Il Libro verde
ha documentato
la prospettiva di unEuropa in cui non ci saranno più
braccia e cervelli sufficienti per
coprire le esigenze produttive della società.
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LEuropa politica, come sempre, ha davanti a sé seri
problemi: per gli esiti negativi dei referendum popolari per lapprovazione
della Costituzione europea (vedi i no di Francia e Olanda),
per le improvvise difficoltà che si sono manifestate per
lapertura di negoziati per lammissione della Croazia,
per i tormenti che continua a provocare il sia pur lontano ingresso
della Turchia (non avverrà prima di una diecina di anni),
per tanto altro.
È tempo tuttavia di problemi, e per niente trascurabili,
anche per lEuropa utile, quella di cui ci occupiamo
in queste pagine impegnata per migliorare le condizioni di
vita dei suoi cittadini. Le notevoli difficoltà delleconomia
la stanno infatti indebolendo e frenando: sebbene ci sia motivo
per sperare che la crisi sia superabile. Si può dire di più.
La ricetta che permetterebbe di ottenere questo risultato già
esiste, anche se per portarla nei fatti sarà necessario impegnarsi
in unimpresa di enormi proporzioni. Quasi titanica, verrebbe
da dire. Infatti, se riuscirà cambierà la forma e
la sostanza della società europea.
La ricetta di cui parliamo è in un Libro verde
della Commissione europea, reso noto nei giorni del vertice
di primavera, cioè della riunione dei capi di Stato
e di governo dellUnione europea svoltasi a Bruxelles dal 21
al 23 marzo. Comè noto, il vertice è stato costretto
a prendere atto dei modesti risultati finora ottenuti dalla Strategia
di Lisbona (che, secondo gli impegni presi cinque anni fa
nella capitale portoghese, entro il 2010 dovrebbe fare delleconomia
europea la più «competitiva del mondo e creare 20 milioni
di posti di lavoro»).

Il Libro verde che stranamente ha ottenuto poca
attenzione da parte dei mezzi di comunicazione ha aggiunto
altri, anche più seri motivi di preoccupazione. Ha indicato,
anzi documentato, con unalluvione di cifre, la prospettiva
di unEuropa in cui per lenorme aumento delle
persone anziane e linarrestabile diminuzione dei giovani
non ci saranno più braccia e cervelli sufficienti per coprire
le esigenze produttive della società. Ha dunque avvertito
che dietro langolo, nel giro di pochi decenni, ci potrebbe
essere una crisi gravissima. Ma a questa possibile prospettiva apocalittica
il Libro verde ha affiancato una proposta di soluzione.
È fatta di un bel titolo: Europa intergenerazionale. E anche
di suggestivi contenuti che chiariscono perché siano indispensabili
sia una collaborazione tra le varie generazioni, sia nuovi equilibri
tra anziani e giovani costruiti non solo sulla spontaneità
che pure avrà il suo peso ma anche su iniziative
legislative, su accordi sindacali e associativi, su riforme dellistruzione,
perfino sulla creazione di nuove strutture e infrastrutture. «Sarà
un processo che coinvolgerà pressoché ogni aspetto
delle nostre vite», ha detto, a commento del Libro verde,
Vladimir Spidia, commissario europeo per gli affari sociali e i
problemi delloccupazione. «Sarà ha aggiunto
un nuovo modo di pensare e di vivere».
Per arrivare a questo traguardo sarà tuttavia necessario
un duro lavoro, cominciando con interventi che blocchino o frenino
le tendenze più pericolose. Tra il 2005 e il 2030
annuncia il Libro verde il numero dei cittadini
europei ultrasessantacinquenni, dunque fuori delletà
lavorativa, aumenterà del 52,3 per cento. Gli europei di
età tra i 15 e i 64 anni diminuiranno invece del 6,8 per
cento e il settore produttivo perderà 20,8 milioni di persone
in età da lavoro. Salirà, di conseguenza, il numero
di cittadini non attivi, economicamente a carico della società.
Oggi sono il 49 per cento del totale. Nel 2030 saranno il 66 per
cento. E salvo interventi che permettano una decisiva correzione
di rotta nei decenni successivi potrebbe andare anche peggio.
La durata della vita cresce sempre di più. Oggi nellUnione
europea ci sono 18,8 milioni di ultraottantenni. Nel 2030 saranno
34,7 milioni, quasi il doppio. In seguito, grazie alle migliorate
condizioni di vita di cui godiamo, potrebbero ulteriormente aumentare:
mentre, nel frattempo, potrebbe diminuire o restare ai livelli attuali,
che sono molto bassi, il numero delle nascite.
Il tasso di fertilità delle donne europee è oggi di
1,48 bambini. Dovrebbe essere poco meno del doppio (2,1) per evitare
che la popolazione dellUnione europea diminuisca (con gli
andamenti attuali scenderà di un milione di unità
entro il 2030) e che si riduca, di conseguenza, pure la quantità
delle energie produttive.

