Riascolto il nastro inciso con un piccolo
registratore; cerco qualche spunto al quale aggrapparmi per
riportare nero su bianco un’esperienza fatta di sensazioni
forti, suoni, odori, che già con fatica sono riuscito
a trattare sulla pellicola. Non mi vengono in mente altro
che immagini, flash confusi e sovrapposti, e tante domande.
Che fine farà Dima? A sette anni è già
un “uomo ” bruciato. Rivedo il suo sguardo perso
nei vapori dell’aurolak. Salendo le scale di una metropolitana,
per un attimo l’ho visto perdere coscienza, poi i suoi
piccoli occhi profondi mi hanno detto «se mi lascio
andare ora per me è la fine». Ha fatto un lungo
respiro e un gesto con le mani a significare «per il
momento ce l’ho fatta, va meglio», quasi a tranquillizzarmi.
Chissà se ritornando quest’inverno lo rivedrò
ancora, che effetto mi farà, non so sinceramente cosa
sperare.
Quante energie disperse! Se si potessero sommare, non riesco
ad immaginare un luogo tanto grande da contenerle tutte.
In tutta questa oscurità, alle volte, un’energia
riesce a farsi strada con determinazione, e un bagliore di
speranza può diventare esempio per altre energie più
deboli. Lorenziu ha 19 anni. E’ il più grande
del gruppo, il boss della zona.
Mi ha colpito molto la sua sincera ospitalità quando
mi ha invitato a cena sotto, nelle fogne, “canal”
come li chiamano da queste parti. Il compiacimento che ho
letto sul suo volto quando mi sono complimentato con lui per
l’ordine e la pulizia della “sua casa”, l’ho
interpretato come segno di dignità e speranza. E’
riuscito a fare un grande lavoro con se stesso. Lui, in quel
canale, vive con la sua compagna, con la quale divide un letto;
altri otto bambini sono sotto la sua protezione. Questa esperienza
mi ha lasciato indelebilmente segnato. Un segno crudo, permanente.
E vitale.
andrea mosso
|