Non cè affatto una frattura tra
Paese reale e Paese legale, tra elettori ed eletti per il semplice
e terribile
fatto che luno
è specchio non deformante
dellaltro.
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Ce la prendiamo tanto con i politici di tutti i colori, con gli
imprenditori privati-protetti, con i grandi banchieri, con leuro
e con lEuropa, con gli affaristi prestati alla politica, con
i politici che fanno affari sopra-e-sottobanco... Ma cè
anche un altro modo di analizzare la questione morale sulla quale
un po tutti dibattiamo con ostentata saccenteria in questo
inizio di secolo e millennio; e cè anche un altro corpo
collettivo, diverso dalla classe dirigente, che merita di farle
compagnia sul banco degli imputati. Questo corpo è formato
da noi, uomini e donne dItalia, appartenenti a tutte le professioni,
o caste, o circoli lobbistici, o associazioni culturali politiche
sindacali professionali e via di seguito.
La nostra colpa è di essere cittadini senza legge, e meglio
ancora senza alcun rispetto per le regole. Limputazione che
pende sulle nostre teste apre perciò un altro fronte della
questione morale, che a sua volta evoca una legalità
perduta, svuotata, vilipesa. E non si fa una gran fatica a dimostrare
lassunto: semmai, cè solo limbarazzo nello
scegliere fior da fiore, tale e tanta è la casistica visibile,
in tutte le latitudini della Penisola, quasi regolarmente riferita
dalle cronache dei più seri organi di stampa, puntualmente
sottratta agli approfondimenti pubblici o peggio ancora messa in
ombra dai dibattiti e dalle ciarlatanerie salottiere spettacolari
e devianti che prediligono il gossip al posto delle analisi critiche,
e la confusione delle lingue al posto dellanalisi chiarificatrice
delle ragioni in campo.
Prendiamo qualche esempio a caso. Nel Mezzogiorno un lavoratore
su quattro è in nero, e in generale il lavoro sommerso ha
raggiunto ormai la quota di tre milioni e mezzo di persone. Di conseguenza,
cresce levasione fiscale: secondo gli ultimi dati dellIstat,
questa ha raggiunto il 7,1 per cento del Prodotto interno lordo,
che in moneta sonante significa la cifra astronomica di 200 miliardi
di euro, scuciti in compenso dalle casse dello Stato.
Ancora: nelle spiagge del Lazio si registra un abuso edilizio ogni
mille metri; il nostro è un Paese nel quale si possono costruire
ecomostri con licenze edilizie rilasciate dalle autorità
competenti che disattendono regole scritte, princìpi
di tutela del territorio e dellambiente e persino esigenze
di buon gusto architettonico e di rispetto del paesaggio, senza
che nessuno muova preventivamente un dito.
A Catanzaro si è concluso con una promozione in massa lesame
di avvocato dove ben 2.585 candidati avevano copiato parola per
parola lo stesso compitino. La pirateria informatica, sviluppata
soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord, copre il 75 per
cento del software con cui girano i nostri computer (la media europea
è pari a meno della metà, 35 per cento).
Legambiente ha appena denunciato unimpennata della caccia
di frodo: viene tranquillamente praticata in undici Parchi nazionali,
dallAbruzzo al Friuli, tanto solo un bracconiere su venti
ne paga le conseguenze. Italia Nostra ha festeggiato a settembre
il suo cinquantesimo anno di vita, e spesso si è dovuta impegnare
in assoluta solitudine per difendere lItalia dagli abusi che
vengono consumati senza soluzione di continuità. E potremmo
proseguire allinfinito.
Già questi dati, tuttavia, sono sufficienti a proiettarci
le linee portanti di una triplice lezione. In primo luogo, non cè
affatto una frattura tra Paese reale e Paese legale, tra elettori
ed eletti, tra un popolo senza potere e un potere senza popolo:
per il semplice e terribile fatto che luno è
specchio non deformante dellaltro. In secondo luogo, insieme
al senso della legge abbiamo smarrito pari pari la capacità
di indignazione, vale a dire quel soprassalto, quella reazione di
condanna e di rigetto al cospetto delle malefatte altrui che rappresenta
lanticorpo più potente delle democrazie. E daltra
parte, dove mai potremmo trovare la forza (lenergia) per indignarci,
quando le violazioni delle regole sono così diffuse e praticate
con regolare frequenza? Quando attorno a noi, dovunque, i furbi
fanno carriera, accumulano ricchezze, si accaparrano vantaggi dogni
sorta? Quando la legge viene elusa persino da chi dovrebbe farla
rispettare? (Ancora un dato: a quindici anni di distanza dal varo
della normativa che garantisce il diritto daccesso verso gli
atti delle amministrazioni pubbliche, un ente locale su otto è
ancora inadempiente). Quando la stessa legge appresta gli strumenti
per evaderne il precetto, e tali strumenti a loro volta si risolvono
nella proliferazione senza fine dei precetti, e poi delle deroghe,
delle proroghe, dei codicilli o dei cavilli che fanno la fortuna
di ogni buon avvocato? «Le gride sono tante!»
esclama un personaggio di Manzoni «e il dottore non
è unoca: qualcosa che faccia al caso mio saprà
trovare».
Ed eccoci al terzo corollario, alla terza morale che è possibile
desumere dalla diffusa immoralità che ci assedia. Cè
infatti un approccio, cè un modo di fare che a sua
volta coniuga i comportamenti degli imprenditori, dei finanzieri,
dei politici, dei grandi affaristi, degli spregiudicati lobbisti,
le cui trame sono state in buona parte disvelate pochissimi mesi
fa, e i piccoli abusi quotidiani rispetto ai quali nessuno è
davvero senza peccato. Sta di fatto che quasi mai viene in gioco
la manifesta violazione di una regola: la via è piuttosto
quella del raggiro, dellelusione, dellatteggiamento
capzioso o fraudolento.
Sarà per tutto questo che il numero dei furti e degli omicidi
tende a diminuire, mentre le truffe hanno ormai toccato il picco
(+69 per cento negli ultimi quattro anni). Sarà per questo
che le regole di correttezza sono pressoché cadute in disuso,
come dimostra ad esempio la parzialità di molti
organi imparziali, e perciò le critiche che investono a turno
questo o quel giudice, questo o quel presidente dassemblea
parlamentare. Sarà per questo che la gran parte delle leggi
viene erosa da disapplicazioni sistematiche.
Senza legge, però, è impossibile la stessa convivenza.
Ed è lo spirito della legge, probabilmente ancor più
della sua lettera, lalimento di ogni comunità civile.
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