Giugno 2003

 

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La grande paura
Mario Deaglio
Docente di Scienza delle Finanze al Politecnico di Torino
 

Il pericolo più urgente è quello che l’economia americana non riesca a digerire l’impressionante costo finanziario della guerra.

 

Dopo i danni delle vite umane, sono i danni immateriali rappresentati dai meccanismi economici infranti a destare grave preoccupazione: in pochissimo tempo, molti punti fermi dello scenario abituale dell’economia globale sono andati in pezzi, ed è del tutto svaporata la fiducia in una ripresa in tempi ragionevoli. La stessa stabilità dei flussi commerciali viene posta in discussione. E intanto, con il boicottaggio di fatto dei prodotti francesi in America e con mille altri segni di ostilità, la cooperazione commerciale internazionale pare appartenere a un passato ormai lontano.
Il pericolo più urgente, e purtroppo molto reale, è quello che l’economia americana non riesca a “digerire” l’impressionante costo finanziario della guerra. Sarà ben difficile per gli Stati Uniti porre rimedio ai buchi che si sono aperti nel bilancio federale. Dal punto di vista economico, compare qui un fattore di instabilità, che è comunque destinato a forti ripercussioni interne e internazionali. Su “chi dovrà pagare il conto” si innesterà gran parte della battaglia politica americana e delle trattative economiche mondiali nei prossimi mesi e forse anche nei prossimi anni.
Il dollaro appare destinato a subire in ogni caso forti cali. Una caduta senza controllo della moneta “leader”, però, destabilizzerebbe fatalmente il sistema e probabilmente le altre Banche centrali interverrebbero in suo sostegno. Ma così il delicato tessuto delle transazioni finanziarie mondiali potrebbe risultare trasformato e un ritorno ai cambi pilotati dall’alto appare in ogni caso inevitabile.
Una minore libertà nei movimenti finanziari si accompagnerà a prospettive ancora meno brillanti delle attuali per gli investimenti internazionali; sono state subito migliaia le imprese che hanno sospeso le decisioni di investire, in attesa di capire che cosa veramente succederà. E sono decine di milioni le famiglie che hanno sottoposto a revisione i propri piani di consumo, anche in conseguenza della caduta delle Borse nelle quali avevano investito una parte cospicua dei propri risparmi.
I mostri, però, non si limitano all’economia finanziaria e alla situazione congiunturale. Un mostro particolarmente brutto, dai contorni ancora indistinti, è rappresentato dalla minaccia petrolifera. Se il prezzo del petrolio andasse alle stelle, i governi non potrebbero stare a guardare. Scatterebbero meccanismi di razionamento e di contenimento dei prezzi che ci riporterebbero all’atmosfera di trent’anni fa, al tempo della guerra del Kippur. E sarebbe difficile, comunque, evitare un’ondata inflazionistica proprio nel momento in cui la produzione complessiva rallenta o cade.

   
   
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