In Europa, dopo quella di Altamura, la realtà
più significativa
è in Spagna,
dove sono state
rinvenute circa 4.000 impronte.
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La valle dei dinosauri è una cava di calcare
in agro di Altamura (Bari), caratterizzata da un numero «impressionante»
di impronte di dinosauro stimato tra le 30 e le 40 mila
la maggior parte delle quali disposte in vere e proprie piste (sequenze
di più orme lasciate da uno stesso animale), lunghe decine
e decine di metri.
La scienza paleontologica è unanime nei riconoscere che questo
ritrovamento costituisce il più grande giacimento al mondo
e, grazie alla nitidezza delle impronte e alla frequenza delle piste,
una delle più interessanti paleosuperfici mai scoperte.
Per istituire un paragone con il sito di Altamura occorre assumere
a riferimento un continente diverso dal nostro. Ad esempio, lAustralia,
dove a Lark Quarry vi sono soltanto 3.300 impronte lasciate
sul terreno da più specie animali (alcuni piccoli Ornitopodi
e almeno un grande Teropode) circa 95 milioni di anni fa. Nel continente
americano, presso Pergatory River, a Picket Wire nel Colorado, è
situato il più grande ritrovamento negli Stati Uniti. Si
tratta di circa 100 piste, risalenti a 150 milioni di anni fa, che
nellinsieme totalizzano 1.300 orme di Brontosauro, Stegosauro
e Allosauro.
Altro ritrovamento significativo, sempre negli Stati Uniti, è
visitabile presso il Dinosaur State Park di Rocky Hill, nel Connecticut,
con circa 2.000 impronte datate 200 milioni di anni.
In Europa, dopo quella di Altamura, la realtà più
significativa è in Spagna, dove sono state rinvenute circa
4.000 impronte. Altro ritrovamento che segnaliamo, più per
lo sfruttamento turistico (un po eccessivo rispetto ai nostri
parametri ) che per la quantità delle impronte, è
quello di Münchehagen in Germania, con circa 250 impronte risalenti
al Cretacico.
Fino a pochi anni fa si riteneva che lltalia fosse stata interessata
solo marginalmente dalla presenza di dinosauri visto che, fino a
quel momento, i principali ritrovamenti erano avvenuti essenzialmente
in alcune zone dellAmerica, dellAustralia e dellAsia.
Su scala nazionale, il ritrovamento di Altamura non teme confronti.
Recenti scoperte pongono lItalia tra i Paesi interessati dal
fenomeno dinosauri: tra i siti italiani più significativi
vanno menzionati Lerici in Liguria, Monte Pelmetto e Lavaredo sulle
Dolomiti, Lavini di Marco vicino Trento, il promontorio del Gargano
in Puglia, Pietraroja nei pressi di Benevento, dove è stato
ritrovato lo scheletro di un Coelurosauro risalente al Cretacico
superiore.
Tali ritrovamenti, pur di rilevante portata scientifica, per lesiguità
quantitativa dei reperti rinvenuti non possono essere
in nessun modo comparati alla ricchezza, alla qualità (lottimo
stato di conservazione e la nitidezza delle piste) e allelevata
biodiversità (le impronte appartengono infatti a più
specie animali diverse) che caratterizzano il sito di Altamura.
Le impronte
La superficie sulla quale insistono le oltre 30.000 impronte di
dinosauro risale a circa 75 milioni di anni fa. Buona parte degli
studiosi ritiene che prima di allora, nel Triassico superiore (circa
230 milioni di anni fa, quando si presume siano comparsi i primi
dinosauri), la terra emersa fosse formata da un unico grande blocco
(Pangea), successivamente smembratosi, per effetto dei movimenti
legati alla tettonica delle placche, in due blocchi divisi, per
gran parte del Mesozoico, dalloceano Tetide.
Nel corso del Giurassico (da 190 a 140 milioni di anni fa) e del
Cretacico (da 140 a 65 milioni di anni fa) questi due blocchi si
frammentarono, dando vita a un enorme arcipelago, caratterizzato
da frequenti regressioni del livello del mare: la penisola italiana,
unita allarea adriatica-dalmata e allattuale continente
africano, era formata da una pluralità di isole e penisole,
separate da stretti bracci marini poco profondi. E, verosimilmente,
si ritiene che quelle terre fossero la dimora dei grandi rettili.
Lalta concentrazione delle impronte rinvenute in contrada
Pontrelli dimostra che un gran numero di dinosauri (50 o addirittura
100 individui) avesse popolato, o semplicemente attraversato, quellarea
della Murgia. Il loro passaggio è avvenuto su uno strato
sedimentato, al tempo costituito da fanghi e sabbia umida, che si
è via via consolidato grazie allazione di sali e di
alghe. Con il passare del tempo sui segni impressi si sono depositati
altri strati, consentendo la conservazione delle orme fino ad oggi.
Anche se risalire alle specie animali dalle impronte è obiettivo
di una specifica scienza, la paleoicnologia (branca della paleontologia
che studia le tracce), al momento non è agevole attribuire
le orme a determinate specie di dinosauri. E possibile invece
associare gli animali per gruppo o famiglia.
Gli studi preliminari fin qui condotti ad Altamura hanno permesso
di individuare già quattro famiglie di dinosauri erbivori
i Sauropodi di piccole e medie dimensioni, gli Ornitischi,
i Ceratopsidi, gli Anchilosauri e sembra vi siano elementi
per accertare la presenza di una famiglia di carnivori, i Terapodi.
E ben possibile, tra laltro, che il sito contenga orme
di dinosauri i cui reperti fossili non sono stati finora mai ritrovati
(come nel caso dei Ceratopsidi).
Dallanalisi delle impronte si è pervenuti allindividuazione
di animali bipedi (con sequenze destre e sinistre di impronte simili)
e quadrupedi (con sequenze di coppie mano-piede) a 3 e a 5 unghie,
piccoli e snelli, non più alti di 3 metri.
Landatura degli animali appare normale, non turbata da situazioni
di caccia o di fuga. Questa lettura è suffragata dalle evidenti
scodate di grandi erbivori tranquilli al pascolo. Non
è raro distinguere le nuvolette di fango carbonatico
alzatesi durante la marcia e talvolta sono addirittura visibili
le pieghe della pelle dei rettili al di sotto delle
loro zampe.
Le impronte costituiscono una vera e propria miniera
di informazioni scientifiche sui rettili che frequentavano la Murgia:
dalla loro forma e dimensione è possibile desumere grandezza,
lunghezza e peso dellanimale, la velocità con la quale
esso si muoveva e gli eventuali cambi di direzione.
Lanalisi delle piste è basilare per la comprensione
di quanto non può dedursi dallo scheletro degli animali e
cioè comportamento, interazioni reciproche e abitudini sociali.
«Le impronte sono una cosa viva, ci dicono come si muoveva
lanimale, dove andava, di cosa si nutriva, con chi viveva...».
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