LIslam si va
depurando, ma le scorie sono ancora abbastanza forti, alimentate
dalla grande ingiustizia che regna in questo mondo
e che ha creato unisola
di abbondanza in mezzo a un oceano di miseria.
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Dopo la caduta del Muro di Berlino, che ha segnato anche la morte
del comunismo, il mondo vive allinsegna di tre principali
ideologie: il socialismo democratico (lontana sopravvivenza del
marxismo, anche se non vuole riconoscerlo), il liberalismo, il conservatorismo.
Vengono poi gli estremisti, di sinistra e di destra. Non è
inutile ricordare questi elementi per mostrare che lOccidente,
nonostante le sue diversità, è fondato su una base
comune che è la libertà, il che ci porta diritti al
nostro argomento e alla questione della sua compatibilità
con lIslam, così come viene compreso nella maggior
parte dei Paesi occidentali.
Per gli Occidentali:
1) lIslam è percepito come una religione intollerante
che può portare i suoi adepti al jihad, antico o moderno,
per imporsi, alloccorrenza, con la spada o con il terrorismo
legato allintegralismo e al fondamentalismo;
2) la società islamica sarebbe contraria al concetto di
libertà individuale, mentre il rigore della sua legge ha
sanzioni immutabili per certi delitti e comportamenti: lapidazioni
di donne adultere, amputazioni della mano ai ladri, ecc;
3) la società islamica non sarebbe una società di
giustizia.
Si potrebbe discutere a lungo sulle nozioni di società
giusta e di società di giustizia. La nozione
di società giusta è già un giudizio di valore
relativo ad unideologia, a una dottrina, a una morale; questa
nozione è pertanto del tutto incompleta.
Per contro, una società di giustizia potrebbe essere una
società che applica in maniera imparziale delle leggi e delle
regole condivise da tutti i suoi membri. In questo senso ricordiamo
che lIslam considera la Giustizia Sociale come un imperativo
per i Giudici, essendo la Giustizia latto «più
vicino alla pietà». Il Corano ricorda peraltro ai Giudici
lesistenza di un Giudice Supremo che è al di sopra
dei Giudici della terra. Conviene non prendere alla leggera simili
questioni e non opporre loro un semplice diniego.
Le difficoltà per i musulmani di praticare la loro religione
nei Paesi di immigrazione a causa dellintolleranza e dellostracismo,
questa volta da parte della società occidentale, anche se,
spesso, si tratta di una minoranza, gli scontri che si producono
da qualche tempo a causa dellutilizzo dellIslam, in
particolare da parte di certe ramificazioni estremiste o di gruppi
musulmani che si richiamano allintegralismo, inducono del
tutto legittimamente lOccidente a porsi delle domande sulla
natura profonda dellIslam e sulla sua compatibilità
con un regime di libertà.
Affrontando questo tema, desidero precisare che non sono né
un teologo né un giurista musulmano (Ulema), ma semplicemente
un uomo politico, di religione musulmana, alla testa di un Paese
che conta il 95 per cento di musulmani, ma che è laico e
repubblicano. Poiché gli uomini politici decidono, lo si
voglia oppure no, anche se ignorano molte cose, anche se ignorano
tutto, la loro opinione non è trascurabile, dal momento che
dalle loro decisioni dipende la storia della comunità di
cui tengono in pugno il destino.
Per quanto mi riguarda, se sono musulmano è perché
i miei genitori lo erano e mi hanno educato a questa religione.
Ma se sono un praticante fedele credo di doverlo ai miei personali
sforzi di riflessione e approfondimento, che mi hanno portato a
considerare che ero legato alla religione più bella del mondo.
Mi direte che il cristiano, il buddhista e lebreo la pensano
allo stesso modo. Ma la differenza sta nel fatto che io so che ciascuno
di loro considera la propria religione come la migliore. Per questo
motivo sono tollerante e non del tutto ignorante.
Torniamo allIslam. Gli specialisti mi perdonino queste incursioni
in settori riservati, ma vorrei spiegare la mia percezione della
religione che ho abbracciato e che mi fa credere che lIslam,
come tutte le religioni, sia stata spesso utilizzata dalle persone
che sono al potere, o che sono in cerca di potere, con interpretazioni
personali e spesso basandosi su fonti che altre fonti contraddicono.
Levoluzione del mondo sembra sempre più tagliare la
comunità umana in due, il mondo del Nord, che evolve rapidamente
con soddisfazione perfino esagerata dei bisogni delle proprie popolazioni,
e il mondo del Sud, sempre più povero e respinto senza pietà
se sente il bisogno di andare a tentare la fortuna al Nord. Lingiustizia
è tanto più avvertita in quanto il Nord si costruisce
attraverso uno sfruttamento sistematico del Sud, attraverso la dominazione
economica, che si traduce in scambi ineguali a causa dellasimmetria
strutturale e tecnologica fra il Nord e il Sud.
Questa evoluzione, a lungo termine, fa del nostro mondo un mondo
di esclusione, dove l80 per cento delle ricchezze è
in mano al 20 per cento della popolazione mondiale. Il Sud si vede
sempre più escluso dalle conoscenze scientifiche, le quali
sono diffuse dalle reti di informazione che al Sud scarseggiano.
Poiché le religioni non sottostanno al controllo del potere
politico, penso che cristiani e musulmani dovrebbero sempre ricercare
i valori comuni che li avvicinano e arricchiscono la comunità
internazionale, nella misura in cui non arrecano pregiudizio alla
loro rispettiva essenza. Questo mi sembra il dovere degli uomini
di buona volontà, che dovrebbero dedicarsi ad uninterpretazione
giusta e chiara dei rispettivi testi sacri.
