Marzo 2005

Grandi inchieste: che mondo farà

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2005 anno cruciale
Aldo Ferrari - Roberto De Filippi
 
 






L’elenco dei rischi che incombono
sul mondo non si ferma qui:
aumento dei prezzi del petrolio, crollo della bolla
immobiliare, crisi del dollaro…

 

Nel 2005 la storia del mondo si incentrerà soprattutto sulla vicenda di due Paesi. Si dovranno tenere d’occhio l’America del secondo mandato presidenziale a Bush jr. e la Cina del boom economico; e li si dovrà osservare per il loro impatto sull’economia globale e la loro influenza sulla sicurezza internazionale. E gli scenari dovrebbero essere tutto sommato rassicuranti.
In realtà, dopo un 2004 segnato dalla crescita più significativa degli ultimi vent’anni, l’economia globale dovrebbe rallentare, in particolare per l’effetto dell’aumento dei tassi d’interesse in America e della frenata della Cina. E’ possibile che la decelerazione sia brusca e piena di sobbalzi e di strappi, ma è più probabile che si manifesti nel complesso soft, più morbida, facendo in modo che le maggiori preoccupazioni rimangano concentrate sulle altre potenziali fonti di instabilità dell’equilibrio mondiale. Si terranno sotto osservazione ravvicinata le difficili relazioni della Cina con l’indipendentista Taiwan, che comunque non sfoceranno in una crisi aperta, e gli sforzi statunitensi per mutare l’orizzonte politico del Medio Oriente, che dovrebbe registrare nel corso dell’anno una svolta decisiva.
A differenza del 2004, anno in cui ci sono state numerose consultazioni elettorali, (quasi un record), nel 2005 si andrà poco alle urne, anche se in Europa i cittadini avranno modo di dire la loro: in Gran Bretagna Tony Blair dovrebbe ottenere il terzo mandato; un po’ ovunque, nel Vecchio Continente, la gente potrà iniziare a giudicare l’operato dei propri governanti, in particolare con una serie di referendum sulla nuova Costituzione. E si parlerà molto anche di povertà nel mondo. Cinque anni dopo le nobili promesse fatte all’Assemblea del Millennio, tenuta dalle Nazioni Unite, per il dimezzamento della povertà entro il 2015, occorrerà compilare l’inventario di quanto (ed è molto) rimane da fare.

Nel frattempo, ci potrà essere un salto di qualità nella lotta all’Aids, soprattutto nel Terzo Mondo, mentre – risanate alla meglio le ferite più gravi nelle aree estremo-orientali colpite dal maremoto – si procederà alla stesura dei progetti di rilancio di quelle economie, colpite al cuore dalla violenza della natura, e messe in pericolo anche dalle guerre civili che riguardano alcuni Paesi (Indonesia, Sri Lanka e, meno nota per mancanza di comunicazioni, la guerra intestina in Myanmar, la vecchia Birmania).
Un’altra sfida sarà proseguire nel processo di pace: nonostante le incessanti notizie di attentati e carneficine, nel mondo ci dovrebbero essere meno vittime di guerra di quanto non si sia visto dagli anni Venti in avanti, soprattutto grazie al ridimensionamento dei conflitti in Africa. In altri Paesi la stabilità resterà fragile: in Congo, come nel Kashmire, come nell’area del Darfur o in Sierra Leone, la guerra potrebbe divampare nuovamente da un momento all’altro. E l’elenco dei rischi che incombono sul mondo non si ferma qui: aumento dei prezzi del petrolio, crollo della bolla immobiliare, crisi del dollaro, resa dei conti con l'Iran e con la Corea del Nord per le armi nucleari, senza trascurare la paura per un altro clamoroso attentato terroristico.
Ma non mancano ragioni per essere ottimisti. Nel mondo gli utenti di Internet supereranno il miliardo di unità. Nel Vicino Oriente verrà eretto l’edificio più alto del pianeta (Burj Dubai). La Francia completerà la costruzione del ponte più elevato. Il Giappone riemergerà finalmente dalla crisi. Gli irlandesi avranno un motivo in più per sorridere: nella classifica della qualità della vita si piazzano al primo posto, forse grazie al loro giusto mix fra modernità e tradizione.

