Abbiamo bisogno
di dialogare con la gente, di ristabilire la fiducia in modo che
la scienza possa dimostrare le sue nuove opportunità.
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Lidea di parlarne mi frullava da tempo. La spinta finale
è arrivata quando, a Bangalora, ho incontrato un gruppo di
accademici, che erano anche in affari nellambito delle biotecnologie,
e che mi dissero molto francamente: lEuropa ha la mano leggera
sulla scienza, noi vi sorpasseremo e voi perderete il treno. Consideravano
assolutamente stupefacente il dibattito europeo sugli organismi
geneticamente modificati. Ci vedevano del tutto sopraffatti dai
contestatori e dai gruppi di pressione, che usano lemozione
contro la ragione. E pensavano che noi non avessimo la volontà
politica di sostenere la buona scienza. Potrebbero aver ragione,
se noi non miglioriamo la nostra comprensione della scienza e del
suo ruolo.
Cominciamo dalla cosa più difficile da raggiungere in politica:
lequilibrio. Secondo alcune critiche noi, appoggiando la scienza,
vogliamo un mondo governato dal dottor Stranamore, con la morale
eclissata da unideologia fredda e senza cuore, pilotata dagli
scienziati.
La scienza è solo conoscenza. E la conoscenza può
essere usata da gente malvagia per scopi malvagi. La scienza non
sostituisce il giudizio morale. Si limita ad estendere lambito
della conoscenza entro cui si formulano i giudizi morali. Ci consente
di fare di più, ma non ci dice se fare di più sia
giusto o sbagliato. La scienza è anche fallibile. Le teorie
cambiano. La conoscenza si allarga e può contraddire il pensiero
precedente.
Tutto questo è vero, ma non dovrebbe fermare la scienza che
cerca di raccontarci i fatti. Eppure ad ogni generazione cè
chi pensa che i fatti possano portarci fuori strada, possano indurci
a fare male. In un certo senso, hanno ragione.
Col progresso scientifico cè una più grande
capacità di far danni, perché cè una
maggiore capacità tecnologica per esempio, le armi
nucleari. La risposta giusta però non è disinventare
la fusione nucleare. La risposta giusta è una più
grande fibra morale, un giudizio migliore e unanalisi più
accurata di come indirizzare la conoscenza al bene e non al male.
Un giudizio morale migliore va di pari passo con una scienza migliore.
SCIENZA E GOVERNO
La Gran Bretagna può ricavare enormi benefici dal progresso
scientifico. Ma proprio perché il progresso è così
grande, la gente si preoccupa. E, ovviamente, molte di queste preoccupazioni
sono giustificate. Io però non vedo nessuna prova seria di
rischi per la salute nelle coltivazioni geneticamente modificate,
mentre ci sono giuste preoccupazioni per la biodiversità
e il trasferimento di geni, e interrogativi morali sulla clonazione
umana. I progressi tecnologici negli armamenti rendono il mondo
meno sicuro. Per la prima volta, lumanità ha la capacità
di creare unimmensa prosperità o di distruggere tutto.
La gente ha una comprensibile preoccupazione per la velocità
del cambiamento, per il nuovo e per lignoto. E preoccupata
che la tecnologia disumanizzi la società. E preoccupata
vedendo che gli scienziati si contraddicono lun laltro,
o possono essere inaffidabili. Ed è preoccupata per quella
che considera lincapacità del governo a regolare correntemente
la scienza. In alcuni casi queste preoccupazioni si trasformano
in paura, che poi viene amplificata dai media.
Alcune di queste preoccupazioni non sono nuove. Non occorre risalire
a Galileo per trovare degli esempi. I parafulmini di Benjamin Franklin
venivano buttati giù perché si riteneva che andassero
contro la volontà di Dio. Quando fu introdotto il vaccino
antivaiolo, ci furono sommosse nelle strade. Oggi il vaiolo è
stato debellato. Inizialmente, i trapianti di cuore vennero attaccati
come innaturali e disumanizzanti, mentre oggi sono considerati uno
dei più benefici risultati della scienza moderna. A volte
la scienza è ingiustamente accusata per errori commessi da
altri. Prendiamo il caso della mucca pazza. Qui la scienza ha correttamente
identificato un nuovo problema. Lo scienziato americano Stanley
Prusiner ha vinto il premio Nobel per avere scoperto i prioni e
aver stabilito il nesso tra la Bse e la sindrome Cjd. Non è
stata la cattiva scienza a diffondere mucca pazza; è stata
la cattiva agricoltura, insieme a un governo inadeguato. La risposta
del governo deve essere quella di incoraggiare lapertura,
la trasparenza e lonestà, con dibattiti pubblici e
diffusione dellinformazione su Internet.
