Settembre 2005

Alle radici del continente

Indietro
L’Europa?
Nata dai pellegrinaggi
Antonio Sanfrancesco
 
 

Il pellegrinaggio verso Compostela si trasforma
in “camino” sempre più europeo
e continentale,
rinsaldando su base religiosa
la coscienza
di appartenere a una comune civiltà fondata sui valori della solidarietà
e della carità.

 

“I franchi, i normanni, gli scozzesi, gli irlandesi, i galli, i teutoni, gli iberi, i guasconi, i bavari, gli empi navarri, i baschi, i goti, i provenzali, i maraschi, i lorenesi, i gauti, gli inglesi, i bretoni, quelli della Cornovaglia, i flamenchi, i frisoni, gli allobrogi, gli italiani, i pugliesi, gli abitanti del Poitou, gli aquitani, i graci, gli armeni, i daci, i norvegesi, i russi, i nubiani, i parti, i rumeni, i galati, gli efesini, i medi, i toscani, i calabresi, i sassoni, i siciliani, gli asiatici, gli abitanti del Ponto, quelli di Bitinia, gli indii, i cretesi, quelli di Gerusalemme, quelli di Antiochia, di Galilea, quelli di Sardi, i ciprioti, gli ungheresi, i bulgari, gli slavi, gli africani, i persiani, gli alessandrini, gli egiziani, i siriani, gli arabi, i colossesi, i mori, gli etiopi, quelli di Filippi, quelli della Cappadocia, i corinzi, gli elamiti, quelli della Mesopotamia, i libici, quelli di Cirene, quelli di Panfilia, quelli della Cilicia, i giudei e le altre innumerevoli genti di tutte le lingue, tribù e nazioni, vengono da lui in carovane, falangi, compiendo i loro voti”.

(Aymeric Picaud, Liber Sancti Jacobi, XII sec.)

 

Il viaggio è metafora del desiderio di conoscenza e della ricerca di verità. L’uomo, proprio perché vive, compie un viaggio. Tutta la letteratura è intessuta di storie di viaggi: Ulisse, Marco Polo, Dante, Goethe, Verne, Swift... Anche i viaggi religiosi, i pellegrinaggi, s’inseriscono in questa prospettiva, con il Cristianesimo che considera la vita dell’uomo un viaggio, un itinerario verso la beatitudine celeste. Nel cammino terreno, disseminato di contraddizioni, di mali, di dolore e di sofferenza, l’uomo ha bisogno di “vedere” i luoghi dove il divino ha lasciato le tracce, i segni tangibili della propria presenza, ovvero i santuari, le dimore di Dio sulla terra.
Il pellegrinaggio è anche supporto per il fedele, per la sua strutturale fragilità che nell’incontro con Dio e nella preghiera rigenera la sua fede e la rinsalda, creando un contatto privilegiato con l’Assoluto che lo trascende.
Santiago de Compostela non fa eccezione in questo, anzi. L’iter stellarum ancora oggi conserva intatto il suo fascino e la sua vitalità, proprio perché vi mescola arte e leggenda, fede e cultura.
Quello verso la città galiziana, dove si trova la tomba dell’apostolo Giacomo, fu un camino abbastanza frequentato già tra XI e XIV secolo. Vi si giungeva attraverso percorsi ben definiti, i cosiddetti “cammini di San Giacomo”, (attraversando i campi: “per agrum”, da qui la parola pellegrino), che coprivano la Francia d’una rete per quei tempi sorprendentemente fitta ed estesa. Lungo i “cammini” sono sorte sontuose basiliche romaniche insieme a luoghi di raccolta e ospizi (“hostales”) per i pellegrini e nel XII secolo il bacino della Garonna, passaggio obbligato di tutte queste strade, fu popolato di coloni con il compito di renderlo più accogliente e sicuro per il transito dei devoti diretti in Spagna; la stessa cosa avvenne in Alvernia, anch’essa interessata dal “cammino”.

