Dicembre 2005

BANCHE, WEB E CLIENTI VIRTUALI

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Esame di maturità
per la finanza “on line”
Filippo Cucuccio  
 
 

 

 

 

Una rilevazione fornì risultati
sorprendenti sugli oneri gestionali sopportati dalle banche per la clientela,
a seconda che
si tratti del tipo tradizionale allo sportello o di quella acquisita via web.

 

Anche il 2005 è ormai passato in archivio e, pur in assenza dei dati ufficiali di consuntivo, non sembra proprio esservi spazio per smentire le previsioni più accreditate circa il positivo andamento della finanza on line in Italia. Anzi, la sensazione diffusa è che si dovranno rivedere per eccesso di cautela le cifre stilate ad inizio anno, secondo le quali nel 2005 si sarebbero toccati i nove milioni di conti, dei quali quattro dedicati al trading on line.
Vale quindi la pena soffermarsi ancora una volta sulle caratteristiche di questo mercato per meglio comprenderne il funzionamento e soprattutto la probabile evoluzione a breve termine. In realtà, dal lato della domanda – almeno stando ai risultati di un’indagine svolta da KPMG Advisory – non si segnalano sostanziali novità rispetto al passato: infatti, sembrerebbe immutato il profilo socio-demografico del cliente tipico italiano dei servizi finanziari on line. Se ne ricordano, comunque, i tratti essenziali: età media, buon livello di istruzione, residenza nelle aree settentrionali del Paese con concentrazione nelle regioni del Nord-Ovest; insomma, una fotografia già vista, anche se forse arricchita da due elementi di novità, quali una presenza femminile più consistente (si è ormai superato il 20%) e un numero sempre più cospicuo di persone (circa il 30%) che affermano apertamente di aver guadato il Rubicone della finanza, chiudendo il proprio conto tradizionale acceso allo sportello.
Se poi si passa ad esaminare il lato dell’offerta, maggiori sembrano essere gli spunti di interesse, soprattutto in relazione ai punti di forza e agli obiettivi con cui confrontarsi, dichiarati dalle categorie di intermediari che caratterizzano questo segmento di mercato.
Per inciso, si ricorda che in questo ambito tre sono le tipologie di intermediari presenti: le banche propriamente dette, le banche reti, ossia quelle società autonome ove il canale sportello se esiste è secondario e, infine, un terzo plotone rappresentato dalle SIM (società di intermediazione mobiliare) e dagli intermediari specializzati.
Cominciamo dalle prime, le banche, per le quali il livello di sicurezza garantito, la qualità del servizio di customer care e la completezza delle informazioni sui titoli trattati costituiscono i principali motivi di orgoglio professionale. Sul versante degli obiettivi e delle connesse criticità ricorrono, invece, il miglioramento della piattaforma operativa e da un lato la diminuzione dei livelli di operatività allo sportello, dall’altro la spinta ad offrire servizi on line ai clienti di sportello, puntando quindi all’incremento della redditività complessiva ottenuta.
Quanto alle banche reti che rivendicano primati, sia per il servizio di customer care che per la qualità dei servizi di pagamento, gli obiettivi si collocano, oltre che nel miglioramento della piattaforma operativa, nel campo dell’ampliamento dell’offerta di prodotti/servizi di electronic banking con una particolare enfasi sullo sviluppo del trading on line e sul versante dell’estensione dell’offerta del nuovo canale alla clientela esistente.
Il terzo gruppo di intermediari, SIM e altri specializzati, fa della piattaforma operativa e dei connessi strumenti, dei livelli del servizio di customer care e di quello della sicurezza raggiunta i propri punti di forza. Ciò nonostante, il costante miglioramento del servizio di customer care rimane uno degli obiettivi su cui lavorare intensamente, insieme all’allargamento della base clienti e al miglioramento della redditività delle operazioni di trading.
Se, pertanto, sono questi gli obiettivi prioritari delle principali componenti del mercato della finanza on line in Italia, è allora possibile avanzare una serie di ragionevoli ipotesi sugli sviluppi di questo mercato dal lato dell’offerta e sui passi che rimangono da compiere per giungere con le carte vincenti a quell’esame di maturità al quale prima si accennava.
Una prima considerazione riguarda la focalizzazione degli intermediari verso un miglioramento degli standing operativi con un impegno di risorse commisurato alle tipologie di intervento. La conseguenza di questa opzione strategica si traduce in un innalzamento delle caratteristiche qualitative dell’offerta e, pertanto, in un ulteriore raffinamento dei prodotti/servizi disponibili.
Una seconda considerazione è data dalla riformulazione delle politiche di pricing intervenute dopo un’epoca di irragionevole e dilagante entusiasmo, legato al presunto dogma della gratuità dei servizi, seguita dalla crisi profonda del 2000 e dalla sostanziale stasi del biennio successivo. L’attenzione alla struttura commissionale da richiedere alla clientela in uno scenario competitivo, in cui si segnala la presenza di una forte concorrenza straniera, rivela il desiderio di orientarsi verso un mercato dominato anche da una maggiore trasparenza di costi.
Restando ancora in tema di costi, una terza considerazione si impone alla luce della disproporzione degli oneri gestionali sopportati dalle banche per la clientela, a seconda che si tratti del tipo tradizionale allo sportello o di quella acquisita via web. Per avere un’idea di questo squilibrio basti pensare che un paio di anni fa una rilevazione condotta in tal senso portò a dei risultati sorprendenti (mediamente 400 euro di costi annui contro i 60 per cliente via web). Di qui l’evidente interesse degli intermediari a spingere con decisione per lo sviluppo di questo mercato.
Un quarto elemento determinante potrebbe, poi, rivelarsi la strategia di riformulazione delle politiche di marketing, con un’attenzione specifica alle diverse tipologie della clientela; ciò potrebbe spianare la strada ad altri significativi successi, dopo quello messo a segno non molto tempo addietro e che ha visto strappare all’agguerrita concorrenza straniera migliaia di traders professionisti da parte degli intermediari specializzati.
Un quinto elemento da osservare con particolare attenzione, infine, concerne la dislocazione di alcuni intermediari specializzati all’interno di gruppi finanziari più complessi con il dispiegamento di rilevanti sinergie economiche non indifferenti ai fini del funzionamento complessivo del mercato.
Alla luce di quanto finora detto non appare azzardato prevedere per la finanza on line italiana un’evoluzione positiva, suggellata dai favorevoli risultati di un esame di maturità comportamentale al quale i diversi intermediari si stanno preparando con serietà di intenti e di programmi a fronte di obiettivi decisamente sfidanti. Né sembra poter compromettere in modo vitale questa valutazione il pericolo oggettivo e peraltro crescente di frodi telematiche, che non dovrebbe, comunque, intaccare il fervore operativo che sembra pervadere questo mercato.

 

   
   
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