Giugno 2003

L’EUROPA UTILE

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Lisa e il vulcano
Mario Pinzauti
 
 

Grazie a Lisa, ora, almeno in certe circostanze, l’uomo può essere più veloce
degli effetti
della catastrofe,
limitandone
i danni.

 

“Lisa e il vulcano”. E’ un titolo: non di una favola, o di un racconto ispirato dalla mitologia, ma di una storia vera ambientata in Europa o meglio, per essere più precisi, nell’Unione Europea di cui l’Italia fa parte assieme ad altri 14 Paesi.
E’ una bella storia. E, per rifarsi, come si dice, la bocca, vale la pena per noi di riferirla e per voi di leggerla, in un momento, questo, in cui dall’Europa arrivano molte brutte storie e, quel che è peggio, molte brutte notizie. Le brutte storie e le brutte notizie (vedi quelle, veramente pessime, sui contrasti tra europei a proposito del Medio Oriente, della guerra in Iraq in particolare) sono, come tante altre volte, di carattere politico. Meno male che, a consolarci, arriva anche la cavalleria, cioè l’Europa utile, quella che, invece di mettere in luce le sue divisioni e la sua impotenza di fronte alle tensioni internazionali, ai presunti assi del male e del bene, s’interessa della condizione dei suoi cittadini, tutelando – come abbiamo precedentemente documentato in questa rubrica – la loro salute, la loro alimentazione, il loro diritto al lavoro e all’istruzione, intervenendo anche, come stiamo per raccontarvi, per difenderli dalle catastrofi naturali.
Eccoci a Lisa e il vulcano, alla bella storia che, grazie all’Europa utile, abbiamo oggi il piacere di riferirvi. Cominciando con il precisare che Lisa non è un nome di donna di leonardesca ispirazione. Si tratta di una sigla. Scritta tutta in maiuscolo, diventando perciò LISA, unisce le lettere iniziali di Linear Syntetic Aperture, un sistema di radar ad alta risoluzione appena sceso in campo, grazie all’Europa, o meglio all’Europa utile, contro un vulcano irrequieto e spesso pericoloso. Vale a dire lo Stromboli.
Lo Stromboli è uno dei vulcani più antichi e più attivi del mondo. Da 2000 anni alterna brevi periodi di riposo a eruzioni più o meno violente, talvolta con conseguenze che sfiorano o addirittura raggiungono la dimensione della catastrofe. Alla catastrofe si è arrivati, ad esempio, alla fine dell’anno scorso, quando le esplosioni, le frane, il fiume di lava del vulcano hanno provocato un vero e proprio maremoto, con onde alte parecchi metri, danni notevoli a edifici e imbarcazioni e anche diverse persone ferite sia a Stromboli sia a Ginostra.

Lisa o meglio LISA, l’ultima meraviglia dell’Europa utile, può impedire il ripetersi di tutto questo? Purtroppo no. Può però limitare notevolmente le conseguenze della furia dello Stromboli, ridurre, in certi casi evitare danni a persone e cose, segnalando, in tempo reale, i primi segni del risveglio del vulcano, dando alle popolazioni delle zone minacciate la possibilità di trovare rifugio e di mettere in salvo una parte dei loro beni prima che sia troppo tardi, prima che la lava infuocata, la pioggia di pietre provocata dalle esplosioni, le frane che si aprono sui fianchi del vulcano, le onde alte come case che spesso si formano e si scatenano dopo l’esplosione possano uccidere e distruggere. La forza della violenza della natura, in altre parole, resta ancora invincibile per l’uomo nonostante i prodigi della tecnologia e della scienza. Ma grazie a LISA, ora, almeno in certe circostanze, l’uomo può essere più veloce degli effetti della catastrofe. E può, così, limitarne i danni. Non è poco.

