Le regole valgano per tutti, Pechino, Washington
e Berlino inclusi. Perché nelloceano del disordine
scorrazzano
soltanto
i bucanieri.
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Uno qualunque dei ministri del Tesoro dei Paesi dellUnione
europea che hanno adottato la moneta unica oggi potrebbe dire: «Leuro
è la nostra moneta e il vostro problema». La nemesi
della storia ha infatti ribaltato le condizioni che indussero un
imprudente ministro del Tesoro statunitense a non risparmiarci la
battuta: «Dollar is our currency and your problem».
Attualmente la divisa americana è debole e fibrilla paurosamente
perché i conti pubblici e il debito estero delle imprese,
dei cittadini, dello Stato americano sono elevati in maniera allarmante.
La cultura della stabilità premia invece leuro, se
non prevalgono disegni ambigui per imporre un nuovo patto ai würstel.
Maastricht non è un dogma, ma non impedisce la crescita;
lo squilibrio dei bilanci pubblici e la politica delle cicale aiutano
sviluppi illusori e congiunturali, e prima o poi portano al rialzo
dei tassi di interesse e di conseguenza a un freno della crescita.
Esattamente quel che lUnione europea ha voluto (almeno fino
a questo momento) evitare.
Il Patto di Stabilità è perfettibile, la sua applicazione
richiede minori rigidità, senza eccezioni e interpretazioni
tendenziose che inducano a predicare virtù, minacciando di
sanzioni i Paesi che le regole bene o male le hanno rispettate,
chiudendo invece gli occhi al cospetto delle ripetute infrazioni
di Francia e Germania. Forse qualcuno è più uguale
degli altri, in Eurolandia? E il Commissario Ue agli Affari economici
e monetari può trarsi dimpaccio, sostenendo che, sì,
Parigi e Berlino hanno più volte sforato, ma avendo
ad esempio un debito pubblico di gran lunga inferiore rispetto
a quello italiano. Cè chi ha notato, in proposito,
che Erasmo ha vaccinato dalla voluttà superstiziosa nellosservanza
della regola, prediletta da Lutero e da Loyola, come emerge dal
suo racconto sulla suora sedotta nel dormitorio per non chiedere
aiuto. Questo non vuole assolutamente dire scegliere i costumi licenziosi.
Lunilateralismo espresso dal Cancelliere tedesco è
sbagliato almeno quanto quello del presidente americano, ma le politiche
di bilancio, fiscali e monetarie dellUnione europea sono state
più rigorose di quelle statunitensi. Nel giro di pochissimi
anni leuro si è proposto come valuta di scambio e cresce
nelle riserve delle Banche centrali della Cina, della Russia, del
Giappone. Sei nazioni del Golfo stanno studiando una sorta di unione
monetaria, con la prospettiva di non lasciare al dollaro il monopolio
del greggio.
Ogni giorno gli Stati Uniti sono costretti a rastrellare due miliardi
di dollari allestero, dal momento che gli americani non risparmiano,
per finanziare un deficit che ha superato i 600 miliardi nel 2004
e cittadini che vivono ben al di là dei propri mezzi. Con
politiche fiscali e monetarie lassiste si favoriscono sostanzialmente
effimere ricchezze, provvisorie crescite e sviluppi drogati, senza
che questo porti a sottovalutare la forza e la carica innovativa
delleconomia americana, che comunque continua a poggiare su
una robusta, costante ricerca scientifica e tecnologica.
È rischioso curare i mali di uneconomia squilibrata
facendo ricorso al doping: fa piuttosto male anche ai campioni,
anche se ne esalta momentaneamente le prestazioni. Alla lunga genera
dipendenza e comporta il necessario aumento delle dosi, oppure costringe
a passare a roba sempre più pesante, che produce
danni permanenti. E, oltre tutto, falsa le competizioni.

Fuor di metafora: galleggiare su bolle speculative azionarie, oppure
obbligazionarie, o persino immobiliari, può procurare ebbrezza
agli appassionati della levitazione, ma Isaac Newton ci ha fatto
conoscere da tempo la legge di gravità: il mago della Federal
Reserve potrebbe rivelarsi un apprendista stregone e portare ad
atterraggi molto duri e ad impatti dirompenti.
Non è possibile credere che lindebolirsi del dollaro
piaccia agli americani. Nessuno, al di là dellAtlantico,
può rallegrarsi per una perdita di credibilità, e
meno che mai per un cedimento di sovranità monetaria a quanti
sostengono il loro enorme, micidiale debito pubblico. Oltre i confini
della pura e semplice propaganda, della sudditanza, e di fuorvianti
wishful thinking, le esportazioni statunitensi continuano
a non aumentare, mentre peggiorano le ragioni di scambio e costringono
a pagare più care merci come Airbus, Agusta, Armani, Ferrari,
che neanche un masochistico patriottismo protezionista renderebbe
meno appetibili e competitive di Boeing, Sykorski, Calvin Klein,
General Motors.
Resta il preoccupante problema della crescita asfittica delle grandi
economie europee. Assolutamente ingiusto attribuirne la colpa alleuro
e a Maastricht. Affidare la crescita alle svalutazioni equivale
a malriporre fiducia in strategie miopi (e lItalia ne sa più
di qualcosa, e più di ogni altro Paese europeo-occidentale).
Il lassismo nel rispetto delle regole giustifica ritardi e aggiustamenti
nella realizzazione delle riforme strutturali che favoriscano innovazione
dei processi produttivi, ricerca scientifica, sviluppo delle tecnologie
avanzate, competitività delle imprese e qualità dei
prodotti.
Leuro gode di reputazione per i buoni fondamentali delle economie
dellUe, per la cultura della stabilità, per le regole
perseguite con rigore, per gli sforamenti compatibili con le capacità
di recupero dei singoli Paesi. Proprio così: anche per il
rispetto delle regole, forse troppo rigide e persino alquanto stupide
(come sono state definite a suo tempo proprio da Romano Prodi),
ma almeno fino a questo momento non soggette a fatui giri di valzer
deprecati tanto dai risparmiatori quanto dagli investitori. È
possibile porre fine alle convulsioni valutarie con accordi condivisi.
E le regole valgano per tutti, Pechino, Washington e Berlino inclusi.
Perché nelloceano del disordine scorrazzano soltanto
i bucanieri.
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