Settembre 2005

Epistolario / Lettere di Silvio Ramat

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Caro D’Andrea
a.b.
 
 

 

 

 

 

Ho qualche
amarezza
per come se ne vengono avanti
gli illetterati in poesia.
Ma forse sono l’ennesimo autore consapevole
di questa cattiva sorte.

 

È una delle più fitte corrispondenze di Ercole Ugo D’Andrea, il poeta galatonese che a Silvio Ramat fu legato da sentimenti di ammirazione e di profonda amicizia. Fra l’altro, è qui una fonte preziosa di notizie sull’attività creativa dei due scrittori, sui loro rapporti con le case editrici e sulle relazioni con i responsabili delle collane dell’epoca. Più di chiunque altro, forse, il fiorentino Ramat, uno dei più lucidi critici letterari dell’ultima generazione e apprezzato poeta, offre a D’Andrea uno spaccato realistico di quanto accade nella «ressa al banco della poesia». Un’autentica lezione di vita per Ercole Ugo, cresciuto nella periferia estrema del mondo mediatico italiano.

Firenze, 19-8-1967
Caro D’Andrea, La ringrazio della lettera e del libro, che ho letto – seppure non con l’attenzione dovuta, almeno per ora. Mi hanno colpito soprattutto le poesie della prima parte, coi loro ricordi gattiani e betocchiani così ben risentiti personalmente. Su altre avrei delle riserve da fare, come Storia del villaggio e quelle affini nell’ispirazione e nei temi, per ciò che in esse mi sembra un rischio di bozzetto meridionale – sebbene su di un piano stilisticamente sempre discreto.
Non so se avrò modo di scrivere dei Suoi versi; in quel caso, ordinerò con più chiarezza queste che per adesso sono semplici impressioni. Mi tenga al corrente del Suo lavoro prossimo.

29.1.‘69, Firenze
Caro D’Andrea, ho avuto la lettera e le poesie (grazie per la dedica!), che mi sembrano così ben collegate in omogeneità fra di loro da non poter essere smembrate facilmente. Parlerò a Bonsanti, e gli chiederò quante può stamparne su “Arte e poesia” (rivista, per ora, fantomatica perché nessuno la vede). Rispetto al tuo ultimo libro, mi sembra che ci sia uno scatto ulteriore, nel senso di un nesso emotivo ad alta tensione che unifica appunto i vari testi: non è, chiaramente, un’antologia come L’autunno delle rigide lumache, con cui fai il punto su ciò che sei stato fino a ieri. Congratulazioni affettuose, e auguri anche per il Latino e la tesi.
Grazie per gli apprezzamenti sul mio libro di Rebellato (ma non è tanto un libro, quanto una raccolta di tipo miscellaneo); l’Ermetismo non è ancora uscito; ho rivisto le ultime bozze, ma non sarà pronto in libreria prima di un altro mese. Che io sappia, Argalia non stampa più poesie, dopo Tiziano Rossi e me (ed eravamo ancora al ‘63-‘64).
Salvi ricambia cordialmente i tuoi saluti (grazie anche delle cartoline che mi hanno ricordato la Puglia); saluta Valli, se lo incontri di nuovo.
Martedì scorso, 21, abbiamo invitato Betocchi all’Università, nell’ora del mio seminario, ed è stata una cosa molto bella, alla quale certo avresti gradito essere presente.
Ricordati di Pagano, soprattutto per Salvi (o del libraio leccese che può procurarti i Versi fattuali). Un caro saluto, anche da mia moglie, e a presto rileggerti.

3.II.‘69
Caro D’Andrea, due righe per ringraziarti dei libri tuo e di Salvi che ho appena ricevuto. Domani l’altro vedrò Bonsanti e conto di dargli i tuoi versi (quelli dedicati a noi mi sembrano dei più riusciti dal punto di vista della confessione e di un rapporto con il “prossimo”).
Vedrò di darti notizie sul “Ceppo”; per ora ti accludo quest’altro bando che mi spedirono giorni fa. Cittadella e Città di Firenze non esistono più, credo. Il “Ceppo” di solito scadeva verso la fine di marzo. Un caro saluto.

17.2.1969
Caro D’Andrea, ho avuto la lettera e le nuove poesie che mi sembrano in carattere con l’altra serie (ormai in mano a Bonsanti), salvo alcuni testi fra i più brevi (19, 22) che non so quanto s’inquadrino nel disegno complessivo della raccolta. Ma può essere un’impressione soggettiva; fatto sta che mi pare che la tua non sia una vena “epigrafica”, alla quale invece ogni tanto ti concedi. Ripeto, l’opinione è personalissima, solo mia.
Appena mi sarà possibile ti darò notizie sui premi di cui verrò al corrente. Un cordiale saluto, anche da mia moglie.
P.S. Betocchi è stato l’unico vincitore grande del “Lerici”, di solito riservato a scrittori non così noti. Questo per tranquillizzarti.

18.4.69
Caro D’Andrea, le poesie dell’ultima volta non hanno suscitato la mia risposta perché ormai è quel livello a me noto – positivamente – che fa organica la serie. Manda, quando credi, il resto, le fasi successive.
Congratulazioni per l’esame finale superato; ora è tutto più semplice. Quanto al mio lavoro, forse non fui preciso a suo tempo riguardo alle poesie, che Scheiwiller pubblicherà, sì, ma non prima della fine di questo 1969. Per L’Ermetismo, invece, il libro c’è: in libreria a Firenze sarà nella prossima settimana; il 15 maggio nel resto dell’Italia. Se hai fretta, puoi chiederlo qui, o a Seeber – via Tornabuoni – o a Marzocco – via Martelli –, o alla Libreria Editrice Fiorentina (la preferita da Lisi) – via Ricasoli. Sono quelle che mi vengono in mente, ora.
Arte e Poesia dovrebbe essere davvero imminente; appena avrò notizie certe, te ne informerò.
Sto continuando a lavorare all’introduzione a Leopardi, per quell’antologia poetica destinata alle scuole superiori. È una faticaccia, soprattutto perché è un terreno già troppo arato, e arato bene. Fammi avere allora il tuo nuovo lavoro, e cordiali saluti.

Firenze, 18.6.69
Caro D’Andrea, ho letto volentieri il seguito dei tuoi versi, constatando la loro esatta omogeneità col resto: tutt’al più, ogni tanto, qualche vezzo sulla scorta di quella “mano benedetta” nella quale tanto credi; ma non mi sembrano pècche gravi. Non escluderei nessuno dei testi che mi sottoponi. Aspetto anche notizie sulla conclusione trionfale dei tuoi studi universitari, alla quale immagino tu pensi con molta tensione, com’è logico. È davvero possibile che il mio libro non ti sia ancora giunto? Dove l’hai ordinato? Un caro saluto.

