Al Meridione va restituito un ruolo sociale forte,
in una stagione politica in cui scompare lanimo missionario
e aumentano
le relazioni
adulterine imposte dalle logiche
di potere.
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Ragazzi del Sud, narrateci le vostre esperienze! E diteci delle
vostre speranze! E un invito-speranza di fronte al muro di
silenzio che ci fa navigare senza bussola, senza sapere nulla dei
neurotrasmettitori di euforia, degli stati dansia, delle convulsioni
dellanima, della configurazione di un immaginario collettivo
che ci appartiene. Come anarchici randagi restiamo tutti inconsapevolmente
succubi di un ancestrale desiderio di eludere, rimuovere, esorcizzare
i problemi che ci sovrastano. E dunque restiamo più esposti
ai movimenti ondivaghi della politica.
Giustino Fortunato invitava a guardare i nostri calanchi, le grandi
distese di terra rese aride e brulle dal pascolo delle capre, che
non lasciano crescere neanche un filo derba. Un giorno, parlando
con il giovane Montanelli, aggiunse: «Sai perché i
pastori lasciano distruggere erbe e arbusti? Perché non credono
in Dio. Chi non crede in Dio non crede nel domani. E chi non crede
nel domani non pianta alberi. Ecco, ragazzo mio, la questione meridionale».

Anni di meridionalismo di élite coltivato in era repubblicana,
sempre schivo e compromissorio, sempre dialogante con i soggetti
politici istituzionali, non hanno scalfito questo radicato sentimento
di rassegnato fatalismo. Hanno creato solo prestigiosi centri di
potere nella galassia dei micropoteri. Con le benemerenze conseguenti.
Con il perenne disagio diventato scuola di letargo sociale. Ma in
era di multiculturalismo, di società aperte, di mercati globalizzati,
di federalismo, si attende qualcosa di diverso, di più vero
e spregiudicato, si attendono voci che non parlino nei salotti buoni
ma ai cittadini e alle istituzioni. Compito non agevole per le culture
omologate e i cultori delle nicchie. Compito che non può
essere assolto dal meridionalismo ortodosso e aventiniano,
disarcionato dal ruolo nobile di Consigliere di un Principe consegnato
al regno delloblio.
Il campionario delle profezie attende dal lavoro intellettuale un
momento di attenzione ai problemi meridionali che non sia atto dovuto,
assolto con la regia dellozioso occuparsi. E il momento
di parlare per scuotere le coscienze, per trovare un comune senso
di marcia, un motivo di orgogliosa appartenenza che esca dalle voci
della riflessione storico-politica. Non per dire qualcosa di destra,
di sinistra, di moda federalista. Ma per svolgere vigilanza critica
sul sistema, sugli interessi e sulle regole, per colmare il vuoto
delle certezze mancanti, per denunciare la percezione delle dissonanze
che tendono a trasformare il futuro nazionale in tanti rivoli di
potere territoriale minuto. Con linevitabile conseguenza di
poteri deboli che diventano più deboli se con i moti dellanima
non si riesce a rivitalizzarli, per condurli nellarena dei
poteri forti e competitivi.
Bisogna restituire alle popolazioni meridionali un ruolo sociale
forte per un fare e un agire coesi, in una stagione politica in
cui scompare lanimo missionario e aumentano le relazioni adulterine
imposte dalle logiche di potere.

Lagenda delle priorità è fittissima: il nuovo
Welfare, limpoverimento dei ceti medi, il dibattito sugli
Statuti regionali e sui nuovi poteri locali, i rapporti difficili
banca-territorio, con un credito fortemente burocratizzato per la
ridotta presenza di banche locali, la questione ambientale, le politiche
di sviluppo nel contesto dellEuropa allargata. Tutte tematiche
che rompono la tradizionale, rigida, contrapposizione Stato/Mercato,
introducendo nel sistema fattori di mobilità che vanno colti
come momenti propositivi di crescita e di correzione strutturale.
La posta in gioco è un nuovo patto sociale cittadini-classe
di governo che va attivato e fatto vivere allinsegna della
partecipazione attiva della società civile. Essendo ormai
tramontati i miti rivoluzionari, bisogna restare al cuore delle
cose, convincersi della necessità di costruire nel Mezzogiorno
le infrastrutture culturali della gente comune, riscoprendo la finezza
dellanalisi e il talento della sintesi espositiva. Per incidere
sul costume, facendo perdere lansia dellinstabilità
e riscoprire il gusto dei sogni possibili. Abbandonando la palude
dellimmobilismo, della legalità affievolita, dellapprendistato
permanente, delle mobilitazioni revisioniste, ispirate al galateo
della comunicazione.
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