L’elenco dei rischi che incombono
sul mondo non si ferma qui:
aumento dei prezzi del petrolio, crollo della bolla
immobiliare, crisi del dollaro…
|
|
Nel 2005 la storia del mondo si incentrerà soprattutto sulla
vicenda di due Paesi. Si dovranno tenere d’occhio l’America
del secondo mandato presidenziale a Bush jr. e la Cina del boom
economico; e li si dovrà osservare per il loro impatto sull’economia
globale e la loro influenza sulla sicurezza internazionale. E gli
scenari dovrebbero essere tutto sommato rassicuranti.
In realtà, dopo un 2004 segnato dalla crescita più
significativa degli ultimi vent’anni, l’economia globale
dovrebbe rallentare, in particolare per l’effetto dell’aumento
dei tassi d’interesse in America e della frenata della Cina.
E’ possibile che la decelerazione sia brusca e piena di sobbalzi
e di strappi, ma è più probabile che si manifesti
nel complesso soft, più morbida, facendo in modo che le maggiori
preoccupazioni rimangano concentrate sulle altre potenziali fonti
di instabilità dell’equilibrio mondiale. Si terranno
sotto osservazione ravvicinata le difficili relazioni della Cina
con l’indipendentista Taiwan, che comunque non sfoceranno
in una crisi aperta, e gli sforzi statunitensi per mutare l’orizzonte
politico del Medio Oriente, che dovrebbe registrare nel corso dell’anno
una svolta decisiva.
A differenza del 2004, anno in cui ci sono state numerose consultazioni
elettorali, (quasi un record), nel 2005 si andrà poco alle
urne, anche se in Europa i cittadini avranno modo di dire la loro:
in Gran Bretagna Tony Blair dovrebbe ottenere il terzo mandato;
un po’ ovunque, nel Vecchio Continente, la gente potrà
iniziare a giudicare l’operato dei propri governanti, in particolare
con una serie di referendum sulla nuova Costituzione. E si parlerà
molto anche di povertà nel mondo. Cinque anni dopo le nobili
promesse fatte all’Assemblea del Millennio, tenuta dalle Nazioni
Unite, per il dimezzamento della povertà entro il 2015, occorrerà
compilare l’inventario di quanto (ed è molto) rimane
da fare.

Nel frattempo, ci potrà essere un salto di qualità
nella lotta all’Aids, soprattutto nel Terzo Mondo, mentre
– risanate alla meglio le ferite più gravi nelle aree
estremo-orientali colpite dal maremoto – si procederà
alla stesura dei progetti di rilancio di quelle economie, colpite
al cuore dalla violenza della natura, e messe in pericolo anche
dalle guerre civili che riguardano alcuni Paesi (Indonesia, Sri
Lanka e, meno nota per mancanza di comunicazioni, la guerra intestina
in Myanmar, la vecchia Birmania).
Un’altra sfida sarà proseguire nel processo di pace:
nonostante le incessanti notizie di attentati e carneficine, nel
mondo ci dovrebbero essere meno vittime di guerra di quanto non
si sia visto dagli anni Venti in avanti, soprattutto grazie al ridimensionamento
dei conflitti in Africa. In altri Paesi la stabilità resterà
fragile: in Congo, come nel Kashmire, come nell’area del Darfur
o in Sierra Leone, la guerra potrebbe divampare nuovamente da un
momento all’altro. E l’elenco dei rischi che incombono
sul mondo non si ferma qui: aumento dei prezzi del petrolio, crollo
della bolla immobiliare, crisi del dollaro, resa dei conti con l'Iran
e con la Corea del Nord per le armi nucleari, senza trascurare la
paura per un altro clamoroso attentato terroristico.
Ma non mancano ragioni per essere ottimisti. Nel mondo gli utenti
di Internet supereranno il miliardo di unità. Nel Vicino
Oriente verrà eretto l’edificio più alto del
pianeta (Burj Dubai). La Francia completerà la costruzione
del ponte più elevato. Il Giappone riemergerà finalmente
dalla crisi. Gli irlandesi avranno un motivo in più per sorridere:
nella classifica della qualità della vita si piazzano al
primo posto, forse grazie al loro giusto mix fra modernità
e tradizione.

