I membri
della Convenzione
dovranno proporre la futura Costituzione europea
rispondendo, senza pregiudizi né tabù,
a tutte le richieste sollevate nella fase di ascolto.
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Spesso, dallo scranno dal quale presiedo, mi dico che lo spettacolo
che si svolge davanti ai miei occhi non è molto diverso da
quello del Jeu de paume nellora del famoso giuramento
della Pallacorda o della Sala dellIndipendenza di Filadelfia
tra il maggio e il settembre 1787. Lo spettacolo è quello
di un gruppo di uomini e donne, simili a molti altri, ai quali lo
scadenzario della storia ha imposto di cercare e stabilire le regole
che permetteranno alla loro società di organizzarsi su basi
giuste e durature. Questo crea tra di loro che lo sentano
o no una forte solidarietà, poiché insieme
conosceranno il successo o il fallimento.
Le modalità di designazione dei 105 membri della Convenzione
europea, (uomini dei governi, dei Parlamenti nazionali, del Parlamento
europeo e della Commissione), hanno creato tre correnti al suo interno.
Cè innanzitutto la corrente bruxellese,
composta dai rappresentanti della Commissione e del Parlamento europeo.
Costoro sono a proprio agio nel sistema. Dispongono di collaboratori
e di uffici, hanno frequenti occasioni dincontro e hanno già
lavorato sui dossier che la Convenzione deve affrontare. Essi si
preoccupano innanzitutto dei problemi istituzionali.

La seconda corrente è quella dei parlamentari nazionali.
Sono numericamente maggioritari (56 su 105), ma il loro esordio
alla Convenzione è stato più difficile. Arrivano in
ordine sparso dai diversi Stati dellUnione (Paesi membri o
candidati) e a Bruxelles non dispongono né di collaboratori
né di strumenti di lavoro, nonostante gli sforzi per procurarli
a tutti. Molti non hanno alcuna esperienza europea.
La terza corrente è quella dei rappresentanti dei governi.
Costoro hanno spesso esercitato funzioni importanti in Europa o
nel loro Paese: presidente della Commissione europea, primo ministro,
ministro degli Esteri o degli Affari europei. La loro condizione
presenta una certa ambiguità: partecipano ai lavori a titolo
personale o esprimono il punto di vista dei governi che li hanno
designati?

Dopo londeggiamento iniziale, mi sembra che si sia affermato
uno spirito convenzionale. Tutti i delegati hanno prestato
grande attenzione, perché ciascuno ha coscienza che le proposte
della Convenzione saranno sottoposte al giudizio critico dei governi,
per poi essere adottate. Gli uni e gli altri, a parte rare eccezioni,
sono degli eletti del popolo e appartengono alla classe politica.
Sono abituati a lavorare sui progetti di legge e la loro cultura
li porta a interessarsi dei problemi istituzionali, cioè
dellorganizzazione dei poteri.
In qualche modo sono strutturalmente lontani dai problemi
dei cittadini che, nei sondaggi che noi utilizziamo per il nostro
lavoro, si rivelano molto più interessati ai risultati
dellazione dellUnione europea in termini di efficacia,
semplicità e trasparenza, che non ai miglioramenti da portare
alla macchina interna.
La fase di ascolto, che ha occupato i primi quattro mesi di lavoro,
era importante per ridurre questo scarto tra lapproccio della
Convenzione e le attese dei cittadini e si è conclusa con
un primo dibattito sul posto dellEuropa nel mondo. La Convenzione
anticipa, nella sua composizione, lEuropa allargata. E questo
funziona. Latteggiamento comune (dei rappresentanti degli
Stati inclusi nellallargamento) è il senso di appartenenza
a unidentica Europa: condividono la stessa visione e si pongono
le medesime domande. Nessuno ha preso posizione contro lallargamento,
nessuno ha proposto di tornare indietro su ciò che è
ormai acquisito nella costruzione europea. Neppure gli euroscettici,
a dire il vero, sottorappresentati per via del meccanismo di selezione
dei membri della Convenzione.
Le linee di forza dello sviluppo dellUnione europea negli
ultimi anni del XX secolo (lattuazione del mercato unico,
la volontà di rendere leconomia europea più
competitiva, anche lintroduzione delleuro) non sono
state oggetto di critiche, a parte alcune a proposito delleconomia
sociale di mercato e del ruolo dei servizi pubblici.
Infine, unultima e singolare osservazione: non
abbiamo sentito nessuna richiesta di estensione delle competenze
comunitarie sul piano interno dellUnione. Le sole richieste
riguardano le competenze verso lesterno. Sebbene si sia molto
parlato del bisogno di una maggiore efficacia nellesercizio
delle missioni dellUnione per quanto concerne libertà,
sicurezza, giustizia e azione dellEuropa nel mondo, non abbiamo
sentito nessuna richiesta di estensione delle competenze comunitarie
classiche sul piano interno dellUnione. Quando
si è parlato di politica sociale, non sono state richieste
competenze nuove. Questo costituisce un cambiamento
considerevole rispetto al clima che regnava nella conferenza intergovernativa
che ha preceduto il Trattato di Maastricht. Dovremo tenerne conto.
I membri della Convenzione hanno preso coscienza che alla fine
del loro mandato dovranno proporre la futura Costituzione europea
rispondendo, senza pregiudizi né tabù, a tutte le
richieste sollevate nella fase di ascolto. La Costituzione prenderà
giuridicamente la forma di un Trattato, perché sono gli Stati
che dovranno sottoscriverla.
Cè poi una richiesta di minore introspezione. I padri
fondatori degli anni Cinquanta erano rivolti verso lesterno:
i loro obiettivi erano quelli di metter fine ai conflitti in Europa,
ricostruire le economie distrutte e affermare valori comuni. Oggi,
con la globalizzazione, i membri della Convenzione e la società
civile chiedono una presenza più solida dellEuropa
nel mondo per difendere questi valori comuni, oltre a un sistema
di sicurezza più coerente per proteggerla dalle nuove minacce
esterne, come il terrorismo, la criminalità transfrontaliera
o limmigrazione illegale.
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