Un sistema
bancario
e finanziario
indicato a modello di riferimento
e a snodo cruciale per un percorso di crescita virtuosa.
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Non è certo una grande novità sottolineare che ancora
una volta linnovazione si presta con successo ad essere una
valida chiave di lettura interpretativa di un documento così
significativo quale la Relazione della Banca dItalia 1. Semmai,
a stupire è la notevole consonanza di accenti sullinnovazione,
assunta a valore centrale dello sviluppo sociale economico italiano,
consonanza riscontrabile in altri documenti che sempre in questo
periodo hanno provato a fotografare la realtà del nostro
Paese 2.
Cè da aggiungere che non si tratta di una mera concettualizzazione,
ma di unanalisi attenta alle diverse forme attraverso cui
linnovazione si manifesta; e tra queste una posizione di rilievo
va di sicuro riconosciuta alla sua espressione tecnologica.
Infatti, è da qui che muove lo stesso Governatore nelle Considerazioni
Finali, tratteggiando in modo esplicito le caratteristiche
di un technological divide sul versante delleconomia
reale. Dapprima, quando a proposito degli Stati Uniti, citati come
esempio di economia in crescita, ricorda che «la spesa per
beni strumentali e programmi informatici è cresciuta nel
2004 del 13,6% in volume [
]; gli investimenti in calcolatori
e attrezzature elettroniche sono aumentati del 33% nel 2003 e del
27% nel 2004» 3. Poi, con il focus rivolto alle nostre imprese,
Fazio sottolinea come per quelle a tecnologia medio-alta gli esempi
di delocalizzazione si siano rivelati fruttuosi o comunque tali
da non influenzare negativamente loccupazione in Italia; mentre
nei settori tradizionali «lo spostamento allestero di
una parte della produzione ha carattere difensivo» 4, fotografando
così la realtà di un Paese che arranca nel tentativo
di conservare le proprie quote di mercato.
Ancor più esplicativo è, successivamente, il severo
giudizio stilato dal Governatore nel raffronto della nostra industria
con quella degli altri Paesi maggiormente progrediti, amaramente
sancendo: «Ai ritardi dellammodernamento dellapparato
produttivo dei settori a tecnologia medio-alta e allo scarso sviluppo
di quelli ad alto contenuto tecnologico è riconducibile il
differenziale di crescita della produttività e di competitività
della nostra industria nei confronti dellestero» 5.
Una diagnosi sicuramente cruda, ma che trova puntuale riscontro
nelle cifre fornite dallISTAT sullapparato produttivo
italiano e nelle preoccupate parole pronunciate dal Presidente della
Confindustria in occasione dellassemblea annuale della categoria.
Va subito detto che via Nazionale non si limita alla formulazione
degli aspetti diagnostici, ma come è sua abitudine propone
una terapia, un percorso virtuoso suggerito al Paese, inteso nella
somma delle sue diverse componenti, compresa quella finanziaria.
Ed è proprio in questottica che viene nuovamente indicato
il sistema bancario quale elemento propulsore per «sostenere
le aziende più dinamiche a promuovere, ponendo a frutto la
base informativa di cui dispone, processi di aggregazione e di consolidamento
tra imprese» 6. Unindicazione che fa da pendant allaltra
secondo cui «pesa sulla nostra economia, limitandone la capacità
di sviluppo, la frammentazione dellattività produttiva»
7, mettendo in modo inequivocabile sul tappeto un tema caro agli
economisti delle diverse scuole, il problema dellottimo dimensionale.
Linvestitura del sistema bancario anche in questo caso non
rimane unindicazione generica, ma viene suffragata da notazioni
concrete: infatti, il Governatore sottolinea la funzione degli intermediari
finanziari nel promuovere valide iniziative nellambito del
venture capital (vox clamans in deserto già da qualche lustro!)
e nellassecondare sia le nuove iniziative nei settori a tecnologia
avanzata, sia gli investimenti in ricerca e sviluppo. In definitiva,
un sistema bancario e finanziario indicato a modello di riferimento
e a snodo cruciale per un percorso di crescita virtuosa.

Legittimo a questo punto chiedersi da cosa nasca la convinzione
di Fazio sui meriti del sistema bancario. La risposta, come si vedrà,
non è difficile da cogliere su una pluralità di versanti.
Il primo, parzialmente determinato da alcune vicende congiunturali
che hanno vista coinvolta la Banca dItalia nella veste di
suprema autorità di vigilanza, viene evidenziato nelle stesse
Considerazioni Finali e riguarda gli aspetti di concentrazione
e di efficienza del sistema bancario (ecco tornare sotto altra forma
il tema dellottimo dimensionale). Listantanea scattata
da Fazio ci ricorda che nel giro di dieci anni lItalia è
passata dalle 994 banche di fine 1994 alle 778 dello scorso anno:
il tutto accompagnato da una maggiore diffusione in tutte le aree
del Paese e da un deciso aumento della concorrenza.