I mesi a venire saranno decisivi per l’outsourcing,
per le imprese private e per i robot; saranno meno positivi per
i beni-rifugio.
Per il nostro Paese si prevede (e si promette) una svolta: sarà
quella buona? Giuste o sbagliate che siano, le previsioni contenute
nelle pagine seguenti avranno almeno il merito di farci riflettere.
Parlando in senso relativo, che tra l’altro è esattamente
il modo in cui si dovrebbe parlare, visto che il 2005 è il
centenario della celebre teoria di Einstein, promette di essere
comunque un anno affascinante.
Le cifre dell’Europa
AUSTRIA
Crescita del Pil: 2,4%
Pil: 320 miliardi di dollari
Inflazione: 1,7%
Popolazione: 8,2 milioni
Pil pro capite: 39.130 dollari
Una riduzione delle imposte, assieme a una migliore prospettiva
circa il mercato del lavoro, consentirà un rafforzamento
della situazione economica. Da monitorare le privatizzazioni: le
preoccupazioni per eventuali perdite di posti di lavoro e una crescente
riluttanza a concedere la proprietà di industrie austriache
a investitori stranieri potrebbero portare alla paralisi del programma
di privatizzazioni propugnato dal governo.
BELGIO
Crescita del Pil: 2,5%
Pil: 378 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 10,4 milioni
Pil pro capite: 36.430 dollari
Instabilità politica determinata storicamente dalle forti
divisioni etniche. Il debito statale dovrebbe essere contenuto ad
un valore inferiore al 100% del Pil per la prima volta da un quarto
di secolo a questa parte.
BULGARIA
Crescita del Pil: 4,0%
Pil: 28 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 7,7 milioni
Pil pro capite: 3.590 dollari
Elezioni generali nel corso dell’anno, probabile vittoria
delle sinistre. Il governo continuerà comunque negli sforzi
valutari intrapresi per aderire all’Unione europea. Da tenere
sotto osservazione la criminalità organizzata, le cui attività
illegali evidenziano le debolezze intrinseche della giustizia penale.
DANIMARCA
Crescita del Pil: 2,5%
Pil: 264 miliardi di dollari
Inflazione: 2,0%
Popolazione: 5,4 milioni
Pil pro capite: 48.920 dollari
Elezioni politiche entro la fine dell’anno. Attualmente florida
la situazione economica. Prossimo un giro di vite fiscale. Cresce
la propensione all’investimento da parte delle imprese. Concordata
con la Germania la costruzione di un grande porto sullo Stretto
di Fehmarn che divide i due Paesi.
ESTONIA
Crescita del Pil: 6,0%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 3,2%
Popolazione: 1,3 milioni
Pil pro capite: 9.310 dollari
Gran dibattito in corso su contrapposte tesi di politiche economiche.
L’economia, comunque, darà segnali positivi nel corso
dell’anno, grazie alla ripresa dell’importante settore
dei subappalti, legato a doppio filo all’andamento delle aziende
scandinave.
FINLANDIA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 199 miliardi di dollari
Inflazione: 1,3%
Popolazione: 5,3 milioni
Pil pro capite: 37.740 dollari
Stabilità politica. Si rafforzerà l’occupazione
grazie alla diminuzione del costo del lavoro. Priorità programmata:
preparare l’economia all’impatto del progressivo invecchiamento
della popolazione.
FRANCIA
Crescita del Pil: 2,4%
Pil: 2,22 trilioni di dollari
Inflazione: 1,9%
Popolazione: 60,6 milioni
Pil pro capite: 36.630 dollari
Il governo continuerà nella sua lenta e metodica opera di
alienazione dei beni statali. Tuttavia, la forte resistenza da parte
dei sindacati del settore pubblico e l’enorme deficit del
sistema pensionistico potrebbero ritardare la parziale privatizzazione
di una delle principali aziende statali che operano nel settore
dell’energia, la Gaz de France. Agli elettori francesi verrà
chiesto di ratificare la nuova Costituzione dell’Ue, probabilmente
nel secondo semestre dell’anno.
