Settembre 2002

OPINIONI

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Scienza senza pregiudizi
Tony Blair Primo Ministro britannico
 
 

 

 

 

Abbiamo bisogno
di dialogare con la gente, di ristabilire la fiducia in modo che la scienza possa dimostrare le sue nuove opportunità.

 

L’idea di parlarne mi frullava da tempo. La spinta finale è arrivata quando, a Bangalora, ho incontrato un gruppo di accademici, che erano anche in affari nell’ambito delle biotecnologie, e che mi dissero molto francamente: l’Europa ha la mano leggera sulla scienza, noi vi sorpasseremo e voi perderete il treno. Consideravano assolutamente stupefacente il dibattito europeo sugli organismi geneticamente modificati. Ci vedevano del tutto sopraffatti dai contestatori e dai gruppi di pressione, che usano l’emozione contro la ragione. E pensavano che noi non avessimo la volontà politica di sostenere la buona scienza. Potrebbero aver ragione, se noi non miglioriamo la nostra comprensione della scienza e del suo ruolo.
Cominciamo dalla cosa più difficile da raggiungere in politica: l’equilibrio. Secondo alcune critiche noi, appoggiando la scienza, vogliamo un mondo governato dal dottor Stranamore, con la morale eclissata da un’ideologia fredda e senza cuore, pilotata dagli scienziati.
La scienza è solo conoscenza. E la conoscenza può essere usata da gente malvagia per scopi malvagi. La scienza non sostituisce il giudizio morale. Si limita ad estendere l’ambito della conoscenza entro cui si formulano i giudizi morali. Ci consente di fare di più, ma non ci dice se fare di più sia giusto o sbagliato. La scienza è anche fallibile. Le teorie cambiano. La conoscenza si allarga e può contraddire il pensiero precedente.
Tutto questo è vero, ma non dovrebbe fermare la scienza che cerca di raccontarci i fatti. Eppure ad ogni generazione c’è chi pensa che i fatti possano portarci fuori strada, possano indurci a fare male. In un certo senso, hanno ragione.
Col progresso scientifico c’è una più grande capacità di far danni, perché c’è una maggiore capacità tecnologica – per esempio, le armi nucleari. La risposta giusta però non è “disinventare” la fusione nucleare. La risposta giusta è una più grande fibra morale, un giudizio migliore e un’analisi più accurata di come indirizzare la conoscenza al bene e non al male. Un giudizio morale migliore va di pari passo con una scienza migliore.

SCIENZA E GOVERNO

La Gran Bretagna può ricavare enormi benefici dal progresso scientifico. Ma proprio perché il progresso è così grande, la gente si preoccupa. E, ovviamente, molte di queste preoccupazioni sono giustificate. Io però non vedo nessuna prova seria di rischi per la salute nelle coltivazioni geneticamente modificate, mentre ci sono giuste preoccupazioni per la biodiversità e il trasferimento di geni, e interrogativi morali sulla clonazione umana. I progressi tecnologici negli armamenti rendono il mondo meno sicuro. Per la prima volta, l’umanità ha la capacità di creare un’immensa prosperità o di distruggere tutto.
La gente ha una comprensibile preoccupazione per la velocità del cambiamento, per il nuovo e per l’ignoto. E’ preoccupata che la tecnologia disumanizzi la società. E’ preoccupata vedendo che gli scienziati si contraddicono l’un l’altro, o possono essere inaffidabili. Ed è preoccupata per quella che considera l’incapacità del governo a regolare correntemente la scienza. In alcuni casi queste preoccupazioni si trasformano in paura, che poi viene amplificata dai media.
Alcune di queste preoccupazioni non sono nuove. Non occorre risalire a Galileo per trovare degli esempi. I parafulmini di Benjamin Franklin venivano buttati giù perché si riteneva che andassero contro la volontà di Dio. Quando fu introdotto il vaccino antivaiolo, ci furono sommosse nelle strade. Oggi il vaiolo è stato debellato. Inizialmente, i trapianti di cuore vennero attaccati come innaturali e disumanizzanti, mentre oggi sono considerati uno dei più benefici risultati della scienza moderna. A volte la scienza è ingiustamente accusata per errori commessi da altri. Prendiamo il caso della mucca pazza. Qui la scienza ha correttamente identificato un nuovo problema. Lo scienziato americano Stanley Prusiner ha vinto il premio Nobel per avere scoperto i prioni e aver stabilito il nesso tra la Bse e la sindrome Cjd. Non è stata la cattiva scienza a diffondere mucca pazza; è stata la cattiva agricoltura, insieme a un governo inadeguato. La risposta del governo deve essere quella di incoraggiare l’apertura, la trasparenza e l’onestà, con dibattiti pubblici e diffusione dell’informazione su Internet.
C’è molto da imparare anche dal modo in cui abbiamo trattato il dibattito sulle cellule staminali embrionali. In primo luogo abbiamo stabilito i fatti scientifici con grande cura. Poi c’è stata una lunga discussione, che ha dato tempo e modo a tutti i gruppi di rendere noti i loro punti di vista. Tutto questo ha portato a un dibattito parlamentare molto equilibrato, che è sfociato in un’accurata cornice legislativa. Come risultato, per questo ambito cruciale abbiamo regole intelligenti ed equilibrate.
Non esiste ancora al mondo quella che potremmo chiamare una comunità di esperti di cellule staminali – la scienza è troppo nuova – ma la Gran Bretagna parte con una forte reputazione nella biologia dello sviluppo e con un certo numero di istituti famosi nel mondo.

