Non si è ancora maturi per
accettare che la donna possa
concorrere al pari delluomo nella creazione musicale.
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Senza dubbio, siamo in unepoca nella quale la donna vive
nel suo più completo ruolo di protagonista. Infatti, siamo
tutti testimoni di una profonda metamorfosi che sta ridisegnando
la storia, e con essa anche le nostre idee dettate dai secoli precedenti.
Nel mondo del lavoro le resistenze degli uomini nellaffidare
ruoli dirigenziali alle proprie colleghe stanno diminuendo a vista,
realizzando così i disegni che molte donne, già dallOttocento,
avevano sognato più volte attraverso manifestazioni e dibattiti,
oltre che con qualche vistosa rivolta.
Nel settore artistico, la situazione è abbastanza variegata
e quanto mai articolata, poiché nella pittura, nella scultura,
nella letteratura e nel mondo teatrale la conquista di spazi da
parte della donna è pressoché totale. Nessuno obietta
o si meraviglia di fronte a un quadro al femminile,
oppure commenta negativamente se un volume di successo è
stato scritto da lei.
Tutto ciò si verifica soltanto parzialmente nella musica:
infatti i nostri retaggi ottocenteschi ci portano a realizzare limmagine
dolce e sfocata della donna al pianoforte, allarpa,
al violino; ma si è tentati di rifiutare la figura della
donna nella composizione oppure nella direzione dorchestra.

Da che cosa nasce questa reazione? Dal fatto che, per quanto riguarda
la fase operativa, lappannaggio va solo agli uomini. Almeno,
così si dice. Non si è ancora maturi per accettare
che la donna possa concorrere al pari delluomo nella creazione
musicale, è impensabile che la figura femminile eccella al
pari delluomo in un settore così importante.
Comunque, al di là del motivo concorrenziale che può
essere giustificato sul piano puramente inclinato della rivalità,
sussiste un problema che si finalizza ai direttori artistici che
non lasciano grande spazio alle compositrici. Nei cartelloni concertistici
la donna nella composizione è spesse volte assente, quasi
a voler sottolineare una sottile volontà di bandire una realtà
che da anni è ormai tangibile. Sarebbe necessario ricordare
nei dettagli agli addetti ai lavori che le donne, da sempre, hanno
avuto le stesse possibilità degli uomini. La storia ne è
una testimonianza precisa, ma di questo parleremo in seguito. Non
dobbiamo risolvere il problema dando la colpa al pubblico, che non
considera ancora nei suoi valori e contenuti di alto livello il
mondo musicale al femminile. Questo non è assolutamente vero.
Lo spettatore ama scoprire mondi nuovi e situazioni alternative,
è sensibile, e quindi è sempre disponibile ad accettare
immagini che non appartengono al quotidiano.
Se nel campo della composizione la situazione è piuttosto
critica, anche nel settore della direzione dorchestra la situazione
non è sicuramente rosea. Fa sempre notizia vedere una donna
sul podio che dirige unorchestra sinfonica, poiché
si è abituati a vedere il posto occupato da un uomo. Il che
è tuttaltro che giusto. Eppure, allestero la
cosa non è rara, dal momento che le donne direttori hanno
un loro ruolo ben definito.
La musica al femminile ha unincognita positiva, un fascino
in più, non determinato dalla figura dellartista, ma
dal modo diverso di vivere laspetto musicale che completa
il mondo dellinterpretazione. Con ogni probabilità,
siamo abituati a rivolgerci malinconicamente al passato, accettando
acriticamente e totalmente il deja vu come tassello
del grande mosaico storico, senza porci fra laltro alcun problema
né morale né psicologico. Eppure le donne compositrici,
anche se in misura minore, furono ben presenti nei momenti cruciali,
come la Tailleferre che fece parte del mitico Group de six,
oppure la Duchamp Cecile Chaminade, la Clara Schumann e altre ancora.
Di conseguenza, non si comprendono le cause intrinseche di questa
reazione passiva; o, cosa ancora più grave, dellindifferenza
che emargina laltra metà del cielo.
Il celebre detto provare per credere, anche se piuttosto
avvilente e scontato, si dimostra efficace per i più scettici,
in quanto soltanto ascoltando direttamente la musica si ha lesatta
dimensione del grado di preparazione delle colleghe compositrici.
Non dobbiamo dimenticare che stiamo operando culturalmente nel Ventunesimo
secolo, in unepoca, cioè, in cui si predicano i princìpi
della parità dei diritti, oltre che dei doveri; in tempi
in cui le donne sembrano avere maggiore spirito diniziativa
e volontà di intrapresa rispetto agli uomini, e non soltanto
nelle cosiddette società avanzate.
In ogni caso, il problema si va imponendo allattenzione del
pubblico e dei critici, e non può più essere eluso.
Le resistenze potranno solamente porre banali ostacoli e rinviarne
la soluzione, comunque, riteniamo, nel breve periodo. I tabù
e i pregiudizi sono destinati al tramonto irrimediabile. Tanto prima
accadrà, tanto meglio sarà. Per noi e per la musica.
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