Si era in piena epoca fascista, quando tutto
doveva essere solo ed esclusivamente romano:
da Roma giunse lordine perentorio di ricoprire tutto
e di parlarne il meno possibile.
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Ci hanno comunicato i loro nomi: Airon, Gari, Miura. Due falchi
e un falcone fino a poco tempo fa in volo libero in una foresta
britannica, e ora lanciati nei cieli di Ercolano, sopra i resti
della città cancellata dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo, riscoperti
da scavi iniziati nel Settecento. I tre rapaci (harris hawk, per
i cacciatori britannici) devono far fuori, e comunque terrorizzare,
lenorme numero di piccioni che, oltre a moltiplicarsi velocemente,
devastano con i loro escrementi corrosivi marmi, colonnati, mura
e dimore riportate alla luce.
Ercolano fa rumore. Clamorosa fu la scoperta della Villa dei Papiri,
costruita intorno al 60 a.C.: era un edificio sontuoso, su due piani,
lungo 250 metri, con due peristili, con una piscina di 66 metri,
con un impianto termale. Si presume fosse la dimora di Lucio Calpurnio
Pisone, console, uomo di cultura, e padre di Calpurnia, la moglie
di Giulio Cesare. La villa venne alla luce nel XVIII secolo durante
gli scavi diretti dallarcheologo elvetico Karl Weber.
Oggi si ritiene che accanto ai testi già recuperati ce ne
siano altri, con i capolavori perduti dellantichità
classica. Dopo gli scavi settecenteschi, la villa era stata in parte
risepolta. Nel 1985 era stata parzialmente riportata alla luce,
dunque buona parte del complesso è inesplorata. Difficoltà
ce ne sono: la struttura è a quattro livelli sotto il livello
del mare e trenta metri più in basso rispetto allabitato
attuale. Ebbene: un gruppo inglese è pronto a spendere 20
milioni di euro per nuovi scavi, perché allappello
mancano capolavori che oggi riteniamo cancellati, per sempre: un
centinaio di opere di Sofocle, una settantina di Euripide, unottantina
di Eschilo, diversi dialoghi di Aristotele, e le versioni originali
dellEneide e di Orazio. Tutto uno scibile fondamentale della
civiltà occidentale, che potrebbe essere tra i rotoli ancora
sepolti.

Contro gli inglesi, gli americani che hanno in corso una campagna
di scavo nellarea: se recuperiamo altro materiale, dicono
costoro, non avremo il tempo di studiare quanto già abbiamo
ritrovato; dunque, tutto va rinviato a tempi più propizi.
Cautela o interessi privati? O altro ancora?
Sta di fatto che a discutere di archeologia nel territorio italiano
non sono gli italiani, ma gli stranieri. Almeno in prevalenza. Perché
per i siti archeologici (in Italia ne sono stati elencati 2.100)
sono disponibili pochi soldi. Meno ancora per i musei, che hanno
scantinati opulenti, con opere darte anche del tutto sconosciute.
Qualcosa si è mosso per il Progetto Archeomar dedicato alla
tutela dei beni archeologici sommersi: settore a lungo trascurato,
oggi in primo piano, con 1.300 schede raccolte, con 513 siti inseriti
nel Sistema Informativo, 210 dei quali rilevati e documentati con
urgenza.
Cè anche un cantiere romano al Palatino, che dovrà
mettere in sicurezza la parte più degradata di quello che
era il centro del mondo romano, qualcosa di simile allAcropoli
ateniese, sia pure senza il Partenone. Un altro programma di vigilanza
riguarda sempre Ercolano, e sempre per via dei piccioni che nidificano
nelle zone di legno carbonizzato; mentre a Pompei, città
di innumerevoli complessi e monumenti riportati alla luce, va protetta
la Casa di Menandro, che occupa unestensione eccezionale,
1.800 metri quadri: sembra appartenesse ai Poppei, parenti della
seconda moglie di Nerone; conserva molte pitture (con celebri affreschi
erotici), tra le quali una del commediografo Menandro, dal quale
ricava il nome. E inoltre Arpi, città sepolta in Capitanata,
forse addirittura più estesa di Pompei, che già era
stata una delle maggiori del Sud: scavata, costituirebbe un grande
polo di attrazione anche turistica. Come accade per Capo Colonna,
in Calabria, dove gli scavi sono ripresi da qualche anno, con successo;
come dovrebbe accadere per Monte San Vincenzo, sempre in Capitanata,
dove comunque è stato messo a soqquadro il sito con un villaggio
neolitico e una fattoria romana, mentre a Montecalvello dovrebbero
considerarsi perduti altri resti. Perché mai? La Regione
ha avviato un programma di installazione di pale eoliche: si scava
per gli impianti, distruggendo quanto cè sottoterra.