I mesi a venire saranno decisivi per l’outsourcing, per le imprese private e per i robot; saranno meno positivi per i beni-rifugio.
Per il nostro Paese si prevede (e si promette) una svolta: sarà quella buona? Giuste o sbagliate che siano, le previsioni contenute nelle pagine seguenti avranno almeno il merito di farci riflettere. Parlando in senso relativo, che tra l’altro è esattamente il modo in cui si dovrebbe parlare, visto che il 2005 è il centenario della celebre teoria di Einstein, promette di essere comunque un anno affascinante.


Le cifre dell’Europa


AUSTRIA
Crescita del Pil: 2,4%
Pil: 320 miliardi di dollari
Inflazione: 1,7%
Popolazione: 8,2 milioni
Pil pro capite: 39.130 dollari
Una riduzione delle imposte, assieme a una migliore prospettiva circa il mercato del lavoro, consentirà un rafforzamento della situazione economica. Da monitorare le privatizzazioni: le preoccupazioni per eventuali perdite di posti di lavoro e una crescente riluttanza a concedere la proprietà di industrie austriache a investitori stranieri potrebbero portare alla paralisi del programma di privatizzazioni propugnato dal governo.

BELGIO
Crescita del Pil: 2,5%
Pil: 378 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 10,4 milioni
Pil pro capite: 36.430 dollari
Instabilità politica determinata storicamente dalle forti divisioni etniche. Il debito statale dovrebbe essere contenuto ad un valore inferiore al 100% del Pil per la prima volta da un quarto di secolo a questa parte.

BULGARIA
Crescita del Pil: 4,0%
Pil: 28 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 7,7 milioni
Pil pro capite: 3.590 dollari
Elezioni generali nel corso dell’anno, probabile vittoria delle sinistre. Il governo continuerà comunque negli sforzi valutari intrapresi per aderire all’Unione europea. Da tenere sotto osservazione la criminalità organizzata, le cui attività illegali evidenziano le debolezze intrinseche della giustizia penale.

DANIMARCA
Crescita del Pil: 2,5%
Pil: 264 miliardi di dollari
Inflazione: 2,0%
Popolazione: 5,4 milioni
Pil pro capite: 48.920 dollari
Elezioni politiche entro la fine dell’anno. Attualmente florida la situazione economica. Prossimo un giro di vite fiscale. Cresce la propensione all’investimento da parte delle imprese. Concordata con la Germania la costruzione di un grande porto sullo Stretto di Fehmarn che divide i due Paesi.

ESTONIA
Crescita del Pil: 6,0%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 3,2%
Popolazione: 1,3 milioni
Pil pro capite: 9.310 dollari
Gran dibattito in corso su contrapposte tesi di politiche economiche. L’economia, comunque, darà segnali positivi nel corso dell’anno, grazie alla ripresa dell’importante settore dei subappalti, legato a doppio filo all’andamento delle aziende scandinave.

FINLANDIA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 199 miliardi di dollari
Inflazione: 1,3%
Popolazione: 5,3 milioni
Pil pro capite: 37.740 dollari
Stabilità politica. Si rafforzerà l’occupazione grazie alla diminuzione del costo del lavoro. Priorità programmata: preparare l’economia all’impatto del progressivo invecchiamento della popolazione.

FRANCIA
Crescita del Pil: 2,4%
Pil: 2,22 trilioni di dollari
Inflazione: 1,9%
Popolazione: 60,6 milioni
Pil pro capite: 36.630 dollari
Il governo continuerà nella sua lenta e metodica opera di alienazione dei beni statali. Tuttavia, la forte resistenza da parte dei sindacati del settore pubblico e l’enorme deficit del sistema pensionistico potrebbero ritardare la parziale privatizzazione di una delle principali aziende statali che operano nel settore dell’energia, la Gaz de France. Agli elettori francesi verrà chiesto di ratificare la nuova Costituzione dell’Ue, probabilmente nel secondo semestre dell’anno.

