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La
nazione mediterranea
idea dellunificazione europea risale a tutti gli sforzi
compiuti nella storia da filosofi e da scrittori per identificare
un nucleo di concetti e di sentimenti autenticamente europei. La
definizione che si cercava era innanzi tutto culturale, costruita
sulla base di un comune patrimonio di valori, uneredità
vissuta anche fuori dei confini del sistema politico dominante,
e spesso nella solitudine, in silenzio, come uno stato danimo.
La vita dello spirito, e particolarmente larte riflessiva,
andava preparando gli animi allarrivo del momento di maturazione
europea: lepoca romantica, quella che cominciò ad organizzare
i sentimenti in veri e propri sistemi moderni di azione. La nascita
dei nuovi Stati esigeva già un riconoscimento reciproco di
tipo culturale. Le indipendenze significavano anche dignità
e orgoglio. Alla base di questo itinerario cè sempre
lideale democratico, ereditato dai greci antichi e poi plasmato
a secondo delle caratteristiche delle nuove nazioni.
Una premessa storico-culturale
Il conflitto tra identità personale e identità collettiva
è al centro di tante opere darte dellEuropa contemporanea.
Il concetto delleroe tradizionale, ad esempio, è costruito
largamente sulla distanza che separa il vivere privato dal vivere
comunitario. Leroe si impone consapevolmente sulla inconsapevolezza
dei molti, o meglio si traduce in portavoce di un gruppo e svolge
il ruolo di coscienza collettiva. Luno parla per molti. La
differenza numerica tra leroe e i non-eroi è analoga
a quella che separa la cultura di una nazione da quella di tutte
le altre. In fondo, luno sta nei molti, e i molti sono formati
da una molteplicità del numero uno.
La lotta contro il conformismo culturale è continua, ma la
tendenza a conformarsi è continua anchessa, perché
è naturale. Luomo si riconosce quando distingue così
come si riconosce quando si immerge nel gruppo che gli rassomiglia.
Sono questi alcuni dei temi che occupano le pagine più importanti
di tanta poesia e narrativa europea del Novecento.
Le due tendenze opposte mettono in evidenza il fatto che la cultura
è in sé una forza unificatrice, ma ha anche il potere
di sottolineare le differenze. Umanesimo e nazionalismo sono i due
poli estremi di una sola esperienza. Intrecciate insieme, queste
due tendenze rappresentano la cultura sia come aspirazione universale
sia come aspirazione individuale. Siccome il mondo continuerà
ad essere diviso in tante nazioni, tutte ricche di valide tradizioni,
è compito degli uomini di cultura doggi dare il maggiore
rilievo allaspetto unificatore dellatto culturale.

Lepoca moderna ha fatto degli sforzi notevoli in questa direzione.
Il concetto di cultura nazionale sta subendo radicali rivalutazioni
e si sente spesso linflusso di un altro illuminismo,
cosmopolita, internazionale, ansioso di scoprire la natura umana
nella sua identità come tale, al di sopra dei preconcetti
legati a un territorio specifico. La psicologia moderna, accanto
alla letteratura, ha dato un grande contributo allaffermazione
della visione di unumanità che forma un solo popolo.
Le stesse recenti scoperte psicologiche hanno dato luogo a vasti
movimenti culturali, specialmente letterari e pittorici. In vari
casi la sensibilità artistica è riuscita a oltrepassare
i limiti imposti dalla considerazione delluomo come cittadino.
Accanto al concetto della cultura come riflesso della società,
come risultato complesso di un milieu, si deve anche ribadire il
concetto della cultura come causa di una particolare realtà
sociale. La cultura come riflesso è fedele ai dati di fatto
osservati, mentre la cultura come causa è ispirata allidea
del cambiamento. La cultura dellengagement metteva sottocchio
i valori per costuire una dialettica. Qui entra la polemica tra
impostazioni diverse di una sola condizione sociale. Scelte politiche
di ogni tipo danno luogo a movimenti che, sfruttando in tutti i
modi le forze espressive delle forme culturali, si presentano come
alternativi. Si tratta di espressione o di riforma, di arte o di
politica? La sintesi è naturalmente auspicabile e del tutto
possibile.
