Farsi trovare
impreparati alla
nuova domanda
mondiale di
indiani e cinesi
sarebbe un vero
e proprio delitto, per lEuropa
e per lItalia.
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Le antiche regole sembrano sovvertite. LEuropa passata da
Quindici a Venticinque, che cresce poco, ha la moneta più
forte, mentre leconomia americana che continua a crescere
a tassi piuttosto alti ha una moneta che negli ultimi tempi si è
deprezzata sulleuro. La debolezza della divisa statunitense
ha trascinato con sé unaltra moneta, lo yuan cinese,
nonostante che quellimmenso Paese cresca a tassi formidabili,
mai inferiori al 7-8 per cento allanno. Ma non è finita.
LEuropa ha uninflazione doppia di quella americana nonostante
una moneta forte e una crescita bassa. In ultima analisi: da un
lato moneta forte, economia debole e inflazione alta; dallaltro,
moneta debole, economia forte e inflazione bassa. E esattamente
questa la nuova realtà.

Fino a dieci o quindici anni fa, vale a dire allepoca della
pre-globalizzazione in cui non cera la libera circolazione
dei capitali, quegli indicatori (forza della moneta, tassi dinteresse,
tasso dinflazione) avevano un significato più preciso.
Si prenda landamento dei tassi. Negli ultimi dieci anni il
Giappone ha avuto saggi ufficiali prossimi allo zero e la sua economia
è rimasta, solo fino a pochissimo tempo fa, al palo, con
rischi addirittura di deflazione. Ciò dimostra che landamento
dei tassi di interesse può influenzare la crescita e linflazione,
ma molto meno di quanto si possa pensare. Nello stesso confronto
Europa-Stati Uniti la differenza tra i tassi nominali è di
uno a due a favore degli americani, ma se valutiamo quelli reali
vediamo che larea delleuro ha saggi più bassi:
in Europa, il costo medio del denaro è inferiore al tasso
dinflazione, mentre in America il tasso reale è leggermente
positivo. Nonostante ciò, leconomia americana ha ripreso
a correre, mentre quella europea resta in affanno.
Da tempo, ormai, altri elementi concorrono a determinare la forza
di uneconomia e della relativa moneta. La crescita della produttività
e la flessibilità del mercato del lavoro, per esempio, sono
due componenti fondamentali per mettere il turbo a uneconomia
industrializzata. E gli Stati Uniti sono imbattibili su questo versante,
avendo fra laltro una domanda pubblica per spese militari
sensibilmente cresciuta con la guerra planetaria al terrorismo (e
con la guerra guerreggiata in Iraq), che attiva a sua volta processi
innovativi che a cascata si riversano sulla produzione di beni e
di servizi. Questanno, però, il forte disavanzo commerciale
e quello di bilancio hanno indebolito quel dollaro che lamministrazione
statunitense, almeno fino allinizio del 2005, non intende
rafforzare, al fine di favorire crescita e di conseguenza occupazione.
Ovviamente, ci sono anche elementi geopolitici, quali la menzionata
minaccia terroristica, ma anche il passaggio dal dollaro alleuro
di ingenti risorse dei Paesi del Vicino Oriente e dellEst,
che concorrono a tenere debole la divisa americana.

In questo scenario, per lEuropa cè una sola
strada da percorrere, tutta affidata alla politica, vale a dire
al Consiglio dei ministri e non certamente alla Commissione. Ci
si riferisce ad una rapida revisione delle regole del Patto di Maastricht,
che venne scritto in un contesto storico diverso e che ha garantito
la nascita della moneta unica europea. Oggi quel Patto deve necessariamente
poter aiutare anche la crescita. E accanto ad esso vanno realizzate
a stretto giro riforme strutturali della spesa corrente (il welfare)
e del mercato del lavoro, potenziando la dotazione infrastrutturale
dellEuropa, la ricerca e linnovazione per accelerare
la crescita della produttività. Crescita fondamentale per
tenere il passo nella nuova divisione internazionale del lavoro,
che vede Paesi come la Cina e lIndia agguerriti concorrenti.
Pensare a dazi doganali sarebbe un grave errore, perché quei
due miliardi e passa di indiani e di cinesi ben presto diventeranno
grandi consumatori (in parte lo sono già), immettendo in
questo modo combustibile di qualità nel motore delleconomia
planetaria. Farsi trovare impreparati a quella nuova domanda mondiale
sarebbe un vero e proprio delitto. Per lEuropa e per lItalia.
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