Firenze, 5.7.69
Caro D’Andrea, ti faccio le congratulazioni più affettuose per la laurea conseguita! Ora ci sono nuove responsabilità per te, ma anche prospettive più ampie come l’insegnamento: oltretutto quella soluzione di indipendenza economica che per tutti è importante.
Sono contento dell’interesse che ti suscita il mio Ermetismo; devo rispondere anche a Valli, che mi scrisse tempo fa per dirmi di averlo ricevuto (letto non ancora).
Riviste: quella di Bonsanti so che è uscita da tre o quattro giorni, e suppongo che la cosa più sbrigativa per te sia richiederne una copia a Roma, all’editore De Luca, via Gaeta 14; prima che vada in libreria chissà quanto dovremo aspettare. Neanche io l’ho ancora ricevuta. Quanto a “Il Bimestre”, ti ho fatto spedire in omaggio il n. 2, pregandoti di abbonarti in seguito (la spesa annua è di appena 1.500 lire) per sostenere la vita del periodico, che spero sarà di tuo gradimento.
Domani saremo a Urbino; in luglio io farò un po’ di spola tra Urbino e Firenze, dove ho ancora molto lavoro (tanto per cambiare!); poi in agosto il mare (Pesaro), ma ancora un poco di spola. Quindi non è l’estate il momento più adatto a un tuo viaggio fino qui; ma ottobre (se non avrai la scuola). Insomma, ci terremo in contatto. Ancora rallegramenti e auguri.

26.7.69
Caro D’Andrea, ho ricevuto i tuoi versi e la cartolina, che mi ricorda un luogo stupendo. Quanto ai versi nuovi (il titolo nuovo mi pare vada bene), la mia opinione è questa volta divisa fra l’attrazione musicale che il testo provoca, (41, ad es.) e la difficoltà che mi sembra tu debba affrontare per mantenerti a uno stesso livello emotivo e sentimentale (la “pazienza” del nostro e tuo Betocchi!). Voglio dire – ma è probabile che io mi sbagli – che secondo me il libro è già nato e, a questo punto, concluso, come specchio di una situazione etico-mentale, che possiamo magari (correlandola a motivi empirici esterni) chiamare della “prelaurea”, con tutto il carico di tensioni inappagate che la caratterizzano. Insomma, seguendo questo filo, farei stop con la 42, quella degli “allori”; non stop con la poesia, beninteso, ma con questo libro, che si è posto, fin da principio, con la volontà di essere libro, o “libretto”, come lo chiamavi fino a poche settimane fa. Non so se sono stato chiaro, forse no; insomma, ora mi dedicherei a rivedere il complesso, integralmente, e pensare a stamparlo.
Per la SIAE, non esistono iscrizioni. Dipende dall’editore, se è o non è legato alla Società da un contratto (ogni editore importante, comunque, lo è per legge).
Mi dispiace per “Arte e Poesia”; bisognerà attendere; Bonsanti non c’entra, ma il fatto è che, rispetto a “Letteratura”, questa volta le pagine sono molto meno e tanti sono quelli che hanno subito una delusione analoga alla tua. Ad ogni modo, sentirò Bonsanti. Cari saluti e auguri. Grazie per l’attenta lettura del mio libro.

Firenze, 11/8/69
Caro D’Andrea, due righe in fretta da casa, dove sono da tre giorni, prima di tornarmene a Pesaro in semivacanza (ho del lavoro anche lì: un saggio promesso a Betocchi per “L’Approdo” su Gatto e il Barocco, poi un’introduzione per Vallecchi a un romanzo di Calandra, 1906).
Ma volevo ringraziarti, toccato dalla proiezione emblematica che hai fatto dei miei distratti consigli: di cuore. Cerca dunque di ordinare l’ex-libretto, favorendone – se possibile – certi aspetti volontaristici, che vi sono, a bilanciare la parte della pazienza betocchiana, che in tal modo, forse, acquisterebbe anche un altro aspetto dinamico.
Ho visto e salutato per te Macrì, che ricambia. Cari saluti.

Firenze, 13 IX ‘69
Caro D’Andrea, scusa il ritardo, ma fino a ieri sera mi ha tenuto impegnatissimo quel saggio che dovevo dare a Betocchi (sul Barocco poetico in Italia), e ora mi sento meglio, benché mi premano altre scadenze (3 o 4, tutte fra settembre e ottobre); la colpa è mia che prendo troppi impegni.
La cosa più importante della tua lettera (oltre alla nuova poesia, che va benissimo e non ha alcun bisogno di farsi suggerire ritocchi) è l’inchiesta per l’editore, dopo il felice approccio con Luzi per la prefazione. Tu mi fai alcuni nomi improponibili: Parenti saranno vent’anni che non esiste più come editore di poesia; Garzanti stampa solo libri di grido e da tre anni neanche più quelli. Scheiwiller è pieno fino al collo, e lo so bene io, che pure gli sono amico e sto aspettando da più di un anno. Quanto alle altre ipotesi, penserei che potresti chiedere a Luzi o a Betocchi, se conoscono qualcuno da Rusconi oppure da Mursia, che ha inaugurato quest’anno una collana decorosa. Altre case minori le ho in mente: qua per esempio c’è una editrice “I centauri” dove appare ora Toti e non so più chi, mentre vi ha già stampato un buon libretto Mariella Bettarini.
Queste sarebbero strade più brevi e meno illusive, credo: poiché oggi non si pubblica facilmente in edizioni di buon livello, tranne che da Rebellato (ma forse dovresti pagarti le spese?). E “Città di Vita”? Senti un po’ Luzi.
Per “Il Bimestre” non so spiegarmi la mancata ricezione. Perché non scrivi a Salvi (via delle Lame 44/B, 50126 Firenze), che è il redattore e sa ogni cosa?
Ti sono grato dell’attenzione all’Ermetismo: se con Valli lo farai adottare per qualche seminario, meglio ancora.
Buon lavoro, dunque, per adesso. E a presto, ormai, se verrai qui entro il mese, (io ci sarò e credo quasi tutti, a meno che Macrì non sia ancora ad Otranto). Cari saluti.


