Avverto qualcosa di disperato in questa ossessione
per il petrolio, e in questo senso credo che il Nuovo Mondo
sia oggi lEuropa.
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Il petrolio è al centro delle tre grandi crisi che stiamo
vivendo. La prima è la crisi nel Medio Oriente. Se vi si
susseguono guerre a catena, i prezzi del greggio possono andare
alle stelle, gli islamisti potrebbero lanciare lo slogan petrolio
per lIslam, chiedendo ai sauditi di imporre un embargo,
i pozzi potrebbero essere messi a ferro e a fuoco, come avvenne
nel 1999 nel Kuwait. Cosa accadrebbe se il prezzo per barile salisse
a 50, a 60 o a 70 dollari? Leconomia globale oggi è
così fragile che un consistente aumento dei prezzi petroliferi
può avere effetti devastanti sulleconomia planetaria
a lunghissimo termine.
Le altre due crisi connesse al petrolio sono altrettanto gravi.
Il riscaldamento dellatmosfera è persino più
preoccupante sul lungo periodo: abbiamo bruciato enormi quantitativi
di combustibili fossili per finanziare il nostro sviluppo e ora
paghiamo il conto. Gli scienziati avevano avvertito che laccumulo
di biossido di carbonio e leffetto serra avrebbero provocato
radicali mutamenti climatici. Negli Stati Uniti, però, questo
veniva considerato un problema astratto. Fino a quando lAmerica
è stata sconvolta da siccità e spaventosi incendi.
In Europa ci sono state grandi inondazioni. Nel Sud-Est asiatico
una nube marrone ha coperto metà del continente e ha causato
migliaia di vittime per problemi respiratori, oltre a un declino
del 10 per cento della produzione agricola. Enormi iceberg si sono
staccati dalle banchise polari e si sono sciolti o stanno sciogliendosi
negli oceani, il cui livello si sta innalzando. Tutto questo è
sotto i nostri occhi e la gente comincia a rendersi conto che abbiamo
alterato la biochimica del pianeta, creando una crisi senza precedenti,
la più grave che il genere umano dovrà affrontare.
E a costi elevatissimi per lintero settore industriale.
La terza crisi connessa al petrolio è il solco tra il Nord
e il Sud del mondo. Concordo con chi richiede lazzeramento
del debito del Terzo Mondo. Ma non basta, perché quel debito
si riformerà in brevissimo tempo. Per trentanni, da
quando nel 1973 il prezzo del greggio salì da 3 a 12 dollari
al barile, i Paesi in via di sviluppo (Pvs) hanno chiesto prestiti
al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale per comprare
petrolio e modernizzare le proprie economie. Oggi, 83 centesimi
di ogni dollaro che questi Paesi ricevono in prestito serve a ripagare
gli interessi pregressi sui debiti. E limmigrazione illegale
in Europa e negli Stati Uniti sta diventando un flusso inarrestabile:
non si può fermare questa che è la più grande
migrazione della storia umana, perché non si può impedire
che i disoccupati dei Paesi indebitati si riversino dove ci sono
opportunità di lavoro.
Quale può essere, allora, la via duscita? Gli esperti
americani del Geological Survey e del Dipartimento dellEnergia
situavano attorno al 2040 il picco dei consumi petroliferi, cioè
il momento in cui la metà delle riserve mondiali saranno
state consumate. E il momento a partire dal quale il prezzo
del petrolio comincerà a salire inesorabilmente, a prescindere
da qualsiasi fattore esterno. Ma ora alcuni dei migliori geologi
del mondo, che hanno sviluppato nuovi modelli di analisi e di previsione,
sostengono che il picco sarà raggiunto prima: i pessimisti
indicano il 2010, gli ottimisti il 2020 oppure il 2030. Non so chi
abbia ragione, ma la differenza è di soli ventanni.
