Dicembre 2005

epistolario / lettere di silvio ramat (seconda parte)

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Caro D’Andrea
A cura di Aldo Bello  
 
 

 

 

Sento con
preoccupazione delle tue maledette sigarette.
Io che non ho mai fumato giudico una follia, per nulla eroica, l’uso del tabacco…

 

Padova, 20. 10. 85
Caro Ugo, il Magritte della tua cartolina afferma che la mela riprodotta non è una mela. E questa mia risposta di oggi probabilmente non è una risposta alle domande che mi poni, e a cui mi rifaccio soltanto adesso, appena tornato da una settimana a Zagabria: sola accettabile vacanza degli ultimi miei tribolatissimi mesi. Giacché credo tu non sappia che ho perduto la mia unica sorella, 56 anni, nel febbraio scorso; e che in questa estate abbiamo appreso che Marco, il mio fratello magistrato, ha un tumore non più operabile. Altro che montagne, pertanto!; sì, Mondello, ma come un punto qualsiasi di storno dal quotidiano penare...
L’annunzio di Orto e nido come libro in via di pubblicazione proviene esclusivamente… da me; sono passato da Milano dieci giorni fa ma Gelli era a Francoforte e ho saputo – da un’amica comune, mia compagna d’università – soltanto che “non debbo preoccuparmi”, il mio libro uscirà. Contiene pezzi (poemi) del ‘78-‘79: aspetterò; quanto? Sicché capisci come mi sia stato impossibile accertarmi su qual tavolo sosti la tua Confettiera. Ma ripeto: non farti illusioni; una mia raccolta di saggi mi è stata rispedita indietro causa il sovraffollamento attuale di titoli che la Garzanti si è già presa l’incarico di stampare nei prossimi quattro-cinque anni. Figuriamoci la ressa al banco della poesia! Cerca qualche altra soluzione, senza scartare il Lacaita che io ti suggerivo come non indegna sede.
Ti ringrazio della cartolina urbinate. Sono anni e anni, ovviamente, che non metto più piede sotto i Torricini, dov’ero di casa pur senza mai sentirmi (a parte i buoni amici) della stessa pasta dei marchigiani, della loro etico-fonica ibridezza fra romagnola e italica.
Sai che anche mio padre era nato il 26 giugno? Stranezze delle date! Oggi che ti scrivo, è Luzi a compiere (al giusto apice di fama) i suoi anni.
Ti saluto con affetto. E tu pensa a risolvere presto come concretamente è possibile la faccenda del tuo libro.


9/V/85
Caro Ugo, rispondo sùbito alla tua del 29 aprile scorso, giunta sul mio tavolo soltanto ieri. A Firenze vado il meno possibile, anche se oggi avrei voluto esserci per festeggiare gli 82 anni di mia Madre. Rinviamo la riunione familiare quest’anno sarà il compleanno più amaro, essendo morta – all’inizio di febbraio – la mia unica sorella (dieci anni maggiore di me), il vero sostegno, da tanti punti di vista, di mia madre. È un discorso cupo, su cui non mi sento di parlare a lungo.
Sicché cercami scrivendomi qui. Non so niente del mio libro di poesie, salvo le garanzie verbali che lo prevedono a fine anno. Ma se slitta alla primavera ‘86, pazienza! So che Garzanti è oberato de cose da pubblicare, per via della crisi più acuta che ha colpito altri (da Einaudi a Mondadori). Con ciò, una mia raccolta di saggi mi è stata restituita, dopo che avevo buone speranze di collocarla nei “saggi blu”.
Dove pensi di stampare il tuo libro? Prova da qualche parte, se no intristisce. Non dico che perda valore, ma intristire è la sorte di queste poesie – non delle tue in particolare! – quando rimangono inerti sui tavoli di chicchessia.
Salutami Francesco Tentori, che doveva venire qui a Padova in marzo o aprile ma che poi non è venuto o non si è fatto sentire. Io verrei volentieri a trovarti, ma non è facile, con la complessità faticosa della mia esistenza giorno per giorno. Certo, ci fosse un “invito”... Mi rimarrebbe un progetto non facile ad attuare. Purtroppo.
Mi fa piacere che la mia prefazione non sia scaduta col passare dei mesi. Guarda che io mi c’impegnai, quindi tu mi devi, come minimo, l’impegno equivalente di farla circolare. Sto seriamente scherzando.
Ti debbo salutare perché ho lezione. Da noi si continua fino a oltre il 20 maggio e sono lieto, tutto sommato, che a Padova si facciano per bene le cose universitarie (meglio, assai meglio che a Firenze, se frugo nelle memorie).
Un affettuoso ricordo.


Uno dei prossimi martedì (guarda sul Radiocorriere), molto presto, dovrei essere alla Radio (1° Programma) in una trasmissione dedicata alla mia poesia. Va in onda alle 21,30, curata da Doplicher.


