La prova
dellItalia sarà
determinante per capire se il nuovo Patto morde
ancora, oppure
se si è trasformato in una burla, come affermano diversi
commentatori
economici.
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Altro che ripresa economica! Il 2005 sarà fiacco quanto
il 2004: nelle previsioni pubblicate dalla Commissione europea la
crescita del Prodotto interno lordo italiano questanno potrebbe
essere stimata forse anche sotto la cifra dell1,2 per cento
calcolata fino a questo momento. Uno per cento soltanto è
quanto prevede un altro rapporto, quello reso noto da Euroframe*,
rete di nove centri-studi (in Italia, Prometeia di Bologna) finanziata
dagli organismi europei. Meno crescita significa anche conti pubblici
peggiori. Dunque, le previsioni indicano per lItalia un deficit
pubblico 2005 abbastanza sopra il 3 per cento del Pil.
Arriverà a fine anno, dunque, il primo test per il Patto
di stabilità rinnovato dallaccordo tra i capi di governo
nel marzo scorso. La percentuale esatta di deficit (indebitamento
netto, secondo la codificazione europea) può essere
tollerata fino al 3,5 per cento, numero che già circolava
al Fondo monetario internazionale e in alcuni centri-studi del settore
privato, compresa Euroframe. Ma questa sarà considerata una
violazione eccezionale e temporanea, oltre che prossima
al valore di riferimento, ammissibile secondo le nuove norme,
della soglia del 3 per cento fissata a Maastricht?

Il 3,5 per cento è soglia di compromesso. La Grecia, Paese
già in trasgressione, ha ottenuto due anni invece di uno
per rientrare al 3 per cento, ma alla condizione di rientrare al
3,5 per cento già nel primo, che per lappunto è
il 2005. Per giungere a questo obiettivo, il governo di Atene ha
alzato laliquota principale dellIva al 19 dal 18 per
cento e aggravato la tassazione di sigarette e di alcolici, mentre
tagli pesanti alla spesa si sono rivelati impraticabili.
La prova dellItalia sarà determinante per capire se
il nuovo Patto morde ancora, come sostengono il presidente
di turno del Consiglio europeo Jean-Claude Junker e il presidente
della Commissione José Barroso, oppure se si è trasformato
in una burla, come hanno affermato diversi commentatori economici.
La Banca centrale europea, dopo uniniziale reazione negativa
alle modifiche al Patto, ha fatto sapere di considerare molto importante
come sarà applicato il nuovo criterio della «sostenibilità
a lungo termine del debito», (criterio che va contro il nostro
Paese, e che il governo italiano ha ottenuto di ammorbidire rispetto
alle proposte iniziali, ma non di far scomparire).
Tra i numeri che riguardano lItalia è cruciale uno,
quello riferito al debito pubblico accumulato. Una dinamica del
debito in aumento, dal 105,8 per cento del Prodotto interno lordo
a fine 2004, costituirebbe un elemento di giudizio negativo riguardo
al rispetto delle regole. Da un crescente squilibrio di finanza
pubblica dellanno e da una dinamica modesta del Prodotto interno
lordo può facilmente risultare un aumento della percentuale
di debito rispetto al prodotto, a meno che non si mettano in conto
privatizzazioni ingenti.

Vedremo alla prova dei fatti, ripetono quasi ossessivamente in
queste settimane le fonti della Banca centrale europea. Daltra
parte, proprio il crescente pessimismo sullandamento delleconomia
in Europa ha allontanato i timori che la Banca centrale alzi ancora
il costo del denaro, anche per timore che il nuovo Patto, dando
via libera alla finanza allegra dei governi, alimenti
i rischi di maggiore inflazione. Il rialzo dei tassi sarebbe atteso
dai mercati non prima di settembre. I rendimenti dei titoli di Stato
a lungo termine sono tornati a livelli che la Banca centrale europea
giudica bassi.
Per quel che riguarda più in particolare le finanze pubbliche
del nostro Paese, resta ancora aperta la controversia con Eurostat,
lorganismo statistico dellUnione europea, sui deficit
degli anni scorsi. Se Eurostat otterrà ragione sui criteri
di calcolo dei deficit, lItalia risulterà in violazione,
seppur modesta, della soglia del 3 per cento già dal 2003.
Questo porrebbe ragioni alla tesi difensiva che un eventuale sfondamento
nel 2005 sia eccezionale e temporaneo.
Sostiene il rapporto Euroframe che lItalia, per rimettere
a posto i conti, dovrebbe adottare «misure restrittive addizionali»,
improbabili per motivi politici e psicologici generali. E, fra laltro,
per legge di compensazione, vi si sostiene che non esiste spazio
per nuovi sgravi fiscali.
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