Firenze, 5.I.70
Caro D’Andrea, ti ringrazio anche a nome di mia moglie degli auguri, che affettuosamente ricambiamo. Spero che le tue prospettive d’insegnamento si vadano chiarendo positivamente, senza cioè dover correre troppo lontano da casa, verso il mitico nord.
La prefazione di Luzi è bella e vera. Quanto a me, ho parlato a Guglielmino del tuo libro da stampare, e attendo da lui una risposta, sull’eventualità che possa essere Mursia a farlo. Per ora non gli ho mandato i versi – né tanto meno gli ho accennato alla sommetta che forse arriveresti a pagare di tuo –: gli ho detto però dell’impegno positivo di Luzi nei tuoi confronti. Così non rimane che attendere, speriamo non troppo tempo.
Naturalmente t’informerò subito. Intanto ho salutato gli amici comuni. A presto dunque, e auguri vivissimi.

19.1.70
Caro D’Andrea, un biglietto del Guglielmino mi prega di attendere (non dice fino a quando) riguardo ai tuoi versi, a causa dei molteplici impegni che l’editore ha in altri campi, attualmente.
Fossi in te, senza aspettare troppo, cercherei altre vie, intanto, non esclusa la Città di Vita, per la quale suppongo che molto peserebbe la parola di Luzi. Comunque io ti tengo al corrente. Auguri per la scuola e per tutto il resto. Farai l’abilitazione?

23.2.70
Caro D’Andrea, scusa il lungo ritardo in questa risposta; ma il fatto è che questo mese di febbraio, essendo Bigongiari in America, ho il mio lavoro raddoppiato, all’Università; oltre ai miei seminari, mi tocca svolgere anche il corso, che per fortuna è su Montale. Fra le varie altre cose, c’è poi un antico commento alfieriano di mio Padre che devo consegnare, rielaborato e aggiornato, a Mursia entro la fine di marzo. Niente da scherzare, come al solito; e nessun tempo per la poesia (la mia, voglio dire), che dall’agosto scorso tace.
Sento le notizie della tua scuola, e penso che nonostante ogni fatica, questo darsi un ordine, benché imposto, sia positivo – almeno lo fu per me, l’anno dopo la laurea.
Aspetterei anch’io notizie da Mursia; e speriamo siano buone. Anche Rusconi è pieno di programmi; ho avuto l’altro giorno il suo bollettino di propaganda e l’ho constatato io stesso.
L’indirizzo di Salvi è via Kiev 26 - 50126 Firenze; ma questo modulo ti basta, per un anno, a partire dal prossimo numero. La Mariella Bettarini abita in borgo Ss. Apostoli 4 - Firenze. Mi ha spedito alcuni suoi testi dattiloscritti, in lettura, e mi sembra molto brava. Per quanto ti paia strano, però, non la conosco personalmente.
Per Scheiwiller, molta pazienza. Credo che andrò a fine ‘70-inizio ‘71. Non sono ancora usciti i due (Raboni e non so chi altro) che sono prima di me nel programma editoriale. Mi è dispiaciuto, ma che vuoi farci? Grandi e piccoli, gli editori sono tutti in gravi difficoltà. Ti saluto affettuosamente.

Firenze, 7.9.70
Caro D’Andrea, ti ringrazio della lettera e dei vari saluti che hai voluto inviarmi da diversi luoghi. Pensa che eravamo piuttosto vicini in luglio (dal 15 al 30 difatti sono stato a Sappada), potevamo incontrarci, ad averlo saputo. Poi ho avuto alcune lezioni, a Siena, nella prima metà di agosto, tenute a un uditorio di professori stranieri (di lingua italiana); dopo Ferragosto ho passato due settimane a Tonfano, in Versilia.
Non ho visto molte persone, salvo un paio di volte, al mare, quando ho incontrato, con Bigongiari, Forti, Fortini e Sereni. Ma quel che volevo era stare tranquillo. E ci sono riuscito anche troppo. Ho scritto in agosto anche un paio di poesie, che comunque non dovrei ancora stampare nel libro di Scheiwiller (libro che peraltro non esce mai!, dovrò anzi fare una corsa a Milano, credo, per mettere un po’ di fretta all’editore).
So anche che pubblichi qualcosa sull’ “Albero”; quanto al Brioschi, non lo conosco affatto. Potrò semmai dire al Salvi, se può scrivergli, lui, poiché un mio biglietto, da ignoto a ignoto, non servirebbe a nulla. Così dirò a Salvi che ne è dei tuoi versi, e spero ne stampi qualcuno nel “Bimestre”. Io, finora, non ho potuto che fare il tuo nome al direttore di “Città di Vita”, che mi chiedeva nomi validi per la sua collana (dove ora pubblica anche libretti un po’ più densi di una volta: l’ultimo è di circa 35 poesie).
Aspetta un altro po’, e spero ci siano notizie buone, o – almeno – notizie. Ci vediamo, a Firenze? Intanto un affettuoso saluto, anche da mia moglie.

7.1.71 Firenze, via Cuoco 9
Caro D’Andrea, auguri a te e a tuo fratello per la laurea conseguita. Ti scrivo oggi per indicarti che Agata Italia Cecchini (via Innocenzo XI, 44 - 00165 Roma) ha molto apprezzato i tuoi versi usciti in “Arte e Poesia” e mi ha chiesto notizie di te per farne menzione in un repertorio di poeti toscani del ‘900. Mandale i tuoi libri, se credi, a mio nome. Come va il tuo lavoro? Abbiti ancora un cordiale saluto.

29.1.71
Caro D’Andrea, sono al trasloco, fissato per il 2 febbraio. Quindi tutto il resto è fermo, compresa la corrispondenza, e scusa il ritardo. Non so cosa suggerirti per la pubblicazione delle poesie: risentirei Mursia, ma so che la loro collana si è fermata subito, e non se ne hanno notizie. Che si fa? Chiedi ancora suggerimento a Luzi, se puoi; altrimenti ora come ora la situazione è amara. Pensa ai due anni e mezzo che attendo anch’io!... E speriamo in una schiarita.
Mi fa piacere apprendere del tuo impegno con Valli, oltre al lavoro su Lisi che certo starà procedendo. Spero di leggerne presto qualche anticipazione, magari su “L’Albero”.
Per oggi chiudo, con la fretta impostami dal disordine di ceste e pacchi che mi sta intorno. Cordialmente.

Firenze, 12.2.71
Caro D’Andrea, ricevo la tua lettera alquanto scorata, e scriverò qualcosa a Mursia, pur dubitando della loro volontà di ascolto. A questo punto non ho consigli autentici da darti, è chiaro; e capisco la tua amarezza, che va oltre i limiti del tuo caso personale.
Auguri affettuosi e a risentirti più sollevato.