GERMANIA
Crescita del Pil: 1,9%
Pil: 2,93 trilioni di dollari
Inflazione: 1,5%
Popolazione: 82,7 milioni
Pil pro capite: 35.450 dollari
Il governo ha preso decisioni impopolari, ma necessarie: riforme
sull’occupazione, pensioni, assistenza sanitaria. L’economia
stenta a ripartire, dunque avrà soltanto una leggera ripresa,
per consumi un po’ maggiori, grazie ai tagli alle imposte
dirette approvati lo scorso anno. Lieve miglioramento del mercato
del lavoro e degli investimenti. Berlino farà forti pressioni
sull’Ue per limitare la competizione fiscale, soprattutto
da parte dei Paesi dell’Est europeo, dove aliquote fiscali
particolarmente basse per le aziende attraggono capitali d’investimento
molto concorrenti rispetto a Paesi interessati da fortissime fiscalità.
GRECIA
Crescita del Pil: 3,4%
Pil: 216 miliardi di dollari
Inflazione: 2,9%
Popolazione: 10,7 milioni
Pil pro capite: 20.210 dollari
Situazione politica ben salda. Preoccupazione: i costi delle ultime
Olimpiadi. Il prezzo dovrebbe superare i 10 miliardi di euro, con
uno sforamento rispetto alla stima iniziale di 5,9 miliardi. Ciò
avrà ripercussioni negative di lungo termine per l’economia
e la politica di bilancio statale. Il debito pubblico supererà
il 110% del Pil.
IRLANDA
Crescita del Pil: 4,9%
Pil: 200 miliardi di dollari
Inflazione: 2,2%
Popolazione: 4,1 milioni
Pil pro capite: 48.250 dollari
Instabilità politica, ma prossime elezioni politiche previste
nel 2007. Grazie al rilancio delle esportazioni e alla crescente
fiducia dei consumatori, l’economia crescerà a un ritmo
superiore a quello di qualsiasi altro Paese europeo di prima fascia.
Voto per la ratifica della Costituzione Ue previsto per fine anno.
ITALIA
Crescita del Pil: 1,8%
Pil: 1,83 trilioni di dollari
Inflazione: 2,0%
Popolazione: 58,1 milioni
Pil pro capite: 31.410 dollari
Con ogni probabilità il governo è intenzionato a presentare
nel corso dell’anno ingenti, reali tagli delle imposte, per
stimolare la crescita economica. Bassa la fiducia dei consumatori.
Da tenere sotto controllo il patrimonio statale, interessato da
politiche di privatizzazioni (per esempio, il 20% dell’Enel).
LETTONIA
Crescita del Pil: 5,5%
Pil: 13 miliardi di dollari
Inflazione: 3,5%
Popolazione: 2,3 milioni
Pil pro capite: 5.800 dollari
Previsto un rallentamento della crescita economica a causa della
forte contrazione del mercato di transito con la Russia e della
debole crescita del mercato del lavoro, che avrà forti ripercussioni
negative sulla spesa dei consumatori.
LITUANIA
Crescita del Pil: 6,5%
Pil: 24 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 3,4 milioni
Pil pro capite: 7.110 dollari
Instabilità politica. Tuttavia la politica economica rimane
inalterata. L’economia continuerà a dare ottimi risultati,
anche se la crescita sembra destinata a rallentare a causa dell’incremento
delle importazioni.
NORVEGIA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 254 miliardi di dollari
Inflazione: 5%
Popolazione: 4,6 milioni
Pil pro capite: 55.290 dollari
Elezioni generali previste per settembre.
Si presume che il governo opterà per tagli fiscali allo scaglione
più elevato. I consumi dei cittadini, in costante crescita,
saranno alimentati dagli aumenti salariali.
PAESI BASSI
Crescita del Pil: 2,0%
Pil: 640 miliardi di dollari
Inflazione: 1,5%
Popolazione: 16,4 milioni
Pil pro capite: 38.950 dollari
Sebbene le finanze statali diano segnali incoraggianti, sono necessari
ulteriori tagli alle spese. Questo avrà forti ripercussioni
negative sul settore sociale e sul welfare. Le aziende diventano
sempre meno competitive a livello internazionale per i crescenti
costi della manodopera. Prevista (come nel 2004) una fase di blocco
degli stipendi.
