Giugno 2003

BILANCIO D’ESERCIZIO TRA AUTONOMIA E COMPETITIVITÀ

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Obiettivo raggiunto
Giuseppe Tondi
 
 

“La Banca
è riuscita, così,
a consolidare la propria attività nella regione
e la capacità di dare attuazione
alla linea strategica adottata...”

 

Si è tenuta domenica 13 aprile 2003 in Gallipoli, presso il Cinema Teatro Italia, l’Assemblea dei Soci della Banca, nel corso della quale è stato approvato il bilancio al 31.12.2002, chiusosi con un utile netto pari a a 7,54 mln (+3,34% rispetto all’anno precedente) e un dividendo di 0,170 euro.

Per quanto riguarda i risultati patrimoniali, va segnalato il buon andamento della raccolta diretta, passata a 1.894,53 mln di euro (+7,88%). In flessione (-4,53%) invece quella indiretta (a 1.210,58 mln), che ha risentito, specialmente nel comparto del risparmio gestito, gli effetti della nota congiuntura negativa dei mercati finanziari; mentre la raccolta complessiva è di a 3.105,11 mln.
L’attivo fruttifero, pari a a 2.081,20 mln (+11,53%), è costituito da impieghi economici per 1.021,06 mln di euro (+16,79%) e finanziari per a 1.060,47 mln (+6,92%). Fra gli impieghi economici va rimarcata la forte crescita del comparto “mutui”, passato dal 42,58% del 2001 al 47,98% dell’anno successivo.
In miglioramento anche il rapporto fra sofferenze nette e impieghi, che si attesta al 3,64% (4,14% nel 2001), di gran lunga al di sotto del dato medio regionale.
Circa i dati di conto economico (a 65,18 mln di margine d’interesse, a 101,40 mln di margine d’intermediazione e a 26,73 mln di risultato di gestione), riflettono le linee di fondo che hanno caratterizzato il sistema creditizio italiano: riduzione dei ricavi, connessa in larga misura all’andamento dei mercati finanziari; sostanziale stabilità dei costi operativi; contrazione dello spread.

«Siamo soddisfatti del risultato ottenuto dalla Banca – ha detto il Presidente Raffaele Caroli Casavola, commentando i dati di bilancio – perché ha saputo conseguirlo in uno scenario complesso, caratterizzato da forti incertezze e turbolenze. E a questo proposito mi piace evidenziare come i nostri sforzi siano stati coronati dal consenso della clientela più attiva e dinamica, se è vero come è vero che il comparto maggiormente finanziato, per quanto riguarda i crediti a clientela, è quello imprenditoriale e, in particolare, quello costituito dalle società commerciali e industriali, che rappresentano il 49,55 del totale. E vorrei ricordare, pure, l’incremento, sia in valore assoluto sia in percentuale, dei finanziamenti erogati ai settori portanti dell’economia regionale: commercio, edilizia, tessile, calzaturiero e agricoltura. La Banca è riuscita, così, a consolidare da un lato la propria attività nella regione e dall’altro la capacità di dare attuazione alla linea strategica adottata: preservare l’autonomia e accrescere la competitività».

L’Assemblea ha poi provveduto al rinnovo delle cariche in scadenza, nominando:
• Consiglieri i signori prof. Domenico Caliandro, dott. Raffaele Caroli Casavola (*), dott. Antonio Costa, dott. Giuseppe Mauro Ferro, avv. Alberto Petraroli e dott. Antonio Quarta;
• Presidente del Collegio Sindacale il dott. Antonio Raffaele Leopizzi; Sindaci effettivi i dottori Fulvio Giuliano Giaracuni e Marcello Marchetti; supplenti i dottori Giovanni Barone e Antonio Evangelista;
• Presidente del Collegio dei Probiviri l’avv. Vittorio Aymone; Probiviri effettivi i dottori Silvio Memmo e Luigi Vinci; supplenti l’ing. Giambattista De Donatis e l’avv. Giovambattista Sergio.

Prosegue intanto l’espansione aziendale: nel 2003 ai 76 sportelli già operativi se ne aggiungeranno altri 4; i dipendenti (799 nel 2001) a fine anno risultano essere 809.

 

Primiceri: vogliamo crescere dal Salento con l’intera Puglia


Luciano Sechi*

* Testo integrale dell’intervista rilasciata dal Direttore Generale della Banca, Dott. Vito Primiceri, alla Gazzetta del Mezzogiorno il 16 aprile 2003.
 

