Settembre 2002

PISTE DI DINOSAURI AD ALTAMURA

Indietro
I trentamila passi
Onofrio Pepe
 
 

 

 

Quelle tracce
sono ciò che resta
di un mondo a noi ancora sconosciuto, inesplorato,
misterioso.

 

A maggio sono stati tre anni. Alla cava Pontrelli di Via Santeramo, a un tiro di schioppo dalla città di Federico, non è cambiato ancora nulla. L’area sembra abbandonata, anche se recintata e con cartelli che vietano l’ingresso a chi volesse avventurarsi in questo luogo che ti riporta a 65 milioni di anni fa, quando la murgia di Pontrelli era una piana bagnata da acque calme dove crescevano rigogliose mangrovie, cibo preferito dagli unici abitatori, mansueti dinosauri che da queste parti pascolavano beatamente.
Quando Massimo Sarti e Michele Claps, geologi marini dell’Università di Ancona, entrano per caso in questa sorta di gran canyon, scavato nella roccia con mine e picconi da Vincenzo De Lucia, artigiano scavatore, per farne pietrisco da utilizzare per la vicina strada provinciale e per quella ferrata Altamura-Santeramo-Gioia del Colle, non pensano di fare la più importante scoperta di orme e piste di dinosauri del mondo. Portati in quel posto da uno strano destino, stavano studiando le stratificazioni geologiche della vicina Val d’Agri in Basilicata, dove s’è scoperto l’oro nero.

Osservando il piano di roccia carsica, slavato da interminabili piogge che lo avevano fatto diventare tutto bianco, pensarono che quei segni regolari, così visibili sul calpestio roccioso, fossero stati creati dai mezzi meccanici. Per anni, a Pontrelli, Vincenzo De Lucia aveva lavorato duro sbancando migliaia di metri cubi di roccia. Fortunatamente si era fermato di fronte a quella grandissima lastra di pietra, che lo portò a continuare la coltivazione della cava verso i lati, e non in profondità. Resta ancora misteriosa la ragione di tale scelta. Una scelta, dopo la chiusura e l’abbandono della cava, che ha portato i dinosauri fino a noi, rivoluzionando la stessa paleogeografia dell’Italia meridionale. Quei segni erano orme e piste di dinosauri venute casualmente alla luce dopo che la cava era stata abbandonata e con un destino segnato: continuarne la coltivazione e farne discarica per inerti che certamente avrebbe seppellito tutto.

I due studiosi, per capirne di più, chiamano Umberto Nicosia, sorta di capo Sioux, Direttore del Dipartimento di Scienze della Sapienza di Roma, che sa distinguere su qualsiasi terreno le impronte lasciate da animali.
Nicosia, famoso icnologo, scienza nata in Germania solo alla fine dell’Ottocento, alcune settimane dopo, esaminando il piano di roccia non riesce a capire, non trova spiegazioni a ciò che vede. «Forse è quel che resta dei fori scavati per depositare le mine...». Per ore e ore gira intorno al piano di cava. Forse l’emozione e la quantità dei segni gli confondono la testa. Fortunatamente, un suo assistente riprende tutto con una piccola videocamera.

E’ a Roma, all’inizio di giugno ‘99, in un’anonima stanzetta della “Sapienza” attrezzata per vedere i filmati girati nelle tante “avventure” alla ricerca del passato più lontano, che Nicosia comincia a capire. Immagina il piccolo Iguanodonte camminare su quella spiaggia. Quelle tracce su quell’enorme superficie di roccia bianca, accecante nelle giornate del solleone, sono ciò che resta di un mondo a noi ancora sconosciuto, inesplorato, misterioso. Orme degli abitanti della terra di 65 milioni di anni fa, quando il grande golfo della Tetide separava le masse continentali dell’Eurasia e della paleo-Africa: i dinosauri. E poco prima della loro scomparsa, avvenuta proprio nel Cretacico.
La conferma ulteriore arriva dall’osservazione di tutta la superficie, di circa due ettari, dalle fotografie prese dall’alto da un pallone aerostatico e da un piccolo aereo da ricognizione.
65 milioni di anni fa la Puglia, unita ai Balcani e alla Turchia, era una terra emersa con un clima tropicale, mare piatto e una vegetazione rigogliosissima, tanto da poter sfamare migliaia di bestioni. La Puglia insomma era già emersa. E dopo la scoperta di altre orme sul Gargano era emersa già da 120 milioni di anni. Poi nuovamente sommersa dalle acque e poi nuovamente emersa circa un milione di anni fa.
La scoperta è eccezionale. La notizia interessa e spinge verso Altamura, già ampiamente nota per l’Uomo di Altamura – scheletro di ominide scoperto nella Grotta di Lamalunga e incastonato nella roccia –, centinaia di esperti e visitatori, che adesso sono divenuti migliaia e che si meravigliano ancora come mai quest’area non sia diventata sede del più grande sito paleontologico di orme di dinosauri del mondo.
Sono già 25 mila i visitatori, secondo i dati ufficiali forniti dal giovane amministratore dell’Ecospi, Enzo Fiore, azienda proprietaria della cava, che d’intesa con la Soprintendenza e il Ministero ha messo su un servizio di visite guidate alle piste già scoperte.
L’interesse è mondiale. Arrivano visitatori e studiosi da tutto il mondo. Spesso sono i musei paleontologici più importanti che chiedono di creare intese e gemellaggi. Fino alla consacrazione ufficiale sul National Geographic.