Firenze, 24.4.71
Carissimo, avrai saputo da Valli le notizie di Roma; per quest’impegno avevo trascurato la corrispondenza, i tuoi auguri gentilissimi con l’invito nel Salento; e soprattutto non ti avevo ancora fatto i rallegramenti per l’abilitazione – con la quale suppongo troverai un posto anche più soddisfacente –. Bene! Spero che ti potrai muovere, e verso Firenze – almeno ai primi di giugno. Io sono qui, nella nuova casa. Anche Valli dice che verrà, forse prima dell’estate: la nostra sarà laboriosa, perché verso la metà di settembre aspettiamo il fratellino della Silvia. Comunque, va tutto bene finora. Care cose, auguri e ancora rallegramenti.

Firenze, 14.6.71
Caro D’Andrea, ti ringrazio della lettera, poi del saluto che mi hai mandato da Maglie. La lettera mi parlava più del mio che del tuo lavoro: e pensare che mi trovo da parecchie settimane – mesi, anzi – in una di quelle ricorrenti crisi (niente versi, da molto tempo, e i pochi scritti dubbiamente validi...) di cui sono solito affrontare i fastidi pesanti.
Tu, invece? Penso che su “L’Albero” leggerò qualcosa di tuo, o a proposito di Lisi o qualche nuova poesia; da Valli ho ricevuto quel libretto sulla cultura salentina, che finora però ho solo scorso, non letto come si deve.
Il terzo capitolo (scritto in febbraio-marzo) di quella introduzione al ‘900 che leggi volentieri l’ho consegnato a Betocchi per l’“Approdo Letterario”; dopo di che sono fermo, con tutto: e fino a luglio sarà così, per le tesi e altre faccende simili. Ma tu, non dovevi fare una cosa a Firenze? In attesa, un caro saluto.

Firenze, 11.7.71
Caro D’Andrea, due righe per rallegrarmi della uscita imminente del tuo libro: me lo porterai di persona? Io sarò a Firenze fino al 5 agosto circa, poi passerò un paio di settimane sull’Appennino (in Casentino, credo), che sarà l’unica vera vacanza di questa estate di attesa familiare. E spero di passare laboriosamente almeno la seconda metà di questo luglio; proprio ieri, intanto, ho combinato con Vallecchi, per febbraio ‘72, il volume dei miei ultimi saggi (parte dei quali conosci già). Ti saluto cordialmente, e a presto.
Firenze, 29.VII.71
Caro D’Andrea, è arrivato poco fa il tuo libro: ti ringrazio delle dediche, a mano e stampate. Per ora non ho che riletto qualcosa, molto in fretta, e non senza un po’ di commozione ricordando la puntuale lettura dei dattiloscritti, lungo il 1969.
Non ho, al momento, giornali su cui scrivere: ho lasciato la “Nazione” da circa un anno e regolarmente collaboro solo al supplemento-cultura del “Corriere del Ticino” (luganese). In ogni modo, si vedrà. Per ora ti sono grato e prometto di leggerti con l’attenzione che ti è dovuta, mi pare.
P.S. Sì, sono stato alle prese con Satura (ne è nato un ampio saggio che uscirà, credo, solo nella raccolta di Vallecchi) e con il nuovo Luzi, sempre meno facile benché tuttora esaltante (il nostro unico classico, dopo Montale).

10.1.72
Caro D’Andrea, non temere, cerco l’occasione per recensirti – ora che non ho più le tribune di una volta. So che Macrì sta postillando con attenzione il tuo libro; non credere che io mi sia totalmente distaccato dai versi che mi mandavi man mano. Cordiali saluti.

Firenze, 27.V.72
Caro D’Andrea, ricevo tanti saluti da parte tua e, con un po’ di senso di colpa, prendo a scriverti due parole a proposito del mio lungo silenzio. Sono stati, questi, e ancora sono, mesi pieni di lavoro. Per dare ad altri, ad amici, notizie di sé non pare mai che valga la pena di mettersi a scrivere una lettera! E così sono stato zitto, mi sono fatto vedere in giro raramente. Sappi comunque che sarò coi miei a Castellaneta (Marina) in agosto, quindi ci vedremo certamente, poiché non mi sembra molto lontano da casa tua.
Il mio libro di saggi (Vallecchi) uscirà in giugno, però a causa delle ferie andrà in commercio all’inizio di settembre. Da Scheiwiller, finalmente, qualche notizia solida: il volume di poesie dovrebbe apparire intorno all’ottobre. E forse da Lacàita riunirò altre cose (le mie prime + qualche testo nuovo). Vedi quant’abbondanza di dati (e di ipotesi!). Sul tuo libro, poi, con rammarico, mi è finora mancata l’occasione a cui giustamente tu tieni. Chissà! Certo, recensisco pochissime cose: a impegnarmi, concorrono il lavoro universitario e la stesura, lentissima, di quella storia del ‘900 poetico di cui hai visto un capitolo sull’ “Albero”. Ma parleremo, più di te che di me! Ti saluto, intanto, con un augurio.

6.9.72
Caro Ugo, ricevo ora le tue poesie, e conto di sceglierne sei: va bene. Te ne parlerò poi, a lettura compiuta. Con mia moglie andiamo via domani. Parigi, 12 anni dopo! Ma il 13 sarò di nuovo a casa. Auguri e saluti affettuosi.
P.S. Ringrazia Macrì – ci tiene – del saggio su di te.

Firenze, 15.10.72
Caro Ugo, ho corretto ieri le bozze dei tuoi versi e della mia nota (circa 2 cartelle). Uscirà a fine novembre, quindi sta’ tranquillo sulla puntualità. Sono stato al convegno di Recanati, ora cerco di riprendere la dèbita quota. Cari saluti. Il mio libro di saggi non è ancora in libreria.
Donato ha ricevuto il mio saggio? Non mi ha più scritto nulla.