Philippe Bousquin, Commissario europeo per la ricerca scientifica, ha dunque buoni motivi per commentare: «Ora possiamo informare con rapidità le autorità italiane permettendo loro di dare tempestivamente l’allarme alla popolazione locale. E non solo a Stromboli. Saremo in grado di applicare il sistema anche altrove».
Sta già avvenendo. LISA è già scesa in campo o sta per farlo anche in altre parti dell’Unione Europea e per altri problemi. Lo vedremo più avanti. Prima, però, aggiungiamo qualche dettaglio – utile per capire e apprezzare meglio la storia che stiamo raccontando – a proposito dell’operazione Stromboli: che nasce, si può dire a caldo, anzi a caldissimo, cioè mentre il vulcano scatena una sorta di vera e propria apocalisse. E’ allora che la Protezione Civile italiana, oggetto oltretutto di critiche per presunti ritardi e insufficienze nei suoi interventi, chiede aiuto all’Unione Europea. Avviene in occasione dell’eruzione del novembre-dicembre 2002 e, con pressioni anche più allarmate, quando, nel gennaio di quest’anno, il vulcano aggredisce di nuovo l’uomo e l’ambiente.
E’ chiaramente, un caso di emergenza, che richiede interventi rapidi. Interventi che non si fanno attendere. In tempi brevi l’Unione affronta il problema con i cervelli e le tecnologie del CCR, il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea. E il CCR mette sul piatto il suo asso. E’ LISA, un sistema che si serve di un radar inferometrico ad apertura sintetica e alta rilevazione.
La definizione è, lo ammettiamo, abbastanza criptica, è di chiara comprensione solo per gli addetti ai lavori e pochi altri. Diventa però facile a capire se si aggiunge che LISA è in grado di rilevare qualsiasi cambiamento nella struttura del vulcano a una distanza che va da pochi metri a qualche chilometro dal luogo in cui è collocato il sistema. E poiché le eruzioni sono sempre precedute da movimenti all’interno del cratere (frane, smottamenti, altro) la rilevazione permette di dare l’allarme prima che la catastrofe avvenga. C’è o ci dovrebbe essere il tempo sufficiente perché la Protezione Civile predisponga un adeguato piano di emergenza che consenta di mettere in salvo le popolazioni dei centri minacciati e di difendere il difendibile.

Funzionerà davvero? Nel corso della seconda eruzione del 2003, quella avvenuta i primi giorni d’aprile, subito dopo che LISA era stata collocata sullo Stromboli, il sistema ha fornito le prime, interessanti segnalazioni. Di più e di meglio ci si aspetta dal prossimo futuro. Attivata e controllata da un gruppo di scienziati del CCR, LISA continua dunque il suo collaudo senza che ci siano, per ora almeno, motivi seri per temere brutte, deludenti sorprese. Il sistema, infatti, come prima abbiamo accennato, è arrivato a Stromboli dopo precedenti esperienze e successi. Esso fa parte di una gamma di nuove tecnologie impiegate dall’Europa per la difesa dell’ambiente e contro i rischi di catastrofi nel quadro di un programma chiamato GAMES, cioè Global Monitoring of Environment and Security, cioè – detto in italiano – Monitoraggio Globale dell’Ambiente e della Sicurezza. E’ quindi in numerosa e autorevole compagnia. E quel che più conta ha già dimostrato, in parecchie occasioni, di essere utile, talvolta prezioso. E’stato ed è impegnato tra l’altro: 1) per controllare eventuali deformazioni in ponti e dighe; 2) per verificare se sono in corso spostamenti o frane in zone dove potrebbero avvenire eruzioni vulcaniche (come nel caso dello Stromboli) o scosse telluriche; 3) per monitorare cedimenti o spostamenti nelle strutture di monumenti artistici e storici. Eccetera eccetera.
L’eccetera eccetera, per chi ritenesse troppo breve questa bella storia e avesse tempo e voglia per arricchirla di altri particolari, può essere trovato su un sito web, il seguente: http: // humanitarian-security.jrc.it / facilities / lisa.htm.