POLONIA
Crescita del Pil: 4,5%
Pil: 279 miliardi di dollari
Inflazione: 3,3%
Popolazione: 38,1 milioni
Pil pro capite: 7.300 dollari
Elezioni generali previste per metà anno, o, al più,
in ottobre. Imprevedibile il risultato sul referendum per la Costituzione
europea. I tagli alle spese sono necessari, per migliorare la finanza
pubblica e non infrangere il limite imposto al debito pubblico,
ovvero il massimo del 60% rispetto al Pil.
PORTOGALLO
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 184 miliardi di dollari
Inflazione: 2,2%
Popolazione: 10,4 milioni
Pil pro capite: 17.680 dollari
Socialisti al potere nelle legislative di febbraio, ma debole la
leadership politica. Malgrado ciò, nel corso di quest’anno
l’economia si riprenderà, guidata da un incremento
degli investimenti aziendali e da esportazioni più sostenute.
La politica fiscale, fin troppo occhiuta, metterà un freno
alla crescita.
REGNO UNITO
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 2,35 trilioni di dollari
Inflazione: 1,8%
Popolazione: 60,7 milioni
Pil pro capite: 38.670 dollari
Elezioni forse a maggio, con continuità laburista, sebbene
gli elettori paghino imposte più elevate avendo in cambio
molti servizi decrepiti. Sindacati in sommovimento. Si profila la
fine del boom dei consumi, ma l’economia resterà più
salda di quella dell’intero scacchiere nord-europeo. Euroscetticismo
diffuso. Sterlina sempre al di fuori del sistema-euro.
REPUBBLICA CECA
Crescita del Pil: 4,1%
Pil: 122 miliardi di dollari
Inflazione: 2,4%
Popolazione: 10,2 milioni
Pil pro capite: 11.960 dollari
Necessarie difficili riforme della disciplina di bilancio, delle
norme sugli investimenti e del mercato del lavoro. Due miliardi
di dollari ottenibili dalla privatizzazione di Cesky Telecom. Da
tenere sotto controllo il presidente della Repubblica ceca, Václav
Klaus, che contesta la Banca centrale europea e l’eurocostituzione.
ROMANIA
Crescita del Pil: 5,2%
Pil: 81 miliardi di dollari
Inflazione: 8,4%
Popolazione: 21,7 milioni
Pil pro capite: 3.720 dollari
Prima della fine dell’anno, Bucarest sottoscriverà
un trattato preliminare, mentre l’effettivo ingresso nell’Ue
è previsto per il 2007. Il Paese deve tuttavia affrettarsi
ad approvare le necessarie riforme del sistema giudiziario e amministrativo
e a risanare i conti pubblici, riducendo drasticamente l’inflazione.
SLOVACCHIA
Crescita del Pil: 5,1%
Pil: 49 miliardi di dollari
Inflazione: 5,7%
Popolazione: 5,4 milioni
Pil pro capite: 8.940 dollari
Stabilità politica. Relazioni con i Paesi vicini in fermento
a causa dei piani di completamento o di realizzazione di ulteriori
reattori nucleari nella regione di Mochove. Già caposaldo
dell’economia, le esportazioni non avranno analoga performance,
anche se alcune imprese esportatrici (la tedesca Volkswagen Slovakia
e l’americana US Steel di KosŠice) continueranno a marciare
a pieno regime.
SLOVENIA
Crescita del Pil: 3,7%
Pil: 36 miliardi di dollari
Inflazione: 3,0%
Popolazione: 2,0 milioni
Pil pro capite: 17.700 dollari
Adozione dell’euro entro il 2007 principale obiettivo economico.
A questo scopo, si deve ridurre l’inflazione a livelli compatibili
con le richieste Ue. Da monitorare la crescita del credito: la Banca
centrale continuerà a ridurre i tassi di interesse per allinearli
a quelli europei. Questo potrebbe scatenare un boom dei consumi
per ragioni creditizie, attrarre importazioni e spingere i prezzi
verso l’alto.
SPAGNA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 1,10 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 41,3 milioni
Pil pro capite: 26.660 dollari
Economia con forti segnali di ripresa grazie al crescente aumento
della domanda di prodotti spagnoli nel resto d’Europa. Consumatori
rassicurati dall’ottimo stato del mercato del lavoro e dai
tagli alle imposte. Lieve rallentamento del rigore nella gestione
del bilancio statale per consentire aumenti della spesa nell’istruzione
e nella giustizia. E’ stato il primo Paese dell’Unione
a sottoporre il Trattato di costituzione europea a consultazione
referendaria (febbraio, vittoria dei “sì”).