Cè molto da imparare anche dal modo in cui abbiamo
trattato il dibattito sulle cellule staminali embrionali. In primo
luogo abbiamo stabilito i fatti scientifici con grande cura. Poi
cè stata una lunga discussione, che ha dato tempo e
modo a tutti i gruppi di rendere noti i loro punti di vista. Tutto
questo ha portato a un dibattito parlamentare molto equilibrato,
che è sfociato in unaccurata cornice legislativa. Come
risultato, per questo ambito cruciale abbiamo regole intelligenti
ed equilibrate.
Non esiste ancora al mondo quella che potremmo chiamare una comunità
di esperti di cellule staminali la scienza è troppo
nuova ma la Gran Bretagna parte con una forte reputazione
nella biologia dello sviluppo e con un certo numero di istituti
famosi nel mondo.
Io voglio rendere il Regno Unito il miglior posto al mondo per
questo genere di ricerca, cosicché i nostri scienziati, insieme
con quelli che stiamo calamitando dallestero, possano sviluppare
nuove terapie per danni cerebrali o malattie degenerative.
SCIENZA E SOCIETA'
Abbiamo bisogno di metodi più forti e più chiari
per mettere in comunicazione la scienza e la gente. Il pericolo
sta nellignoranza dei punti di vista reciproci, la soluzione
sta nel capirsi. La distinzione fondamentale è tra un processo
in cui la scienza ci dice i fatti e noi ci facciamo un giudizio.
I giudizi aprioristici limitano la scienza. Abbiamo il diritto di
giudicare, ma abbiamo anche un diritto a conoscere. Un giudizio
a priori bollò Darwin come eretico, i fatti dimostrarono
la sua straordinaria intuizione. Così, lasciateci conoscere
i fatti; poi esprimeremo il giudizio su come utilizzarli.
Nulla, detto per inciso, dovrebbe poi limitare il principio di
precauzione. Una scienza e un processo decisionale politico responsabili
agiscono in base al principio di precauzione. Quel principio dovrebbe
però farci procedere con attenzione sulla base dei fatti,
e non impedirci di procedere sulla base di un pregiudizio. Un piccolo
gruppo può, comè accaduto nel nostro Paese,
distruggere coltivazioni sperimentali prima che se ne possa determinare
limpatto ambientale. Io non so quali sarebbero state le conclusioni
di quella ricerca. Né lo sanno quelli che lhanno contrastata.
Ma io voglio arrivare a un giudizio dopo che dispongo di fatti,
non prima.
Naturalmente, ci devono essere dei limiti che noi giustamente imponiamo
agli scienziati, attraverso controlli sulla salute e la sicurezza,
attraverso una legislazione che limiti la sperimentazione animale
e, più recentemente, attraverso il divieto della clonazione
umana.
Ci sono forti ragioni etiche per cui noi abbiamo uno dei regolamenti
più rigorosi in materia di sperimentazione animale. Se però,
negli anni recenti, avessimo bloccato tutti gli esperimenti animali,
non avremmo potuto sviluppare, ad esempio, il vaccino contro la
meningite né la terapia contro lAids. Ora cè
il problema del nuovo centro di ricerche neurologiche che luniversità
di Cambridge vorrebbe costruire, ma che viene osteggiato da parte
dellopinione pubblica perché per testare le future
terapie contro lAlzheimer e il Parkinson si devono usare i
primati.
Noi non possiamo permetterci di veder bloccate ricerche di importanza
vitale soltanto perché controverse. Per questo abbiamo bisogno
di dialogare con la gente, di ristabilire la fiducia in modo che
la scienza possa dimostrare le sue nuove opportunità e le
sue nuove soluzioni.
Questo compito sarà più facile se noi riusciremo a
far crescere nella nostra società un atteggiamento più
maturo nei confronti della scienza. Io rifiuto lidea delle
due culture. Luomo ha un profondo bisogno umano di capire
e la scienza ci ha svelato così tanto del nostro straordinario
mondo. La scienza è una parte centrale, non separata, della
cultura, insieme allarte, alla storia e alle scienze sociali
e umane.
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