Qualcosa di analogo è successo a San Giusto, dove una diga
ha sommerso la villa romana e un complesso paleocristiano con uninteressantissima
doppia chiesa.
Come è accaduto nellarea di Matera e in quella di Terra
di Bari, dove vennero scoperte due necropoli con urne a incinerazione,
segno evidente che si trattava di cimiteri etruschi: si era in piena
epoca fascista, quando tutto doveva essere solo ed esclusivamente
romano. Dunque, da Roma giunse lordine perentorio
di ricoprire tutto e di parlarne il meno possibile. Inutilmente
protestò, dallUniversità di Genova, il professor
Orsi: quelle scoperte erano eccezionali, rivelavano una linea, discendente
(da Ravenna) e ascendente (da Salerno e da Ischia), che collegava
il Tirreno e lAdriatico per il più misterioso e affascinante
popolo della penisola.
«Se larte, come la letteratura, è la spirituale
irradiazione di un popolo attraverso i secoli, nessun imperativo
sociale potrà mai giustificare lottenebramento di questa
gloriosa tradizione; risanare non implica distruggere. Contro le
molte manifestazioni di inciviltà, fermenta oggi unansia
di rivolta, alimentata da quanto di meglio ha la nostra cultura».
Così scrisse Umberto Zanotti Bianco, che citiamo non per
caso. Di sangue piemontese, nato a Creta, merita di essere ricordato,
come scrive Salvatore Settis, non soltanto per il contributo che
dette all'archeologia di Magna Grecia, da Sibari a Paestum, ma anche
perché «egli rappresentò e rappresenta una figura
rarissima al giorno doggi, quella di un grande intellettuale
che non disdegnava di scendere nellarena dei problemi quotidiani
del Paese, e che vedeva come essenziali per il suo sviluppo i temi
del patrimonio culturale».
Fu impegnato sul piano sociale. Aveva conosciuto Fogazzaro, Gorkij,
Salvemini. Di Fogazzaro aveva letto Il Santo, il romanzo che gli
era costato una pesante censura dalla Chiesa romana. Di Salvemini
aveva conosciuto la grande tragedia familiare (aveva perso i suoi
nel terremoto di Messina). Di Gorkij aveva ammirato le battaglie
in favore dei popoli slavi. Tutto questo gli aveva suggerito un
principio al quale avrebbe tenuto per sempre fede: evitare a tutti
i costi «il pericolo di una vita dellintelletto che
sia priva di ogni azione pratica nel campo sociale e morale».

Cominciò così la sua attività volta a superare
le ineguaglianze tra Nord e Sud dItalia. Nacque nel 1910 lANIMI
(Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno dItalia),
che ebbe Pasquale Villari come presidente onorario e Leopoldo Franchetti
come presidente effettivo. LANIMI puntava soprattutto ad una
redistribuzione della proprietà agraria fra i contadini come
fattore primario di rinnovamento economico, civile e sociale. Zanotti
Bianco, tuttavia, insieme con Tommaso Gallarati Scotti, puntava
a individuare come veicolo essenziale del riscatto del Sud la cultura
e la scuola. Sicché i due si proposero di aprire asili, scuole,
biblioteche e ambulatori medici nei villaggi più isolati
e derelitti (al consuntivo, crearono più di 2.000 scuole
in tutto il Mezzogiorno, di cui 649 nella sola Calabria).
Trasferito a Reggio calabria per dirigere la locale sezione dellANIMI,
Zanotti Bianco pensò che, oltre ai contadini, occorreva riscattare
anche i monumenti del Sud. Cominciò con quelli bizantini
e normanni. Proseguì con quelli di tutta la Magna Grecia.