GERMANIA
Crescita del Pil: 1,9%
Pil: 2,93 trilioni di dollari
Inflazione: 1,5%
Popolazione: 82,7 milioni
Pil pro capite: 35.450 dollari
Il governo ha preso decisioni impopolari, ma necessarie: riforme sull’occupazione, pensioni, assistenza sanitaria. L’economia stenta a ripartire, dunque avrà soltanto una leggera ripresa, per consumi un po’ maggiori, grazie ai tagli alle imposte dirette approvati lo scorso anno. Lieve miglioramento del mercato del lavoro e degli investimenti. Berlino farà forti pressioni sull’Ue per limitare la competizione fiscale, soprattutto da parte dei Paesi dell’Est europeo, dove aliquote fiscali particolarmente basse per le aziende attraggono capitali d’investimento molto concorrenti rispetto a Paesi interessati da fortissime fiscalità.

GRECIA
Crescita del Pil: 3,4%
Pil: 216 miliardi di dollari
Inflazione: 2,9%
Popolazione: 10,7 milioni
Pil pro capite: 20.210 dollari
Situazione politica ben salda. Preoccupazione: i costi delle ultime Olimpiadi. Il prezzo dovrebbe superare i 10 miliardi di euro, con uno sforamento rispetto alla stima iniziale di 5,9 miliardi. Ciò avrà ripercussioni negative di lungo termine per l’economia e la politica di bilancio statale. Il debito pubblico supererà il 110% del Pil.

IRLANDA
Crescita del Pil: 4,9%
Pil: 200 miliardi di dollari
Inflazione: 2,2%
Popolazione: 4,1 milioni
Pil pro capite: 48.250 dollari
Instabilità politica, ma prossime elezioni politiche previste nel 2007. Grazie al rilancio delle esportazioni e alla crescente fiducia dei consumatori, l’economia crescerà a un ritmo superiore a quello di qualsiasi altro Paese europeo di prima fascia. Voto per la ratifica della Costituzione Ue previsto per fine anno.

ITALIA
Crescita del Pil: 1,8%
Pil: 1,83 trilioni di dollari
Inflazione: 2,0%
Popolazione: 58,1 milioni
Pil pro capite: 31.410 dollari
Con ogni probabilità il governo è intenzionato a presentare nel corso dell’anno ingenti, reali tagli delle imposte, per stimolare la crescita economica. Bassa la fiducia dei consumatori. Da tenere sotto controllo il patrimonio statale, interessato da politiche di privatizzazioni (per esempio, il 20% dell’Enel).

LETTONIA
Crescita del Pil: 5,5%
Pil: 13 miliardi di dollari
Inflazione: 3,5%
Popolazione: 2,3 milioni
Pil pro capite: 5.800 dollari
Previsto un rallentamento della crescita economica a causa della forte contrazione del mercato di transito con la Russia e della debole crescita del mercato del lavoro, che avrà forti ripercussioni negative sulla spesa dei consumatori.

LITUANIA
Crescita del Pil: 6,5%
Pil: 24 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 3,4 milioni
Pil pro capite: 7.110 dollari
Instabilità politica. Tuttavia la politica economica rimane inalterata. L’economia continuerà a dare ottimi risultati, anche se la crescita sembra destinata a rallentare a causa dell’incremento delle importazioni.

NORVEGIA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 254 miliardi di dollari
Inflazione: 5%
Popolazione: 4,6 milioni
Pil pro capite: 55.290 dollari
Elezioni generali previste per settembre.
Si presume che il governo opterà per tagli fiscali allo scaglione più elevato. I consumi dei cittadini, in costante crescita, saranno alimentati dagli aumenti salariali.

PAESI BASSI
Crescita del Pil: 2,0%
Pil: 640 miliardi di dollari
Inflazione: 1,5%
Popolazione: 16,4 milioni
Pil pro capite: 38.950 dollari
Sebbene le finanze statali diano segnali incoraggianti, sono necessari ulteriori tagli alle spese. Questo avrà forti ripercussioni negative sul settore sociale e sul welfare. Le aziende diventano sempre meno competitive a livello internazionale per i crescenti costi della manodopera. Prevista (come nel 2004) una fase di blocco degli stipendi.