Fi, 20.XII.72
Caro Ugo, ricevo gli auguri – e la cartolina della tua non lieta vacanza di Alfedena. Ti rassicuro per “Forum”: è uscito e, anzi, essendo venuto qui un giovane allievo di Valli che lavora anche lui con Lisi, avevo pregato Macrì di consegnare a lui una copia in modo che la portasse direttamente a te ritornando a casa. In ogni caso, sono giorni, questi, che sconsigliano spedizioni postali. Mi pare che le poesie siano venute bene e che persino la mia nota non stoni. Mi darai un parere.In quel numero della “Fiera” dove uscì la recensione al mio libro (che finalmente è in libreria) lessi la notizia della tua posizione di finalista al “Gatti”: peccato, certo, perché è stata premiata una voce poco conosciuta; voglio dire che quest’anno, in assenza dei soliti vecchioni che amano sottrarre lauri e oro ai giovani, la buona occasione poteva essere raccolta anche da te. Notizie dell’altro premio? Quello ormai sarà alle porte, no?
Io parto il 24 e torno il 29, se rispetterò i programmi stabiliti. La Silvia resta a Urbino, mentre io e mia moglie torniamo qua con Giuliano; spero che tu faccia a Firenze il Capodanno, così non mancherà il modo di incontrarci. E quasi tutti gli amici-maestri, li troverai qui.
Auguri affettuosi, dunque, e a presto.

23 febbraio ‘73
Caro Ugo, scusami se non ti ho risposto prima e scusa la macchina, che d’altra parte è sul mio tavolo e mi spinge a essere più chiaro.
Effettivamente mi ero stupito del tuo silenzio, poi Macrì mi ha detto che lo avevi informato della tua indisposizione e della partenza veloce. Speriamo in un tuo ritorno verso Pasqua: o in marzo per il convegno su Campana? Oppure verrò io, almeno me l’auguro, in maggio-giugno, se decidiamo per quelle conferenze o incontri-dibattito.
L’articolo su Ipazia è uscito, per ora, sul “Corriere del Ticino”, che è assai più sollecito della “Fiera” (o ha miglior stima di me...). Ma volevo informarti che, dopo tutti i vari rinvii per varî motivi (specialmente sindacali), abbiamo deciso, con Scheiwiller, di affidare i miei testi a una tipografia fiorentina che conosco bene e che potrò sorvegliare di continuo. Sicché fra un mesetto, non di più, conterei di avere pronto il libro di questo “Pesce d’Oro” che speriamo non sia anche un pesce fuor d’acqua. E Lacàita dovrebbe pubblicarmi quasi contemporaneamente (ma me ne importa molto meno, si capisce, ora). Per il resto, non ho che pochissimo tempo da dedicare al lavoro novecentesco, mi mancano ancora tre capitoli, ossia un 150 pagine, presumo. Mursia aspetterà, è mio il disappunto. Di Gatto non so niente; ho solo ricevuto le sue Poesie d’amore. Ma non lo vedo mai. Care cose e auguri.

Firenze, 16.6.73
Caro Ugo, da tempo dovevo qualche riga a te che con le tue cartoline – l’ultima di ieri, da Otranto – mi ricordi così spesso. Dunque: mi auguro che Scheiwiller abbia ormai spedito Corpo e cosmo (titolo ‘anche’ guilléniano, non ti sembra?) dovunque, secondo la promessa. Come sai, il libro è uscito solo qui, e dal 30 marzo: e anzi, ha ottenuto “Il Ceppo” (sono milioncini!...) che verrà assegnato domenica 24 giugno a Pistoia.
Ormai gli scioperi sono alle spalle, e suppongo che non ci siano più disservizi postali a sconsigliare la distribuzione dell’opera, da Trieste a Lecce.
Il tuo lavoro? Io ho dovuto piantar lì, da quasi 3 mesi, il librone per Mursia, distratto da altra attività, non marginale ma estranea a quel libro comunque – Marzorati, “I Contemporanei”: da gennaio a ora, i profili di Cattafi, Risi, Zanzotto già scritti, quello di Montale (50 cartelle) da fare ancora. In più, una prefazione lunghetta, per Vallecchi, al carteggio Papini-Pancrazi, e la relazione che ti dissi al convegno su Campana, dove non potesti venire. Come vedi, non ozî ma negozî, negozî che ritardano la stesura delle almeno 120 cartelle che mancano ancora – quasi tre capitoli – alla conclusione del saggio a cui affido la mia ‘memoria’ degli anni 70...
Ho anche scritto qualche poesia dopo il libro (4 in tutto, anche troppe per la mia consuetudine: le leggerai dattiloscritte venendo qui). Però io quest’anno starò via in luglio: sono ai Ronchi, vicino al Forte dei Marmi, dal 1° luglio – anche se tornerò qui almeno un paio di volte. Ma se vuoi venire a trovarci, non è lontano: ti dò fin d’ora l’indirizzo: c/o Donadel, via S. Domenichino 3, Ronchi (Massa). Tel. 0585/21497. Anzi, telefona, prima di muoverti.
Scrivimi. Tanti cari saluti.

2.8.73
Caro Ugo, di ritorno a casa, ti spedirò a parte Corpo e cosmo, mentre non ho copie bastanti di Fisica dell’immagine, che puoi chiedere all’editore, nel caso la recensione ti piacesse estenderla a questi 2/3 della mia opera. E grazie. Anche della lettera e dei varî saluti.
Ho passato il luglio lavorando all’ultima cosa che mi separa dalla ripresa (dopo 4 mesi e 1/2) del tomo novecentesco. L’ “ultima cosa” è il profilo di Montale. Tanto per cambiare! – per Marzorati, che rinnova gli antichi volumi de I Contemporanei.
Verranno oltre 50 pagine, ma sono quasi a fine, se Dio vuole! Tante care cose.

24.3.74
Caro Ugo, non scrivevo – ma ricevendo la tua cartolina, ieri, prendo in mano la penna – perché sono molto indaffarato nei preparativi (anche psicologici) per la mia partenza – fra 6 giorni – per gli Stati Uniti. Starò via circa 2 settimane, da solo, e per me si tratta di una circostanza insolita. Ne parlavo anche a Donato Valli, mercoledì scorso, con il quale sono stato a cena (c’era anche Bàrberi Squarotti, oltre alla moglie di Donato).
Non credo che potrò parlare dei tuoi Ozi rielaborati, cioè cresciuti. Vedi infatti come ho dovuto diradare la mia frequenza recensoria! Sono sempre indietro con il mio libro sulla poesia novecentesca: non che non ci lavori, ma è la materia che mi cresce fra le mani. A Bàrberi ho consegnato appunto i primi 8 capitoli, ma siamo a poco più di due terzi, direi, del totale presunto (e io sto finendo ora il decimo, dopodiché mi avanza il dopoguerra, e non so con quale criterio affrontarlo: sintetico, mi auguro da me...).
In compenso (è un compenso?) ho scritto più del mio solito, quanto alla poesia. Ho già 18 testi nuovi dopo Corpo e cosmo, cioè una quantità che di consueto rappresentava il lavoro di 2 o 3 anni, e che invece mi è costata poco più di un anno, ora. Naturalmente sono cose da rivedere, e c’è tempo sicuramente (se l’aereo non casca...), poiché con Sereni e Forti si è parlato di uno “Specchio” tra il ‘76 e il ‘77. A crederci!
Con Donato, una volta di più, si è accennato alla mia venuta a Lecce o dintorni, con la spinta di una conferenza o di qualcosa di simile. Ma, certo, io non potrei che verso la fine di maggio, tutto considerato: e allora non ci saranno più studenti in giro, suppongo.
Come vedi, ho egoisticamente riempito il foglio “di me”: ma è quello che spesso mi chiedi. Per quando torno, aspetto di trovare notizie tue, se sarà ovviamente impossibile incontrarti qui per le vacanze pasquali, che io trascorrerò molto lontano. Auguri affettuosi.