In definitiva, è unEuropa dominata e impoverita dai
matusalemme quella che il Libro verde indica. Ma non
come prospettiva certa, come condanna inesorabile. Secondo il documento
della Commissione europea, i rimedi ci sono. Solo che bisogna usare
molto olio di gomito per metterli in atto.
La Strategia di Lisbona, cui abbiamo accennato prima,
ha promesso che tra i 20 milioni di posti di lavoro da creare entro
il 2010 un certo numero dovrebbe essere riservato agli anziani.
Ad almeno il 50 per cento delle persone tra i 55 e i 64 anni dovrebbe
essere assicurata unoccupazione retribuita. Se lo si farà,
a un buon numero di anziani sarà data la possibilità
di vivere un invecchiamento attivo e di continuare a mettere le
loro energie al servizio della società. Una cura ricostituente
al sistema produttivo in crisi potrebbe anzi, dovrebbe
venire anche da una maggiore utilizzazione delle donne nel campo
del lavoro. È tra di loro che si trova il maggior numero
di disoccupati.
Con più donne e più anziani presenti nelle attività
produttive si creerebbero nuovi equilibri che in parte compenserebbero
la diminuzione della presenza giovanile: che tuttavia, secondo il
Libro verde, si potrebbe e si dovrebbe trovare il modo
di fermare. Come? Affrontando il problema dalle radici, cioè
dal calo delle nascite.
Il dato di partenza un tasso di fertilità pari a 1,48
per ogni donna europea come abbiamo visto è molto
scoraggiante. E tanto più perché sembra avviato verso
ulteriori discese. Ma un minimo di speranza emerge se si cerca di
guardare il problema in profondità, se si vede e si capisce
cioè che come afferma il Libro verde
dietro il rifiuto di molte giovani coppie ad avere figli non cè
solo legoismo, la mancanza di ideali, ma anche, a volte soprattutto,
una serie di problemi che spetta non ai singoli ma alla società
affrontare e risolvere. Numerose giovani coppie, o ragazze madri,
prive di lavoro o con occupazioni mal retribuite, non sono nelle
condizioni di mantenere uno o più figli. Altre non dispongono
di un alloggio decente. In tanti Paesi dEuropa scarseggiano
gli asili nido e le forme di assistenza di cui una giovane madre
ha bisogno prima o dopo il parto. Eccetera, eccetera.
È su questo genere di ostacoli, rileva il Libro verde,
che cozza e a volte sinfrange il sogno di molte giovani coppie
di avere un bambino. Lo dimostrano, aggiunge il documento della
Commissione, i risultati incoraggianti dei sia pur timidi tentativi
che alcuni governi dellUnione europea hanno adottato per riportare
verso lalto i tassi di fertilità: come i premi di natalità
(in Francia e in Italia) e le nuove forme di assistenza e di sostegno
economico di cui le giovani madri e i giovani padri godono per se
stessi e per i propri bambini in Svezia, dove mettere al mondo un
figlio sta diventando, indipendentemente dalla condizione economica
e sociale dei genitori, una gioia non pagata, come avviene da tante
altre parti, da pesanti sacrifici.
Se questi e altri tipi di soluzione si allargheranno fino ad assumere
dimensioni europee, la caduta degli indici demografici si fermerà.
Lo afferma il Libro verde e aggiunge: se le istituzioni
dellUnione europea e i governi nazionali sapranno muoversi
nelle direzioni giuste nellEuropa di domani avremo più
anziani, ma anche più giovani. Si creeranno nuovi equilibri.
Linvecchiamento attivo, il maggiore impegno delle donne, renderanno
più varia, diversificata la composizione della forza lavorativa.
Si dovrà tener conto anche delle varie esigenze ed esperienze,
forse anche della necessità di modificare ambienti e metodi
di lavoro. Sarà un processo complesso, che sarà influenzato,
del resto, dalle radicali trasformazioni in atto o in preparazione
nella società, già oggi dominata dai servizi (che
rappresentano ben il 70 per cento del Pil!), mentre appena ieri
si basava sullindustria e laltro ieri sullagricoltura.
Ma se tutto questo verrà fatto con spirito di collaborazione,
da parte di cittadini anziani e giovani, anche di istituzioni, il
risultato sarà un grande successo dellEuropa utile.
Forse non troppo facile a riconoscere se guardato con gli occhi
di oggi, dato che, ha detto il commissario Vladimir Spidia, nella
futura società intergenerazionale «cambieranno il modo
in cui il lavoro si svolgerà e verrà organizzato,
la pianificazione urbana, i design degli appartamenti, i trasporti
pubblici, le infrastrutture», dunque tutto o quasi. Con la
speranza che questo tutto sia migliore di quanto abbiamo oggi. E
comunque al sicuro dalla catastrofe demografica che il Libro
verde invita a scongiurare con provvedimenti adeguati: dei
quali, per concludere, si tornerà a parlare abbastanza presto,
in occasione di una conferenza che la Commissione europea ha convocato
a Bruxelles per l11 luglio, invitando a parteciparvi esperti
di alto livello e rappresentanti della società civile.
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