In ogni caso, lintegralismo, musulmano o cristiano, mi sembra
eretico. Lintegralismo musulmano sembra attualmente più
estremista, è vero. Esso costituisce una minoranza che agisce
spesso manovrata dal denaro e dalla prospettiva del potere. Anziché
condurre la sua lotta estremista in nome di unideologia che
gli sia propria, trova più facile richiamarsi falsamente
alla religione. La strategia dellintegralismo consiste quindi
nel profittare fraudolentemente della religione e della povertà
per insediarsi ed espandersi, tanto è vero che è relativamente
facile tenere ai settori più poveri delle popolazioni discorsi
sul Paradiso che bisogna ricercare sulla terra con la violenza,
e sul dovere di battersi contro le istituzioni laiche.
Quel che si verifica oggi nellIslam è accaduto a tutte
le religioni. Non dimentichiamo le Crociate cristiane del Medioevo
allinsegna della Croce contro la Mezzaluna, lInquisizione,
i roghi contro le streghe... Ma il Cristianesimo ha avuto il tempo
di superare queste barbarie. LIslam, come ho detto,
si va depurando, ma le scorie sono ancora abbastanza forti e organizzate,
alimentate dalla grande ingiustizia che regna in questo mondo e
che ha creato unisola di abbondanza (lOccidente) in
mezzo a un oceano di miseria.
Ma è logico a questo punto chiedersi: dove si trova lIslam
tollerante, altruista, pacifico e generoso del quale scrivo? Esiste,
per esempio, in un piccolo Paese che si chiama Senegal, che ha avuto
per ventanni un Presidente cristiano. Un Paese in cui cristiani
e musulmani convivono, talvolta allinterno di una stessa famiglia,
tanto che si è detto che non si sarebbero riconosciuti che
alla morte, al momento di condurre luno in chiesa, laltro
alla moschea. La stessa separazione fra i due cimiteri è
assai recente, al camposanto di Saint-Louis, la vecchia capitale,
è ancora possibile scorgere qua e là una croce su
una tomba. A Ziguinchor, capitale del Sud Casamance, cristiani e
musulmani vengono sepolti nello stesso cimitero. In Senegal non
sono praticate né la lapidazione né lamputazione
delle mani ai ladri.
Non mi spingerò fino a presentare il Senegal come un modello.
Questa nazione, il cui spirito di tolleranza viene spesso citato,
è il risultato di un lavoro di costruzione avviato da tempo
da parte di uomini, soprattutto della classe dirigente che da oltre
un secolo ha bandito la pratica del jihad.
Se questo è stato possibile, è perché le popolazioni
hanno aderito allIslam attraverso confraternite la cui tolleranza
è nota e che affondano le proprie radici nella cultura nazionale.
Oggi, come Presidente, mi sforzo di consolidare queste acquisizioni,
insieme al reciproco rispetto fra cittadini senegalesi di credo
religioso diverso. E per questo che ho introdotto nella scuola
primaria linsegnamento facoltativo di tutte le religioni.
Appartengo ad una civiltà negro-africana la cui classe dirigente
abbandona in piena coscienza alcuni comportamenti incompatibili
con la vita moderna e con lideale umanistico. Non cè
nessuna vergogna a riconoscere questo, poiché anche fra i
popoli dEuropa erano in uso pratiche barbare, che col tempo
sono state abbandonate. Ho proibito le mutilazioni sessuali e i
matrimoni precoci. Anche se ho già trovato nella Costituzione
il principio della libertà religiosa, lho rafforzato,
introducendo il diritto delle minoranze religiose alla protezione
dello Stato.
In Senegal non si ragiona da cristiano o da musulmano, ma semplicemente
da senegalese, e questo vuol dire che levoluzione verso la
nazione e la cittadinanza ha come conseguenza larretramento
di ogni forma dintegralismo a favore di un umanesimo che parte
innanzitutto dalle comunità nazionali.
E stato detto che sono le idee a muovere il mondo. E
per questo che alcune teorie sono pericolose, tanto più pericolose
se superficiali. La teoria dello scontro delle civiltà non
è altro che un anti-umanesimo rivestito di un mantello intellettuale,
altrettanto poco fondato delle reazioni che ha suscitato. Non esiste
scontro fra civiltà.
Nulla è fisso in questo mondo, neppure linsieme dei
valori di una civiltà che, in qualsiasi momento, può
arricchirsi di nuovi apporti, attraverso un processo endogeno di
cambiamento o per provenienze esterne. E per questo, in fondo,
che è luomo a fare la storia. Al giorno doggi,
allorché un lungo processo storico porta lumanità
verso una civiltà universale che si elabora arricchendosi
delle specificità e degli apporti delle differenti culture,
il mondo sarà quello che ne faremo noi.
La percezione dellIslam e il suo contributo dipendono anche
da noi, intellettuali musulmani, che dobbiamo difendere la nostra
religione contro coloro che se ne fanno scudo per i propri disegni
di potere. Noi dobbiamo avanzare verso lOccidente con i valori
positivi della nostra religione e delle nostre culture, che devono
confrontarsi con quelle occidentali, in vista di un reciproco arricchimento.
Finora ho parlato di intellettuali musulmani, unendo la mia voce
ad altre che si levano in questa direzione. Ma sappiamo che la stessa
azione è in atto fra gli intellettuali cristiani, i quali
si sforzano di distinguere fra la nostra religione e le sue attuali
deviazioni, e, come noi, sono legati allideale di unUmanità
Una, con uomini e donne liberi, diversi, ma ricchi delle proprie
diversità. Con la speranza che anchessi, nella loro
società, perseverino negli sforzi di comprensione reciproca.
Come noi lo facciamo hic et nunc, qui e ora.
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