Scrittore
Docente di Slavistica
Università La Sapienza Roma
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Tutto è stato detto su questo mare primario
diventato uno stretto di mare, sulla sua unità e sulla sua
divisione. Da tempo sappiamo che non è né una
realtà a sé stante e neppure una costante.
Concezioni storiche o politiche si sostituiscono alle concezioni
sociali o culturali, senza arrivare a coincidere o ad armonizzarsi.

Le categorie di civiltà o le matrici di evoluzione al Nord
e al Sud del Mediterraneo non si lasciano ridurre ai denominatori
comuni. Gli approcci dalla fascia costiera e quelli proposti dallentroterra
spesso si escludono o si contrappongono.
Limmagine che offre il Mediterraneo non è affatto rassicurante.
La sua riva settentrionale presenta un ritardo rispetto al Nord
Europa, e altrettanto la riva meridionale rispetto a quella europea.
Tanto a Nord quanto a Sud, linsieme del bacino si lega con
difficoltà al continente. Non è davvero possibile
considerare questo mare come un insieme senza tener
conto delle fratture che lo dividono, dei conflitti che lo dilaniano:
oggi in Palestina, ieri nellex Jugoslavia, in Libano, a Cipro,
nel Maghreb, nei Balcani, ecc.
Il Mediterraneo conosce ben altri conflitti tra la costa e lentroterra.
Lunione europea si compiva quasi senza tener conto delle sponde
mediterranee: nasceva unEuropa separata dalla culla
dellEuropa. Come se una persona si potesse formare dopo
essere stata privata della sua infanzia, della sua adolescenza.
Le spiegazioni che se ne davano, banali o ripetitive, non riescono
a convincere coloro ai quali sono dirette. Non ci credono neanche
quelli che le propongono. I parametri con i quali al Nord si osservano
il presente e lavvenire del Mediterraneo non concordano con
quelli del Sud. Le griglie di lettura sono diverse. La costa settentrionale
del Mare Interno ha una percezione e una coscienza differenti da
quelle della costa che sta di fronte. Ai nostri giorni le rive del
Mediterraneo non hanno in comune che le loro insoddisfazioni.
Le decisioni relative alla sorte del Mediterraneo sono prese al
di fuori di esso o senza di esso: ciò genera frustrazioni
e fantasmi. Le manifestazioni di gioia davanti allo spettacolo del
Mediterraneo si fanno contenute e fugaci. Le nostalgie si esprimono
attraverso le arti e le lettere. Le frammentazioni prevalgono sulle
convergenze. Si profila allorizzonte, da qualche tempo, un
pessimismo storico, un crepuscolarismo letterario.
Le coscienze mediterranee si allarmano e, ogni tanto, si organizzano.
Le loro esigenze hanno suscitato, nel corso degli ultimi decenni,
numerosi piani e programmi: le Carte di Atene, di Marsiglia e di
Genova, il Piano dAzione per il Mediterraneo (PAM) e il Piano
Blu di Sophia-Antipolis, che proietta lavvenire del Mediterraneo
«allorizzonte del 2025», le Dichiarazioni di Napoli,
Malta, Tunisi, Spalato, Palma de Mallorca, la Conferenza euro-mediterranea
di Barcellona, ecc. Simili sforzi, lodevoli e generosi nelle intenzioni,
non hanno conseguito che risultati limitati.
A cosa serve ribadire, con rassegnazione o con esasperazione, le
aggressioni che continua a subire il nostro mare? Nulla tuttavia
ci autorizza a farle passare sotto silenzio: degrado ambientale,
inquinamenti sordidi, iniziative selvagge, movimenti demografici
mal controllati, corruzione nel senso letterale o figurato, mancanza
di ordine e scarsità di disciplina, localismi, regionalismi,
e quanti altri ismi ancora. Le nozioni di scambio e
di solidarietà, di coesione e di parternariato
devono essere sottoposte a un esame critico. La sola paura dellimmigrazione
proveniente dalla costa Sud non basta per determinare una politica
ragionata.
