
|
2,0
|
2,5
|
2,0
|
2,1
|
2,3
|
* Indice armonizzato
** Deflatore dei consumi privati
Infine, testualmente: «La maggioranza di noi economisti crede
ancora che leconomia americana rallenterà, ma non si
fermerà, parla di una crescita del 2,5 per cento nel 2001.
Nella mia esperienza, però, la recessione può sopraggiungere
prima di quanto sia possibile pensare. Ricordo il 1959: dopo anni
di boom, esplose la cosiddetta recessione di Eisenhower, il presidente
repubblicano di allora. A causa sua, nel 60 lAmerica
elesse il presidente democratico John Kennedy. Greenspan era allora
un giovane operatore di Wall Street: fu tra i pochissimi che seppero
anticipare e proteggere i capitali dei propri clienti». Insomma,
Stati Uniti sullorlo ma non dentro la recessione, almeno per
ora; sistema Europa alla vigilia di un possibile nuovo sorpasso;
moneta unica europea che avanza, avvicinandosi alla parità
col dollaro. Europa come locomotiva di se stessa, intanto, e delleconomia
occidentale per lo meno in partnership con gli Stati Uniti, e lItalia
al traino, sì, ma con crescente forza autonoma in grado di
sprigionare nuove energie e, soprattutto, nuove sinergie: il che
non guasta, in un Paese che ha la regione in via di sviluppo più
vasta del Vecchio Continente.
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