12 aprile 1975
Caro Ugo, scusa anche tu la carta intestata, e il fatto che ti scrivo a macchina, ché mi riesce, per distorsione crescente, ormai più facile. Ho avuto le tue poesie, mi sembra che vadano bene, così che sicuramente le spedirò alla “Fiera” (a Miscia) con una mia nota prefatoria. Non sùbito, però, perché sto per recarmi in Inghilterra – Londra e Cambridge – in occasione di un Festival internazionale di poesia, ch’è poi l’occasione per una breve vacanza primaverile, la sola (probabilmente) vacanza dell’anno solare, nel senso di un distacco dal quotidiano.
Avrai visto, d’altra parte, che da parecchio non compare niente di mio sulla “Fiera”: il fatto è che non ho mandato più nessun pezzo, dopo il Contini, essendomi impegnato nella stesura di un lungo saggio sulla Deledda, finalmente compiuto, che dovrà uscire in una miscellanea (o rivista) del nostro Istituto, entro quest’anno. Sono poi uscito con le ossa rotte – forse te ne accennai – dalla conclusione (oltre pag. 700) della mia Storia della poesia italiana del Novecento: ossa rotte di fatica, poi dal dispiacere di apprendere che Mursia lo stamperà solo nel ‘76 – spero, all’inizio... Per questa e altre ragioni non è che non abbia lavorato (sono abbastanza anche le poesie inedite che ho), tuttavia soffro molto di stanchezza fra la casa, la facoltà e il resto.
Per questo a volte non sono stato un corrispondente sollecito, nemmeno con gli amici come te: sento che leggi molto e io invece pochissimo, o cose scadenti. Recensisco pochissimo ma questo potrebbe anche non essere un male, in sé e per sé. Peccato tu non sia venuto qui a Pasqua: non mi sono mosso per via del tempo cattivo. Certo, non mi hai dato notizie consolanti sulla tua famiglia: mi auguro che ora le cose si siano aggiustate. Ti farò sapere, o vedrai direttamente, mi auguro, sulla “Fiera”, quel che ho potuto fare per te. Tanti cari auguri, e a presto.

Firenze, 20 maggio 1975
Caro Ugo, due righe per rassicurarti che da almeno due settimane ho spedito le tue poesie alla “Fiera” precedute da una mia nota, come d’accordo. Quel che poi facciano, al giornale, e quando, non so: anche molti articoli miei – lo stesso Contini – restano a dormire per mesi. Ti saluto affettuosamente.

Firenze, 3.IX.75
Caro Ugo, ho avuto le cartoline dal Parco Nazionale e quelle da Urbino. Grazie. Luzi, che ho incontrato a Pietrasanta la settimana scorsa, mi ha detto quanto Urbino ti abbia conquistato. Allora, se verrai verso il 15, ci vedremo qui, dove attendo di giorno in giorno le prime bozze del mio libro novecentesco e sto scrivendo su Soffici un saggio tutt’altro da quello che abbozzai per il convegno di giugno.
Per la “Fiera” non so niente: sono, fra l’altro, persone che non rispondono ad alcuna sollecitazione, mi sembra di avertelo già detto in partenza... Cerca tu di Miscia, eventualmente: e, se credi, a mio nome. A presto, dunque.

Firenze, 30 settembre 1975
Caro Ugo, rispondo alla tua lettera del 21 scorso, strappandomi per qualche minuto alla massa delle bozze del mio librone (ho inserito in una nota del capitolo finale il tuo nome, sei contento?) e alla (urgente) stesura della breve comunicazione che mi sono impegnato a fare per il convegno su Moretti il prossimo 4 ottobre.
Per l’Almanacco, non posso esserti d’aiuto. Mi è già capitato, un’altra volta, di sentirmi rispondere no da Forti: col quale, oltretutto, debbo mantenere qualche rapporto diverso, per il mio libro destinato – ma quando? – allo “Specchio”. Ma scusami: se hai l’appoggio di Luzi, ti rendi conto da te di come sia più potente questo supporto rispetto al mio, no?
Tienimi comunque informato. Io sto qui, fermo, per via delle bozze, come ti dicevo. Mi mancano ancora da rivedere gli ultimi due capitoli, ma sono circa centocinquanta pagine da soli...
Non so niente della “Fiera”: pensa che il mio articolo su Sinisgalli – fra l’altro, premio Viareggio di quest’anno – se lo sono tenuti lì due mesi prima di pubblicarlo. Strana gente, davvero! Ti saluto caramente.