Io voglio rendere il Regno Unito il miglior posto al mondo per questo genere di ricerca, cosicché i nostri scienziati, insieme con quelli che stiamo calamitando dall’estero, possano sviluppare nuove terapie per danni cerebrali o malattie degenerative.

SCIENZA E SOCIETA'

Abbiamo bisogno di metodi più forti e più chiari per mettere in comunicazione la scienza e la gente. Il pericolo sta nell’ignoranza dei punti di vista reciproci, la soluzione sta nel capirsi. La distinzione fondamentale è tra un processo in cui la scienza ci dice i fatti e noi ci facciamo un giudizio. I giudizi aprioristici limitano la scienza. Abbiamo il diritto di giudicare, ma abbiamo anche un diritto a conoscere. Un giudizio a priori bollò Darwin come eretico, i fatti dimostrarono la sua straordinaria intuizione. Così, lasciateci conoscere i fatti; poi esprimeremo il giudizio su come utilizzarli.

Nulla, detto per inciso, dovrebbe poi limitare il principio di precauzione. Una scienza e un processo decisionale politico responsabili agiscono in base al principio di precauzione. Quel principio dovrebbe però farci procedere con attenzione sulla base dei fatti, e non impedirci di procedere sulla base di un pregiudizio. Un piccolo gruppo può, com’è accaduto nel nostro Paese, distruggere coltivazioni sperimentali prima che se ne possa determinare l’impatto ambientale. Io non so quali sarebbero state le conclusioni di quella ricerca. Né lo sanno quelli che l’hanno contrastata. Ma io voglio arrivare a un giudizio dopo che dispongo di fatti, non prima.
Naturalmente, ci devono essere dei limiti che noi giustamente imponiamo agli scienziati, attraverso controlli sulla salute e la sicurezza, attraverso una legislazione che limiti la sperimentazione animale e, più recentemente, attraverso il divieto della clonazione umana.
Ci sono forti ragioni etiche per cui noi abbiamo uno dei regolamenti più rigorosi in materia di sperimentazione animale. Se però, negli anni recenti, avessimo bloccato tutti gli esperimenti animali, non avremmo potuto sviluppare, ad esempio, il vaccino contro la meningite né la terapia contro l’Aids. Ora c’è il problema del nuovo centro di ricerche neurologiche che l’università di Cambridge vorrebbe costruire, ma che viene osteggiato da parte dell’opinione pubblica perché per testare le future terapie contro l’Alzheimer e il Parkinson si devono usare i primati.
Noi non possiamo permetterci di veder bloccate ricerche di importanza vitale soltanto perché controverse. Per questo abbiamo bisogno di dialogare con la gente, di ristabilire la fiducia in modo che la scienza possa dimostrare le sue nuove opportunità e le sue nuove soluzioni.
Questo compito sarà più facile se noi riusciremo a far crescere nella nostra società un atteggiamento più maturo nei confronti della scienza. Io rifiuto l’idea delle due culture. L’uomo ha un profondo bisogno umano di capire e la scienza ci ha svelato così tanto del nostro straordinario mondo. La scienza è una parte centrale, non separata, della cultura, insieme all’arte, alla storia e alle scienze sociali e umane.

   
   
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