SVEZIA
Crescita del Pil: 2,7%
Pil: 394 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 9,1 milioni
Pil pro capite: 43.480 dollari
Da operare alcuni leggeri ritocchi verso il basso dell’imposizione
fiscale per controbilanciare gli aumenti delle imposte indirette
in tema di ambiente. Procederà privatizzazione della più
importante banca dell’area nordica e dell’operatore
di telecomunicazioni. Il Paese vanta la più alta percentuale
di abitanti occupati al mondo. Ma ha anche valori record nelle assenze
per malattia e nelle pensioni di invalidità. Si intende invertire
la tendenza.
SVIZZERA
Crescita del Pil: 2,0%
Pil: 379 miliardi di dollari
Inflazione: 1,1%
Popolazione: 7,4 milioni
Pil pro capite: 51.490 dollari
Da ratificare nel corso dell’anno la maggior parte delle clausole
del nuovo pacchetto economico che regola i rapporti fra cantoni
elvetici e Ue. Includono misure per contrastare l’evasione
fiscale, impedire le frodi doganali e consentire alla Svizzera di
godere dello status di membro associato agli accordi di Schengen,
che prevedono l’apertura delle frontiere nella regione. In
merito, probabile ricorso a referendum popolare. Dopo le recenti
sofferenze, il settore finanziario avrà impulso positivo.
Previste riforme nei servizi pubblici e nelle pensioni.
UCRAINA
Crescita del Pil: 7,0%
Pil: 77 miliardi di dollari
Inflazione: 8,0%
Popolazione: 46,9 milioni
Pil pro capite: 1.630 dollari
Imprescindibile la ristrutturazione dei settori del carbone, dell’energia
e delle telecomunicazioni. Intenzione di unirsi al club europeo,
ma i segnali della Russia non sono incoraggianti. L’Ue proporrà
una collaborazione con la sua Politica europea di vicinato (ENP).
UNGHERIA
Crescita del Pil: 4,0%
Pil: 112 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 10 milioni
Pil pro capite: 11.210 dollari
Deficit di bilancio pesante: intorno al 5% del Pil. Forte impatto
della politica di austerità sulla popolazione. Budapest conta
sulla ripresa prevista per Eurolandia, alla quale dovrebbe agganciarsi.
Le cifre dell’Eurasia
RUSSIA
Crescita del Pil: 5,8%
Pil: 623 miliardi di dollari
Inflazione: 9,9%
Popolazione: 143,7 milioni
Pil pro capite: 4.330 dollari
Aumenta il controllo dello Stato sull’economia, soprattutto
nel settore cruciale dell’energia (petrolio). Il peso fiscale
si sposterà sulle risorse naturali. Sarà il petrolio
a finanziare gli aumenti di bilancio alla difesa e alla sicurezza,
nonché la spesa per il welfare e lo Stato sociale. Da continuare
a tenere sotto osservazione i problemi Cecenia e terrorismo. Prioritario,
per Mosca, il problema di un sistema integrato di sicurezza interna.
TURCHIA
Crescita del Pil: 4,3%
Pil: 304 miliardi di dollari
Inflazione: 19,5%
Popolazione: 73,3 milioni
Pil pro capite: 4.150 dollari
La spesa dei consumatori e gli investimenti nelle imprese sono in
crescita esponenziale e continueranno ad ottenere ottimi risultati
anche nel corso di quest’anno. Sempre incoraggianti turismo
ed esportazione. Economia in rallentamento, ma crescita ancora sostenuta.
Nuovo finanziamento del Fmi. Inizio trattative con l’Ue per
l’ingresso nel club continentale, anche se stridenti permangono
le contraddizioni di una società in bilico tra l’Occidente
tendenzialmente democratico e liberista e l’Oriente dominato
da una concezione della vita che lascia poco spazio all’individuo
e alle sue qualità.