Largomento sul rapporto tra cultura e politica, tra immaginazione
e azione, è ugualmente antico e moderno, è ancora
di più attuale oggi. La cultura crea una coscienza didentità,
ma siccome è anche un processo di maturazione, conduce verso
la conoscenza dellidentità come problema, o meglio
come sfida necessaria di rinnovamento. Larte, tra laltro,
non risolve nessun problema, ma illumina e crea un ambiente di riflessione
e dintensità morale.
Da queste premesse elementari, basate su princìpi normalmente
e universalmente accettati, si può partire verso un discorso
preciso sul ruolo della cultura nella formazione di una nuova Europa.
Una base culturale per la politica
Accanto allo sviluppo politico ha avuto luogo anche uno sviluppo
culturale. Già nel mondo della classicità antica la
possibilità di ununica terra estesa, di un territorio
più ampio di quello del vivere immediato, faceva parte sia
del pensiero sia della fantasia, almeno come progetto del desiderio,
di unidealità ispirata alla pace tra i popoli. Il pericolo
del confronto, da una parte, e la cultura della comprensione, dallaltra:
tra azione e pensiero esisteva necessariamente un rapporto ambivalente.
Il rapporto tra storia culturale e storia politica è alla
base di ogni passo fatto nella direzione dellunità.
Le conflittualità che spesso caratterizzano la storia europea,
comunque, sono anche esempi di un rapporto fallito tra cultura e
politica. è stata poi la cultura a instaurare quei valori
che si erano persi a causa di una ottica esclusivamente politica,
perdendo di vista luomo nella sua totalità di pensatore
e di fattore.
Da secoli lEuropa si riconosce con facilità in questo
binomio. Cultura significa politica e la politica si realizza pienamente
attraverso le caratteristiche culturali. Medioevo, Rinascimento,
Barocco, Illuminismo, Romanticismo, Verismo, Esistenzialismo: questi
e vari altri movimenti sono ugualmente espressioni del mondo dellattività
pratica e risultati della creatività dello spirito. Ciò
che è del tutto nuovo nella storia del continente è
che ora, dalla seconda metà del Novecento in poi, questo
progetto si sta trasformando consistentemente in una realtà
istituzionale, ispirato a princìpi democratici, condiviso
in teoria e in pratica da numerosi Paesi, tutti in cerca di un futuro
diverso, del tutto nuovo: la collaborazione a tutti i livelli. Il
consenso è in sé il risultato di un processo intellettuale.
Un sogno poetico, chimerico, originariamente quasi fiabesco, si
sta avverando, prendendo le forme di un continentalismo compatto
e altrettanto aperto agli altri.
A sostenere questo esperimento cè unintera scuola
di pensiero filosofico e letterario. Già nel 1882 Ernest
Renan, chiedendosi cosa fosse una nazione, aveva parlato della possibilità
di una «confederazione europea», invece di unassemblea
di nazioni. LUnione europea è riuscita a scoprire la
via di mezzo e a riconoscere la necessità della coesistenza
di nazione e di continente, sempre aperto, questultimo, al
resto del mondo.
Siccome i vari Paesi europei hanno tutti unidentità
particolare, una tradizione che li accomuna e li distingue, è
ovvio che lunità non si può raggiungere senza
il riconoscimento delle diversità, tutte parti di un insieme
multiforme, colorito. Così si è sviluppato il principio
che lUnione europea si deve basare sulle diversità,
essendo queste a garantire la collaborazione, il mutuo rispetto,
la molteplicità della stessa fusione. La negazione di questa
sintesi significherebbe un ritorno al passato, alle epoche di individualismi
nazionali, isolati.
Questa nuova esperienza di ravvicinamento sembra condurre verso
una centralità collettiva, come se fosse possibile eliminare
lidea del centro che dominava tanto per tanti secoli. Si tratta,
formalmente, di una scelta consapevole, fatta a livello giuridico,
ma è anche uninevitabile necessità, espressione
della realtà popolare. Non è facile immaginare una
diversa via da battere se si vuol costruire ununità
di entità diverse. Sono diversità formate lungo i
secoli, per mezzo di incontri e di scontri, tra guerra e pace, nel
nome della libertà ma anche della forza.