Firenze, 7.VIII.76
Caro Ugo, la tua lettera mi trova qui a casa, dove sto cercando dopo parecchi mesi d’inattività critica di ripigliare il filo di almeno uno dei due o tre saggi che mi stavano a cuore (il rapporto di Campana e di Soffici con La Verna).
I miei sono in Versilia, e li raggiungerò comunque verso il 13, quando si festeggia il 10° compleanno, pensa!, della Silvia che tu vedesti, mi pare, treenne. E Giuliano ne compie cinque a settembre, se vogliamo avviare il discorso sulla nostra vecchiaia... Ma qui più che lavorare, ragiono, meccanicamente, come mi càpita specialmente in estate, in solitudine cittadina.
Non sapevo nulla della perdita di tuo Padre, e solo adesso posso dolermene con te. Non lo conoscevo ma lo penso come il padre e quindi capisco in concreto. Il mio è morto da nove anni, il tuo quasi da nove mesi, ma vedrai che il tempo non conta in questi casi, c’è una durata interiore che nulla ha a che vedere con quella esterna. Certe ferite resistono aperte, eppure è bello, inevitabilmente bello che sia così: il dolore fecondo. Ne so qualcosa.
Dal prossimo novembre comincerò la mia vita di pendolare, sia pure in séguito a evento fortunato. Voglio dire che sarò a Padova, facoltà di Lettere, dove amministrativamente sono già in forza dal 1° maggio scorso. Sarà faticoso, certamente, ma, anche se mi auguro di non doverci stare più di un paio d’anni al massimo, conto sulla prospettiva di un’esperienza valida per me. Due notti fuori ogni settimana, una cerchia di frequentazioni diversa, mi insegneranno pur qualcosa.
Ti dicevo, con disappunto, della mia prolungata desuetudine rispetto al lavoro critico abituale. Ma fra concorso – cioè tensioni concorsuali –, uscita del libro, presentazioni pubbliche, viaggi qua e là verso le sedi universitarie che mi si prospettavano (Perugia; Genova a un dato momento), se ne sono andati mesi e mesi. Insomma, dal dicembre dell’anno scorso non ho, in questo campo, combinato più nulla e ora mi sento un po’ di ruggine sotto le dita. E tuttavia ho lavorato moltissimo da poeta, rifinendo il nuovo libro (1973-75: ne fa parte anche quel testo apparso or ora su “L’Albero”) che dovrebbe uscire da Guanda (“Fenice” sez. italiana, non i “Quaderni” di Raboni) il prossimo anno. Ti ricorderai che c’era in ponte “Lo Specchio”, ma i cari amici mondadoriani mi hanno prospettato la scadenza del ‘79, condita oltrettutto da dubbi!
Insomma, ho continuato ancora quest’anno, 1976, e lavoro parecchio, scrivo come mai prima, dimodoché sono in preda a una emozione strana, per me: da una parte mi interrogo e mi suggerisco i pericoli di ogni scrittura abbondante, dall’altra – mi ricordo che cosa sono stati alcuni anni lontani – giudico un errore balordo tacere oggi che ho voglia di parlare, quando so come i silenzi possano pesantemente tornar dominanti. E così séguito, finché dura...

Vedi che questa volta mi sono diffuso, a parlare di me. Mi dispiace che non sia mai uscita sulla “Fiera” quella tua miniantologia a cui avevo premesso parole nelle quali credo. Guarda almeno di recuperare il materiale da quei villanzoni. Ti saluto con affetto.
Sai che sono stato anche io in Abruzzo (a Scanno) a fine giugno?

Firenze, via Austria 5
14 gennaio 1978
Caro Ugo, rispondo sùbito alla tua lettera, che ho trovato di ritorno da Padova, routine settimanale che veramente mi sfibra. Mi colpisce quello che mi dici a proposito della tua angoscia, categoriale finché si vuole in “gente” come noi, tuttavia non giustificabile, io credo, come regola di vita. Perché non fai un salto a Firenze, ai primi di una delle prossime settimane? Guarda che troverai l’amico Silvio in tutt’altre condizioni da quelle che supponi e gli àuguri: nessuna pienezza, e, quanto al movimento, quello di pendolare probabilmente ancora per anni ed anni. La soddisfazione, poi... Sono mesi che avrei dovuto fare certi lavori, fra l’altro consegnare un “Invito alla lettura” di Bigongiari a Mursia; e ancora non ho scritto una riga! Ho, questo sì, scritto parecchio di poesia, al di là delle mie misure abituali. Per ora non pubblico, si capisce, però sono convinto che, grazie all’intervento della vita (della Vita?), quel che ho nel cassetto abbia una sua validità, almeno in relazione all’arco del mio lavoro.
Su “Contrappunto” mi piacquero moltissimo i tuoi versi, le cose migliori che abbia mai letto di te. Non so ancora se con Donato riusciremo a combinare in primavera un mio viaggio a Lecce. Speriamo. Ma, di qui ad allora, conto di vederti qui. Tanti augurî affettuosi e, dunque, a presto.
Se vieni, avverti prima. Potrei non esserci, a volte mi càpita di dover andare a Padova anche fuori orario (tesi, ecc.).


Firenze, 15 aprile 1978
Caro Ugo, effettivamente Macrì mi aveva accennato al tuo malessere, o malore, fiorentino. Ma se io avessi avuto un tuo recapito, potevo venire a trovarti, anche se è vero che invece del martedì partii per Urbino, dove mi aspettava la Silvia, il lunedì di Pasqua (l’indomani per l’ora di pranzo ero già di ritorno a casa, comunque).
A questo punto, non so se ti sarà facile rimetterti in viaggio per Firenze prima che siano finite le lezioni. Io, poi, con questa faccenda di Padova (“faccenda” che è d’altronde il mio unico lavoro, benché non riesca a persuadermene; e tale rimarrà per anni: quanti?), sono il meno indicato a fissare appuntamenti precisi con gli amici, visto che mi càpita a volte di dovermene andar via in giorni diversi dai soliti (questa settimana, per esempio, il martedì anziché il giovedì). Insomma, non ho perso la speranza che tu – con cinque o sei giorni a disposizione – ti rifaccia vivo tra di noi.
Nonostante i disagi dell’ultima volta.
Ti auguro veramente che l’operazione con Scheiwiller vada bene in porto. Se io avessi qualche leva da manovrare, la smuoverei. Ma non è questo il caso. Forse, di rincalzo a Macrì, lo stesso Luzi, anche prima della prefazione, potrebbe influire sulla buona riuscita di questo progetto. 35 testi non sono affatto pochi: il mio Corpo e cosmo constava di 46, mi pare. Non è poi un gran differenza, e l’editore anzi risparmia qualcosa.
Scrivi, se hai voglia e tempo. Ho visto qui Francesco Tentori, pochi giorni fa (è stato a pranzo da me, anche), e naturalmente ti abbiamo pensato e ricordato, auspice primo quel bel ‘ritratto’ tentoriano di cui si è già parlato.
Con amicizia.

 

Firenze, 4.IV.79
Caro Ugo, ho avuto pochi giorni fa la tua nuova serie poetica e te ne ringrazio. In linea generale, non avrei, si capisce, nulla in contrario a farti da ‘padrino’ per l’Almanacco, anche se tanto Betocchi quanto Luzi (per non dire di Macrì) potrebbero avere più peso di me. Comunque, non è questo il punto: ti confesso, francamente e col minimo di esperienza che posso mettere al tuo servizio, che la caratteristica di nugae o frammenti domestici (a me assai gradita) che si ricava dai tuoi otto pezzi sarebbe utilizzata dall’editore per ribadire con una nuova lettera di disimpegno/attesa il contenuto di quella che tu mi hai mostrato.
Il mio suggerimento è, insomma, di fornire qualcosa di più ‘imponente’, diciamo una ventina almeno di questi motivi. Lasciamo stare la Zoni, io parlo per dare concretezza alle tue prospettive. Pensaci. In ogni caso, al momento che concorderemo (magari insieme a Luzi), forse manderei a Pontiggia. Non saprei veramente chi abbia firmato la risposta del ‘76, non certamente Forti e tantomeno Raboni, che non ha mai avuto facoltà di firma alla Mondadori.
Sono sicuro che comprendi la sostanza dei miei consigli. Credimi con amicizia.