E gli fu guida eccezionale il professor Paolo Orsi. Dal seno dellANIMI
nacque nel 1920 la Società Magna Grecia (presidente Orsi,
direttore Zanotti Bianco), che mobilitò molti dei nomi dellepoca:
Eleonora Duse, Ernesto Buonaiuti, Bernard Berenson, Lionello Venturi,
Corrado Ricci, larcheologo Pirro Marconi, larcheologa
Paola Zancani Montuoro.

ANIMI e Società Magna Grecia, che corressero le disattenzioni
del governo e dispiegarono un incredibile numero di progetti finanziati
anche con autonoma raccolta di fondi, cominciarono a dar fastidio
crescente, essendo viste come focolai di opposizione al regime.
Furono costrette a sciogliersi. Nel 1939 lANIMI risorse come
Opera Principessa di Piemonte, poco prima la Società
Magna Grecia era risorta come Società Paolo Orsi.
Solo dopo il secondo conflitto mondiale luna e laltra
ripresero i nomi originali. Fino a che, nel 1955, nacque Italia
Nostra, presieduta da Zanotti.
Lavvio delle esperienze archeologiche Zanotti laveva
avuto in Sicilia, quando, nel 1929, partecipò con Pirro Marconi
agli scavi del tempio dorico di Himera. Esperienze che proseguirono
con gli altri scavi, nel 1931, con Paolo Orsi e Rufo Ruffo della
Scaletta, a SantAngelo Muxaro. Proseguì da solo, nel
1932, quando si mise alla ricerca nella Piana di Sibari della città
distrutta dai Crotoniati nel 510 a.C. Era una difficile scommessa,
perduta da molti, ma che lui seppe vincere, come si sarebbe riconosciuto
più tardi. Lantica polis era sepolta tra i fiumi Crati
e Coscile, in unarea denominata Parco del Cavallo. Zanotti
la identificò, appena in tempo: perché proprio allora
gli pervenne il divieto di risiedere in Calabria. Passò allora
in Campania, dove insieme con Paola Zancani Montuoro effettuò
scavi importanti e scoprì il complesso dellHeraion,
alla foce del fiume Sele, con le sue straordinarie decorazioni figurate.
Si batté per far riconoscere al Sud le opportunità
offerte dai siti archeologici, dai musei, da strutture potenzialmente
uniche e originali, che avrebbero dovuto creare un tessuto reticolare
di poli darte, quali promotori di uno sviluppo economico e
sociale delle regioni di Magna Grecia. Ci fu dunque continuità,
nella sua azione: aveva difeso, insieme con Ugo Ojetti, i monumenti
del Nord durante la prima guerra mondiale; volle difendere quelli
del Sud per il resto della sua vita, particolarmente durante gli
anni in cui si dispiegava la tumultuosa crescita economica che avrebbe
generato in tutta la Penisola disordinati e spesso distruttivi interventi
edilizi, con cinici abusi, con lottizzazioni, con cementificazioni.
E restò fedele ai suoi princìpi etici, come dimostra,
tra laltro, una lettera con la quale lui e altre personalità
(Gaetano Salvemini, Elena Croce, Corrado Alvaro, Carlo Levi, Gaetano
De Sanctis e altri ancora) protestavano contro gli scempi nellarea
della Via Appia antica.
Zanotti fu, dunque, a tutti gli effetti, il primo meridionalista
del Nord, che con la scuola e la cultura intendeva tirar fuori dal
circuito della povertà e dellarretratezza le regioni
meridionali, e che nella conservazione dei monumenti e del paesaggio
vedeva un imperativo etico e un fattore di sviluppo. Fu spirito
profetico, rimasto tuttavia poco ascoltato.
Gli sopravvive, fortunatamente, Italia Nostra, creatura ormai giunta
al mezzo secolo, impegnata su molti fronti, simultaneamente, e quasi
in assoluta solitudine votata a contrastare la proliferazione dei
mostri, il disprezzo dei valori paesaggistici, la distruzione di
ruderi ancora sommersi. Tutto ciò, dunque, che può
generare ricchezza culturale per il Sud, che può dare un
futuro diverso in Magna Grecia. O non si vuole che sia così?
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