Così ho cercato di esprimere poeticamente, in lingua maltese,
questa mia interpretazione:
Ewropa
Ewropa, din ukoll hi holma xiha,
holomha l-kbir biex jikber fuq il-bqija,
fassalha skond il-mapep tal-fortizza,
hadimha bit-taqbid fl-ghelieqi homor
u xtaqha meta tah il-guh u ttewweb.
Mill-herba mdemmla fl-ahhar nibtet fjura
li ma ntrifsitx fil-waqt u l-fwieha taghha
qanqlet il-kurzità w nisslet is-soghba.
Fil-waqgha tas-saltniet inhasset fehma
li qatt ma jerga jaqa d-dlam ta qabel.
L-Ewropa xwejha halltet dehen u bluha,
sikwit hallset tletin bicca tal-fidda
biex xtrat laham u demm, laghbet id-dadi
fuq libsa tà Mislub, garrfet lid-dinja
biex bnietha mbaghad mill-gdid. U forsi ghada
jitbexxaq bieb is-soghba ta l-imghoddi.
Fuq din il-qerda titla d-dar komuni
u jsehh il-kmandament il-gdid: qatt izjed.
Minn guf dix-xwejha hargu l-mewt u l-hajja.
Europa
Europa, anche questo sogno è antico,
lha fatto il grande per ingrandirsi sugli altri,
lha disegnato secondo la mappa di una fortezza,
lha costruito con battaglie nei campi rossi
e lha desiderato quando era preso dalla fame e [sbadigliò.
Dalle macerie concimate infine è spuntato un fiore
che non è stato calpestato in tempo, e il suo profumo
suscitò curiosità e generò rimpianto.
Mentre crollavano le dinastie si è sentita lidea
che mai più dovrà cadere il buio di prima.
LEuropa vecchia ha mischiato senno e follia,
spesso pagando trenta pezzi dargento
per comprarsi carne e sangue, ha giocato con i dadi
sul vestito del Crocefisso, ha demolito il mondo
per poi ricostruirlo. E forse domani
si socchiuderà la porta del rimpianto del passato.
Su questa distruzione si erga la casa comune
e si avveri il comandamento nuovo: mai più.
Dal grembo di questa vecchia sono uscite morte e vita.
(traduzione libera)
Entro questa cornice si inserisce lampio discorso sulla regionalità.
Si è partiti dallesistenza di numerose nazioni, che
ora stanno cercando di rafforzare la convinzione di poter organizzare
la loro collaborazione economica e finanziaria, partecipando ad
una specie di unicità di interessi. È un progetto
culturale e formativo, la cui sede sarebbe la scuola a tutti i suoi
livelli. Nazioni diverse diventano così membri di una federazione,
anche se finora non si chiama in questo modo. Non più Comunità
economica europea, ma Unione europea, e presto probabilmente diventerà
una specie di Europa unita, se il processo di allargamento continua
a espandersi in tutte le direzioni. Dal concetto di insularità
nazionale si è passati al concetto di unione continentale.
Superando gli stretti confini di nazionalità, si deve comunque
riconoscere la realtà regionale.
Probabilmente lEuropa unita sarà presto costretta dalla
stessa realtà che si sta delinenando con ritmo regolare a
riconoscere frontiere interne, quelle che allargano la definizione
storica di nazionalità. La regionalità può
essere laspetto geografico-culturale più importante
che garantisca il consolidamento dellunità. Regione
significa partecipazione ad una comune realtà internazionale,
che è quella che è proprio perché una posizione
territoriale implica caratteristiche naturali e umane di tipo particolare.
La specificità di una regione non è stretta
come quella di una nazione, né è troppo astratta e
generica come potrebbe sembrare quella di un continente. Forse entro
questi confini si trova la via di mezzo tra il tutto e le parti.
