Giugno 2003

IL MESE DEL SOLE E DELLA FORTUNA

Indietro
Le Giravolte
 
AA.VV.
 

Nell’antica mitologia greca, i due solstizi erano chiamati “porte”: la “porta degli dèi” quello invernale, e la “porta degli uomini” quello estivo.

 

Mitico giugno

Passa la primavera, si rasano i campi di grano (e rivedremo nelle notti senza vento i paesaggi arrossarsi, per i fuochi paralleli che bruceranno le stoppie), è tempo di foglie di tabacco messe ad essiccare sotto il sole, in attesa dei giorni dell’ “aspro odor dei tini”. Volgono le stagioni, segnate dai raccolti, nel malinconico tramonto della campagna fonte di lavoro e di reddito, una volta sovraffollata, adesso per tanta parte abbandonata a se stessa. Con timidi accenni di ritorno, per villeggiature quiete e salutari, se non altro meno stressanti di quelle che infligge la scomposta e chiassosa calca estiva sulle rive del mare. Giugno è tempo di passaggio, ed è anche momento di ritorno di antichi miti, di memorie non sopite, di tradizioni riemergenti.

La parola, innanzitutto, alla poesia. Così D’Annunzio scriveva di una mite sera di questo magico mese, mentre contemplava lo spettacolo offerto da quell’ora senza tempo sospesa in un tardo crepuscolo, tra i diafani colori che precedono lo scuro della notte e il chiaro del giorno: «…Dolci le mie parole ne la sera / ti sian come la pioggia che bruiva / tiepida e fuggitiva, / commiato lacrimoso de la primavera, / su i gelsi e su gli olmi e su le viti / e su i pini dai novelli rosei diti / che giocano con l’aurea che perde, / e su ‘l grano che non è biondo ancora / e non è verde, / e su ‘l fieno che già patì la falce / e trascolora…».
Le giornate diventano più lunghe perché il sole si innalza sempre più nel suo percorso apparente sulla volta del cielo, finché il 21 giugno, alle ore 11 e 53 raggiungerà la massima distanza boreale dall’equatore celeste. Sarà allora il solstizio d’estate e vedremo l’astro a mezzogiorno (le legali ore 13) nel punto più alto sull’orizzonte: 68 gradi nell’Italia del Nord, 72 gradi in quella Centrale, 75 gradi nel Sud. Perciò in quell’occasione le ombre saranno le più brevi: in piazza San Pietro, a Roma, è segnato il punto in cui cadrà l’ombra della cima dell’obelisco il 21 giugno e si potrà facilmente confrontare quello con i segni dell’ombra negli altri mesi e nel solstizio invernale. Si trovano tracciate anche sul pavimento di alcune chiese o edifici a volta lunghe meridiane che indicano le posizioni toccate dal pennello luminoso del raggio proveniente da un foro del soffitto a mezzogiorno, nei diversi periodi dell’anno. Naturalmente, il giorno del solstizio il raggio di luce cadrà nel punto più vicino sottostante il foro d’ingresso.
Nella cattedrale di San Petronio, a Bologna, c’è la celeberrima meridiana approntata da Gian Domenico Cassini, che contribuì alla soluzione di problemi astronomici fondamentali.
Nei giorni che seguiranno al solstizio, dapprima lentamente, poi sempre più rapidamente, le giornate si accorceranno e il sole apparirà più basso sull’orizzonte, anche se il calore accumulato dalle terre emerse e dal mare sarà notevole e causerà le alte temperature estive.