POLONIA
Crescita del Pil: 4,5%
Pil: 279 miliardi di dollari
Inflazione: 3,3%
Popolazione: 38,1 milioni
Pil pro capite: 7.300 dollari
Elezioni generali previste per metà anno, o, al più, in ottobre. Imprevedibile il risultato sul referendum per la Costituzione europea. I tagli alle spese sono necessari, per migliorare la finanza pubblica e non infrangere il limite imposto al debito pubblico, ovvero il massimo del 60% rispetto al Pil.

PORTOGALLO
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 184 miliardi di dollari
Inflazione: 2,2%
Popolazione: 10,4 milioni
Pil pro capite: 17.680 dollari
Socialisti al potere nelle legislative di febbraio, ma debole la leadership politica. Malgrado ciò, nel corso di quest’anno l’economia si riprenderà, guidata da un incremento degli investimenti aziendali e da esportazioni più sostenute. La politica fiscale, fin troppo occhiuta, metterà un freno alla crescita.

REGNO UNITO
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 2,35 trilioni di dollari
Inflazione: 1,8%
Popolazione: 60,7 milioni
Pil pro capite: 38.670 dollari
Elezioni forse a maggio, con continuità laburista, sebbene gli elettori paghino imposte più elevate avendo in cambio molti servizi decrepiti. Sindacati in sommovimento. Si profila la fine del boom dei consumi, ma l’economia resterà più salda di quella dell’intero scacchiere nord-europeo. Euroscetticismo diffuso. Sterlina sempre al di fuori del sistema-euro.

REPUBBLICA CECA
Crescita del Pil: 4,1%
Pil: 122 miliardi di dollari
Inflazione: 2,4%
Popolazione: 10,2 milioni
Pil pro capite: 11.960 dollari
Necessarie difficili riforme della disciplina di bilancio, delle norme sugli investimenti e del mercato del lavoro. Due miliardi di dollari ottenibili dalla privatizzazione di Cesky Telecom. Da tenere sotto controllo il presidente della Repubblica ceca, Václav Klaus, che contesta la Banca centrale europea e l’eurocostituzione.

ROMANIA
Crescita del Pil: 5,2%
Pil: 81 miliardi di dollari
Inflazione: 8,4%
Popolazione: 21,7 milioni
Pil pro capite: 3.720 dollari
Prima della fine dell’anno, Bucarest sottoscriverà un trattato preliminare, mentre l’effettivo ingresso nell’Ue è previsto per il 2007. Il Paese deve tuttavia affrettarsi ad approvare le necessarie riforme del sistema giudiziario e amministrativo e a risanare i conti pubblici, riducendo drasticamente l’inflazione.

SLOVACCHIA
Crescita del Pil: 5,1%
Pil: 49 miliardi di dollari
Inflazione: 5,7%
Popolazione: 5,4 milioni
Pil pro capite: 8.940 dollari
Stabilità politica. Relazioni con i Paesi vicini in fermento a causa dei piani di completamento o di realizzazione di ulteriori reattori nucleari nella regione di Mochove. Già caposaldo dell’economia, le esportazioni non avranno analoga performance, anche se alcune imprese esportatrici (la tedesca Volkswagen Slovakia e l’americana US Steel di KosŠice) continueranno a marciare a pieno regime.

SLOVENIA
Crescita del Pil: 3,7%
Pil: 36 miliardi di dollari
Inflazione: 3,0%
Popolazione: 2,0 milioni
Pil pro capite: 17.700 dollari
Adozione dell’euro entro il 2007 principale obiettivo economico. A questo scopo, si deve ridurre l’inflazione a livelli compatibili con le richieste Ue. Da monitorare la crescita del credito: la Banca centrale continuerà a ridurre i tassi di interesse per allinearli a quelli europei. Questo potrebbe scatenare un boom dei consumi per ragioni creditizie, attrarre importazioni e spingere i prezzi verso l’alto.

SPAGNA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 1,10 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 41,3 milioni
Pil pro capite: 26.660 dollari
Economia con forti segnali di ripresa grazie al crescente aumento della domanda di prodotti spagnoli nel resto d’Europa. Consumatori rassicurati dall’ottimo stato del mercato del lavoro e dai tagli alle imposte. Lieve rallentamento del rigore nella gestione del bilancio statale per consentire aumenti della spesa nell’istruzione e nella giustizia. E’ stato il primo Paese dell’Unione a sottoporre il Trattato di costituzione europea a consultazione referendaria (febbraio, vittoria dei “sì”).

