Nellantica mitologia greca, i due solstizi
erano chiamati porte: la porta degli dèi
quello invernale, e la porta degli uomini quello estivo.
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Mitico
giugno
Passa la primavera, si rasano i campi di grano (e rivedremo nelle
notti senza vento i paesaggi arrossarsi, per i fuochi paralleli
che bruceranno le stoppie), è tempo di foglie di tabacco
messe ad essiccare sotto il sole, in attesa dei giorni dell
aspro odor dei tini. Volgono le stagioni, segnate dai
raccolti, nel malinconico tramonto della campagna fonte di lavoro
e di reddito, una volta sovraffollata, adesso per tanta parte abbandonata
a se stessa. Con timidi accenni di ritorno, per villeggiature quiete
e salutari, se non altro meno stressanti di quelle che infligge
la scomposta e chiassosa calca estiva sulle rive del mare. Giugno
è tempo di passaggio, ed è anche momento di ritorno
di antichi miti, di memorie non sopite, di tradizioni riemergenti.

La parola, innanzitutto, alla poesia. Così DAnnunzio
scriveva di una mite sera di questo magico mese, mentre contemplava
lo spettacolo offerto da quellora senza tempo sospesa in un
tardo crepuscolo, tra i diafani colori che precedono lo scuro della
notte e il chiaro del giorno: «
Dolci le mie parole ne
la sera / ti sian come la pioggia che bruiva / tiepida e fuggitiva,
/ commiato lacrimoso de la primavera, / su i gelsi e su gli olmi
e su le viti / e su i pini dai novelli rosei diti / che giocano
con laurea che perde, / e su l grano che non è
biondo ancora / e non è verde, / e su l fieno che già
patì la falce / e trascolora
».
Le giornate diventano più lunghe perché il sole si
innalza sempre più nel suo percorso apparente sulla volta
del cielo, finché il 21 giugno, alle ore 11 e 53 raggiungerà
la massima distanza boreale dallequatore celeste. Sarà
allora il solstizio destate e vedremo lastro a mezzogiorno
(le legali ore 13) nel punto più alto sullorizzonte:
68 gradi nellItalia del Nord, 72 gradi in quella Centrale,
75 gradi nel Sud. Perciò in quelloccasione le ombre
saranno le più brevi: in piazza San Pietro, a Roma, è
segnato il punto in cui cadrà lombra della cima dellobelisco
il 21 giugno e si potrà facilmente confrontare quello con
i segni dellombra negli altri mesi e nel solstizio invernale.
Si trovano tracciate anche sul pavimento di alcune chiese o edifici
a volta lunghe meridiane che indicano le posizioni toccate dal pennello
luminoso del raggio proveniente da un foro del soffitto a mezzogiorno,
nei diversi periodi dellanno. Naturalmente, il giorno del
solstizio il raggio di luce cadrà nel punto più vicino
sottostante il foro dingresso.
Nella cattedrale di San Petronio, a Bologna, cè la
celeberrima meridiana approntata da Gian Domenico Cassini, che contribuì
alla soluzione di problemi astronomici fondamentali.
Nei giorni che seguiranno al solstizio, dapprima lentamente, poi
sempre più rapidamente, le giornate si accorceranno e il
sole apparirà più basso sullorizzonte, anche
se il calore accumulato dalle terre emerse e dal mare sarà
notevole e causerà le alte temperature estive.

Giugno era il quarto mese dellantico calendario romano. Passò
poi il 153 prima di Cristo al sesto posto, quando fu spostato linizio
dellanno civile, con lentrata in carica dei consoli,
dal 15 marzo al primo gennaio. I Romani facevano risalire il suo
nome alla primitiva divisione dellanno, fatta da Romolo, in
dieci mesi. Secondo una tradizione, Romolo avrebbe chiamato Junus,
da Giunone, il quarto mese di 29 giorni. Secondo unaltra interpretazione,
il nome del mese sarebbe stato attribuito in onore di Giunio Bruto,
vendicatore di Lucrezia e primo console a Roma. Il mese di giugno
fu e rimane, comunque, sacro a Giunone anche in varie località
della Regio Prima, il Lazio, (ad Ariccia, Tivoli, Preneste, Laurento,
Lanuvio
).
