Le conseguenze di queste ferite dentro popoli
e famiglie non sono per noi prevedibili, sono il frutto peggiore
di ogni conflitto.
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Non è a rischio la globalizzazione. Questa è un fenomeno
più forte di qualsiasi guerra a cui gli esseri umani possano
dare inizio. Si tratta di un processo consolidato nei decenni, direi
nei secoli, non certo recente oppure passeggero. Centinaia di milioni
di uomini con le loro attività hanno creato ciò che
noi oggi definiamo globalizzazione. Non ci troviamo di fronte a
un fenomeno reversibile, perché è un complesso di
relazioni umane, sociali ed economiche che ogni giorno dà
nuovi frutti, si trasforma in continuazione. Gli scambi e lintegrazione
fra economie e società diverse aumenteranno comunque, indipendentemente
dalle crisi geo-politiche. Così è stato fino ad ora,
e così continuerà ad essere nel prossimo futuro, possiamo
esserne tutti certi.

Né si può temere, sotto questo profilo, almeno, un
conflitto di civiltà fra Occidente e Islam. Chi avanza osservazioni
del genere ignora la genesi della globalizzazione, che è
iniziata e si è sviluppata a dispetto dei conflitti, di guerre
e di disastri. Ciò che la guerra produce sono lutti, dolori,
ferite nel tessuto di più società. E questo è
ciò che mi preoccupa di più. Le conseguenze di queste
ferite dentro popoli e famiglie non sono per noi prevedibili, sono
il frutto peggiore di ogni conflitto. Il fenomeno della globalizzazione,
tuttavia, non si è certo generato nei decenni in periodi
di pace assoluta tra i popoli del pianeta.
Si deve parlare, piuttosto, dei danni per leconomia internazionale.
E mi riferisco a danni concreti, immediati e visibili. Quelli, ad
esempio, relativi ai deficit di bilancio. Il costo della guerra
irachena peserà a lungo in maniera enorme sui conti degli
Stati Uniti. Gli effetti della guerra peseranno molto sulle tasche
degli americani. Da qui, la considerazione che se da un lato è
difficile prevedere quale sarà limpatto sulle relazioni
economiche dellAmerica con il resto del mondo, dallaltro
è facile indovinare che il bilancio federale resterà
per parecchio tempo indebolito. Gli Stati Uniti sono il principale
motore delleconomia mondiale, le risorse che possiedono sono
la linfa della crescita globale: se a Washington fossero obbligati
dai conti di bilancio a fare delle scelte drastiche, prima o poi
le conseguenze si sentirebbero anche altrove, in particolare in
Europa.
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