Settembre 2005

L’Europa utile

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Danni seri
ma non irreparabili
Mario Pinzauti  
 
 

 

 

 

Nonostante
i duelli tra Chirac
e Blair e le
umiliazioni dei
rappresentanti
dei nuovi Stati membri, l’Europa funziona e va
avanti.

 

Lo tsunami è stato evitato, ma il ciclone – anzi, una serie di cicloni – purtroppo no. Parliamo di quello che è successo all’Europa politica tra la fine di maggio e la metà di giugno di quest’anno, cioè tra i referendum francese e olandese sulla Costituzione europea e il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione svoltosi un paio di settimane dopo a Bruxelles.
Le conseguenze dei tre avvenimenti sono sotto i nostri occhi. L’entrata in vigore della Costituzione europea è stata rinviata di un anno e non è sicuro che non intervengano ulteriori ritardi. Potrebbe essere ritardato anche l’ingresso nell’Unione di Romania e di Bulgaria, previsto per il 2007. Quanto all’ingresso della Turchia, allo stato delle cose, è un sogno che rientra mestamente nel cassetto. Come rientra non meno mestamente nel cassetto la gran parte dei progetti per razionalizzare e ottimizzare l’utilizzazione delle energie economiche di cui dispone l’Unione europea.
Di fronte a questo quadro qualcuno ha parlato di catastrofe senza precedenti nei cinquanta e più anni di storia dell’integrazione europea (di fatto cominciata con l’appello che il 9 maggio 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman rivolse al cancelliere tedesco Adenauer per la costituzione di una comunità del carbone e dell’acciaio). È un giudizio forse eccessivo, che dimentica altri seri, talvolta drammatici momenti di difficoltà, come quello che nel 1954, con la bocciatura da parte dell’Assemblea Nazionale francese del progetto della CED, la Comunità Europea di Difesa (che, notato per inciso, non è stata ancora realizzata), sembrò condannare al fallimento la da poco iniziata impresa per unire gli europei in una grande alleanza politica ed economica. È certo tuttavia che di fronte ai fatti di maggio e giugno di quest’anno si può parlare di crisi con danni gravi, anzi gravissimi. Anche se non irreparabili.

