Giugno 2003

BIBLIOTECHE STORICHE DEL SALENTO E TURISMO CULTURALE

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Library Towers
Gino Pisanò
 
 

Proprio
in queste quattro città salentine
oggi esistono
le biblioteche più
antiche e prestigiose dell’intera provincia di Lecce.

 

Nel quadro di un progetto organico, volto a sostenere il turismo col supporto dei beni culturali nell’ambito di una regione o di una provincia, occorre includere non solo le testimonianze storiche della morfologia territoriale (paesaggio, urbanizzazione e sue tipologie antropiche, monumenti artistici, patrimonio archeologico ecc.), ma anche le biblioteche e gli archivi pubblici antichi. Il mio intervento si limita a sollecitare l’attenzione verso la valorizzazione di quelle biblioteche ormai secolari, nelle quali si conserva un ricchissimo materiale cartaceo che è pregevole non solo sotto il profilo dell’arte grafica, della miniatura, della xilografia, della più antica stampa a caratteri mobili, ma anche sotto il profilo della storia del pensiero umano, della fenomenologia della conoscenza, in definitiva, della civiltà umana intesa come faticosa conquista collettiva di forme più alte di vita.
Il libro, anzi, i libri hanno avuto, a partire dai primordi del processo storico, una funzione, direi, sacrale, in quanto veicoli della conoscenza e poli orientativi nella ricerca della verità circa l’essere e il dover essere dell’uomo nei confronti del sacro, della natura, della società. Da qui il valore della biblioteca (a partire dall’Atene di Pisistrato nel VI sec. a.C., con il trasferimento dall’oralità alla scrittura dei poemi omerici, e dalla civiltà abramitico-giudaica con la medesima operazione compiuta da Esdra in ordine alla Bibbia) come luogo sacro, come scrigno deputato a conservare e a divulgare il sapere a beneficio della memoria collettiva e del progresso umano.

Sarebbe oneroso, in questa sede, individuare le tappe, sia pure le più significative, riguardo a quest’ordine di cose. Qui basti ricordare le primitive biblioteche assemblate dai sofisti nella loro stanzuccia ai tempi di Pericle in concomitanza con lo sviluppo della democrazia ateniese, la successiva biblioteca di Aristotele, le biblioteche, in età ellenistica, di Alessandria, di Pergamo, di Pella, di Antiochia, quindi le biblioteche della Roma antica, lo scriptorium di Origene a Cesarea, quelle del mondo bizantino medioevale, delle abbazie, delle Università, fra Medioevo ed Età moderna, per avere un quadro, sia pure approssimativo e sintetico, della funzione che l’istituto bibliotecario ha svolto nel corso dei millenni.
Tanto più una società era detta e può dirsi civile, quanto più il fenomeno-biblioteca ne caratterizzava o ne caratterizza dinamiche culturali, dibattiti ideologici, problemi istituzionali, tensioni ideali e conoscitive. Ebbene, anche oggi, parafrasando un noto proverbio («dimmi con chi vai e ti dirò chi sei») potremmo dire, interrogando un territorio, «dimmi che biblioteche (o quante e quali) hai e ti dirò qual è il grado di tua civiltà».
Pertanto, sulla base di questa esigua e lacunosa premessa, mi sembra opportuno che alcune biblioteche salentine siano inserite nei circuiti del turismo culturale relativo alla provincia di Lecce, un tempo detta Terra d’Otranto, ma anche (ieri come oggi) porta d’Europa, discrimine e crocevia di transiti e di culture che da millenni ne hanno segnato la storia, la cultura, i linguaggi, le tradizioni, i costumi, la facies urbanistica e paesaggistica, l’etnia, insomma il tessuto antropologico o la geografia umana.

