Giugno 2003

 

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Se salta il deficit Usa
Amartya Sen
Premio Nobel per l’Economia
 
 

Le conseguenze di queste ferite dentro popoli e famiglie non sono per noi prevedibili, sono il frutto peggiore di ogni conflitto.

 

Non è a rischio la globalizzazione. Questa è un fenomeno più forte di qualsiasi guerra a cui gli esseri umani possano dare inizio. Si tratta di un processo consolidato nei decenni, direi nei secoli, non certo recente oppure passeggero. Centinaia di milioni di uomini con le loro attività hanno creato ciò che noi oggi definiamo globalizzazione. Non ci troviamo di fronte a un fenomeno reversibile, perché è un complesso di relazioni umane, sociali ed economiche che ogni giorno dà nuovi frutti, si trasforma in continuazione. Gli scambi e l’integrazione fra economie e società diverse aumenteranno comunque, indipendentemente dalle crisi geo-politiche. Così è stato fino ad ora, e così continuerà ad essere nel prossimo futuro, possiamo esserne tutti certi.

Né si può temere, sotto questo profilo, almeno, un conflitto di civiltà fra Occidente e Islam. Chi avanza osservazioni del genere ignora la genesi della globalizzazione, che è iniziata e si è sviluppata a dispetto dei conflitti, di guerre e di disastri. Ciò che la guerra produce sono lutti, dolori, ferite nel tessuto di più società. E questo è ciò che mi preoccupa di più. Le conseguenze di queste ferite dentro popoli e famiglie non sono per noi prevedibili, sono il frutto peggiore di ogni conflitto. Il fenomeno della globalizzazione, tuttavia, non si è certo generato nei decenni in periodi di pace assoluta tra i popoli del pianeta.
Si deve parlare, piuttosto, dei danni per l’economia internazionale. E mi riferisco a danni concreti, immediati e visibili. Quelli, ad esempio, relativi ai deficit di bilancio. Il costo della guerra irachena peserà a lungo in maniera enorme sui conti degli Stati Uniti. Gli effetti della guerra peseranno molto sulle tasche degli americani. Da qui, la considerazione che se da un lato è difficile prevedere quale sarà l’impatto sulle relazioni economiche dell’America con il resto del mondo, dall’altro è facile indovinare che il bilancio federale resterà per parecchio tempo indebolito. Gli Stati Uniti sono il principale motore dell’economia mondiale, le risorse che possiedono sono la linfa della crescita globale: se a Washington fossero obbligati dai conti di bilancio a fare delle scelte drastiche, prima o poi le conseguenze si sentirebbero anche altrove, in particolare in Europa.

   
   
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