Marzo 2005

 

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Sulle pianure del Sud
passa un sogno

Edoardo Winspeare  
 
 









Perché siamo
al Finis Terrae, dove finisce il mondo, ma un altro ne inizia,
di avventure e di fantasia, e dove,
a dispetto delle mode, i suoi
abitanti non si sono ancora
venduti l’anima
al diavolo.

 

Lo so, quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare, è necessario battersi
contro i mulini a vento
. N. Hikmet


Che cosa è successo al nostro Paese in questi ultimi cinquant’anni? Quali sono le cause che hanno trascinato l’Italia e i suoi abitanti in una profonda crisi depressiva e in uno stato di generale decadenza? La mancanza di una forte identità nazionale (poteva diventare la nostra forza se intuita come identità di popolo e non di nazione)? Le ferite non ancora rimarginate della Guerra Civile tra fascisti e comunisti? Le varie mafie e le collusioni con queste di partiti come la Democrazia Cristiana? L’eterna politica clientelare? Una destra becera? Una sinistra illiberale? La corruzione nell’Italia craxiana prima e in quella berlusconiana dopo, per non parlare della sua lobotomizzante televisione? La sudditanza di una considerevole parte della popolazione nei confronti del Vaticano e di Mosca? Un Mezzogiorno che non riesce a ritrovare una sua autentica vocazione mediterranea? E ancor prima, l’Unità d’Italia, un fine più che un sogno a quell’epoca ineluttabilmente moderno, concepita secondo un progetto massonico e dal 1861 la conseguente guerra dei piemontesi contro i briganti nel Sud? ( La nostra vera grande ferita! E’ da quella data che bisognerebbe ripartire, dall’anno in cui viene realizzato il grande malinteso politico. Intendiamoci, parlo da italiano e non da napoletano.) Un’aristocrazia meridionale inetta e latitante, una borghesia settentrionale sedotta dal fascismo e un popolo costretto a emigrare nelle Americhe? Eppur si muove, dissentiranno i cristiani fiduciosi nelle italiche virtù. Pienamente d’accordo, a dispetto di una gestione della res publica – tranne rara avis – non intelligente per non dire sciagurata, è il mistero del nostro vitalissimo istinto di sopravvivenza. Ma ora siamo agli sgoccioli!

Argomenterei intorno alle ipotesi sull’origine dei nostri mali in maniera più complessa e strutturata se il mio senso del pudore non mi obbligasse ad un’autocensura dettata dal timore di un fraintendimento di tipo disfattistico che mi affretto subito a chiarire.
Il nostro è un Paese meraviglioso, abitato da popolazioni con alta concentrazione di genialità, generose e fortemente individualiste che tendono a conformarsi in massa belante se mosse (o manipolate) da ideali unicamente economicistici e, in passato, da sogni imperialisti: con la retorica del pane (sacrosanto) si negava agli italiani una vera educazione impedendo loro di emanciparsi da sudditi-schiavi in cittadini-individui; con la scusa della modernità, dello “sviluppo” (quanta malafede dietro queste due parole!) si negava al popolo il nutrimento dell’anima, che altro non è che la Bellezza, in tutte le sue forme.
L’effetto di questa decadenza, derivante in parte dalle cause sopraccitate, è lo smarrimento, o meglio (o peggio!), la perdita della percezione della Bellezza. Ci siamo! Concludo questa mia pomposa requisitoria da storico dilettante di provincia per raccontarvi, cambiando registro, la ricetta salentina a questi mali, la “soluzione ab finibus terrae”. D’ora innanzi si consiglia una lettura che contempli l’ironia, senza farsi da questa troppo distrarre, pregiudicando altrimenti l’apprendimento dei nostri intenti, che sono molto seri.