Il Mediterraneo si presenta come uno stato di cose, non riesce a
diventare un progetto. La costa Sud mantiene le sue riserve, dopo
lesperienza del colonialismo. Entrambe le rive furono molto
più importanti sulle carte utilizzate dagli strateghi che
non su quelle che dispiegano gli economisti.
Ciascuna delle coste conosce le proprie contraddizioni, che non
cessano di riflettersi sul resto del bacino e su altri spazi, talvolta
lontani. Gli eventi accaduti lontano dal Mediterraneo si ripercuotono
spesso sulle sue rive, con conseguenze gravi e pericolose. L11
settembre 2001, dopo la distruzione delle torri americane, sono
profondamente scosse le relazioni con i musulmani di alcuni Paesi
mediterranei. Gli approcci provenienti da lontano indulgono alle
generalizzazioni erronee o abusive: lIslam e lislamismo
non sono la stessa cosa; lislamismo e il fondamentalismo si
differenziano; anche nel fondamentalismo esistono un movimento mistico
e un altro militante e terrorista; è questultimo che
sostituisce la fede islamica con unideologia fanatica, che
commette crimini atroci. Non si scontrano le culture in quanto tali,
si scontrano le culture alienate, trasformate in ideologie. Anche
lEuropa ha conosciuto questo fenomeno: una parte di cultura
ideologizzata ha nutrito il fascismo e lo stalinismo.
La realizzazione di una convivenza in seno ai territori multietnici
o plurinazionali, lì dove si incrociano e si mescolano tra
loro culture diverse e religioni differenti, conosce sotto i nostri
occhi uno smacco crudele. Non esiste infatti una sola cultura mediterranea:
ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo. Sono caratterizzate
da tratti per certi versi simili e per altri differenti. Le somiglianze
sono dovute alla prossimità di un mare comune e allincontro
sulle sue sponde di nazioni e di forme di espressione vicine. Le
differenze sono segnate da fatti dorigine e di storia, di
credenze e di costumi. Né le somiglianze né le differenze
sono assolute o costanti: talvolta sono le prime a prevalere, talvolta
le ultime. Il resto è mitologia.

Percepire il Mediterraneo partendo solamente dal suo glorioso
passato rimane unabitudine tenace, tanto sul litorale
quanto nellentroterra. La patria dei miti ha sofferto
delle mitologie. Lo spazio ricco di storia è stato vittima
degli storicismi. La tendenza a confondere la rappresentazione della
realtà con la realtà stessa si perpetua: limmagine
del Mediterraneo e il Mediterraneo reale non si identificano affatto.
Unidentità dellessere, amplificandosi, eclissa
o respinge unidentità del fare, mal definita. La retrospettiva
continua ad avere la meglio sulla prospettiva. Ed è così
che lo stesso pensiero rimane prigioniero degli stereotipi.
Il Mediterraneo
assomiglia ad un vasto anfiteatro che per molto tempo ha visto sulla
scena lo stesso repertorio, al punto che i gesti dei suoi attori
sono talvolta noti e prevedibili.
Elaborare una cultura intermediterranea alternativa.
Mettere in atto un progetto del genere non pare imminente. Condividere
una visione differenziata è meno ambizioso, senza essere
sempre più facile da realizzare.
Tanto nei porti quanto al largo le vecchie funi sommerse,
che la poesia si propone di ritrovare e di riannodare, sono spesso
state rotte o strappate dallintolleranza o dallignoranza.
Occorre perciò ripensare le nozioni superate di periferia
e di centro, gli antichi rapporti di distanza e di prossimità,
i significati dei tagli e degli inglobamenti, le relazioni delle
simmetrie a fronte delle asimmetrie. Non basta più osservare
queste cose unicamente in una scala di proporzioni o sotto un aspetto
dimensionale: possono essere considerate anche in termini di valori.
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