Punto di partenza, nella storia delle biblioteche del Salento, è la biblioteca dell’abbazia dei monaci italogreci dell’ordine di San Basilio, nella località di Casole presso Otranto. Occorre dire, innanzi tutto, che oggi sopravvivono soltanto pochi ruderi di quell’edificio monastico il quale nel Medioevo (e in particolare fra il 1100 circa e il 1480, anno della distruzione di Otranto da parte dei turchi di Maometto II) non solo fu imponente per la sua mole architettonica, ma fu anche il maggiore punto di convergenza fra Oriente e Occidente, fra cultura latina e cultura greca, fra il mondo bizantino e il mondo cattolico, ossia fra chiesa romana e chiesa ortodossa, dopo lo scisma d’Oriente (1054). Ma, soprattutto, fu l’ultimo grande baluardo della civiltà bizantina che, a partire dal 553 d.C., influenzò, grazie al clero greco e alla stessa Casole, riti, cultura, arte, linguaggi, toponimi e tradizioni ben oltre la data dello scisma citato. Ricordiamo, in particolare, nell’età federiciana (1220-1250), i poeti monaci italobizantini: Giorgio Cartofilace da Gallipoli, Nettario da Casole, Nicola da Otranto, Giovanni Grasso.
Tutto il Salento fu prevalentemente grecobizantino fino alla fine del XIV sec., ne sono testimonianze sia le numerosissime cripte rupestri, sia gli insediamenti cenobitici, sia la stessa sopravvivenza del rito greco fino ai primi anni del XIX sec., sia molti dei nostri cognomi (compreso il mio), sia le cospicue tracce linguistiche di greco bizantino (ma anche classico, dovute a un’antica matrice magnogreca), presenti nel nostro dialetto, sia l’intera area ellenofona, ancora vitalissima, costituita da nove paesi a ridosso di Otranto, i quali rappresentano la cosiddetta Grecìa, il cui vernacolo è detto griko, sia, infine, i codici manoscritti fra il 1100 e il 1480 a Casole e nel Salento, ossia negli scriptoria di paesi nei quali fu più significativa la presenza del clero greco bizantino, come Gallipoli, Nardò, Maglie, Galatina. Proprio in queste quattro città salentine (non è un caso, ma è la logica della storia “di lunga durata” secondo le teorie di Mark Bloch e Fernand Braudel) oggi esistono le biblioteche più antiche e prestigiose dell’intera provincia di Lecce. Ebbene, quei codici medioevali, quasi tutti greci, sono attualmente conservati nelle più grandi biblioteche d’Europa dopo la loro diaspora conseguente all’eccidio di Otranto del 1480 e alla contestuale distruzione dell’abbazia di Casole con la subitanea fuga del clero regolare greco.
Fornisco qui un parziale, esemplificativo elenco delle biblioteche italiane ed europee che li conservano: biblioteca universitaria di Cambridge, biblioteca apostolica Vaticana, biblioteca universitaria di Heidelberg, British Museum di Londra, Escorial e biblioteca Nazionale di Madrid, biblioteca del Santo Sinodo di Mosca, Bodleian Library e New College di Oxford, biblioteca Nazionale di Parigi (40 codd.), biblioteca Nazionale di Vienna, Marciana di Venezia, Ambrosiana di Milano, Nazionale di Firenze, Nazionale di Napoli, ecc. Questi codici contengono opere in lingua greca, latina e romanza. Sono perciò significativi dell’incontro di più culture nel Salento medioevale, pertanto siamo di fronte a una biblioteca “plurilinguistica”, fenomeno eccezionale rispetto all’unico modello di biblioteca “monolinguistica” (in assoluta prevalenza codici latini) offerto dalle coeve abbazie benedettine dell’Europa cattolica. I testi più numerosi riguardano la letteratura greca classica (Omero, Esiodo, Pindaro, Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane ecc.) e sono il segno di un preumanesimo tutto greco che precede l’umanesimo latino del XV sec. Inoltre, la biblioteca di Casole era “estroversa”, ossia prestava i suoi libri (manoscritti) a una utenza esterna. Anche questo è un fenomeno unico nel quadro delle biblioteche di età medioevale e moderna.
Ebbene, l’Istituto di culture mediterranee, che ho l’onore di presiedere, ha in animo di dar vita a un progetto ambizioso nell’ambito del turismo culturale: in accordo col Comune di Otranto e con l’Ufficio dei Servizi informatici bibliotecari dell’Università di Lecce (S.I.B.A.) si propone di trasferire (come obiettivo di lungo termine), su supporto informatico, manoscritti, incunaboli, nonché codici medioevali di “origine” salentina, dopo averli ottenuti in microfilm dalle varie biblioteche europee, quindi realizzerà una biblioteca virtuale con schermo e teatro virtuali, dove i preziosi colori delle miniature, delle carte, delle pergamene, nonché i frontespizi, i capilettera e il corredo cartaceo più suggestivo del nostro patrimonio librario interagiranno (intertesto-ipertesto), grazie alla tecnica informatica, con la riproduzione in video di cripte bizantine, di affreschi realizzati da frescanti medioevali italogreci, di ambienti e paesaggi legati a quell’antica civiltà grecosalentina. Tutto ciò sarà ospitato, a disposizione dei turisti, in un grande e affascinante edificio medioevale annesso al castello aragonese di Otranto. Inoltre, l’Istituto di culture mediterranee, che è anche una struttura organica all’Accademia del Mediterraneo di Napoli, Ente di livello intercontinentale, “esporterà”, mediante opportuni collegamenti in rete, tutto il materiale di cui qui si è detto.
A questo progetto ne aggiungiamo un altro da legare al turismo culturale lungo le vie del vino e dell’olio: proporremo il restauro di alcune torri costiere fatte costruire dall’imperatore Carlo V d’Asburgo nella prima metà del XVI sec. come avamposti militari contro le incursioni di pirateria saracena, nel Salento, ora cadenti o quasi, affinché siano utilizzabili come contenitori-vetrina di alcuni esemplari di codici, di manoscritti, di incunaboli preziosissimi, xilografie e altro materiale eccellente che ora giace custodito (e sconosciuto agli stessi salentini) nelle biblioteche ottocentesche delle seguenti città della provincia leccese: Gallipoli, Nardò, Lecce, Galatina, Maglie.
Questo progetto delle Library Towers solleciterà l’attenzione e l’interesse culturale dei turisti inducendoli a visitare l’entroterra, ossia i musei e le biblioteche titolari dei codici e degli incunaboli (sono moltissimi e tutti di gran pregio, fra i quali qui si segnala l’aldino Ypnerotomachia Poliphili) e, di riflesso, le relative città con i loro centri storici, sui quali è presente l’impronta culturale e architettonica delle varie civiltà che si sono susseguite nel Salento: magnogreca, messapica, romana, bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola, borbonica. Ciò consentirà al turista interessato, nonché alle popolazioni epicorie, di muoversi nell’interno della penisola salentina e di acquistare i prodotti tipici dell’artigianato e dell’industria agricola (biologica e non), primi fra tutti il vino e l’olio. Inoltre, il progetto favorirà l’impiego di personale specializzato nella guida a musei e biblioteche (in particolare, giovani laureati della facoltà di Beni Culturali) con finalità didascaliche.

Per concludere, siamo convinti che la valorizzazione delle nostre biblioteche come beni culturali apporterà un grande contributo al binomio cultura-economia, oltre che all’incontro... del palato con i “sapori” della storia e della civiltà salentina.

   
   
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