Giugno era il quarto mese dell’antico calendario romano. Passò poi il 153 prima di Cristo al sesto posto, quando fu spostato l’inizio dell’anno civile, con l’entrata in carica dei consoli, dal 15 marzo al primo gennaio. I Romani facevano risalire il suo nome alla primitiva divisione dell’anno, fatta da Romolo, in dieci mesi. Secondo una tradizione, Romolo avrebbe chiamato Junus, da Giunone, il quarto mese di 29 giorni. Secondo un’altra interpretazione, il nome del mese sarebbe stato attribuito in onore di Giunio Bruto, vendicatore di Lucrezia e primo console a Roma. Il mese di giugno fu e rimane, comunque, sacro a Giunone anche in varie località della Regio Prima, il Lazio, (ad Ariccia, Tivoli, Preneste, Laurento, Lanuvio…).
Il 24 giugno è celebrata una popolare festa religiosa: la Natività di San Giovanni Battista. Questa ricorrenza è collegata strettamente al Natale: quando fu fissato per la natività di Cristo l’ottavo giorno dalle Calende di gennaio, vale a dire il 25 dicembre, e conseguentemente l’Annunciazione, nove mesi prima, fu agevole ricavare, basandosi sui Vangeli, la data di nascita del Battista.
Sono fiorite numerose leggende e si proiettano ai nostri giorni altrettante tradizioni e usanze legate a questa data: in Abruzzo e in Molise, la mattina del 24 giugno, volgendosi a oriente, le giovani ragazze possono vedere nel disco del sole nascente il volto del Santo decapitato, e quella che lo avrà osservato per prima si mariterà durante l’anno. In Sardegna si narra che sempre in quella mattina il sole rimbalzi tre volte, come la testa del Battista appena decollato, nel senso di decapitato.
Queste leggende uniscono la narrazione evangelica ad un evento astronomico che si verifica in questi giorni: il sole, che ha appena superato il solstizio, incomincia ad abbassarsi anche se quasi impercettibilmente sull’orizzonte. Inizia infatti il semestre del sole discendente, che si concluderà il giorno del solstizio d’inverno in cui il sole “morirà” tra le grigie nebbie invernali (come si osserva effettivamente nei Paesi dell’Europa del Nord), per poi rinascere come “sole nuovo” e risalire a poco a poco nel cielo. Il sole di San Giovanni è quindi interpretabile come il sole che muta direzione perché “colpito a morte”.
Nell’antica mitologia greca, i due solstizi erano chiamati “porte”: la “porta degli dèi” quello invernale, e la “porta degli uomini” quello estivo. Anche nell’omerica Odissea si parla di un misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte: una per gli uomini, rivolta a Borea, (infatti, nel solstizio estivo il sole si trova a nord dell’equatore celeste), e l’altra per gli immortali, rivolta a Noto, (nel solstizio invernale il sole si trova a sud dell’equatore). I solstizi simboleggiavano quindi il passaggio o confine tra il mondo dello spazio e del tempo e il mondo senza spazio e senza tempo. Per la prima porta solstiziale, quella estiva, si entra nell’universo immanente, per l’altra si accede agli stati sopraindividuali.
Anche nell’antica Roma il solstizio estivo era considerato un momento “critico” dell’anno, un momento di rinnovamento. Veniva festeggiata proprio il 24 giugno la dea Fors Fortuna (dea del caso fortuito) da tutta la popolazione, ricchi e poveri, servi e padroni. Per un giorno rendevano omaggio tutti insieme alla “sorte cieca”, banchettando e danzando fino a sera: non solo i plebei e gli schiavi e i semiliberi, anche se Fors Fortuna era praticamente la dea di coloro che non avevano né arte né parte.
Quelli che invece arte e parte ce l’hanno (e rendiamo contemporaneo il discorso), tornano. Nel senso che quanti sono andati via, alla ricerca di un lavoro e di un salario, emigrando in altre regioni italiane o all’estero, alla fine di questo mese in buona parte fanno ritorno, perché si apre non soltanto il periodo delle ferie, ma anche quello delle feste patronali, delle sagre e fiere locali, insomma del circuito di incontro e di comunicazione tra ricorrenze religiose e manifestazioni incentrate sulle economie e produzioni tipiche areali. Cui si aggiungono da qualche tempo a questa parte appuntamenti estemporanei, intrattenimenti musicali, mostre d’arte, rievocazioni storiche, riemersioni folcloristiche, rappresentazioni teatrali all’aperto o in arene, in piazze, corti e cortili di nobile tradizione architettonica, e quant’altro la memoria e la fantasia possono mettere in campo per creare occasioni di interrelazione e di scambio di esperienze di vita e di lavoro. E’ il preludio alla gran kermesse estiva, alla ripresa di contatto con le radici, e, per i non indigeni, di scoperta di mondi eccentrici, certo marginali sotto il profilo geografico, ma non per questo meno ricchi di contesti culturali, storici e artistici.

d.m.b.

   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2003