A noi personalmente sembra preferibile occupare lo spazio che ci resta per questo numero della nostra rubrica spostando il nostro e vostro sguardo su un’altra impresa dell’Europa utile. Eccoci così a una seconda bella storia, quella di “eEurope”, il piano d’azione per combattere il cosiddetto “analfabetismo informatico”, cioè la scarsa conoscenza, da parte di un rilevante numero di cittadini dell’Unione, delle croci e delle delizie date dall’uso del computer.
L’analfabetismo informatico è considerato dall’Europa un importante, anzi serio problema. Sta diventando la causa – si legge in un recente documento della Commissione Europea – di «un forte rischio di esclusione sociale». Non solo perché impedisce a moltissimi europei l’utilizzo personale e sociale del sistema di autostrade della comunicazione basato su Internet. Più ancora perché – in un’economia dove ormai le nuove tecnologie dell’informatica spadroneggiano – riduce la possibilità di lavoro.
Per questi buoni motivi nel 2000, nel corso del Consiglio Europeo svoltosi in Portogallo, a Feira, fu lanciato il piano di azione “eEurope 2002” che, attraverso finanziamenti nazionali e comunitari e altri interventi, stabiliva una terapia d’urto biennale contro, appunto, l’analfabetismo informatico.
La terapia ha funzionato. Non ha eliminato il problema, ma lo ha ridotto, quindi sdrammatizzato. A conclusione del biennio d’azione previsto dal piano, la Commissione Europea è stata in grado di annunciare che, rispetto al 2000, il numero delle famiglie che, nei 15 Paesi membri dell’Unione, conoscono e usano Internet è quasi raddoppiato, arrivando al 48 per cento del totale. Resta, è vero, nell’analfabetismo informatico oltre la metà dei cittadini. Ma l’inizio è promettente. E tanto più perché anche più positivi sono i dati sulla diffusione cui, per l’uso d’Internet, grazie al piano europeo, si è arrivati per le scuole e le aziende. Qui siamo al 90 per cento, dunque vicini al totale.
C’è più di quanto basta per convincere l’Unione Europea della necessità di dare un seguito all’iniziativa. Parte così “eEurope 2005”, che promette di assestare altri duri colpi a quanto ancora sopravvive in fatto di analfabetismo informatico. Si prevede tra l’altro una spesa europea di 36 milioni di euro tra il 2004 e il 2005 per favorire l’istituzione di campus virtuali, per incoraggiare il gemellaggio tra le scuole dell’Unione via Internet, per rendere più facile e più economico l’accesso al mezzo (il computer) per la gran parte dei cittadini.
Anche in questo caso, come in quello di LISA e il vulcano, chiudiamo il discorso sull’argomento indicando un sito web che potrà essere utile, per gli interessati e i curiosi, per sapere di più sull’azione dell’Unione contro l’analfabetismo informatico. E’: http:// europa.eu.int / comm / education / elearning.
Di nostro, per finire, aggiungiamo un rapido commento. Questo articolo esce mentre, in un momento che coinvolge direttamente l’Italia – da luglio a dicembre presidente di turno dell’Unione – importanti eventi politici sono in arrivo o addirittura si sono appena verificati per l’Europa dei 15: la conclusione della Convenzione incaricata di predisporre una bozza di costituzione europea, la conferenza intergovernativa che dovrebbe dare il suo consenso a tale bozza e a un progetto di riforme istituzionali, gli atti finali per rendere possibile, a partire dal primo maggio 2004, l’allargamento della famiglia comunitaria a 10 dei Paesi che hanno chiesto di farne parte.

L’aria che tira, in seguito ai contrasti sulla politica per il Medio Oriente, in particolare sul conflitto iracheno, non incoraggia una previsione ottimistica. Ma anche per questo, anzi, nel momento attuale soprattutto per questo, è più che mai importante tenere gli occhi aperti e l’attenzione viva sull’altra Europa, quella utile di cui, in questa rubrica, stiamo parlando da qualche tempo.
E’ una fonte di notizie che tutti – euroscettici ed euroentusiasti – approviamo e apprezziamo senza riserve. E’ anche un motivo per sperare che, prima o poi, l’Europa che si dà LISA, s’impegna contro l’analfabetismo informatico, tutela la nostra salute e la nostra alimentazione, difende l’ambiente, riuscirà a far bene, dunque a ottenere i consensi dei suoi cittadini e forse quelli di tutto il mondo anche nell’iniziativa politica.

   
   
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