Il 24 giugno è celebrata una popolare festa religiosa: la
Natività di San Giovanni Battista. Questa ricorrenza è
collegata strettamente al Natale: quando fu fissato per la natività
di Cristo lottavo giorno dalle Calende di gennaio, vale a
dire il 25 dicembre, e conseguentemente lAnnunciazione, nove
mesi prima, fu agevole ricavare, basandosi sui Vangeli, la data
di nascita del Battista.
Sono fiorite numerose leggende e si proiettano ai nostri giorni
altrettante tradizioni e usanze legate a questa data: in Abruzzo
e in Molise, la mattina del 24 giugno, volgendosi a oriente, le
giovani ragazze possono vedere nel disco del sole nascente il volto
del Santo decapitato, e quella che lo avrà osservato per
prima si mariterà durante lanno. In Sardegna si narra
che sempre in quella mattina il sole rimbalzi tre volte, come la
testa del Battista appena decollato, nel senso di decapitato.
Queste leggende uniscono la narrazione evangelica ad un evento astronomico
che si verifica in questi giorni: il sole, che ha appena superato
il solstizio, incomincia ad abbassarsi anche se quasi impercettibilmente
sullorizzonte. Inizia infatti il semestre del sole discendente,
che si concluderà il giorno del solstizio dinverno
in cui il sole morirà tra le grigie nebbie invernali
(come si osserva effettivamente nei Paesi dellEuropa del Nord),
per poi rinascere come sole nuovo e risalire a poco
a poco nel cielo. Il sole di San Giovanni è quindi interpretabile
come il sole che muta direzione perché colpito a morte.
Nellantica mitologia greca, i due solstizi erano chiamati
porte: la porta degli dèi quello
invernale, e la porta degli uomini quello estivo. Anche
nellomerica Odissea si parla di un misterioso antro dellisola
di Itaca nel quale si aprivano due porte: una per gli uomini, rivolta
a Borea, (infatti, nel solstizio estivo il sole si trova a nord
dellequatore celeste), e laltra per gli immortali, rivolta
a Noto, (nel solstizio invernale il sole si trova a sud dellequatore).
I solstizi simboleggiavano quindi il passaggio o confine tra il
mondo dello spazio e del tempo e il mondo senza spazio e senza tempo.
Per la prima porta solstiziale, quella estiva, si entra nelluniverso
immanente, per laltra si accede agli stati sopraindividuali.
Anche nellantica Roma il solstizio estivo era considerato
un momento critico dellanno, un momento di rinnovamento.
Veniva festeggiata proprio il 24 giugno la dea Fors Fortuna (dea
del caso fortuito) da tutta la popolazione, ricchi e poveri, servi
e padroni. Per un giorno rendevano omaggio tutti insieme alla sorte
cieca, banchettando e danzando fino a sera: non solo i plebei
e gli schiavi e i semiliberi, anche se Fors Fortuna era praticamente
la dea di coloro che non avevano né arte né parte.
Quelli che invece arte e parte ce lhanno (e rendiamo contemporaneo
il discorso), tornano. Nel senso che quanti sono andati via, alla
ricerca di un lavoro e di un salario, emigrando in altre regioni
italiane o allestero, alla fine di questo mese in buona parte
fanno ritorno, perché si apre non soltanto il periodo delle
ferie, ma anche quello delle feste patronali, delle sagre e fiere
locali, insomma del circuito di incontro e di comunicazione tra
ricorrenze religiose e manifestazioni incentrate sulle economie
e produzioni tipiche areali. Cui si aggiungono da qualche tempo
a questa parte appuntamenti estemporanei, intrattenimenti musicali,
mostre darte, rievocazioni storiche, riemersioni folcloristiche,
rappresentazioni teatrali allaperto o in arene, in piazze,
corti e cortili di nobile tradizione architettonica, e quantaltro
la memoria e la fantasia possono mettere in campo per creare occasioni
di interrelazione e di scambio di esperienze di vita e di lavoro.
E il preludio alla gran kermesse estiva, alla ripresa di contatto
con le radici, e, per i non indigeni, di scoperta di mondi eccentrici,
certo marginali sotto il profilo geografico, ma non per questo meno
ricchi di contesti culturali, storici e artistici.
d.m.b.
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