Nel caso italiano, le riforme
richiedono anni
e anni di duro
lavoro, e devono essere condivise almeno nei loro obiettivi generali
da tutte le
principali forze politiche.
|
|
Se è vero che la crescita è movimento, allora si
spiega anche come mai il nostro Paese è in fase di stagnazione:
moltissimi tipi di lavoro passano da padre in figlio, sono praticamente
ereditati, e questo non vale soltanto per gli avvocati, o i notai,
o i farmacisti, o i giornalisti, ma anche per i docenti universitari,
o i tassisti, o gli immobiliaristi, e via di seguito.
È stato detto che i sintomi di una società immobile
sono tanti, e limmagine è concretizzata anche dalleconomia
che, appunto, stagna, come confermano i dati più recenti
sullinflazione: se laumento dei prezzi tende a rallentare,
mentre salgono i costi del petrolio e delle materie prime, cè
alla base una stagnazione dei consumi, e cè un calo
di fiducia da parte sia delle famiglie sia delle imprese. E si tratta
di un calo cospicuo, anche perché colpisce i giovani il futuro
incerto, mentre penalizza le fasce di età media il terrore
della perdita del posto di lavoro, insieme con la mancanza di alternative.
Desideriamo tornare a crescere, come sapevamo fare mezzo secolo
fa, a cavallo dei giorni del boom che ci impose allammirazione
del mondo, oppure un secolo fa, durante lepoca giolittiana?
Al punto in cui siamo attualmente, per tornare a crescere occorrono
alcune grandi e incisive riforme, che avranno quasi senza eccezione
una caratteristica indesiderata: liniziale impopolarità.
Nel senso che prima ci sono i costi del cambiamento, e soltanto
in un secondo momento se ne ottengono i benefici.

È esattamente ciò che abbiamo visto in questi anni
con la moneta unica. È scritto in tutti i libri di testo
universitari, e i ragazzi sembrano averlo capito; solo i nostri
politici cambiano discorso, non avendolo saputo (o voluto) capire.
È necessario fare delle riforme inizialmente impopolari,
per avere poi i grandi, innegabili benefici della divisa comune.
E se non si agisce in questo modo, peggio per il Paese. Usare leuro
come capro espiatorio non serve a migliorare la situazione. Fa solo
aumentare il pessimismo della gente, che di solito non gradisce
sapere che il governo non risponde di ciò che succede, e
anzi dichiara che neppure può porvi alcun rimedio.
Nel caso italiano, le riforme necessarie richiedono anni e anni
di duro lavoro, e di conseguenza devono essere condivise almeno
nei loro obiettivi generali da tutte le principali forze politiche.
Tre sono le priorità per far ripartire il nostro Paese, priorità
che risultano dal confronto con gli altri Paesi che continuano a
crescere molto più di noi. Sono, nellordine:
1) introdurre competizione nella formazione del capitale umano,
a cominciare dalluniversità;
2) liberalizzare, soprattutto per ottenere così più
competitività, tutta larea dei servizi, che corrisponde
ai due terzi del Prodotto interno lordo;
3) investire nella logistica, vale a dire in tutto ciò che
serve per far muovere di più e meglio idee, merci, persone.
Sono tutte questioni che discutiamo giorno dopo giorno, ma senza
che fino a questo momento si sia riusciti a condividere non diciamo
i singoli provvedimenti, ma neppure gli obiettivi generali delle
riforme necessarie.
Ci limitiamo qui al primo tema, che è sicuramente di manifesta
attualità, visto che il Parlamento ha modificato le norme
con le quali vengono scelti i docenti universitari. Si vuole che
il concorso pubblico con cui si diventa professori sia vinto soltanto
dai candidati migliori, cioè quelli che hanno già
dimostrato di saper fare bene ricerca scientifica e trasmettere
i risultati ai loro studenti. E perché mai le singole università
dovrebbero essere interessate ad avere solo i docenti migliori?
La risposta è ovvia: perché solo a quella condizione
le università migliori avranno anche gli studenti migliori.
Ma viviamo davvero in un Paese in cui gli studenti migliori vanno
tutti alla ricerca delle università migliori? E poi, chi
lha deciso chi sono gli studenti migliori, se in Italia la
competizione tra studenti è vietata per legge, come sono
vietati per legge esami con voti ordinali? First a Oxford
è molto chiaro, ma il nostro 30, che può essere dato
a tutti, non serve un granché.

Bisognerebbe allora riuscire a superare limmobilismo dato
dagli opposti estremismi: da un lato, chi si limita
a difendere, con correzioni minime, il sistema attuale, dallaltro
chi propone che tutte le nostre università si mettano domani
a competere con Harvard (cosa che non succede neppure in America).
Per riuscire per davvero a progredire, è molto più
saggio iniziare da alcuni obiettivi intermedi volti a favorire la
competizione tra le università, come ha ben capito il governo
inglese che con il suo Higher Education Act di un anno fa ha inteso
proprio superare il pregiudizio che le università siano tutte
uguali. Le università migliori possono far pagare tasse più
alte a studenti che saranno disposti ad accettarle, attendendosi
docenti migliori.
Gli economisti conoscono bene limportanza degli incentivi,
e da tempo li applicano anche ai problemi relativi alla formazione
del capitale umano, come alla teoria della crescita, questa essendo
sempre più dipendente dalla qualità della ricerca
scientifica e quindi dalle università migliori. Basta non
sbagliarsi, sostenendo ad esempio che crescono di più i Paesi
che si difendono con il protezionismo, magari inventandosi che il
grande economista liberale David Ricardo sia stato teorico del protezionismo!
|