Le cifre del Vicino Oriente
ARABIA SAUDITA
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 232 miliardi di dollari
Inflazione: 0,3%
Popolazione: 25,7 milioni
Pil pro capite: 9.030 dollari
Malgrado una forte repressione, regno sotto tiro terrorista. La
dinastia saudita, tuttavia, per ora non sembra correre alcun pericolo.
Quest’anno, prime elezioni amministrative, dopo circa otto
lustri.
GIORDANIA
Crescita del Pil: 5,1%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 2,6%
Popolazione: 5,8 milioni
Pil pro capite: 2.010 dollari
Continueranno gli aiuti statunitensi, in cambio dell’appoggio
di re Abdallah alla politica americana nello scacchiere. La posizione
del Paese come porta d’ingresso per esportazioni duty-free
esenti da quote verso l’America e la Ue – Amman ha accordi
commerciali con tutte e due le aree – alimenterà gli
investimenti.
IRAN
Crescita del Pil: 4,6%
Pil: 170 miliardi di dollari
Inflazione: 14,7%
Popolazione: 71 milioni
Pil pro capite: 2.400 dollari
A giugno elezione del nuovo presidente. Tranne che per il petrolio,
l’economia è in crisi profonda per eccesso di sussidi
e pochi investimenti. Sotto osservazione la scommessa sul nucleare,
avversata dall’America e da Israele. Problematica la ricostruzione
dopo il disastroso terremoto del febbraio scorso.
ISRAELE
Crescita del Pil: 3,8%
Pil: 122 miliardi di dollari
Inflazione: 2,1%
Popolazione: 7,0 milioni
Pil pro capite: 17.540 dollari
Economia in netto miglioramento. La riduzione della spesa pubblica
contribuisce a stabilizzare il bilancio, la riduzione delle imposte
sta favorendo la spesa dei consumatori. Esportazioni e turismo in
ripresa.
Le cifre dell’Asia
CINA
Crescita del Pil: 8,1%
Pil: 1,78 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 1,3 miliardi
Pil pro capite: 1.360 dollari
Una classe media rampante e il dissenso in crescita nelle campagne
possono spingere ad aprire spiragli di democrazia nel farraginoso
sistema politico. L’economia, sempre più potente, è
difficile da gestire. Da monitorare lo yuan, che intenderebbe liberarsi
dello scambio fisso con il dollaro. Notevole il richiamo di imprese
estere, dato il bassissimo costo del lavoro.

HONG KONG
Crescita del Pil: 4,7%
Pil: 162 miliardi di dollari
Inflazione: 0,4%
Popolazione: 7,1 milioni
Pil pro capite: 22.970 dollari
Scarso spazio di manovra per riforme democratiche: Pechino non lo
consentirà. Bene l’economia, grazie all’allargamento
dei legami col mercato cinese. Punto di forza, il turismo. Nel corso
dell’anno, il lungo periodo deflattivo dovrebbe avere termine
e i prezzi per la prima volta dopo il 1998 dovrebbero salire notevolmente.
INDIA
Crescita del Pil: 7,5%
Pil: 701 miliardi di dollari
Inflazione: 5,7%
Popolazione: 1,1 miliardi
Pil pro capite: 640 dollari
Economia ancora in crescita sostenuta, anche se in misura minore
rispetto al 2004. Investitori cauti. Settore privato non inferiore
per importanza rispetto a quello pubblico: software, back-office,
telecomunicazioni e veicoli a motore saranno i veri propulsori.
Da tener d’occhio la copia illegale dei prodotti farmaceutici.
GIAPPONE
Crescita del Pil: 1,7%
Pil: 4,79 trilioni di dollari
Inflazione: 0,2%
Popolazione: 127,4 milioni
Pil pro capite: 37.550 dollari
Crescita economica superiore al 4% lo scorso anno, ma il boom non
può perdurare. Le imprese limiteranno gli investimenti. Si
ridurrà la spesa pubblica per frenare il deficit di bilancio.
Consumatori insoddisfatti per le forme di imposizione fiscale surrettizia,
come l’aumento dei pagamenti per i fondi pensionistici.
