Dobbiamo chiarire a noi stessi e a tutti gli
altri quale Europa vogliamo. Questo sarà senza dubbio il
momento della verità.
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La nostra Unione è in panne e non può restarci per
molto tempo. La costruzione europea sta attraversando un periodo
molto delicato e movimentato della sua storia. Non ci voleva proprio
una crisi finanziaria dopo la crisi di fiducia messa in luce e amplificata
dai risultati dei referendum sulla Costituzione in Francia e in
Olanda. Il Parlamento farà uso di tutti i suoi poteri per
evitare lasfissia finanziaria. Anche se la situazione restasse
immutata, cioè in assenza di unintesa sulle Prospettive
finanziarie 2007-2013 entro il novembre dellanno prossimo,
lUnione tornerebbe alla procedura di bilancio annuale. A quel
punto il Parlamento giocherà pienamente il suo ruolo e utilizzerà
i poteri di bilancio che il Trattato gli dà per assicurare
la continuità delle politiche di bilancio. Eviteremo lasfissia
finanziaria e garantiremo la sopravvivenza ma, ovviamente, questo
non basta.
I capi di Stato e di governo devono assumere decisioni che in questa
occasione non sono stati in grado di prendere. Abbiamo appena accolto
dieci nuovi Paesi e abbiamo creato legittime aspettative in altri.
Non possiamo accontentarci della sopravvivenza. Serve certezza sulle
risorse finanziarie disponibili e utilizzabili fino al 2013, per
consentire a ciascuno di fare i propri conti e di programmare il
proprio sviluppo.

Landamento delle trattative di Bruxelles e certe posizioni
assunte nellultima fase negoziale non lasciano sperare che
si possa trovare unintesa nel corso della presidenza britannica.
Ci si è focalizzati troppo sui saldi netti, cioè su
quanto ogni Paese versa al bilancio comune e recupera poi attraverso
le iniziative finanziate dallUe sul suo territorio. Ma questa
è una visione totalmente sbagliata. Così si dimentica
che siamo insieme perché cè un valore aggiunto
europeo. Tutti abbiamo tratto grandi benefici dalla costruzione
europea in maniera diretta o indiretta. Se si continua sul terreno
dei saldi netti non ne usciremo e sarà impossibile arrivare
a un accordo.
Tutti dicono di volere più Europa. Ma se tutti dicono di
volere la stessa cosa e poi non si mettono daccordo, viene
qualche dubbio sulla reale volontà degli uni e degli altri.
Forse si vogliono due Europe diverse. Dobbiamo verificare se esse
sono compatibili, complementari o conflittuali. Non potremo evitare
un dibattito di fondo su che cosa significhi per gli uni e per gli
altri volere lEuropa. Dobbiamo chiarire a noi stessi e a tutti
gli altri quale Europa vogliamo. Questo sarà senza dubbio
il momento della verità.
Oggi sembra vincente lEuropa-mercato. Io la chiamerei Europa
molle, senza spina dorsale. Ma non a tutti sta bene così.
Cè un certo numero di Paesi che non ci sta e cè
il Parlamento europeo con le sue forze politiche maggiori. Bisogna
smetterla di ragionare soltanto in termini di Stati, perché
in Europa ci sono per fortuna altri soggetti politici. I partiti
politici europei, per lappunto. La storia non è finita
con le cadute degli ultimi tempi.
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