A Puente la Reina, in Navarra, confluivano i quattro “cammini” francesi, disposti a ventaglio perché destinati ad accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa. Procedendo da sud verso nord, il primo dei cammini partiva dal santuario di Saint-Gilles-du-Gard (presso Arles, in Provenza) e raggiungeva Somport passando per Tolosa; il secondo si avviava dal grande santuario mariano di Notre-Dame-de-Puy e toccava, tra l’altro, le celebri abbazie di Sainte-Foy a Conques e di Saint-Pierre a Moissac; il terzo, muovendo dalla chiesa della Madeleine a Vézelay, attraversava il Limousin (passando per Saint-Martial a Limoges) e il Périgueux; il quarto da Saint-Martin di Tours raggiungeva Poitiers e Bordeaux, prima di congiungersi agli altri sui Pirenei.
Il pellegrinaggio a Santiago è stato proclamato nel 1978 dal Consiglio d’Europa il «primo itinerario culturale europeo» e rappresenta, nell’immaginario collettivo, un mix di fede, curiosità, sfida, ricerca di sé e di una comune appartenenza. Anche per questa consapevolezza il camino per secoli ha costituito un fattore di aggregazione e d’identità per il Vecchio Continente. E se cambiano le motivazioni dei pellegrini non mutano certo le consuetudini, le ritualità, i gesti. Il pellegrinaggio, proprio per essere viaggio verso segni e luoghi condivisi, si caratterizza come un gesto simbolico universale. Ci si incammina con motivazioni diverse ma si converge verso una meta comune: cattedrali, monasteri, dipinti, architetture, archetipi e luoghi dove la contemplazione del divino si apre alla dimensione della bellezza. E del mistero.
L’Europa ancora oggi reca le tracce di quella fitta rete di percorsi di pellegrinaggio che l’hanno animata a partire dal Medioevo. Dalle strade di Santiago si poteva raggiungere agevolmente la principale arteria italiana, la Via Francigena o Romea: e da Roma, per il tracciato dell’Appia Antica o della Via Latina, imbarcarsi nei porti pugliesi verso il Santo Sepolcro.
Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme costituivano infatti, nel Medioevo, le peregrinationes maiores, dalle quali si diramava una fitta rete di peregrinationes minores. Ce lo ricorda lo stesso Dante, nella Vita Nova: «Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo in quanto è peregrino chiunque è fuori de la sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo o riede. E però è da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma; chiamasi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamasi romei in quanto vanno a Roma...».
La sepoltura di San Giacomo, che «fue più lontana», come dice Dante, ha origine dalla leggenda di Pelayo, un eremita che, agli inizi del IX secolo, nell’oscurità di una notte galiziana assisté ad una pioggia di stelle. Il luogo, detto campus stellae, (ma, secondo Franco Cardini, sarebbe più corretto compostum tellus, “necropoli”), era disabitato e Pelayo, con l’aiuto del vescovo Teodomiro, interpretò l’evento come un messaggio del cielo: scavando nei luoghi impervi indicati dagli astri, furono rinvenute così la tomba e una reliquia preziosissima di San Giacomo Maggiore, Santiago, miracolosamente giunte lì – si disse poi – dalla Terrasanta, via mare. In un luogo eccentrico e memoriale quanto quello del Basso Salento: Finisterre. Più in là, il mare e le terre incognite, il mondo degli idoli e dei pagani.
Il pellegrinaggio verso Compostela, che si sviluppa già a partire dal X secolo, dapprima prevalentemente in ambienti aristocratici e cavallereschi, assume dimensioni impressionanti proprio a partire dall’XI secolo, interessando, via via, oltre alla Francia, la Germania, le Fiandre, l’Inghilterra, l’Italia, trasformandosi in camino sempre più europeo e continentale e rinsaldando su base religiosa la coscienza di appartenere a una comune civiltà fondata sui valori della solidarietà e della carità. E non bisogna sottovalutare lo stretto scambio di informazioni e di esperienze personali tra genti di Paesi lontani e differenti che fece sì, come è stato scritto, «che il pellegrino, anche se analfabeta, divenisse una specie di operatore culturale, quasi che il cammino fosse una specie di università popolare itinerante». Infatti, lungo i cammini si svilupparono poste, borgate e fiorenti città, conventi e chiese, i mercanti impiantarono botteghe e lucrosi negozi, si ravvivarono i commerci e i traffici, l’arte scoprì forme e temi originali, la cultura si aprì ai venti e alle idee d’oltrefrontiera: l’Europa – dice Goethe – è nata dai pellegrinaggi a Santiago, riconoscendo nel santo patrono di Spagna un testimonial autorevole ed eccezionale dell’identità europea, a riprova di una fede profondamente radicata nei luoghi non meno che nelle coscienze dei cittadini, (fede militante, in progress: per agrum), come la Costituzione europea, troppo pavida per dirsi cristiana, troppo smemorata, laica e illuminista, sembra volutamente ignorare.

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2005