Non è colpa degli Dei se siamo schiavi
W. Shakespeare


Fra i sassi del Capo di Leuca è ricomparsa “Coppula Tisa”, la lucertola salentina, e ha deciso di aiutarci per ritrovare l’Armonia italiana: lei (il piccolo e saggio rettile) pensa che codesto valore sia l’unico vero collante del nostro Paese. Ma chi è, cos’è veramente “Coppula Tisa”? E’ un Comitato di cittadini che vuole ripristinare la percezione della Bellezza ambientale, estetica ma soprattutto comportamentale e morale attraverso delle azioni ben concrete. Sarà una goccia nel mare, lo sappiamo, ma noi nel Tacco d’Italia pensiamo che “petra su petra ozza parite” (pietra su pietra rialza il muretto a secco). We the people of Salento, siamo o no le formiche delle Puglie?
Tutto è iniziato dalla fantasia e dalla passione civile di Norman Mommens, artista anglo-messapico-fiammingo, creatore del personaggio della lucertola salentina, che attraverso delle strisce metteva alla berlina le magagne di certi politici locali con alcuni disonesti imprenditori delle nostre latitudini (e non solo!). I disegni e le storie erano caratterizzati da una pungente ironia e, direi anche, umana pietà; il sentimento per chi leggeva era del tipo “ma ne vale veramente la pena?”.
L’idea di “Coppula Tisa” – così chiamata dal berretto con la visiera rialzata tipico dei contadini sinceri e orgogliosi del Capo di Leuca – era venuta a Mommens (nel frattempo abilissimo nell’esprimersi in perfetto salentino con inconfondibile accento britannico) leggendo il grande poeta tedesco Heinrich Heine. Quest’ultimo descrivendo le lucertole incontrate durante il suo viaggio nella Penisola le tratteggiava come vecchie e sagge, forse eterne, altresì divertenti e mai noiose.
Duecento anni dopo l’artista anglo-messapico ritrovò il piccolo rettile fra le pietre di un muretto salentino. I due si parlarono, risero per gli esseri “pensanti” del Pianeta, piansero a causa degli stessi, s’intenerirono per il loro comune amore verso il genere umano (nonostante tutto!), ma soprattutto “Coppula Tisa” trasmise a Norman delle idee per arginare e chissà fermare la distruzione ambientale e morale della Terra e dei suoi abitanti.
Purtroppo, il grande vecchio artista non c’è più, ma grazie a Dio prima di morire ha consegnato le “soluzioni” della lucertola (contributive più che risolutive) nelle mani di molti giovani uomini e donne, fra i quali anch’io. Per cui un anno fa, in memoria di Norman Mommens (lungi dal volerne fare un santo o un guru figlio del fricchettonismo salentinocentrico di stampo terzomondista: la nostra è solo gratitudine) e seguendo il pensiero di “Coppula Tisa” alcuni amici – tra i quali il sottoscritto – hanno costituito il Comitato Finis Terrae al fine di attivare la Campagna per la Bellezza, appunto detta Campagna “Coppula Tisa”.
A parlare di Bellezza si corre seriamente il rischio di andare incontro a legittimi fraintendimenti e facili sarcasmi, ancora di più se si ha l’utopia di realizzarla con azioni concrete. Perché la Bellezza è ineffabile, soggettiva, inafferrabile come un pavone e a volte il solo parlarne rende il tema frivolo mortificandone l’importanza. Forse la Bellezza bisognerebbe solo sentirla e tacere, respirando piano. Ma l’uomo contemporaneo ha quasi del tutto perso quel sentimento che tocca più i sensi e meno l’intelletto che è la percezione estetica delle cose belle.
Non c’è più niente da fare allora? L’uomo ha fatto la sua scelta definitiva, produrre e consumare... dimenticando il rumore del mare? Forse ancora no, forse c’è ancora speranza. Noi vogliamo, anzi dobbiamo crederci, lottando contro la volgarità dilagante e il contemporaneo cinismo per recuperare l’Incanto perduto... e se sconfitti (ma confidiamo nella vittoria) almeno da uomini, e in piedi.
Ma quali sono queste benedette azioni di Coppula Tisa? Sono l’acquisto di pezzi di territorio ritenuti interessanti dal punto di vista naturale e paesaggistico allo scopo di preservarli da edificazioni e discariche selvagge, l’interramento di pali di cemento, la bonifica di aree ritenute importanti dal punto di vista ecologico, il coinvolgimento dei ragazzi e delle scuole per le più disparate attività a scopo educativo, una serie di campagne di sensibilizzazione ambientale ed estetica attraverso film, Internet, brochure, mostre, seminari e specialmente feste molto divertenti, l’acquisto e la piantumazione di piante botanicamente (e culturalmente) compatibili con il territorio, l’abbattimento di “mostri” e la costruzione al loro posto di edifici degni di questo nome, un “pensatoio” economico e legislativo per “immaginare la Bellezza” incentivando, per esempio, chi ha costruito dopo aver abbattuto o aumentando in certe zone il valore dei terreni sgombri da edifici (fra poco meno di quelli “ingombri”) e tante altre azioni che hanno anche l’intento di far partecipare attivamente i cittadini – senza deleghe statali percepiranno il territorio bonificato come sacro – al recupero di un nostro pezzo di paesaggio dell’anima, e non solo.