SVEZIA
Crescita del Pil: 2,7%
Pil: 394 miliardi di dollari
Inflazione: 1,6%
Popolazione: 9,1 milioni
Pil pro capite: 43.480 dollari
Da operare alcuni leggeri ritocchi verso il basso dell’imposizione fiscale per controbilanciare gli aumenti delle imposte indirette in tema di ambiente. Procederà privatizzazione della più importante banca dell’area nordica e dell’operatore di telecomunicazioni. Il Paese vanta la più alta percentuale di abitanti occupati al mondo. Ma ha anche valori record nelle assenze per malattia e nelle pensioni di invalidità. Si intende invertire la tendenza.

SVIZZERA
Crescita del Pil: 2,0%
Pil: 379 miliardi di dollari
Inflazione: 1,1%
Popolazione: 7,4 milioni
Pil pro capite: 51.490 dollari
Da ratificare nel corso dell’anno la maggior parte delle clausole del nuovo pacchetto economico che regola i rapporti fra cantoni elvetici e Ue. Includono misure per contrastare l’evasione fiscale, impedire le frodi doganali e consentire alla Svizzera di godere dello status di membro associato agli accordi di Schengen, che prevedono l’apertura delle frontiere nella regione. In merito, probabile ricorso a referendum popolare. Dopo le recenti sofferenze, il settore finanziario avrà impulso positivo. Previste riforme nei servizi pubblici e nelle pensioni.

UCRAINA
Crescita del Pil: 7,0%
Pil: 77 miliardi di dollari
Inflazione: 8,0%
Popolazione: 46,9 milioni
Pil pro capite: 1.630 dollari
Imprescindibile la ristrutturazione dei settori del carbone, dell’energia e delle telecomunicazioni. Intenzione di unirsi al club europeo, ma i segnali della Russia non sono incoraggianti. L’Ue proporrà una collaborazione con la sua Politica europea di vicinato (ENP).

UNGHERIA
Crescita del Pil: 4,0%
Pil: 112 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 10 milioni
Pil pro capite: 11.210 dollari
Deficit di bilancio pesante: intorno al 5% del Pil. Forte impatto della politica di austerità sulla popolazione. Budapest conta sulla ripresa prevista per Eurolandia, alla quale dovrebbe agganciarsi.

Le cifre dell’Eurasia

RUSSIA
Crescita del Pil: 5,8%
Pil: 623 miliardi di dollari
Inflazione: 9,9%
Popolazione: 143,7 milioni
Pil pro capite: 4.330 dollari
Aumenta il controllo dello Stato sull’economia, soprattutto nel settore cruciale dell’energia (petrolio). Il peso fiscale si sposterà sulle risorse naturali. Sarà il petrolio a finanziare gli aumenti di bilancio alla difesa e alla sicurezza, nonché la spesa per il welfare e lo Stato sociale. Da continuare a tenere sotto osservazione i problemi Cecenia e terrorismo. Prioritario, per Mosca, il problema di un sistema integrato di sicurezza interna.

TURCHIA
Crescita del Pil: 4,3%
Pil: 304 miliardi di dollari
Inflazione: 19,5%
Popolazione: 73,3 milioni
Pil pro capite: 4.150 dollari
La spesa dei consumatori e gli investimenti nelle imprese sono in crescita esponenziale e continueranno ad ottenere ottimi risultati anche nel corso di quest’anno. Sempre incoraggianti turismo ed esportazione. Economia in rallentamento, ma crescita ancora sostenuta. Nuovo finanziamento del Fmi. Inizio trattative con l’Ue per l’ingresso nel club continentale, anche se stridenti permangono le contraddizioni di una società in bilico tra l’Occidente tendenzialmente democratico e liberista e l’Oriente dominato da una concezione della vita che lascia poco spazio all’individuo e alle sue qualità.