Padova, 18. 6. 85
Caro Ugo, scusa la grande carta intestata, ma per risponderti interrompo un istante, ché poi mi sarebbe impossibile, la dattiloscrittura delle note al testo (varianti e minuzie consimili), che già quasi tre anni or sono dovevo consegnare a Mondadori, delle poesie di Gatto. Lavoro non ricco di soddisfazioni, e neanche remunerativo. Ma gli impegni sono impegni e, benché con tanto ritardo, provvedo. A Milano, se andrò a portare a Forti questo materiale, spero di sentire anche qualcuno della Garzanti; molto fumo e niente arrosto finora: lo dico a te perché mi sembri troppo speranzoso sulla mediazione di Mario, il quale, rispetto agli editori, forse conta solo per se stesso. Se sia, da un po’ di tempo, più ascoltato, proprio non lo so. Te lo auguro. Ma se loro, i Garzanti, tacciono, cerca di non precluderti altre vie più veloci, lo stesso Lacaita di Spagnoletti, col quale sono in ottimi rapporti. Pensaci bene.
Tu non ami la poesia di De Angelis, mentre io ho scritto, utilizzando il gergo calcistico, che lui ha “i piedi buoni”: E, vedi il caso!, lui mi mandò mesi or sono un augurio da Milano con una cartolina dello stadio di San Siro, ed ecco te che mi invii quello di Lecce… Ti interessi di calcio? Non mi pareva, ma invece è così, e debbo felicitarmi, io appassionato, della promozione in A del Lecce. A Firenze, quando sto con Giuliano, andiamo alla partita: perfino, ieri l’altro, allo spareggio Vicenza-Piacenza per decidere della promozione in serie B.
Sento con preoccupazione delle tue maledette sigarette. Io che non ho mai fumato giudico una follia, per nulla eroica, l’uso del tabacco; anzi non ne sopporto più, eccettuata la pipa, l’odore. Un dramma viaggiare in treno, per me che vi salgo-scendo molto più di cento volte l’anno, con tanta gente che non rispetta le leggi. Non mi rammento più se ho fatto, nella mia prefazione a La confettiera di Sèvres, un accenno a questo tuo strafumare; se non c’è, vuol dire soltanto che l’ho espunto da ultimo. Rifletti sulla sua orribile essenza di droga e règolati di conseguenza. So che è difficile ma conosco un’infinità di persone, anche Luzi, che sono riuscite ad arrivare a un’astinenza completa.
Non mi dici niente del tuo insegnamento, di quel che fai durante le mattine, se le notti (all’ora che dici) sei ancora su a leggere e scrivere. E io che cado preda del sonno così presto, mentre la mattina è la fase della giornata – la sola – in cui ho le energie pronte all’uso...
L’estate arriva coi soliti problemi irrisolubili. Non ci si svaga (e da che?), non si lavora per noi stessi (e a quale scopo?). Ma era così anche quando ci pensavo da ragazzo. Preferisco le mezze stagioni, ma pare che non ci siano più e magari non esistevano neanche nel 1950!
Debbo salutarti. Raccontami qualcosa ancora di te. Cercherò l’issopo, da queste parti; ma non sarà più quello còlto e annusato dal giovane M.L., di certo...


13. VII. 85
Caro Ugo, a Milano non mi sono potuto fermare, per colpa dei treni in ritardo, sicché non ho notizie: neppure per me... Uscirò in quale autunno? È un comportamento che stupisce davvero. Sto partendo per un po’ di Val d’Aosta, liberamente programmandomi la breve vacanza. Mario Luzi è a Pienza, credo. Se avrò notizie, te le manderò di sicuro.
Ciao, affettuosamente.

Non ho mai visto Matera, io...


19.3.86
Caro Ugo, grazie della cartolina recente. Per Orto e nido nihil novi. Se tu leggessi la lettera di P.G. capiresti il mio pessimismo. Uscirà, uscirà... Ma quando?! A maggio, invece, i miei scritti su Montale del ‘68-85, a far giustizia della mia antica ingenua monografia del ‘65. Primavera nell’aria... Fàtti sentire con qualche notizia. Un affettuoso ricordo.