Siamo alla vigilia del tramonto di un grande ma breve periodo della
nostra storia, quello dellenergia prodotta da combustibili
fossili, iniziata con il carbone in Inghilterra e conclusasi con
il petrolio del Medio Oriente. Tutto ciò deve costringerci
a riflettere, a dare inizio ad una discussione seria su come costruire
uninfrastruttura e una strategia per uscire dallera
dei combustibili fossili ed entrare in quella dellidrogeno,
lunica fonte di energia rinnovabile che si può immagazzinare.
Altrimenti, le attuali infrastrutture energetiche finiranno senza
alcun dubbio per collassare.

Parliamo con franchezza. Quando nel 1973 venne imposto lembargo,
tutti ci precipitammo a cercare fonti alternative. Le abbiamo trovate,
ma sono limitate. Il Mare del Nord ha raggiunto il picco nel 2002.
Il Mar Caspio lo raggiungerà nel 2010. LEuropa importa
grossi quantitativi dalla Russia e lAmerica ha siglato con
la stessa Russia un accordo energetico. Ma le riserve russe si stanno
esaurendo. Mosca non possiede i megagiacimenti del Medio Oriente
e sta creando una falsa sensazione di sicurezza inondando il mercato
di greggio a basso costo. Non illudiamoci: il sottosuolo del pianeta
è già stato scandagliato ed è improbabile che
si scoprano nuovi giacimenti importanti a costi di estrazione accessibili.
Di fatto, le ultime grandi riserve di petrolio e di gas sono in
Medio Oriente, cioè nella regione più instabile del
mondo. E il controllo delle ultime grandi riserve sarà decisivo
nei prossimi anni, quando il picco della produzione coinciderà
con il periodo di massima espansione demografica ed economica di
Paesi come lIndia e la Cina, che avranno un fabbisogno energetico
molto superiore al nostro.
In termini monetari, noi americani spendiamo più denaro per
proteggere militarmente le risorse petrolifere del Golfo di quanto
è il valore del petrolio importato da quella regione. E la
situazione è destinata a peggiorare quando i grandi consumatori
di greggio, Cina e India incluse, si renderanno conto che le ultime
fonti di petrolio sono concentrate in Medio Oriente. Dobbiamo aspettarci
un aumento delle tensioni in questarea, delle attività
militari, rischi di altre guerre.
Ma la posta in gioco è più alta. E in atto un
cambiamento fondamentale nei rapporti tra Europa e America. LEuropa
sta lentamente cominciando a ridurre la propria dipendenza dagli
idrocarburi e dai combustibili fossili e a muoversi verso le energie
rinnovabili. Si è posta lobiettivo di produrre con
energia rinnovabile il 22 per cento dellelettricità
e il 12 per cento del fabbisogno energetico totale entro otto anni,
e a Johannesburg ha proposto di raggiungere a livello mondiale lobiettivo
del 15 per cento del fabbisogno prodotto con energie rinnovabili,
soprattutto con lidrogeno. Ma gli Usa si sono opposti.
Mentre lEuropa ha individuato la giusta direzione, gli Stati
Uniti restano aggrappati al vecchio regime energetico. Avverto qualcosa
di disperato in questa ossessione per il petrolio, e in questo senso
credo che il Nuovo Mondo sia oggi lEuropa. LUe
può fare un salto qualitativo di portata storica. Dovrebbe
mobilitare le compagnie petrolifere come Bp e Dutch Shell (che si
stanno muovendo in questa prospettiva, al contrario dellamericana
Exxon Mobil), la società civile, la finanza, i governi, per
dire: progettiamo uno schema in cui operare per uscire dalla schiavitù
degli idrocarburi e dei combustibili fossili, con lobiettivo
di diventare la superpotenza mondiale allidrogeno del XXI
secolo. Ci vorranno molti anni, si dovranno superare difficoltà
tecniche e politiche, ma è la sola strada possibile: e lEuropa
ha cominciato a percorrerla.
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