Le cifre del Vicino Oriente

ARABIA SAUDITA
Crescita del Pil: 2,3%
Pil: 232 miliardi di dollari
Inflazione: 0,3%
Popolazione: 25,7 milioni
Pil pro capite: 9.030 dollari
Malgrado una forte repressione, regno sotto tiro terrorista. La dinastia saudita, tuttavia, per ora non sembra correre alcun pericolo. Quest’anno, prime elezioni amministrative, dopo circa otto lustri.

GIORDANIA
Crescita del Pil: 5,1%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 2,6%
Popolazione: 5,8 milioni
Pil pro capite: 2.010 dollari
Continueranno gli aiuti statunitensi, in cambio dell’appoggio di re Abdallah alla politica americana nello scacchiere. La posizione del Paese come porta d’ingresso per esportazioni duty-free esenti da quote verso l’America e la Ue – Amman ha accordi commerciali con tutte e due le aree – alimenterà gli investimenti.

IRAN
Crescita del Pil: 4,6%
Pil: 170 miliardi di dollari
Inflazione: 14,7%
Popolazione: 71 milioni
Pil pro capite: 2.400 dollari
A giugno elezione del nuovo presidente. Tranne che per il petrolio, l’economia è in crisi profonda per eccesso di sussidi e pochi investimenti. Sotto osservazione la scommessa sul nucleare, avversata dall’America e da Israele. Problematica la ricostruzione dopo il disastroso terremoto del febbraio scorso.

ISRAELE
Crescita del Pil: 3,8%
Pil: 122 miliardi di dollari
Inflazione: 2,1%
Popolazione: 7,0 milioni
Pil pro capite: 17.540 dollari
Economia in netto miglioramento. La riduzione della spesa pubblica contribuisce a stabilizzare il bilancio, la riduzione delle imposte sta favorendo la spesa dei consumatori. Esportazioni e turismo in ripresa.

Le cifre dell’Asia

CINA
Crescita del Pil: 8,1%
Pil: 1,78 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 1,3 miliardi
Pil pro capite: 1.360 dollari
Una classe media rampante e il dissenso in crescita nelle campagne possono spingere ad aprire spiragli di democrazia nel farraginoso sistema politico. L’economia, sempre più potente, è difficile da gestire. Da monitorare lo yuan, che intenderebbe liberarsi dello scambio fisso con il dollaro. Notevole il richiamo di imprese estere, dato il bassissimo costo del lavoro.


HONG KONG
Crescita del Pil: 4,7%
Pil: 162 miliardi di dollari
Inflazione: 0,4%
Popolazione: 7,1 milioni
Pil pro capite: 22.970 dollari
Scarso spazio di manovra per riforme democratiche: Pechino non lo consentirà. Bene l’economia, grazie all’allargamento dei legami col mercato cinese. Punto di forza, il turismo. Nel corso dell’anno, il lungo periodo deflattivo dovrebbe avere termine e i prezzi per la prima volta dopo il 1998 dovrebbero salire notevolmente.

INDIA
Crescita del Pil: 7,5%
Pil: 701 miliardi di dollari
Inflazione: 5,7%
Popolazione: 1,1 miliardi
Pil pro capite: 640 dollari
Economia ancora in crescita sostenuta, anche se in misura minore rispetto al 2004. Investitori cauti. Settore privato non inferiore per importanza rispetto a quello pubblico: software, back-office, telecomunicazioni e veicoli a motore saranno i veri propulsori. Da tener d’occhio la copia illegale dei prodotti farmaceutici.

GIAPPONE
Crescita del Pil: 1,7%
Pil: 4,79 trilioni di dollari
Inflazione: 0,2%
Popolazione: 127,4 milioni
Pil pro capite: 37.550 dollari
Crescita economica superiore al 4% lo scorso anno, ma il boom non può perdurare. Le imprese limiteranno gli investimenti. Si ridurrà la spesa pubblica per frenare il deficit di bilancio. Consumatori insoddisfatti per le forme di imposizione fiscale surrettizia, come l’aumento dei pagamenti per i fondi pensionistici.

SUD COREA
Crescita del Pil: 4,9%
Pil: 730 miliardi di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 48,5 milioni
Pil pro capite: 15.050 dollari
Migliorano le prospettive per l’economia. I consumatori aumentano il ritmo di spesa. Peggioreranno ancora le relazioni tra imprese e sindacati, con scioperi duri contro il governo che intende ridurre la settimana lavorativa da 44 a 40 ore. Nel corso dell’anno, prevista la firma di un nuovo trattato di libero scambio con il Giappone.