Lazise (VR), 17 agosto ‘86
Caro Ugo, so che da tempo dovevo risponderti, o meglio dare un riscontro alla cartolina che mi spedisti all’inizio dell’estate. Non riuscii a vedere Scheiwiller a Roma perché lui non venne alla riunione di giuria trovandosi all’estero (la moglie è polacca). Penso tuttavia (ma ripeto cose che ti ho già scritto?) che fra meno di un mese a Mondello ci sarà. Bisogna premettere comunque che lo so coi cataloghi, (con le prenotazioni), ridondanti; io stesso avevo un posticino in qualche tasca delle sue edizioni e non so a quando mai slitterà… In ogni caso gli farò, o rifarò, presente il tuo caso: che io ti sia prefatore penso però che non abbia rilevanza, purtroppo…
Da Garzanti, dopo due anni dalla prima accettazione generica, mi hanno finalmente inviato il contratto per Orto e nido (opera più antica della tua Confettiera, giacché risale al ‘78-79). Oltre ad apprendere che uscirà nella collana minore, ho saputo che non lu pubblicheranno prima della metà dell’87; o, se va male, nell’88… A questo punto occorre che sia contento lo stesso, vista la brutta strada che (non) si era imboccata! Ti racconto tutto questo perché tu ti renda conto che altri sono al potere; che sono – anzi – il Potere. È questione, suppongo, di tenacia oltreché di grazia (se è una grazia) e di fortuna.
Sto tornando a Padova dopo qualche giornata passata sul Garda. In luglio avevo fatto il corso estivo a Bressanone, spingendomi poi rapidamente – ma con soddisfazione – in Austria fino a Vienna. Tutto qui il mio “slargo”. Scrivimi tu adesso: mia madre trascorre l’estate sulla collina pistoiese da una sorella che per gran parte dell’anno è, a sua volta, ospite di mia madre a Firenze. La Silvia sta faticando al primo anno di Medicina (ma non vuol fare il medico!); Giuliano è in procinto di cominciare la II liceo scientifico. Intanto fra pochi giorni verrà su da noi a Padova. È, penso, il migliore amico che io abbia – fuor di retorica.
Ti saluto con affetto.


16.1.86
Caro Ugo, che dirti? Con queste inconsuete visioni di una Padova tenue e marginale, il mio augurio a te – e a tua madre. La mia ha visto dimezzarsi nel funesto anno ‘85 la sua figliolanza. Ero il quarto, resto il secondo, ormai, dei suoi figli. Garzanti non scrive mai neppure a me, il cui libro è “accettato e pronto” da due anni! Chi li conosce? È un assurdo.
Ancora un fervido, partecipe augurio.


Padova, 7.1.87
Ormai alla vigilia della ripresa del ritmo abituale di vita – ma quasi respirando di sollievo per la fine delle vacanze, sempre faticosissime – ti mando queste due righe e un’immagine celeste di Venezia per ringraziare te e tua Madre degli augurî e per ricambiarteli di tutto cuore.


Padova, 3 marzo 1987
Caro Ugo, non ero stato, forse, abbastanza chiaro nei miei “referti” a proposito della situazione alla Garzanti. Le note introduttive non contano niente; e adesso, comunque, dopo l’uscita del mio libro (non ho potuto farti posto in un servizio-stampa limitato ai soli “critici-critici”: ma il libro è fuori già da un paio di settimane, credo), verranno pubblicati altri tre o quattro titoli – non tutti, sembra, cavalli di razza –; quindi cessazione della collana. O, dicono, sua trasformazione in una, per me non perspicua, serie “popolare”, sempre di stranieri e di italiani.
Sicché, basta con le utopie. Ma dimmi se posso giovarti su altra sede. Contemporaneamente, infatti, a Orto e nido, le edizioni “Amadeus” (casella post. 42 – Montebelluna, Treviso), le stesse che stampano la rivista “L’Ozio”, mi hanno pubblicato altri versi, di poco successivi (1980-81): In piena prosa. Edizioni ottime: t’interesserebbe, visto che diffondono anche piuttosto bene, che io suggerissi la tua Confettiera? Lì, avrei qualche “potere”. Se vedrai il mio libro, intanto, avrai un’idea della squisitezza artigianale (ma non provinciale) del prodotto!
Fammi sapere. Con affetto.


Padova, 14. IV. 87
Carissimo Ugo, finirei per lasciar passare la data del 30 aprile, per qualche dimenticanza banale, sicché preferisco scriverti sùbito, con l’emozione comunicatasi anche a me per la notizia del tuo matrimonio. Ero naturalmente all’oscuro di ciò che si preparava; penso adesso che la tua (nostra) età sia, se non l’unica, la migliore per accingersi al “gran passo”, consapevole com’essa è degli equilibri sui quali si fonda “il pensiero fluttuante della felicità”, se non la felicità medesima: che, lo sappiamo, non si caratterizza come uno status.
Scusami per queste imbrogliate parole, che nessun telegramma, comunque, avrebbe mai potuto contenere. E accetta con un abbraccio i fervidi auguri del tuo amico.


Padova, 24. IX. 87
Caro Ugo, eccoti pronto finalmente al libro – e meno male! Non ci contavo più neanch’io, coi tempi che corrono! Ci sarà la mia prefazione, che scrissi cercando di crearmi la maggior vicinanza possibile alla tua voce? Io mi sono mosso poco, quest’anno; solo una (rapida) rivisitazione di Londra, “città dell’anima” (da tempo) per me... Con affetto.


9.12.87
Caro Ugo, non sono io a poterti fare avere i libri di Garzanti ma, (su richiesta), il tuo libraio chiamando il più vicino rappresentante della G.! È ovvio, no? Si parlò di te con Francesco T., passato a trovarmi un mese fa qui a Padova. Come stai? Non ho sottomano Nuovi Argom. E non ho alcun Santo in quella redazione (mai vi ho pubblicato e quasi mai pubblico in rivista, non so perché).
Buon Natale e buon Anno fin d’ora.