La regione, ad esempio il Mediterraneo
Si è cominciato di recente a parlare con insistenza del
Mediterraneo. Nei programmi di studio di varie università
si includono oggi i cosiddetti studi mediterranei. Si
organizzano congressi e festival di vario tipo, si pubblicano libri
specializzati, sono varie anche le riviste di natura accademica.
La bibliografia internazionale, europea ed extraeuropea, è
veramente vasta. Spesso le iniziative sono anche merito di Paesi
non mediterranei, e ciò indica il riconoscimento di una continentalità
supernazionale.
Molte attività mirano a creare una consapevolezza particolare:
esiste il Mediterraneo, entità storica, geografica e culturale.
Questa nuova importanza che la regione sta assumendo in termini
accademici e letterari è indicativa della dimensione culturale
del progetto politico. Tutto ciò, naturalmente, può
essere detto delle altre regioni, componenti di un tessuto multiforme
e complesso. Cito il Mediterraneo come realt£ che conosco
direttamente.
Malta mette in chiara evidenza tutto questo: la necessità
di guardarsi in faccia, di prendere piena consapevolezza di se stessi,
prima di guardare laltro, il diverso, il lontano. La cultura
ha il vantaggio di comunicare questo senso di immediatezza, di concretizzare
unastrazione come può sembrare sotto alcuni profili
lidea di un unico continente per tutti gli abitanti. Tale
discorso prende in considerazione la condizione di chi è
consapevole di che cosa significa far parte, ad esempio, di un piccolissimo
Paese, anzi di unisola, cioè di uneccezione relativa,
una rarità. Malta, ad esempio, è così.
Qui entra il discorso sulle radici, e di ciò parlo in questi
versi: di una mediterraneità che accomuna tanti popoli:
Il riconoscimento dellesistenza di radici diverse è
già una profonda conquista culturale, e la politica crea
le strutture adatte a rafforzare e a sviluppare tale condizione.
La letteratura ha fatto molto, almeno dallepoca romantica
in poi, a definire le radici in termini che non sono soltanto scientifici.
Tanta letteratura del Novecento ha esplorato nuovi modi di guardare
questa dimensione della convivenza, e la nuova letteratura dellepoca
delllunificazione europea sarà certamente in una posizione
ancora più vantaggiosa per conquistare una visione intera,
oggettiva e attuale.
La realtà diversa delle isole
Il mondo non è fatto di isole, ma le include come punti
di riferimento, tappe misteriose per il viaggiatore, sicure fermate
di riposo, riflessione e scoperta. Il navigatore è veramente
labitante più autentico dellisola, e ciò
implica unintera cultura siccome questi pezzi di terra sono
diverse dal resto della terraferma, dove una terra si affianca ad
unaltra. Il confronto dellisolano si svolge con una
realtà diversa da quella su cui lui posa e in cui trova la
propria sicurezza. La terra significa continuità, mentre
loceano evoca il flusso continuo. Tanta letteratura si ispira
a questa tipologia metaforica, lessicale, psicologica.
Le isole sono, per così dire, interruzioni, soste temporanee.
Tutte hanno una loro cultura, frutto di rapporti e di distacchi.
Il loro punto di riferimento è inevitabilmente il grande
centro, remoto ma forse anche interiore. Ulisse, modello e personaggio,
diventa così una figura non soltanto poetica ma anche politica.
Il mito spesso si incarna in una situazione politica. La letteratura
del viaggio è probabilmente il documento più consistente
e autentico dellEuropa della tradizione. Si anticipa così
il bisogno di approdare a nuove terre, di riconoscere i vicini e
i lontani.

Di questa vita isolana, dove passato e presente convivono con uguale
ansia e tranquillità, mi sono occupato per numerosi anni
nella mia narrativa, ad esempio nei romanzi La menzogna (De Ferrari
Editore, Genova, 1997), Gizimin li Qatt ma Jiftah (Gelsomino
che non si apre mai, Mireva, Malta, 1998) e It-Tfal Jigu bil-Vapuri
(I bambini arrivano con la nave, Mireva, Malta, 2000).
Il tema è allo stesso tempo un campo di ricerca specializzata
e una fonte dispirazione letteraria. Se messe in atto da una
sola persona, queste due esperienze devono condurre alle stesse
conclusioni, cioè al riconoscimento del rapporto tra analisi
e rappresentazione della vita.