SUD COREA
Crescita del Pil: 4,9%
Pil: 730 miliardi di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 48,5 milioni
Pil pro capite: 15.050 dollari
Migliorano le prospettive per l’economia. I consumatori aumentano
il ritmo di spesa. Peggioreranno ancora le relazioni tra imprese
e sindacati, con scioperi duri contro il governo che intende ridurre
la settimana lavorativa da 44 a 40 ore. Nel corso dell’anno,
prevista la firma di un nuovo trattato di libero scambio con il
Giappone.
TAIWAN
Crescita del Pil: 4,8%
Pil: 333 miliardi di dollari
Inflazione: 1,4%
Popolazione: 22,9 milioni
Pil pro capite: 14.560 dollari
Nell’agenda governativa, ristrutturazione del settore bancario,
riduzione del deficit, ammodernamento della base industriale, realizzazione
di una rete di sicurezza sociale. Obiettivo primario: sfruttare
i legami con la Cina continentale, per essere trainati dalla sua
travolgente economia.
Le cifre dell’Oceania
AUSTRALIA
Crescita del Pil: 3,4%
Pil: 623 miliardi di dollari
Inflazione: 2,8%
Popolazione: 20,3 milioni
Pil pro capite: 30.630 dollari
Politica ed economia tradizionalmente stabili. Dal 2000, ogni anno
tagli alle imposte. Bilancio in forte attivo. L’economia rallenterà
per cali nelle costruzioni di abitazioni e nel ritmo di spesa dei
consumatori.
NUOVA ZELANDA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 98 miliardi di dollari
Inflazione: 2,7%
Popolazione: 4,1 milioni
Pil pro capite: 23.930 dollari
A metà anno, elezioni generali. Economia forse in battuta
d’arresto, ma esportazioni (soprattutto importante settore
caseario) ancora a gonfie vele. La valuta forte consente l’acquisto
di materie prime costose.
Le cifre delle Americhe
CANADA
Crescita del Pil: 2,9%
Pil: 1,02 trilioni di dollari
Inflazione: 2,4%
Popolazione: 32,2 milioni
Pil pro capite: 31.780 dollari
Paese preoccupato dalla forza della valuta rispetto al dollaro Usa,
ma esportazioni in crescita intorno al 4%. Tassi d’interesse
più elevati ridurranno gli investimenti nelle imprese. Si
spenderà di più per la difesa, compreso uno schieramento
di armi nello spazio, in comune con gli Stati Uniti.
STATI UNITI
Crescita del Pil: 3,2%
Pil: 12,28 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 295,7 milioni
Pil pro capite: 41.530 dollari
Lungo l’elenco delle priorità: riforma fiscale e tagli
alle spese sanitarie, battuta d’arresto economica prevedibile
per la seconda metà dell’anno, tassi d’interesse
in ascesa, dopo i minimi storici degli ultimi tempi, spesa dei consumatori
più cauta, prezzi del greggio più elevati influiranno
sulla crescita complessiva. Il deficit di bilancio raggiungerà
un incredibile 4,5% del Pil. Fattore decisivo sarà il ritmo
del rallentamento: se l’economia frenerà lentamente,
tutto andrà per il meglio; se invece la discesa sarà
brusca, potrà trasformarsi in frana, soprattutto se i prezzi
delle abitazioni dovessero scendere con decisione. Politica estera
sempre in primo piano. Strategie d’uscita da aree di guerra
prioritarie, al pari della sconfitta di al-Qaeda e dell’eliminazione
del suo leader.
MESSICO
Crescita del Pil: 3,1%
Pil: 669 miliardi di dollari
Inflazione: 4,1%
Popolazione: 106,2 milioni
Pil pro capite: 6.300 dollari
Notevoli difficoltà per le riforme necessarie e impopolari,
quali la liberalizzazione dei settori dell’elettricità
e delle telecomunicazioni, la riforma fiscale e quella del mercato
del lavoro. L’economia dipende dagli Usa, che acquistano oltre
il 90% delle esportazioni messicane. Quindi, il rallentamento della
domanda americana farà rallentare anche la crescita messicana,
anche se i proventi del greggio resteranno considerevoli. Invariati,
l’esodo verso la città e l’impoverimento dell’agricoltura,
che impiega oltre un quarto della popolazione, ma è una voce
debole (10%) del Pil.ARGENTINA
Crescita del Pil: 4,4%
Pil: 148 miliardi di dollari
Inflazione: 5,3%
Popolazione: 39,1 milioni
Pil pro capite: 3.800 dollari
Dopo una crescita economica sostenuta nel periodo 2003-2004, inevitabile
dopo il crollo del 1999-2002, il ritmo rallenterà fino al
5%. Una carenza di investimenti potrebbe creare problemi e distorsioni
del mercato. Da tenere sotto controllo i negoziati sui debiti, che
hanno ridotto questo Paese a un paria delle comunità mondiali.