TAIWAN
Crescita del Pil: 4,8%
Pil: 333 miliardi di dollari
Inflazione: 1,4%
Popolazione: 22,9 milioni
Pil pro capite: 14.560 dollari
Nell’agenda governativa, ristrutturazione del settore bancario, riduzione del deficit, ammodernamento della base industriale, realizzazione di una rete di sicurezza sociale. Obiettivo primario: sfruttare i legami con la Cina continentale, per essere trainati dalla sua travolgente economia.

Le cifre dell’Oceania

AUSTRALIA
Crescita del Pil: 3,4%
Pil: 623 miliardi di dollari
Inflazione: 2,8%
Popolazione: 20,3 milioni
Pil pro capite: 30.630 dollari
Politica ed economia tradizionalmente stabili. Dal 2000, ogni anno tagli alle imposte. Bilancio in forte attivo. L’economia rallenterà per cali nelle costruzioni di abitazioni e nel ritmo di spesa dei consumatori.

NUOVA ZELANDA
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 98 miliardi di dollari
Inflazione: 2,7%
Popolazione: 4,1 milioni
Pil pro capite: 23.930 dollari
A metà anno, elezioni generali. Economia forse in battuta d’arresto, ma esportazioni (soprattutto importante settore caseario) ancora a gonfie vele. La valuta forte consente l’acquisto di materie prime costose.

Le cifre delle Americhe

CANADA
Crescita del Pil: 2,9%
Pil: 1,02 trilioni di dollari
Inflazione: 2,4%
Popolazione: 32,2 milioni
Pil pro capite: 31.780 dollari
Paese preoccupato dalla forza della valuta rispetto al dollaro Usa, ma esportazioni in crescita intorno al 4%. Tassi d’interesse più elevati ridurranno gli investimenti nelle imprese. Si spenderà di più per la difesa, compreso uno schieramento di armi nello spazio, in comune con gli Stati Uniti.

STATI UNITI
Crescita del Pil: 3,2%
Pil: 12,28 trilioni di dollari
Inflazione: 2,5%
Popolazione: 295,7 milioni
Pil pro capite: 41.530 dollari
Lungo l’elenco delle priorità: riforma fiscale e tagli alle spese sanitarie, battuta d’arresto economica prevedibile per la seconda metà dell’anno, tassi d’interesse in ascesa, dopo i minimi storici degli ultimi tempi, spesa dei consumatori più cauta, prezzi del greggio più elevati influiranno sulla crescita complessiva. Il deficit di bilancio raggiungerà un incredibile 4,5% del Pil. Fattore decisivo sarà il ritmo del rallentamento: se l’economia frenerà lentamente, tutto andrà per il meglio; se invece la discesa sarà brusca, potrà trasformarsi in frana, soprattutto se i prezzi delle abitazioni dovessero scendere con decisione. Politica estera sempre in primo piano. Strategie d’uscita da aree di guerra prioritarie, al pari della sconfitta di al-Qaeda e dell’eliminazione del suo leader.

MESSICO
Crescita del Pil: 3,1%
Pil: 669 miliardi di dollari
Inflazione: 4,1%
Popolazione: 106,2 milioni
Pil pro capite: 6.300 dollari
Notevoli difficoltà per le riforme necessarie e impopolari, quali la liberalizzazione dei settori dell’elettricità e delle telecomunicazioni, la riforma fiscale e quella del mercato del lavoro. L’economia dipende dagli Usa, che acquistano oltre il 90% delle esportazioni messicane. Quindi, il rallentamento della domanda americana farà rallentare anche la crescita messicana, anche se i proventi del greggio resteranno considerevoli. Invariati, l’esodo verso la città e l’impoverimento dell’agricoltura, che impiega oltre un quarto della popolazione, ma è una voce debole (10%) del Pil.ARGENTINA
Crescita del Pil: 4,4%
Pil: 148 miliardi di dollari
Inflazione: 5,3%
Popolazione: 39,1 milioni
Pil pro capite: 3.800 dollari
Dopo una crescita economica sostenuta nel periodo 2003-2004, inevitabile dopo il crollo del 1999-2002, il ritmo rallenterà fino al 5%. Una carenza di investimenti potrebbe creare problemi e distorsioni del mercato. Da tenere sotto controllo i negoziati sui debiti, che hanno ridotto questo Paese a un paria delle comunità mondiali. Nel corso dell’anno, tra l’altro, scadranno numerose obbligazioni non in default. Forti tensioni sociali a causa della criminalità dilagante e della cronica carenza di posti di lavoro.