Cè, poi, un secondo versante ancor più diretto
che porta lattenzione sugli ingenti investimenti profusi dal
sistema bancario nel settore dei sistemi informativi ed elaborativi.
Si vengono, così, a disegnare i tratti di una macchina
bellica considerevole: si pensi, ad esempio, nel campo dei
canali distributivi allo sviluppo degli Automated Teller Machines
(ATM) e dei Point of Sales (PoS) che registrano una capillarizzazione
37.000 ATM e 840.000 PoS che non sfigura persino nei
raffronti internazionali, non fosse altro per la rilevante parte
di gap già colmata.
Ma lillustrazione della potenza di fuoco del sistema bancario
italiano non si ferma certo qui. Si guardi allora il capitolo dei
diversi canali telematici dalle cui pagine emerge in modo inconfutabile
il loro crescente gradimento da parte della clientela. Si scopre,
così, che il canale telefonico ha visto aumentare la clientela
dai 4,6 ai 5,3 milioni dello scorso anno; e che anche le connessioni
dirette sono cresciute, raggiungendo quota 390.000 clienti, di cui
l85% costituito da imprese.
Sono cifre rilevanti che, nelle valutazioni degli esperti di via
Nazionale, evidenziano unaccelerazione persino superiore a
quella registrata dai servizi offerti tramite Internet, dove comunque
più di cinque milioni di clienti hanno utilizzato servizi
di tipo dispositivo, fotografia fedele della realtà di una
popolazione sempre più orientata verso le-banking.
Anche lanalisi degli strumenti di pagamento, sia tradizionali
sia innovativi, fornisce unulteriore evidente conferma della
capacità di questa macchina bellica. Si prenda il caso delle
carte di debito, alle quali spetta di diritto un ruolo di primo
piano per la crescita di un milione di unità (sono arrivate
a 26 milioni complessivi) e per i 610 milioni di transazioni effettuate
su PoS. E anche le carte di credito non sono da meno, pur registrando
una sostanziale immutabilità nel numero degli esemplari in
circolazione (12 milioni), ma con un marcato incremento delle transazioni
effettuate (giunte a oltre 430 milioni).
In più, proprio su questo versante non è difficile
ipotizzare ulteriori significativi margini di crescita, soprattutto
se si porrà rimedio alluso fraudolento delle carte
un fenomeno che nel 2004 è stato pari alluno
per mille del valore complessivo delle transazioni adottando
misure concretamente orientate ad accrescere il loro livello di
sicurezza. In questa prospettiva una soluzione in positivo può
essere offerta dal graduale spostamento verso luso della tecnologia
del microchip con standard di sicurezza più elevati.
Se, poi, si passa sul versante degli strumenti di pagamento innovativi
è singolare che la prima osservazione concerna luso
prioritario su Internet di strumenti tradizionali, quali le carte
e i bonifici, con le prime che hanno rappresentato l8,8% delle
transazioni elettroniche complessive e i secondi che hanno superato
il livello di 23 milioni di operazioni svolte. Ma cè
un secondo aspetto originale su cui vale la pena di soffermarsi:
la riduzione della domanda di carte prepagate di origine bancaria
scesa dal 2,3% all1,5%, anche se in valore assoluto la crescita
a 800.000 esemplari ha superato il 15%: una singolarità che
trova una spiegazione nella qualità del pubblico che si avvale
di questo strumento, persone fondamentalmente interessate ad effettuare
micropagamenti con strumenti anche diversi da quelli usualmente
collegati a conti di deposito. Non è, infatti, un caso che
contestualmente si sia verificato un travaso di interesse verso
le carte prepagate postali, quadruplicate rispetto al 2003 e ormai
superiori in numero a quelle bancarie.
Ci si può fermare qui in questo viaggio nelle statistiche
e passare così a stendere alcune brevi considerazioni conclusive.
Innanzitutto, la riaffermazione della distinzione di ruoli che è
comunque bene ricordare nellassunzione di responsabilità
di tale portata: in questo senso è forte il richiamo di Fazio,
secondo cui «la finanza non può sostituirsi allimprenditore
nel perseguimento dellinnovazione, nella progettualità,
nellinnalzamento della produttività» 8.
In altri termini, per il sistema bancario se il sì è
incondizionato per il ruolo di stimolatore e di propulsore, altrettanto
secco è il rifiuto per imbarazzanti e pericolose sovrapposizioni
di competenze.
Una seconda considerazione che si può desumere per analogia
da quanto affermato a proposito dellItalia in ambito europeo
è un richiamo a ciò che occorre: «più
che una diversificazione delle regole [
], la valorizzazione
delle diversità e delle genialità» delle singole
componenti.
E, infine, due moniti che vale la pena citare a mo di suggello:
«ritrovare la fiducia» e «operare fattivamente
per riprendere la via dello sviluppo economico e civile» 9.
Un sigillo che trova nella creatività, nella vitalità
innovativa, in una parola nella tensione verso linnovazione,
lhumus giusto per la rifondazione di un Paese proiettato,
si spera, verso un futuro prossimo più roseo.
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