Per iniziare in maniera eclatante, la prima grande azione sarà l’acquisizione in un luogo ameno di un terreno molto bello ma con una costruzione orrenda, di quelle inutili, tipo scheletri di cemento non terminati o cose del genere, la distruzione poi del Golem architettonico, il ripristino in seguito dell’Armonia originaria e infine il festeggiamento con una Grande Festa per la Bellezza ritrovata.
Finiti i festeggiamenti la “follia” continua perché il pezzo di Salento finalmente “ritrovato” verrà regalato ad una qualche istituzione affinché non ci siano malintesi della famiglia degli affari ma specialmente perché attraverso quest’ultimo gesto, apparentemente assurdo, raccontiamo un amore disinteressato verso la terra che ci ha visto nascere. Quest’ultima operazione ci verrà a costare sui centocinquantamila euro! Come faremo tutto questo? Con una grande colletta popolare, alla quale tutti sono invitati, anche chi è stato abusivo o più o meno incivile; l’importante tuttavia che sia pentito e non consideri “Coppula Tisa” come una forma di riciclaggio morale, semmai piuttosto un condono morale. La lucertola veglierà!
Qualcuno potrebbe legittimamente obiettare riguardo ai metodi, allo stile burlesco, alla provocazione allegra, ad una certa consapevole e dichiarata retorica? A parte il fatto che il Comitato è aperto ad ogni interessante idea che non sia logora, ben vengano quindi nuovi contributi creativi, questo modo di comunicare ci consente di rimanere indipendenti rispetto alle faziosità partitiche, al fondamentalismo della politica italiana. Il “comportarsi bene” iniziando da una considerazione alta, quasi sacrale del territorio italiano è un punto di partenza per comportarci bene, essere gentili e rispettosi verso i nostri simili e la vita in generale: questo vale per tutto il popolo, perché la Bellezza è un valore unificante che trascende l’appartenenza sociale e confessionale (chiese e partiti) diventando popolare perché è di tutti. Non rinneghiamo comunque l’allegria: è un gioco, ma serio. Eccome se lo è!
Infine perché il Salento? Perché siamo al Finis Terrae, dove finisce il mondo, ma un altro ne inizia, di avventure e di fantasia e dove, a dispetto delle mode, i suoi abitanti non si sono ancora venduti l’anima al diavolo. Chissà per quanto ancora!? E poi perché è una metafora – come la Toscana, le Langhe, le colline del trevigiano, la campagna romana, il Golfo di Napoli, tutta la Penisola in fondo – di questo miracolo italiano, avvenuto fra uomo e natura, che, come un disegno divino di armonica perfezione fra architettura e urbanistica, paesaggio selvaggio e quello plasmato dalla civiltà contadina, ha reso l’Italia, nonostante tutte le contraddizioni e le sofferenze patite dal suo straordinario popolo, il più bel Paese del mondo.