Tra i grandi gruppi bancari nessuno va decisamente bene, i più chiudono in pareggio con utili in calo o al massimo in linea con quelli del bilancio precedente. In questo quadro le banche locali italiane spesso fanno caso a sé, con risultati confortanti e che dimostrano interessanti possibilità di crescita. Nel caso della Banca Popolare Pugliese, 76 sportelli, 809 dipendenti, una raccolta di oltre 3.100 milioni di euro e impieghi per oltre 2.100 milioni, con un utile netto di 7,54 milioni di euro (+ 3,34%), tra poco anche un ufficio di rappresentanza a Tirana, una riprova di un andamento sostanzialmente positivo è venuta dalla recente affollata assemblea dei soci svoltasi a Gallipoli.
«Hanno partecipato 600 dei circa 40mila soci della banca – sottolinea il direttore generale della Popolare Pugliese, Vito Primiceri – che hanno espresso consenso intorno alla banca e sono i soci che seguono costantemente l’andamento della banca. Quest’anno gli impieghi (+16%) sono andati particolarmente bene, come del resto la raccolta diretta, mentre quella indiretta ha sofferto l’andamento dei mercati finanziari».

Questo dato è anche il segnale di una certa ripresa dell’economia locale?

«Qualche vivacità c’è – risponde Primiceri – ma il problema credo che sia più generale ed è relativo alla possibilità che le imprese pugliesi divengano più forti. Specie nei settori agroalimentare e tessile-abbigliamento, che continuano ad essere importanti in termini di assorbimento del credito bancario, ci sono molte imprese che nonostante gli sforzi fanno fatica a realizzare utili, perché la concorrenza sui costi con aziende di Paesi extraeuropei erode fortemente i margini di utile. Si lavora di più, si lavora molto, ma con risultati purtroppo modesti».

In questa debolezza spesso strutturale delle imprese, sottocapitalizzate e di piccola dimensione con difficoltà sul versante del marketing e della commercializzazione, si muove la critica esplicita ad un sistema bancario restio a sostenere lo sviluppo di un Mezzogiorno che invece ha disperatamente bisogno di capitali per colmare il gap.

«La banca è chiamata oltre che a supportare la crescita delle imprese anche a tenere un rapporto di consulenza, – risponde il direttore generale della Popolare Pugliese – la consulenza implica uno scambio continuo di informazioni tra banca e impresa, la banca può essere fonte di indirizzo per la crescita dell’impresa. Le imprese spesso ritengono l’atteggiamento della banca ingiustificatamente restrittivo e si rivolgono ad una pluralità di banche per raggiungere un determinato plafond, ignorando magari che nella risposta negativa della banca qualche volta ci può essere un segnale preciso sui programmi di sviluppo dell’impresa».

Ma c’è una differenza di comportamento tra grandi banche e sistema bancario locale nel sostegno alle imprese, come viene sistematicamente denunciato?

«Un recente studio di Bankitalia smentisce le accuse di uno scarso sostegno da parte delle banche nel Mezzogiorno alle imprese del Sud – fa rilevare Primiceri – anche se vi sono altri contributi come quello dell’Associazione Banca e Borsa che arrivano a conclusioni diverse. Nella percezione comune, specie da parte delle imprese più piccole, c’è che è difficile il dialogo con le grandi banche e qui il ruolo delle banche locali è da valorizzare. Ma se debbo sbilanciarmi un po’ sull’atteggiamento delle imprese l’impressione è che i nostri imprenditori sono più attenti alla produzione, forse trascurando gli aspetti della vendita, della organizzazione aziendale, del marketing. Mi rendo conto che produrre è più facile che vendere, ma se non riusciamo a vendere bene ci dovremo rassegnare a spostare all’esterno della nostra azienda gran parte del valore aggiunto delle nostre produzioni».

In questa difficoltà del sistema economico industriale cosa può sperare e quali sono le strategie di sviluppo della Popolare Pugliese, nel dualismo tra espansione e possibile colonizzazione da parte di grandi gruppi bancari?

«Le prospettive in questo momento non sono quelle di confluire in un grande gruppo – risponde deciso Primiceri – per converso è evidente che la strategia è verso una gestione autonoma. Ci rendiamo conto che è ogni giorno più difficile, per fare risultato bisogna operare sull’ampliamento delle masse e conquistare masse è sempre più la strategia della banca. Quindi la nostra strategia è quella di crescere in Puglia, rimanendo abbastanza concentrata come rete, perché una crescita a macchia d’olio ci consente di captare meglio i flussi tra raccolta e impiego. Tutti i nostri sforzi sono orientati a crescere insieme con la Puglia».

   
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