La maturità nazionale probabilmente laspetto
più pratico di ogni progetto culturale nato allinterno
di uno specifico contesto, di una particolare comunità
si raggiunge maggiormente attraverso la capacità di adattarsi,
di inserirsi armonicamente nel grande quadro, di integrarsi, finalmente
di potersi riconoscere nellaltro, cioè nel tutto che
è diverso. Daltra parte, essere mediterraneo (ad esempio
maltese, nel mio caso) significa anche essere cosmopolita, figlio/a
del mondo, la risultante dellincrocio di varie culture fuse
in un unico sistema umano. A Malta si incontrano diverse
civiltà (ad esempio, la lingua maltese è di origine
araba) e la coscienza tipica vi si trova in mezzo a varie sfumature.
La cultura regionale come partecipazione
Mediterraneo significa una grande nazione, costituita
da diversi microcosmi nazionali: diversità e unità,
indipendenza e interdipendenza, distanze e vicinanza. La cultura,
particolarmente la poesia, celebra questa sintesi in varie epoche
diverse lungo la storia, sempre ribadendo lessenziale tramite
la celebrazione di qualche aspetto particolare. Ad esempio, lEuropa
illuminista scoprì la necessità della diffusione delleducazione
e proclamò la supremazia della ragione. Spettava poi allEuropa
romantica costruire una nuova cultura sulle basi della precedente:
diffondere leducazione significa affermare la propria identità,
mentre la ragione doveva anche cercare lappoggio del sentimento.
Si tratta di una serie di opposti tutti fusi in una specie di unità.
È la cultura tradizionale a prevedere la necessità
di tradurre le conquiste dello spirito in conquiste politiche, istituzionali.
Così si poteva organizzare meglio le idee, e garantirle un
futuro sicuro a tutti i livelli. La nascita della democrazia, un
fenomeno politico, è frutto del pensiero letterario antico,
e così è accaduto poi nella storia moderna. Anche
il Realismo, lEsistenzialismo e tante altre correnti recenti
hanno influito in modi spesso contraddittori alla formazione della
nuova Europa di cui facciamo parte noi oggi. Le radici sono molto
antiche, e sono culturali, mentre le conquiste sono recenti, e di
natura istituzionale. LUnione europea stessa è documento
della continuità tra pensare e agire, e si può considerare
questa nuova realtà collettiva come il punto culminante di
varie esperienze nazionali, ora messe insieme come organismo in
cui le parti e linsieme funzionano come tali.
Anche se ogni discorso generico su una cultura europea
è destinato a rimanere troppo astratto, il fatto politico-economico
dellunificazione deve per forza implicare luoghi comuni, punti
di contatto, continuità culturale internazionale. La storia
dellarte europea mette già in evidenza una consistente
linea di sviluppo che passa da un Paese allaltro, anche se
con ritmi che variano e con sfumature che distinguono. Sono proprio
le diversità a necessitare lunificazione.
Questo modo di pensare può aiutare molto ad avvicinare il
mondo della politica al mondo della cultura, anche perché
la storia passata spesso mescola i due senza fare distinzioni. Siamo
partiti dal concetto del re filosofo e siamo arrivati al riconoscimento
dellunificazione dellEuropa attraverso lo sviluppo delle
diverse culture, ora messe più di prima in un rapporto di
reciproco apprezzamento.
Del resto, lo studio di natura comparata, come è, ad esempio,
la critica letteraria di questo genere, ha da tempo messo in evidenza
quanto vicine siano state intere tradizioni culturali che altrimenti
sarebbero sembrate del tutto estranee tra di loro.
La mediterraneità, dunque, significa allo stesso tempo sentirsi
parte di un fenomeno assai più vasto e al contempo essere
unentità a sé. In altri termini, essere parte
di una regione in qualsiasi parte è già un fatto completo,
ma è anche incompleto, nel senso che si può riscontrare
subito la propria individuale identità nel mondo esterno,
nellinsieme.
Le isole come tappe culturali
Ci sono anche isole che hanno assunto il carattere di nazioni.