Nel corso dell’anno, tra l’altro, scadranno numerose
obbligazioni non in default. Forti tensioni sociali a causa della
criminalità dilagante e della cronica carenza di posti di
lavoro.
BRASILE
Crescita del Pil: 3,6%
Pil: 580 miliardi di dollari
Inflazione: 5,8%
Popolazione: 181,4 milioni
Pil pro capite: 3.200 dollari
Economia in miglioramento, anche se povertà, criminalità
e disoccupazione restano elevate. Obiettivi sanzionati dal Fondo
monetario internazionale: disciplina fiscale, tasso di cambio variabile,
controllo dell’inflazione. Saranno creati nuovi posti di lavoro.
Redditi in lieve crescita. Problema FTAA: la ratifica del Trattato
della Free-Trade Area of the Americas è prevista per quest’anno;
se approvato, il patto sarà più debole del previsto
per le dispute accese tra Brasile e Usa: entrambi intendono proteggere
settori che dovrebbero invece essere aperti al libero scambio.VENEZUELA
Crescita del Pil: 4,1%
Pil: 110 miliardi di dollari
Inflazione: 20,5%
Popolazione: 26,5 milioni
Pil pro capite: 4.140 dollari
Proseguirà la “rivoluzione bolivarista” con le
politiche di redistribuzione della ricchezza nazionale. Previsti
atti di violenza. Il governo disporrà di entrate minori per
rilanciare l’economia, perché si prevede una diminuzione
del prezzo del petrolio. Pertanto, ci sarà una crescita rallentata,
che alla fine porterà il Pil effettivo a un livello inferiore
del 4% rispetto al 1998. In nome della solidarietà sudamericana,
sottoscritti accordi per lo sviluppo con le controparti colombiana
e argentina.
Le cifre dell’Africa
ALGERIA
Crescita del Pil: 8,2%
Pil: 80 miliardi di dollari
Inflazione: 3,7%
Popolazione: 33,9 milioni
Pil pro capite: 2.360 dollari
Obiettivi prioritari: mettere fine all’insurrezione islamica
di Kabylia e avviare la riconciliazione con la popolazione berbera.
Corruzione sempre diffusa. Gli oleodotti viaggiano a pieno ritmo.
La produzione aumenterà ancora (di circa il 14%). Il progetto
di impianto per la produzione di gas di In Amenas metterà
in circolo circa 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno
e circa 60 mila barili di gas liquido al giorno.
EGITTO
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 77 miliardi di dollari
Inflazione: 6,5%
Popolazione: 74,6 milioni
Pil pro capite: 1.030 dollari
Previste elezioni presidenziali, seguite da quelle per il rinnovo
del Parlamento. L’economia si va indebolendo. Va riavviato
il programma delle privatizzazioni tagliato da troppo tempo. Devono
essere limitati i sussidi. Preoccupano l’elevato debito esterno
e il deficit pubblico.
KENYA
Crescita del Pil: 3,7%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 6,5%
Popolazione: 33,3 milioni
Pil pro capite: 360 dollari
Paese in bilico. Instabilità politica. Investimenti previsti
nelle telecomunicazioni, nei trasporti e nell’elettricità,
combinati con una maggiore produzione di indumenti da esportazione,
per una lieve crescita industriale. In primo piano, la lotta alla
corruzione e alle distorsioni affaristiche degli apparati dirigenziali.
SUDAFRICA
Crescita del Pil: 3,3%
Pil: 193 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 47,1 milioni
Pil pro capite: 4.110 dollari
Priorità nazionale, l’emancipazione economica della
popolazione di colore. Nei prossimi 5-10 anni si vuol trasferire
almeno il 25% della proprietà degli istituti bancari, delle
società minerarie e delle proprietà agricole agli
autoctoni. |