Padova, 7 giugno ‘88
Caro Ugo, mi ha fatto piacere la tua lettera, specialmente per quel che mi dici della tua esistenza quotidiana, che non è moneta dappoco, anzi...
Ti auguro che col tempo le cose vadano ancor meglio e che frattanto la scelta di pensionarti non ti causi delusioni, come talvolta succede. Ma mi avverti che è una decisione meditata, discussa: ignoro la situazione universitaria di Lecce; qui certo sarebbe quasi impossibile a chiunque inserirsi in un quadro chiuso come quello dei ricercatori. Ma forse non dappertutto è allo stesso modo.
Quanto alla Confettiera, e aspettando la grazia di Garzanti per l’89, non so se ti sei mai chiesto se mi seccava o no di averti – con fatica – prefato e visto lasciar perdere, poi, il risultato del mio sforzo. Oltretutto, non sono un prefatore di routine. Quindi mi è dispiaciuto che quelle mie buone pagine restassero a dormire presso di te; nonpertanto ho facoltà di trovarti un editore, solo posso dirti che né Scheiwiller né Crocetti sono soluzioni concrete, al momento. Per Lacaita, vedi tu direttamente. L’altro, non so chi sia.
Perdona la franchezza ma quest’argomento (della mia prefazione) non l’ho sollevato io.
È vero, Luzi è stato qui. Ogni tanto ho contatti con Francesco. Il mio “trapianto” da queste parti non ha proprio capovolto la mia vita, come vedi. E poi, la natura i suoi salti li fa piano piano, se anche li fa.
In Salento non sono più tornato. L’ultima volta che mi ci sono avvicinato era nel ‘78, ai tempi di un “Martina Franca”, quando ero membro di giuria. Adesso le “mie” giurie sono – stranamente – in Sicilia; o in questa zona tra Veneto e Lombardia. Ed è già troppo.
Puoi, dopo tanti anni, mandarmi qualche poesie per “Forum Italicum”. Rammenti di averci già pubblicato una quindicina di anni fa? La rivista c’è ancora, un po’ mutata – e io stesso ci sono, per fedeltà.
Ho qui mia madre per alcuni giorni. Ha 85 anni ormai e ogni stagione sua diventa più preziosa man mano che passano le nostre. Ti saluto con affetto.


Padova, 21. 6. 88
Caro Ugo, forse faccio in tempo a far uscire le tue poesie (belle e strane) sul numero di “Forum Italicum” che va ora in tipografia. Devi però spedire sùbito al direttore, prof. Michele Ricciardelli, via F. De Stefano 65 - 83029 Solofra (Avellino), una tua concisa scheda bibliografica. Come vedi, la rivista non è più a Buffalo (N.Y.) ma il direttore è sempre lui, tornato in Italia dopo aver concluso l’insegnamento universitario negli Stati Uniti. Gli ho spedito le poesie poche ore fa, con una calda sollecitazione. Tu digli pure delle 10 copie contrassegno eccetera...
Quelle note che confidenzialmente mi trasmetti (sui testi inediti), perché non integrarle, nella forma che ritieni più adatta, ai testi medesimi? Sono cariche di spunti interessanti.
È con Oreste che vige ora la “fraterna inimicizia”? Io, da quando ho lasciato Firenze, non mi trovo più tanto in armonia con lui, del resto. Non mi perdona quelli che lui giudica (una volta per sempre!) tradimenti...
Sai che Francesco ha fatto l’ambo: premio Traiano (l’anno scorso lo ebbi io) e Monselice per le traduzioni? Così domenica può darsi che ci si veda, Monselice è poco distante da qui.
Con affetto.


Padova, 2. IX. 88
Caro Ugo, ti ringrazio dei versi, della dedica: che mi tocca intensamente. Per parte mia, ti spedirò a giorni uno dei due libri usciti in quest’anno, e spero tu possa procurarti chiedendone a Crocetti, (Milano, via Falck 53) , Una fonte (che è un poema del 1981) perché io non ne ho assolutamente copie.
Sono stato anch’io assiduo, per quasi un anno, fra l’85 e l’86, del dentista. Uno bravissimo, qui, caro ma onesto nel rimettermi ricevuta, sicché poi lo stato mi rimborsa tutto. Avevo da smantellare non so quante malefatte di altri curatori passati, e poi da risistemare non so più che cosa. Tutto! Insomma, sedici milioni! Ma ora mi sembra tutto a posto e non mi pento di aver accettato questo supplizio che mi privava, dopo e l’indomani, dell’appetito e in genere della vitalità. Vedrai che starai meglio, presto.
Abbiamo passato, io e la Gianna (che non conosci, ma che Mario e Francesco hanno visto spesso), qualche giorno a Londra e in Inghilterra. Scorpacciata di cattedrali, aereo da qui e poi treno là: non mi diverto che a far questo, mentre stando a casa mi manca il tempo di leggere quanto mi piacerebbe. I grandi romanzi, i moderni, da Forster a Tournier, li leggo. Ma alle spalle, come faccio a recuperare tanto dell’Ottocento che ignoro? Non so se conosci la mia poesia degli anni Ottanta, forse la troveresti mutata: in senso (dicono) narrativo. Ma io sono quello di sempre, mi pare!
Mia figlia s’iscrive al 4° di Medicina; e Giuliano (17 anni) è alto un metro e 87... Come non sentirsi invecchiare? Però a chi mi vede così, canuto più che grigio, obbietto che tanti miei coetanei sono calvi da un pezzo. E tu?
Chiudo queste righe sconclusionate con un saluto affettuoso. E grazie ancora per la poesia che mi dedichi.