Sono microcosmi completi. LUnione europea, come entità
recente, esperienza nuova, può aiutarci ad arrivare ad uninterpretazione
contemporanea, attuale, della nostra condizione geografica, e dunque
politico-culturale.
Prendiamo il caso di Malta. Cosa significa essere maltesi? In qual
modo può la cultura europea di oggi rafforzare ciò
che la tradizione è riuscita a conservare e coltivare? Tradizione
e modernismo: in qual modo possono coesistere? Sono temi di natura
culturale, proposti a causa di una realtà fondamentalmente
politica, economica.
Malta: cito questo caso non soltanto perché è per
me il più riconoscibile, ma pure perché si può
parlare di isole, di piccole terre, e di terre di frontiera, come
realtà particolari. Partecipano ad una specie di identità
comune a tutte loro, anche se storia e natura le hanno messe in
posizioni diverse e lontane.
Dai tempi dei cartaginesi, degli arabi, dei normanni, dei Cavalieri
di San Giovanni, dei francesi, degli inglesi, solo per citare le
dinastie più importanti, Malta ha cercato di plasmare tutte
queste influenze in unidentità propria. È stata
occupata per moltissimo tempo da dominazioni straniere, e attraverso
questo processo ha riformato la sua complessa, paradossale, identità.
È lidentità creativa del dominato, una specie
di alternativa alle proposte dei dominatori. Lingua, strutture politiche
e sociali, tradizioni, pregiudizi sono tutte caratteristiche di
una comunità sempre esposta allidea del bene come diverso
da se stessa, alla percezione del potente come quello che essa non
può mai diventare. Prendendo le mosse dal caso specifico
di unisola particolare, si può subito arrivare a conclusioni
analoghe nei confronti di altre simili realtà. LUnione
europea è fatta anche di realtà politiche che si rassomigliano
a causa di processi culturali comuni. Il caso di Malta e di Sicilia,
tra laltro, è particolarmente interessante. Le due
isole hanno avuto per lungo tempo una sola, identica storia. Appartengono
al Sud. Il tema del Sud è anche importante per la formazione
di uninterpretazione regionale della nuova realtà continentale.
LEuropa forse adotterà una politica specifica nei confronti
delle isole, e in particolare di quelle veramente piccole. Parlo
di isole-Stati, che spesso non hanno una dimensione superiore a
quella di una città-Stato. Decenni fa simponeva questo
quesito: potrà mai una specie di Atene antica far parte dellUnione
europea? Il tempo ha dato una risposta positiva. Lallargamento
del 2004 è stato un avvenimento senza precedenti, unificando
regioni diverse, riconoscendo i grandi e i piccoli come protagonisti
di un progetto di comprensione e di collaborazione. Così
è stato superato il duplice pericolo dellisolamento
e dellassorbimento.
Lisola è per necessità un mondo interno aperto
allesterno. Tanta vita di unisola dipende da ciò
che arriva da lontano, da oltreoceano, la porta sempre aperta in
attesa di visitatori. In questo senso la cultura che le isole possono
offrire al resto dellUnione europea è un documento
di sopravvivenza, di attesa e di realizzazione del proprio senso
di essere e di appartenere. Le lezioni isolane, chiamiamole
così, sono sempre esempi di diversità, siccome i grandi
centri sono anche punti di arrivo, mete raggiunte, sedi di potere
e di rinnovamento. Le piccole isole normalmente seguono le novità
arrivate dallestero, hanno una speciale capacità di
tollerare e di attendere.
Non si può dimenticare che nelle isole il tempo ha un suo
particolare ritmo, più lento, tanto diverso da quello dei
grandi centri. Questa idea del tempo relativo, di vario
ritmo, può spiegare, forse anche giustificare, tante cose,
tra laltro la presenza attiva del passato, cioè del
passato come presente. Questo fenomeno si suol chiamare, con una
semplificazione, tradizionalismo, e delle volte è scambiato
per arretratezza, ma non lo è. Le diversità coesistono
nel presente perchè si tratta di una specie di immobilità.