BRASILE
Crescita del Pil: 3,6%
Pil: 580 miliardi di dollari
Inflazione: 5,8%
Popolazione: 181,4 milioni
Pil pro capite: 3.200 dollari
Economia in miglioramento, anche se povertà, criminalità e disoccupazione restano elevate. Obiettivi sanzionati dal Fondo monetario internazionale: disciplina fiscale, tasso di cambio variabile, controllo dell’inflazione. Saranno creati nuovi posti di lavoro. Redditi in lieve crescita. Problema FTAA: la ratifica del Trattato della Free-Trade Area of the Americas è prevista per quest’anno; se approvato, il patto sarà più debole del previsto per le dispute accese tra Brasile e Usa: entrambi intendono proteggere settori che dovrebbero invece essere aperti al libero scambio.VENEZUELA
Crescita del Pil: 4,1%
Pil: 110 miliardi di dollari
Inflazione: 20,5%
Popolazione: 26,5 milioni
Pil pro capite: 4.140 dollari
Proseguirà la “rivoluzione bolivarista” con le politiche di redistribuzione della ricchezza nazionale. Previsti atti di violenza. Il governo disporrà di entrate minori per rilanciare l’economia, perché si prevede una diminuzione del prezzo del petrolio. Pertanto, ci sarà una crescita rallentata, che alla fine porterà il Pil effettivo a un livello inferiore del 4% rispetto al 1998. In nome della solidarietà sudamericana, sottoscritti accordi per lo sviluppo con le controparti colombiana e argentina.

Le cifre dell’Africa

ALGERIA
Crescita del Pil: 8,2%
Pil: 80 miliardi di dollari
Inflazione: 3,7%
Popolazione: 33,9 milioni
Pil pro capite: 2.360 dollari
Obiettivi prioritari: mettere fine all’insurrezione islamica di Kabylia e avviare la riconciliazione con la popolazione berbera. Corruzione sempre diffusa. Gli oleodotti viaggiano a pieno ritmo. La produzione aumenterà ancora (di circa il 14%). Il progetto di impianto per la produzione di gas di In Amenas metterà in circolo circa 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno e circa 60 mila barili di gas liquido al giorno.

EGITTO
Crescita del Pil: 3,0%
Pil: 77 miliardi di dollari
Inflazione: 6,5%
Popolazione: 74,6 milioni
Pil pro capite: 1.030 dollari
Previste elezioni presidenziali, seguite da quelle per il rinnovo del Parlamento. L’economia si va indebolendo. Va riavviato il programma delle privatizzazioni tagliato da troppo tempo. Devono essere limitati i sussidi. Preoccupano l’elevato debito esterno e il deficit pubblico.

KENYA
Crescita del Pil: 3,7%
Pil: 12 miliardi di dollari
Inflazione: 6,5%
Popolazione: 33,3 milioni
Pil pro capite: 360 dollari
Paese in bilico. Instabilità politica. Investimenti previsti nelle telecomunicazioni, nei trasporti e nell’elettricità, combinati con una maggiore produzione di indumenti da esportazione, per una lieve crescita industriale. In primo piano, la lotta alla corruzione e alle distorsioni affaristiche degli apparati dirigenziali.

SUDAFRICA
Crescita del Pil: 3,3%
Pil: 193 miliardi di dollari
Inflazione: 4,7%
Popolazione: 47,1 milioni
Pil pro capite: 4.110 dollari
Priorità nazionale, l’emancipazione economica della popolazione di colore. Nei prossimi 5-10 anni si vuol trasferire almeno il 25% della proprietà degli istituti bancari, delle società minerarie e delle proprietà agricole agli autoctoni.

   
   
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