22. 11. 88
Caro Ugo, ti ringrazio della lettera e del ritratto, che ti rende eguale a quello che la mia memoria recava stampato in sé. Preferisco non contraccambiare… avendo proprio l’altro giorno sviluppato il rullino con le foto americane (siamo stati via, con Gianna, un paio di settimane, chiamato io da un convegno a Los Angeles) giudicando che l’unica cosa sgradevole era la mia effigie, in così bei contesti.
Nient’altro che la vecchiaia, o meglio il diventar vecchi, al di là dell’accertata (e non brutta) canizie. Ma passiamo ad altro. Io temo che tu t’illuda sulle mie forze contrattuali. Per esempio, Serials è apparso presso un editore che non esiste; semplicemente, un paio di amici, (il vecchio Rebellato ed Enzo Mazza, che ha dieci anni di meno) hanno deciso di fare ogni tanto un libriccino, per il quale sollecitano l’autore a sussidi finanziari, anche, o comunque non fanno che consegnargli le copie perché lui se la sbrighi come sa o crede. Insomma, una tantum è capitato a me, ma non c’è alcun piano organico di edizioni, perché, appunto, non c’è nessuna struttura economica alle spalle. Che dirti allora? Eppure so di alcuni che hanno supposto esservi una vera e propria collezione, per cui ci si potesse mettere in fila…
Ho anch’io tanti libri pronti, sei e forse sette (giacché avrai constatato che Una fonte è scritto nell’81, mentre i Serials sono, con ogni evidenza, una sezioncina estrapolata da più vari lavori). O smetto di scrivere, a questo punto, o inevitabilmente consegno ciò che giudico, oggi, il meglio di me alla posterità. Ma che farci? Scheiwiller ha – lui solo – una raccolta dell’81-82, ce l’ha da un pezzo, e questo è l’unico traguardo concreto (per quando?) del mio sovrabbondante inedito. Tutto difficile, come vedi, anche per un senior a cui una volta hanno detto di sì Mondadori (due volte, per la verità, ma una nel remotissimo ’64), Guanda, Garzanti, San Marco dei Giustiniani, Scheiwiller e non ricordo chi altri...
Sicché l’invio dei tuoi 40 testi recenti comporterebbe solo il piacere, a me, di leggerli. Ma senza sbocchi editoriali, purtroppo. Perché hai sempre escluso Lacaita dai tuoi orizzonti? È veramente il peggio o non ha più la sua collana, quella che dirigeva Spagnoletti?
Scrivimi pure, ché ho molto piacere di leggerti. Un abbraccio.


Padova, 3. III. 89
Caro Ugo, ti ringrazio per quel che mi dici di Una fonte. Benché la mia sensazione di autore sia quella di un continuum, non di un sottentrare – da quando? – del buon artefice sulla parte dell’anima. Dalle date, che l’editore preferì conservare, t’accorgi che è un altro dei miei “diarii” impossibili: tutto è stato composto in un arco di men che sei mesi. Né ho fatto correzioni successivamente, è il mio costume, una volta che un testo abbia superato la prova della prima severissima lettura… Vedo che la collanina garzantiana si è rimessa in moto (Lamarque). A quando il tuo libro? Un saluto.
Ringrazia tua moglie e soprattutto la tua mamma per la firma sulla cartolina di qualche tempo fa.


17. IV. 89
Caro Ugo, mi rallegro, ma davvero e parecchio, della buona soluzione Lacàita!
Rileggi pure tu, ché si fa più presto, anche le mie pagine di fine ‘84; e auguri! Differisco ad altro momento qualsiasi risposta sul tuo quesito sostanziale, incapace come mi sento di rispondere, anzi di mettere debitamente a fuoco il fuoco aspro della Grande Questione... Un affettuoso ricordo anche a tua madre.


Padova, 13. VI. 89
Caro Ugo, per “Forum Italicum” c’è ancora tempo; pènsaci pure con calma. Voglio dirti che la settimana scorsa, mentre partivo per un giro un po’ faticoso di “glorie” e doveri, è arrivata la tua Confettiera: mi sembra un libro che tiene e che bisognerebbe tu facessi circolare quanto più è possibile. Grazie della tua dedica!
Ho ricevuto anche i due libri di Francesco; belli, specie il secondo, dove siamo accomunati ancora una volta.
Che estate progetti? Noi il “solito” soggiorno londinese-inglese (Cornovaglia quest’anno); poi null’altro, ma a me basta e avanza. Mi piacerebbe, in agosto, leggere e scrivere (come si sa). Riesco a fare ben poco. Con affetto.