Nelle isole le tradizioni sono profondamente radicate, perché
non sono esposte alle bufere delle grandi città. Il turismo
moderno, particolarmente quello di stampo culturale, ha le sue radici
in questo terreno della cultura popolare. Tanta pubblicità
turistica si ispira inconsapevolmente ai modelli della fantasia
tipicamente romantica dellOttocento e a tradizioni poetiche
e narrative del Novecento. Frasi, metafore, simboli, immagini: vari
modelli del turismo contemporaneo sono di origine poetica. Anche
questa dimensione dellimmaginario collettivo oltrepassa i
confini del territorio specifico.
Terra e mare: sono i due aspetti che definiscono unisola come
fusione di ciò che è stabile e ciò che è
in moto perpetuo. Il mare per gli isolani, oltre a sembrare un muro
infinito, rappresenta anche lo spazio, la liberazione, la possibilità
di andare oltre il limite, di scoprire il nuovo e il diverso.
In ogni maltese cè un navigatore, un marinaio. Siamo
tutti figli del gran padre Ulisse. È doveroso
per ogni maltese sentirsi vicino al mare, come nuotatore, come animale
che conosce ugualmente la terra e il mare, due spazi che gli sono
entrambi naturali e ininterrottamente contigui. Lesistenza
sembra tradursi in alternanza tra vita in mare e vita sulla terra.
Certi villaggi sono più vicini al mare geograficamente, e
dunque la loro cultura è più marinara: cibo, temperature,
atmosfera, tradizioni, turismo, economia. Il pescatore è
il personaggio centrale, lUlisse medio, rappresentando il
sacrificio e il successo, lattesa e larrivo. Ecco perché
in una mia storia (inclusa in Storie per una sera, Edizioni Santi
Quaranta, Treviso, 1994) il ragazzo del mare che aspettava i pescatori
e li vedeva partire rappresenta il sistema economico della sua famiglia:
per lui il bene arriva dal mare. Del resto, scrittore di unisola,
ho trovato sempre naturale ispirarmi al mare, al richiamo dellacqua,
che costituisce anche una strada verso gli altri, le terre oltreoceano.
UnEuropa unita sicuramente dà maggiore significato
a questo tipo di rapporto, dal momento che lunificazione conduce
verso lavvicinamento, emanando dalla necessità di riconoscersi
in ciò che è sia identico sia diverso.
È anche uno sforzo teso ad eliminare le distanze, a superare
i limiti, ad offrire la reciprocità come alternativa. Si
tratta di sfide politiche ed economiche, ma spetterà alla
cultura indirizzarle sulla giusta strada.
Arresto cardiaco:
il mio viaggio
Posso dire di conoscere anche la voce, ormai muta, della vita che
se ne va. È stato un rumore profondo, affondato in un silenzio
improvviso. Nessun dolore, soltanto la sensazione di precipitare
nel nulla. In superficie, avevo sentito le parole preoccupate dei
medici, intenti ad applicarmi un congegno, al quale
ora contrapponevo di colpo un arresto cardiaco del tutto inatteso.
Poi, quel silenzio, sempre più silenzioso. Nientaltro.
Allora, era quella la tanto temuta fine? Quando ho ripreso conoscenza
ho avuto di che pensare.
È tutta lì, dunque, quella luce di vita, per cui la
gente muore o ammazza, pur di tenerla accesa? Chi ha dato al mio
muscolo preferito lordine di bloccarsi? E senza motivo, poi!
Allora, tutto si riduce ad una specie di scatto subitaneo, da interruttore
elettrico.
Incredibile: un arresto cardiaco insegna molte cose. La velocità
dei pensieri che scatena è vertiginosa; in una botta sola,
rileggi la tua vita; hai persino il tempo di renderti conto chè
finita; il fulmine che tha colpito non concede posto al pianto.
Come dicevo in principio, è una voce muta che se nè
andata, e basta. Per tutto questo cataclisma esistenziale, è
sufficiente che il battito sarresti. Siamo veramente delicati,
e ci diamo tanta importanza...