In quest’ultimo mezzo secolo gli italiani hanno invece dimenticato, a volte rinnegato, la loro identità migliore che è artistica a tutti i livelli. Gli effetti di quest’oblio sono le violente ferite inferte dagli abitanti al loro stesso Paese, alla loro stessa anima. Per questo è rispuntata “Coppula Tisa”, per aiutare tutti noi a immaginare un Rinascimento della Bellezza e a realizzare questa utopia senza mai demordere, con tenacia e dolcezza. “Datte canza, beddhu!”: trova pace amico mio, cercala!


Qui c’erano accademie e monaci sapientissimi.
Vittorio Bodini

Prima di congedarmi vorrei fornire alcune notizie sulle azioni di “Coppula Tisa” fino ad oggi. Innanzitutto la diffusione in maniera massiccia del “pensiero gentile” della Lucertola Salentina attraverso giornali, televisioni e radio, dalla prima pagina di Repubblica alla rivista parrocchiale di un paese del Capo di Leuca, da “Che tempo fa” di Fabio Fazio e TG2 Dossier a Tele Rama.
“Coppula Tisa” ha inoltre patrocinato “Acqua allu Puzzu”, Festival d’Arte e Cultura nato per il recupero del rione “Puzzu” nel vecchio centro storico di Tricase, ed ha anche partecipato a molte battaglie ambientali (e culturali) al di fuori e all’interno del Salento.
Il Comitato ha pubblicato una rivista sulla storia e sul carisma di “Coppula Tisa” con tutti i disegni di Norman Mommens. La grande azione è senza dubbio l’acquisto di un bellissimo terreno di 3.000 mq sulla serra costiera vicino ad un’antica torre d’avvistamento con sopra un rustico di cemento non terminato e in parte abusivo. L’acquisizione della terra e della costruzione è costata 58.000 euro, dei quasi 80.000 raccolti attraverso una grande colletta di privati cittadini, da Inge Feltrinelli al cristiano de Santu Dana, da Beppe Modenese all’ambientalista di Cocumola, dalla Poli Bortone e Alberto Maritati alla bizzoca di Depressa, da Michelangelo Antonioni al centrosocialino di Cavallino: alla fine più o meno 2.000 persone, guadagnandosi il nostro Comitato il titolo di “popolare” sul campo e con i numeri.
In aprile il rustico verrà abbattuto gratuitamente dalla Ditta Italgest di Paride e Ivan De Masi con l’aiuto del simpatico vecchio proprietario “redento” alla bellezza. Il 21 giugno invece faremo una grande festa in onore dell’Armonia ritrovata. La Campagna “Coppula Tisa” ha inoltre ricevuto il Premio Bruno Carli per la “resistenza civile” al Val Susa Film Fest (nel 2004 è andato ai ragazzi della radio di Cinisi, quella di Peppino Impastato per intenderci). Il prossimo ottobre invece la Galleria San Fedele della Compagnia di Gesù di Milano ci ha invitato assieme ad alcuni dei maggiori fotografi italiani a partecipare con un film alla Mostra “Sfregi. La trasformazione del paesaggio umano”.
Tutto questo sarebbe stato molto difficile senza l’aiuto della benemerita Banca Popolare Pugliese, che è diventata partner di “Coppula Tisa” donando alla causa 22.000 euro: noi ringraziamo e ci leviamo il capello ammirati e grati. Per concludere, vorrei dire che la Lucertola Salentina non si vuole moralisticamente ergere ad “arbiter elegantiarum”, di ciò che è bello o brutto, ma altresì ricordare con umiltà e gentilezza, attraverso una piccola provocazione, qualcosa di molto semplice: che esiste un valore che si chiama Bellezza e che questa salverà il mondo

Finibusterrae...
Ed è qui che i salentini dopo morti
fanno ritorno
con il cappello in testa.

Vittorio Bodini

   
   
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