Padova, 9. 8. 89
Caro Ugo, grazie delle cartoline marchigiane (in specie di quella da “una curva dal mondo”). Il viaggio in Inghilterra e Scozia è stato bellissimo, ut erat in votis, con in più la bella stagione; mentre qui (per fortuna) o piove o non fa caldo.
Gòditi il Parco e poi fatti sentire, quando torni. Bene per la fortuna della Confettiera!


Padova, 25.9.89
Caro Ugo, non ti scrivevo solo per carenza di tempo libero.
Non condivido il giudizio negativo sulla tua prosa, mentre rispetto le “crisi” che possono averti provocato il postumo NO!
Fammi avere, se vuoi, altre cose; tanto, non c’è nessuna fretta, coi tempi rallentati di queste riviste! Scusa il ritardo nella risposta, ma proprio ho i minuti contati... (Nel ‘90 verrò a Lecce, per Bodini).


Padova, 17. XI. 89
Caro Ugo, nessuna diminutio cordis; ma il mio silenzio epistolare si deve a una (non diplomatica) saturazione del “tempo libero” e a una serie di viaggi e viaggetti per la gloria (per l’ambizione...) che mi sottraggono energie. Eccoti spiegato il mio vivere, d’altronde non commiserabile, tutt’altro! Ora che ho 50 anni, qualcuno s’accorge che esisto? Purché ne resti convinto io, non ti sembra? Il 20 dicembre leggerò poesie al centro “Montale” di Roma. Con Mario Luzi si è parlato di te, pochi giorni or sono (gli avevi telefonato).


Padova, 9. 5. 90
Caro Ugo, non ho alcun potere in “Poesia”. Manda tu, se credi, a Cucchi dicendo che sei mio amico (e da me prefato). Altro non servirebbe. E ci vuol tempo. So che hai visto Francesco T. a Maglie per le celebrazioni di Macrì.
Ti ringrazio per avermi letto e apprezzato con il solito affetto. Ciao, saluta i tuoi da parte mia.


Padova, 11 agosto ‘90
Caro Ugo, trovo la tua lettera al ritorno dalla “solita” vacanza in Inghilterra – è ormai la quarta consecutiva, faticosa (aereo + treno) ma ricca di scoperte: questa volta, p. esempio, il nido di John Ruskin (vecchio): una meravigliosa dimora sul lago, dove si riumanizza e si riarticola viva la (per me) noiosa immagine dell’esteta in giro per Venezia, Firenze e altre nostre grandezze...
Era con noi Giuliano, neo-maturo (seppur senza gloria), che a ottobre comincerà Scienze Forestali, con mia soddisfazione; la Silvia è ormai al 6° di Medicina ma andrà, fatalmente, fuori corso...
Mia madre di anni ne ha 87; e anche per lei si è trepidato, non molto tempo fa: un’operazione grave, che poi si è rivelata non necessaria. Ora sta benino, salvo che mi rammenta la mamma di quella bellissima poesia di Betocchi (Mamma e figliolo a Milano), leggera come si è fatta, quasi di cartapesta dentro! Chissà come ci si sente (se ci se ne accorge), nel diventare così...
Mario Luzi risponde da Pienza a una mia letterina di luglio; mi dice che c’è Tentori, là, per qualche giorno, e che mi rammentano. Senza dubbio rammentano anche te, in una “squadra” ideale! E, passando al tuo libro riuscitissimo, credo che qualcuno saprà pur riconoscerti, sotto quella pelle che tu mi dipingi così diversa dal solito e che presto, dunque, avrò modo di constatare quale sia. A me càpita di sentirmi mutato, di libro in libro (o di lustro in lustro), ma non è escluso che le variazioni siano percepite più da noi stessi che da chi ci legge...
Per Bodini a Lecce, seppi tempo fa da De Nardis che tutto si farà non prima del ‘91 inoltrato. Aspetto notizie, e in ogni caso verrei da spettatore giacché (non senza buone ragioni) gli organizzatori hanno in animo di convogliare energie fresche su questo poeta così poco frequentato.
Che dirti dell’insonnia? Un po’ ne patisco anch’io, o meglio ho lunghe pause di veglia dopo il “primo sonno” duro e felice (dalle 23 alle 3 circa, di solito). Ma non prendo medicine, finché posso. Capisco che tu sei più apprensivo ancora: ricordo una delle ultime volte (ma saranno dieci anni, ahimè) all’albergo Da Verrazzano, quando stavi male... di nulla. Però Silvana deve essere veramente preziosa nella tua vita: la seconda deità, dopo tua Madre, con tua Madre, e non è privilegio da poco. Anche la Gianna ha una sua protettività miracolosa, che non pesa su chi ne beneficia.
Ti lascio, adesso, con un abbraccio affettuoso. (Scusa la grafia, ma lo scrivere a mano – da anni – non mi è più abituale).
Lo sai che da giugno mi hanno fatto arcade?... Ora debbono trovarmi un nome pastorale... Chi l’avrebbe detto? Ho sempre preferito i barocchi, semmai.