Silvio Berlusconi, uomo di cui non tutti e non sempre condividono le posizioni politiche, lasciando Bruxelles, al termine del Consiglio europeo di metà giugno, ha espresso un giudizio su cui è difficile non trovarsi d’accordo: «Nonostante tutto, l’Europa continua a funzionare».
È vero, anzi verissimo. Ma è anche vero che questo non avviene – o avviene soltanto in minima parte – per merito dei capi di Stato e di governo che si sono riuniti a Bruxelles a metà giugno. Il merito maggiore è di quanto l’Europa ha già dato ai suoi cittadini – a cominciare da una pace che dura da cinquant’anni – e quanto promette di dare in futuro.
Da un eurobarometro condotto il 15 giugno – proprio mentre si apriva il Consiglio europeo di Bruxelles – in Francia e in Olanda, i due Paesi in cui poche settimane prima la maggioranza degli elettori si era pronunciata contro la Costituzione europea, risultava che una forte maggioranza degli interpellati, l’88% dei francesi e l’82% degli olandesi, dichiarava di essere soddisfatta di appartenere all’Unione europea. E incredibile ma vero, le percentuali di consenso variavano di poco (83% per i francesi e 78% per gli olandesi) quando il sondaggio si limitava ai soli elettori che nei referendum avevano votato no!
Dunque il rifiuto della Costituzione non era stato rifiuto dell’Europa, era stato dettato – come ammettevano espressamente gli intervistati rispondendo a successive domande – da motivi di politica interna, da difficoltà a comprendere il testo del documento (240 pagine!), da scarsità di informazioni su quello che sarebbe stato l’esito del referendum, dalla speranza – o addirittura la pretesa – di avere di più dall’Unione europea.
In definitiva, nel “no” alla Costituzione c’era stato un “sì” all’Europa, sia pure accompagnato da un invito all’Unione europea a farsi capire meglio, a lavorare di più e in piena trasparenza a favore dei cittadini, a evitare di farsi coinvolgere in problemi di politica interna dei singoli Paesi.
L’hanno compreso i capi di Stato e di governo dei 25 Paesi nella riunione di metà giugno a Bruxelles? Si direbbe di no. O forse hanno finto di non capirlo e al fuocherello acceso dai referendum hanno di proposito aggiunto l’immane incendio provocato dallo scontro dei loro interessi nazionali, rendendo impossibile un accordo e bloccando la marcia dell’Europa politica. Non sarà facile, ma nemmeno impossibile, riparare questo disastro. Ma intanto, come ha notato il premier italiano, l’Europa continua a funzionare.
Soprattutto, precisiamo noi, continua a funzionare l’Europa utile, quella che – non coinvolta dai bracci di ferro politici – lavora unicamente per i cittadini. È significativo – e per chi ha cuore le sorti dell’Europa crediamo anche incoraggiante – che proprio nelle settimane politicamente più difficili, quelle che vanno dai due referendum al vertice di Bruxelles, siano state rese note, anche se non sufficientemente messe in risalto dai mezzi di comunicazione, tre notizie che confermano la vitalità dell’Europa utile.
Cominciamo dalla notizia relativa a un’iniziativa di cui si avvantaggeranno tre milioni di scienziati, ricercatori, studenti, appartenenti a oltre 3.500 istituzioni universitarie di 34 Paesi europei. Si chiama GEANT2, è un’infrastruttura europea di rete per la ricerca all’avanguardia in campo mondiale. Utilizzando la luce pulsata (fotoni) anziché gli elettroni permetterà di trasportare a una velocità finora mai raggiunta enormi quantità di dati scientifici. È – si fa notare da parte della Commissione europea, la fonte dell’informazione – un gigantesco passo in avanti nel suo campo. Grazie ad essa in Europa i ricercatori potranno usufruire di una connessione più stabile e veloce che in qualsiasi parte del mondo. Un esempio, che riguarda l’astronomia: GEANT2 permetterà di osservare l’universo in tempo reale collegando tra loro i radiotelescopi di tutto il mondo.
Tre milioni di scienziati, ricercatori, studenti serviti da GEANT2 sono un bel numero. Ma ancor di più, la totalità dei cittadini europei (453 milioni di persone), sono coloro che sono serviti dagli interventi che l’Europa sta realizzando per rendere più competitiva, quindi più economica, la fornitura di gas e di energia elettrica. Ecco la seconda notizia dall’Europa utile. Leggi comunitarie hanno avviato recentemente la liberalizzazione del settore energetico con l’obiettivo, tra l’altro, di ottenere un contenimento dei prezzi. Purtroppo, l’obiettivo non è stato finora raggiunto. Anzi, in molti Paesi europei sia il gas sia l’energia elettrica stanno rincarando. Prendendone atto, la Commissione europea ha avviato un monitoraggio per accertare perché questo avvenga, riservandosi di far seguire, a indagine conclusa (tra quest’anno e il prossimo), provvedimenti coercitivi contro le aziende inadempienti: con il proposito, tra l’altro, di bloccare tutti i rincari che risultassero ingiustificati.
Interessa la gran parte se non la totalità dei cittadini europei anche l’insieme delle iniziative con cui l’Unione europea garantisce la qualità e l’origine di quello che mangiamo. Eccoci alla terza notizia. Mentre Francia e Olanda erano alla vigilia dei loro referendum, la Commissione europea ha deciso di riconoscere alla ricotta romana la Denominazione d’Origine Protetta*. È il settecentesimo prodotto alimentare dell’Unione europea che ottiene questo riconoscimento, questa sorta di carta da visita e di garanzia di qualità con cui si presenta ai consumatori.
È dunque un piccolo ma importante successo dell’Europa utile: che da solo, certo, non basta a compensare gli insuccessi dei vertici di Bruxelles, ma che unito al lancio di GEANT2, alle inchieste per fermare i rincari del gas e dell’energia elettrica e a tanto altro, dimostra che nonostante i duelli tra Chirac e Blair, le umiliazioni dei rappresentanti dei nuovi Stati membri, l’Europa funziona e va avanti: sicuramente già ora a beneficio dei cittadini; in avvenire, speriamo, anche degli assetti politici della non sempre tranquilla, ma insostituibile, famiglia comunitaria.

 

   
   
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