La scissione che
si è prodotta tra
i leader europei
rischia di esasperare i contenziosi latenti sul terreno delle riforme
economiche e di ritardare il varo della Costituzione europea.
|
|
Fino ad ora, nel corso di circa mezzo secolo desistenza,
la Comunità europea non si era mai trovata alle prese con
una crisi di natura così devastante da far dubitare non soltanto
della sua identità, ma anche del suo futuro. E ciò,
sebbene non siano mancati, lungo il suo itinerario storico, dissidi
di carattere politico e contrasti dinteresse anche aspri e
velenosi. Sol che si pensi alle diatribe suscitate dal veto di De
Gaulle allammissione della Gran Bretagna nella Cee e a quelle
poi sollevate dallostruzionismo della Thatcher; ai dilemmi
posti dalla prospettiva della riunificazione tedesca, di una Grande
Germania; alle forti difformità di vedute sulla condotta
da seguire di fronte alla transizione post-comunista dei Paesi dellEst
e ai conflitti etnici esplosi nella ex Jugoslavia.

E ancora, alle divergenze sulle modalità dellunificazione
monetaria e a quelle sullinterpretazione del Patto di stabilità;
alle dispute sulla ponderazione dei voti tra i vari Stati grandi
e piccoli del Consiglio europeo. Per non parlare delle battaglie
sulla politica agricola e delle risse sulle quote latte,
delle baruffe sui singoli contributi al budget comunitario e delle
tenzoni talvolta estenuanti sulla ripartizione dei principali incarichi
istituzionali.
Sennonché, queste e altre contese appaiono tuttal più
delle scaramucce, o delle semplici liti in famiglia, in confronto
alla profonda frattura causata allinterno dellUnione
europea dai gravi contrasti insorti in seguito alla decisione unilaterale
americana di ricorrere alla guerra preventiva, tagliando
corto sulle ispezioni dellOnu, per disarmare lIraq e
liberarlo dalla tirannia di Saddam Hussein. Sia perché non
avrebbe potuto essere più clamorosa e dirompente la spaccatura
della Ue in due schieramenti nettamente contrapposti: tra la Francia
di Chirac, pronunciatasi senza mezzi termini contro lopzione
militare americana, in ciò spalleggiata dalla Germania e
dal Belgio; e la Gran Bretagna di Blair, impegnatasi fin dal primo
momento per un intervento armato a fianco degli Stati Uniti (con
cui si sono dichiarati solidali la Spagna, lItalia e vari
altri Paesi membri dellUnione o prossimi a farne parte). Sia
perché la scissione che in tal modo si è prodotta
tra i leader europei rischia di esasperare anche a distanza di tempo
i contenziosi latenti sul terreno delle riforme economiche e, inoltre,
di ritardare il varo della Costituzione europea.
Di fatto, la frantumazione dellEuropa dei Quindici sulla
vicenda irachena ha dimostrato quanto fosse in realtà fragile
e aleatoria la prospettiva di una politica estera e della difesa
comune. Che pure costituiva, come veniva ribadito pressoché
in ogni vertice dellUnione europea, il banco di prova delleffettiva
volontà dei governi europei di procedere sulla via di unautentica
integrazione sovranazionale. Poiché quel che ancora mancava
affinché lUe si trasformasse in un vero e proprio soggetto
politico, e potesse quindi svolgere un ruolo di rilievo nello scacchiere
mondiale a presidio della pace e della stabilità, era appunto
sia un indirizzo omogeneo e coerente nelle relazioni internazionali
sia un robusto sistema collettivo di difesa.
Cè perciò da chiedersi se e come sarà
mai possibile che lEuropa giunga a parlare con una sola voce
e a disporre di una propria struttura militare, dopo che sono emersi
in termini così crudi e inequivocabili tanti e così
seri motivi di antagonismo e di divisione. Non è dato infatti
trovare nel passato un precedente nel quale siano venute a sommarsi
tutte insieme e a sovrapporsi simultaneamente discrepanze di giudizio
e incompatibilità politiche, dovute sia a pulsioni nazionali
e a logiche di potenza o ad ambigue tendenze neutraliste e isolazioniste;
sia a questioni etiche e di principio (sul modo di concepire la
legalità internazionale e gli ideali pacifisti); sia ancora,
e non certo da ultimo, a valutazioni così radicalmente diverse
sulla natura dei legami con laltra sponda dellAtlantico.
In un contesto europeo così lacerato, i vertici di Bruxelles
purtroppo non sono riusciti a sciogliere se non marginalmente lo
spesso strato di gelo che ha ibernato le relazioni franco-britanniche,
né ad allentare tutte le tensioni e tutti i dissapori che
si sono venuti accumulando negli ultimi mesi nellambito dellUnione.
Daltro canto, non si può pensare che un filo così
esile come limpegno di provvedere a piani di ricostruzione
(e piani umanitari in favore della popolazione irachena) varrà
a ricucire lo strappo che ha scompaginato la Comunità.
Ben altro ci vuole perché si rimarginino le ferite e si
ricostituisca un quadro di convivenza e di cooperazione unitaria.
Ed è un chiarimento di fondo, a tutti gli effetti, sui nodi
a tuttoggi irrisolti e sulle direttrici di marcia per lavvenire.
Ciò che comporta per lEuropa la necessità di
fare infine i conti con se stessa. E di stabilire, dunque, quale
debba essere il modello istituzionale più appropriato per
reggere una compagine allargatasi a Venticinque membri e per garantire
una sovranità popolare europea; quali siano le misure più
idonee per affrontare un tornante economico non più soltanto
ciclico, ma che prefiguri invece un cambiamento di ordine strutturale;
come rendere possibile una convergenza delle diplomazie nazionali
verso una politica estera comune, con tutti gli oneri e le responsabilità
che ne conseguono; come agire per mantenere in vita la partnership
transatlantica senza ridursi a una condizione di subalternità
alla superpotenza americana ma convertendola, senza miraggi velleitari
o colpi di testa, allesigenza di un indirizzo multilaterale,
in quanto più consono sia a unefficace lotta al terrorismo
sia alla soluzione dei complessi problemi transnazionali del nostro
tempo.
In ultima analisi, il compito che attende i Quindici (o, in seguito,
i Venticinque) non è di rimettere insieme i cocci e di rattoppare
la facciata dellUnione europea, bensì di ricostruire
e, al tempo stesso, di edificare unautentica Europa comunitaria.
Altrimenti, per un Vecchio Continente anatra zoppa non potrà
esserci alcun futuro.
|