Padova, 3 sett. ‘90
Caro Ugo, ebbi le tue molte, gradite lettere, e poi anche la cartolina da Fiuggi: dove m’immaginavo che uno come te (e potrei dire: come noi) avrebbe resistito a fatica, visti i caratteri del luogo: io ci ho dormito una sola notte, non avendo alternative. Era già buio, non c’era altro nei dintorni e la stanchezza mi pesava addosso… Ma chi ti aveva suggerito questa dimora?
Comunque, rieccoti a casa. Come ci sono io, del resto; dispiaciuto di non potervi trascorrere periodi più lunghi, magari per colpa delle piccole vanità personali che m’inducono ad accettare incontri qua e là. E purtroppo, avrò per un anno almeno l’impegno (per “Poesia”) di una specie di storia a puntate della nostra poesia dal 1900 al ’45, incarico accettato spudoratamente (e anche gratis!) in un momento di debolezza. Tratto libri singoli, anziché carriere individuali; ma è ugualmente un affar serio.
Visto che ho citato “Poesia”, sappi che io lì non ho poteri ma solo rapporti amichevoli con editore e direttore (Crocetti e Cucchi). Però dovrai mandarmi, dattiloscritto, un gruppetto diciamo di sette-otto poesie, fra le quali sceglieranno loro, come credo, quelle da pubblicare. Io troverò il modo di ‘appoggiarti’, meglio se sarà già uscito il libro da Garzanti. Considera d’altronde che c’è la fila in attesa, e quindi passano mesi e mesi prima che i testi possano uscire. Io ne aspettati almeno sei o sette, pur con tutta la confidenza che ho coi suddette C&C… La foto è bella; ma io credo che sarebbe molto più adatta un’istantanea, che ti ritragga in un luogo accertabile, un giardino, una piazza o che so io.
Ora per esempio dovrò andare a Palermo (e dintorni) per il premio Mondello: una sezione, forse lo sai, quest’anno laurea il nostro Francesco T. per il Machado. Un’occasione per risalutarlo, perché quando mi fecero arcade mi vergognai un po’ ad avvisare gli amici romani che avrebbero potuto facilmente venire a trovarmi sul luogo del misfatto.
Sono stato, dispersivamente, in Toscana per tre giorni: guidando e sudando. Ho visto nel Pistoiese mia madre, la Silvia in Maremma (luoghi carducciani), e a Firenze Giuliano, che stava per veleggiare alla volta dell’isola di Paros (Cicladi), dove dovrebb’essere approdato poche ore fa. E ho fatto in tempo anche ad andare a pranzo dai Parronchi, nella loro mirabile campagna vicina a Firenze – ne ho riportato dei fichi tra i migliori mai assaggiati in vita mia.
Non ti ho detto, per distrazione, che le tue due poesie mi piacciono, specialmente quella manoscritta, che conto di rileggere nel ‘gruppetto’ di cui sopra. Non aver fretta, e metti insieme il meglio, cioè qualcosa che abbia anche il pregio di una leggibilità “a sé”.
Ti ricordo con affetto e ti abbraccio.
P.S. Tornai il 9 agosto; tu devi avermi cercato il giorno avanti!