È sufficiente un clic, come quello dellinterruttore
della luce. Infatti, la cosa che improvvisamente più mi è
mancata è stata la luce. Sono caduto in un vortice di buio,
e già nellattimo in cui me ne rendevo conto, mani esperte
mi recuperavano alla vita; un viaggio brevissimo, intenso.
Ho visto e pensato tante cose simultaneamente, sembravano fuochi
dartificio alla scarica finale, dopo la quale riverberava
ancora una residua striscia di fuoco filante e denso il silenzio,
soprattutto il silenzio nella notte sopraggiunta. Può un
boato sotterraneo trasformarsi in semplice avvertenza di traguardo
tagliato?
Lo so che sono stato per morire; ma è stato bello, mistico,
solenne, essenziale. Era il lampo che spariva, il lampo dellesistenza,
tutto lì.
Mi sono accorto che ero salvo, quando le voci dei medici chini su
di me, che borbottavo qualcosa, sono tornate tranquille. Il mio
comportamento era stato coerente: non a caso avevo preteso unambulanza
che non suonasse a perdifiato la sirena.
florio santini
Tramontalba caldo abbraccio
Quando il tempo si innamora di se stesso, quando cerca di abbracciare
ogni possibile luce, quando è festa e lutto nello stesso
istante, quando il giorno che finisce si consegna a uno che comincia,
quello è il tempo della tramontalba. Quello è il tempo
di pazienza e ansia. Di chiarore e di buio. Di mistero. È
il tempo in cui gli aquiloni volano più alti, in cui i sogni
sono più leggeri. Quello è il tempo in cui tutto si
inabissa, tutto riaffiora, e le ore andate e quelle che verranno
sono onde schiumose sopra la battigia.
Tramontalba è un silenzio e un urlo. Tramontalba è
una trincea damore, la brodaglia di una cena, lavventura
di una sera, il ritornello di una canzone, tramontalba è
il destino che ti aspetta al varco, tramontalba è una preghiera,
solitudine, limpidezza, alambicco, carezza, è la dolcezza
di unestate allo sfiorire, la tristezza di un autunno al cominciare,
la primavera come una memoria, linverno come un caldo abbraccio.
Tramontalba è la vita.
E la vita vuole raccontare Pierluigi Mele con le sue poesie del
libro intitolato Tramontalba, pubblicato dalle edizioni Moscara
associati.
È una pretesa, quella di Pierluigi Mele, presuntuosa, disperata.
Perché la vita è sempre altrove, non è mai
in una poesia. Perché la poesia è nella lontananza
dalla vita, è nel ricordo della vita, ai margini di ogni
storia, è sui fondali della memoria, nel tempo già
vissuto, nel viaggio già finito, nelle parole pronunciate,
nei gerani ormai appassiti, nella dalia dei bouquet natalizi, nei
conti già pagati.
Presuntuosa, disperata, questa pretesa di raccontare la vita. Assurda
buffa folle. Ma Pierluigi Mele vuole tentare limpresa. Come
ogni grande stupido poeta che non ha mai capito la differenza. O
che non si vuole arrendere al fatto di averla capita. E allora la
sfida, cerca i modi per violarne i confini, vuole sperimentare nella
propria mente, sulla propria pelle, che la distanza è incolmabile,
che è inutile ogni fatica.
Ma anche questo soprattutto questo è tramontalba.
Tramontalba è il bosco segreto, la zona franca, il porto
clandestino in cui la vita e la poesia si possono incontrare lontano
da ogni indiscrezione, sfuggendo ai guardacoste delle categorie,
confondendo le loro fisionomie, trafficando ogni sorta di ricordi,
di amori favolosi, di malinconie, raccontandosi le storie che sono,
che sono state, o come si sono immaginate, come sono incominciate,
come sono finite, come si cerca di non perderle, di non farle morire.
Prima dogni altra cosa è questo, tramontalba: è
la poesia che dilaga nella penombra delle stanze, tra le lenzuola
calde del ricordo di un amore, è lo sfibrarsi di un sole
sulla fronda degli ulivi, è il sentire che ogni giorno, ogni
parola, ogni verso è sempre lultima occasione per dimostrare
a se stesso di esistere, per ritardare un solo istante la morte.
antonio errico
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