Nel contesto
attuale in cui
i problemi
ecologico,
educativo e sociale sono divenuti
decisivi, il Prodotto interno lordo non
ci dice più con
esattezza quanto siamo ricchi.
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Dietro ogni forma di calcolo della ricchezza nazionale, Prodotto
interno lordo compreso, ci sono delle precise scelte sociali. Noi
ci comportiamo come se le contabilità nazionali fossero neutre
e oggettive, mentre sono in realtà delle convenzioni che
rispondono a scelte storiche.
Oggi cè la necessità di un dibattito democratico
sul calcolo della ricchezza. Ad esempio, è necessario capire
che gli stessi attentati terroristici finiscono per far crescere
la ricchezza nazionale del Paese colpito: dal momento in cui ci
sono flussi monetari, essi sono registrati positivamente nelle contabilità
nazionali e nel Prodotto interno lordo. Il Pil contabilizza infatti
valori aggiunti commerciali o flussi monetari provenienti dalle
amministrazioni pubbliche.

Ciò avviene anche per le catastrofi industriali a forte
impatto ambientale. Evidentemente, non è la catastrofe in
sé che fa avanzare il Prodotto interno lordo, ma i flussi
monetari ad essa collegati. Le contabilità nazionali non
si interessano alla natura delle attività e non distinguono
le attività pericolose dalle altre. Inversamente, molte attività
utili, necessarie o persino vitali non vengono registrate poiché
non producono flussi monetari. Ad esempio, il volontariato, le attività
domestiche, il fatto di dare la vita. Tutto ciò non sarà
ufficialmente considerato come ricchezza di un Paese.
È così almeno da quando sono stati creati gli attuali
sistemi di contabilità nazionale dopo la seconda Guerra Mondiale.
Allora, la priorità era la ricostruzione e lenfasi
fu posta sulla produzione industriale. Si sono dunque creati sistemi
di contabilità che permettono di valorizzare questo tipo
di produzione. Inversamente, non si è tenuto conto di questioni
come quella ecologica, che non erano allordine del giorno.
Questa scelta era già discutibile allepoca. Ma nel
contesto attuale in cui i problemi ecologico, educativo e sociale
sono divenuti decisivi, questo tipo di contabilità è
divenuta largamente inadatta a rappresentare le questioni davvenire
della nostra società.
Ciò vuol dire che il Prodotto interno lordo non ci dice più
con esattezza quanto siamo ricchi, e a mostrarlo sono altri indici,
come quello di salute sociale calcolato in alcuni Paesi
fin dal 1959. Si tratta di un modo di calcolo che tiene conto di
ben sedici aspetti della vita sociale, compresi la mortalità
infantile, i suicidi, gli incidenti stradali. Quando si confronta
storicamente questo indice col Prodotto interno lordo, ci si accorge
che a partire dagli anni Ottanta, in modo particolare nei Paesi
anglosassoni, si produce uno sganciamento. Il Prodotto interno lordo
continua a crescere, mentre lindice di salute sociale stagna
oppure si contrae. Per forme di ricchezza tanto essenziali come
la salute, non cè più progressione.

Si è già cercato di correggere questa distorsione.
Infatti esistono i cosiddetti indici di benessere economico
che sottraggono dal conto del Prodotto interno lordo le attività
considerate come distruttrici, e invece tengono conto di fenomeni
innegabilmente positivi, come il volontariato. Nonostante il monopolio
del Prodotto interno lordo non sia mai stato messo in dubbio, da
una quindicina di anni cè un autentico lavoro di ricerca
internazionale.
Il monopolio del Prodotto interno lordo comporta dei rischi. Per
comprenderli, è utile considerare lindice noto come
impronta ecologica: cioè la superficie terrestre
necessaria per produrre ogni anno le risorse che sostentano una
persona e per smaltire i suoi rifiuti. Confrontando le impronte
ecologiche nei vari Paesi, ci si rende presto conto che se tutti
gli Stati adottassero il nostro stile di crescita, un solo pianeta
non basterebbe più. E di gran lunga, se riflettiamo ad esempio
sullattuale progressione economica della Cina. Il nostro modo
di crescita si mostra di fatto insostenibile e occorre dunque cambiarlo.
Occorre, cioè, fargli prendere unaltra direzione, per
farci tornare a una concezione della ricchezza pensata secondo
laccezione originaria come ciò che conta: la
qualità relazionale, la qualità della vita, la qualità
ecologica. Si tratta di ricchezze essenziali. Inversamente, occorrerebbe
smettere di credere che tutto ciò che contiamo sia una ricchezza.
Una passeggiata fra amici a piedi in una foresta sarà vista
come totalmente improduttiva o persino controproduttiva nel nostro
attuale sistema di conti. Un maxi-ingorgo in centro, al contrario,
produrrà molta ricchezza nel senso contabile del termine.
In qualche modo, siamo giunti a dei limiti di ricchezza nellordine
dellavere, come mostra anche il proliferare delleconomia
speculativa. Ma esistono ancora margini enormi di crescita in termini
di benessere.
Dunque, è in fondo un problema etico, nel senso della priorità
da dare ai valori. Ma vi è accanto un problema politico e
democratico, dal momento che le scelte contabili non possono essere
viste soltanto come oscure scelte tecniche. Dietro, dovrebbero esserci
invece sempre autentiche scelte della società civile.
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