Alla cava Pontrelli, però, è tutto come prima. La strada comunale di accesso è ancora occupata da copertoni di camion abbandonati, non un segnale indicatore. Anzi, a poche centinaia di metri stanno sorgendo enormi capannoni industriali che ne snaturano le potenzialità turistiche e culturali.
Eppure, tutto sembrava andare per il meglio. La Ecospi decide dopo la grande scoperta di bloccare la coltivazione della cava e dichiara la disponibilità, subito accolta dalla Soprintendenza, a sperimentare una originalissima forma di rapporto pubblico-privato per la conservazione e la valorizzazione di questa area.
Non solo. La stessa Ecospi dà vita ad un gruppo di lavoro composto da tecnici ed esperti di progettazione e marketing per far diventare questo sito di valore mondiale. La stessa Walt Disney proprio nel novembre 2000 lancia, dopo anni di lavoro durissimo, il film d’animazione “Dinosaurs”, dedicato a un piccolo dinosauro del cretacico, Aladar.
Dopo un primo periodo di intenso lavoro con la presentazione a Bari della prima nazionale del film e l’organizzazione di una mostra sui dinosauri fatta grazie alla Provincia di Bari e all’intervento dell’Amministrazione comunale di Altamura e all’Associazione Culturale “Dinos”, tutto appare fermo.
Eppure è gia pronto lo studio per creare un Parco dei Dinosauri, il piu grande e originale d’Europa. Intanto il sito di Altamura è visitabile solo grazie alla disponibilità della Soprintendenza, della proprietà e all’impegno profuso dall’archeologa Damiana Santoro e da Salvatore Santoro.
Gli unici finanziamenti pubblici finora stanziati e finalmente utilizzabili sono quelli decisi dal Ministero dei Beni Culturali del precedente Governo che stanziava per la Soprintendenza archeologica di Taranto seicento milioni di vecchie lire da spendere per lavori di conservazione e tutela delle orme. Ma c’è di più. «Dopo gli incontri – dichiara Enzo Fiore – tenuti con i rappresentanti della Provincia di Bari e del Comune di Altamura, sulla base delle richieste che ci sono arrivate dagli enti locali, noi abbiamo presentato un’ipotesi di accordo che prevede la concessione di una parte dell’area della cava dove dovrebbero sorgere il grande centro visita, i parcheggi e le aree pertinenti ai servizi; la creazione di una società a maggioranza pubblica per la gestione del sito e impegnata in tutte le azioni di valorizzazione del territorio, ipotesi progettuale già in stato avanzato, con le indicazioni e i piani finanziari per accedere ai fondi PIS dell’Unione Europea. Inoltre siamo impegnati a trovare strade inedite per favorire lo sviluppo turistico del territorio».
«Insomma – continua Fiore – vogliamo creare una virtuosa occasione di collaborazione tra noi, proprietari dell’area, gli enti territoriali e la Soprintendenza. Tutto, per favorire nuove opportunità e nuova occupazione, evitando così inutili lungaggini burocratiche e litigiosità sulla disponibilità dell’area che porterebbero inevitabilmente a chiusure reciproche. La nostra proposta è stata avanzata già a giugno scorso. Attendiamo risposte».
Ma intanto è tutto fermo. I dinosauri in Puglia possono attendere... Che strano destino: il caso li ha fatti scoprire, la sciatteria istituzionale li ricopre.
In Australia, ad Adelaide, alcuni anni fa scoprirono un po’ di orme: ne hanno fatto il più grande parco scientifico e ludico dei dinosauri del mondo! In Puglia, in una piccola area, se ne scoprono 30 mila...

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000