Firenze, 12 agosto ‘79
Caro Ugo, leggo con molto ritardo, in questa mia breve (lavorativa) sosta fiorentina, la tua raccolta che mi sembra buona e omogenea. Quanto a Sereni, penso che ora non ci siano né lui né nessuno degli altri “che contano”. Prima comunque di provare a scrivere la nota introduttiva, sarei tentato di sondare attraverso qualche amico, cui penserò, il terreno. Ti terrò informato, appena possibile.
Anche io, ma tra il 20-25 agosto, passerò da Urbino. Luzi sarà lì, dove il 24 abbiamo un dibattito con Raboni e Porta.
Ti ringrazio affettuosamente dei versi che hai scritto ‘di qui’ il 29 aprile. A presto.

17.I.84
Caro Ugo, ti ringrazio della lettera arrivatami in dicembre, in leggero anticipo sulla suite poetica nella quale ritrovo – ma aggravata da qualcosa che mi sarebbe troppo facile, adesso, collegare ai fatti biografici di cui mi parli; e un po’ troppo banale attribuire invece al peso degli anni – la qualità della tua scrittura votata ancora all’autentico e all’essenziale.
Non so niente da Forti; e sinceramente (purché resti fra te e me) sono alquanto seccato di un’amicizia come la sua (sincerissima, non voglio dubitarne) che non gli permette di pubblicarmi più da Mondadori (nello “Specchio”, intendo) dove pure sono usciti escono usciranno man mano i Viviani i Bellezza i Cucchi e poi chi sa chi altri...
Con tutto ciò, quando sapessi (ma solo se lo sapessi da lui, inequivocabilmente) che i tuoi versi sono destinati all’“Almanacco”, allora credi pure che scriverò un’introduzione. La quale invece, per le ragioni che ti ho sommariamente accennato or ora, non avrebbe il minimo peso in tuo favore se Forti non fosse già deciso a farti spazio.
Ho qualche amarezza per come se ne vengono avanti gli illetterati in poesia. Ma forse sono l’ennesimo autore consapevole di questa cattiva sorte. Anzi, l’“Almanacco” recentissimo è migliore di altri che lo hanno preceduto, direi: se può essere una consolazione!
Scrivimi quando credi. A Firenze per il Rosales ti vidi, a dir poco, stanco; ma forse, a dir poco, ero stanco anche io e naturalmente non mi vedevo...
Un affettuoso saluto.

15 giugno 1984
Caro Ugo, mandami i testi. Vedrò di fare ciò che mi chiedi, vista la ragione che ti spinge a farlo. Ti dico soltanto che non potrà essere – il mio – uno scritto ampio; e neppure te lo consegnerò a scadenza brevissima. Diciamo entro la fine dell’estate. E tu cerca un editore dignitoso pur nell’inevitabile (?) modestia.
Scrivimi qui a Padova, naturalmente. E includi, se ne hai una copia, anche il testo dei miei varii interventi critici sul tuo lavoro, che ormai saranno un bel po’ (quattro o cinque, almeno, se non ricordo male, io che così male conservo le mie carte).
È appena uscito da San Marco de’ Giustiniani un mio libro, poesie del ‘79-80: L’arte del primo sonno. Purtroppo non ho a disposizione copie personali, sicché mi auguro che trovando il libro da qualche libraio tu lo possa comunque leggere. È diverso da L’inverno delle teorie, che invece aveva – ha – un suo volume ‘gemello’: la cui uscita però subisce ritardi e contiene forse il meglio che io abbia mai scritto in vita mia. Un giorno o l’altro potrai verificarlo, speriamo fra non molto.
Ho lasciato per ultimo i casi del tuo dolore, dinanzi ai quali non ho parole utili se non quelle scontatissime che si bilanciano insensatamente fra speranza e rassegnazione. Ti avevo pensato nell’ascoltare alla radio, nei giorni del terremoto, il nome di Civitella Alfedena da cui tu e tuo fratello mi avete in anni lontani scritto delle cartoline bellissime.
Non credo che Luzi ti abbia abbandonato; semmai si può osservare che mai come in questi ultimi tempi è stata forte la richiesta delle sue prestazioni... spettacolari: con fatale scàpito dell’intimità della quale, in parecchi, siamo stati lungamente partecipi in maniera più costante. Ma, dentro, quando lo vedo, mi pare proprio lo stesso grande Luzi che amiamo. Alcuni valori sono inalterabili, e basta poi confrontarsi con la sua poesia per capirlo e per rassicurarcene.
Ti saluto con affetto.

4.8.84
Caro Ugo, manda quando credi i tuoi testi e poi... pazienta il necessario, visto il caos inalienabile (e, a volte, sì, vuoto) delle mie giornate tipiche. Ma non aspetterai fino alle calende greche: va bene?
Rileggo tra i versi di Tentori quelli, carissimi, che ti ricordano: e credo sia un onore entrar nell’universo di un poeta, il nostro Francesco, così tenero e severo.
Ti leggerò, dunque, presto. Un affettuoso augurio per ogni tuo problema.

27.8.84
Caro Ugo, ho ricevuto e cominciato con partecipazione reale la lettura delle tue poesie. Lascia agli “astri” ogni parossismo e ossessione, torna più leggero (non più vuoto) sulla terraferma. Va bene? Con affetto.

12.X.84
Caro Ugo, ti ringrazio della cartolina, e ti auguro, alla fine, inoffensiva la “tanta bellezza” che amabilmente hai riscontrato nel mio libro. Quanto al tuo, sto raccogliendo qualcosa di più sulle prime (vivide) impressioni e spero in poche settimane di poter stendere quel discorsetto di cui hai bisogno più tu che non la tua poesia, a quel che mi sembra di poter dedurre dalla sua drammatica maturazione pseudo-idillica. Non più “Giappone salentino...”.
A risentirci presto, con affetto.

(1 - continua)

   
   
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