Padova, 24 settembre ‘90
Caro Ugo, ho tante lettere tue, qui sulla scrivania, che non so come cominciare la mia... Comunque, le poesie ci sono, e ti ringrazio della dedica, del senso che essa include; ricordo quando me ne dedicasti una, saranno venti anni, dove il personaggio era la mia (piccolissima) Silvia e c’era l’immagine dei falansteri urbani. In un altro io abito adesso, ma così come da quello fiorentino si vedevano splendidi panorami – Fiesole da un lato, la Cupola e gli altri monumenti dall’altro – qui il mio studio e la camera da letto dànno sull’orto delle suore, che ammiro mentre zappano trapiantano annaffiano seminano. Distinte le colture da impercettibili variazioni cromatiche, più distinguibili loro, l’una dall’altra, per i colori della veste, grigia, cinerea, azzurra, nera... Evidentemente più ordini si conciliano in questo convento, e i bambini per tutta la mattina vi emettono quello che in una mia poesia chiamo il grido della specie, vivace e prodigioso, anche a non coglierne le parole spiccate.
Ma torno ai tuoi versi; ti dico che mi paiono ricchi, drammatici più ancora che nel passato. Mi aveva già colpito, manoscritta, la poesia della telefonata al cui sommo s’identifica la voce-maestra di Luzi. È uno dei punti più notevoli della tua scrittura.
Quanto alla foto, la tengo con me essendo, a quel che penso, poco adatta. Certo andrà meglio quell’altra di cui mi dici, per le vie notturne di Lecce. Ma hai sempre bisogno di un fotografo professionista? Io “adopro” chi è disponibile, e come viene viene...
Ebbi il libriccino, francamente un po’ cimiteriale, con la visita di Mario nella tua casa. Così vecchio, anche lui, e stanco, a giudicare da quelle foto... Capisco la tua devozione, ma forse certi eventi aspettano solo di esser conservati su altra lastra, del tutto interiore.
A Mondello, quest’anno, è stata una faticaccia peggiore del solito. Ecco un esempio delle “vanità” cui ti accennavo. Ma ci resto, perché almeno lì incontro dei non-professori, o professori in libera uscita. Non amo granché i miei colleghi, in quanto categoria e salvo mirabili eccezioni. E poi succede (succederà fra qualche settimana anche a me) di approfittare di opportunità piacevoli: dovrei andare a Toronto con una delegazione – appunto – di Mondello. Come ci sono entrato? mi chiedeva un cinese a pranzo. Fu Cattafi, mio amato fratello maggiore, a introdurvi alcuni suoi amici, che poi sono rimasti coinvolti in questo, sempre più mastodontico ahimè, congegno. E io ci sono, pensa!, dal 1976.
Non so che dirti per tua Madre, se non augurarmi che torni fra voi in salute. Ma che significa, letteralmente, “sta morendo”? Come tutti i vecchi (e i meno vecchi), oppure diversamente?
La Gianna torna da Stresa, dove ha assistito al matrimonio di una giovane cugina. Chi sa che non mi sposi anch’io, dopo dieci anni e più che stiamo insieme… Sarebbe strano, eppure anche normalissimo. Ma la felicità segue vie sue proprie, illegali. Ti rammenti che bell’invenzione il titolo di uno dei poemi di Su fondamenti invisibili: Il pensiero fluttuante della felicità? È proprio vero, è quello il nostro pensiero più assillante, anche a non volerne parlare.
Nei giorni del Mondello ho passato parecchie ore con Francesco, premiato e un tantino annoiato – come lo ero io. Ti saranno ronzate le orecchie giacché si è fatto spesso il tuo nome.
Giovedì andrò anche io da Garzan, visto che sono a Milano. Mi farò dire se il tuo libro è pronto, va bene? Un abbraccio.
P.S. È ovvio che consegnerò appena possibile, realisticamente possibile, a Crocetti o a Cucchi, le tue poesie. Ma perché non ti abboni alla rivista mandando un assegno di 55mila lire a Crocetti Editore, via E. Falck 53, 20151 Milano? Ti assicuro che non sarebbero soldi buttati via.

12.X.90
Caro Ugo, la Gianna mi dice della tua telefonata e della vostra amabile conversazione. Io vado presto fuori: a comprare il pane, il giornale e ad imbucare lettere scritte il giorno avanti. Sai che le mie giornate cominciano presto, prima delle sette, perché le serate che le precedono sono brevi, al massimo le undici si va a letto.
Ma il tuo libro è arrivato, due giorni fa, e l’ho percorso, per adesso molto rapidamente, alla ricerca di quell’effetto traumatico di cui mi avevi fatto cenno. Solo che l’”effetto”, semmai, me l’avevano già causato i tuoi testi letti in questi ultimissimi tempi – sicché Fra grata e gelsomino, titolo puro e felice!, mi sembra di vederlo come una radice di quello che mi hai dato da leggere di scritto successivamente. È un libro vivo, anche della propria avvertita mortalità; dovrei riprendere in mano la Confettiera per capire i nessi eventuali fra le due raccolte, che a memoria mi pare sussistano.
Credo tu debba essere lieto di questo palpabile risultato. Un libro con Garzanti è di per sé qualcosa di diverso da uno con gli altri editori che ti hanno finora pubblicato. Anche se ti dovrai, chissà, dolere, come è capitato a me, delle rare recensioni e dei rari riscontri. E per “festeggiarti”, ho spedito a Cucchi (il quale aveva già avuto dall’editore anche il libro) i tuoi inediti, preavvisandolo telefonicamente. Sai che ci sarà da aspettare, purtroppo; ma intanto è bene che quei versi si trovino a Milano. Seguirò io la faccenda, per il poco che posso.
Non ti ho ancora detto “grazie” per la dedica. Che a sua volta merita la mia gratitudine.
Un disguido ha fatto slittare alla primavera del ’91 quel mio breve viaggio canadese cui ti accennavo. Così ho un minimo di respiro in più, e ne ho approfittato per andare, domenica scorsa, a Monsélice (è qui vicino) a salutare Luzi che interveniva alla XX edizione del premio dove è in giuria (il premio per la traduzione che fu vinto da Francesco l’anno passato). E anche stavolta, niente Nobel! E forse è meglio così, obbiettivamente?
Andrò a Gubbio, fra una settimana, convocato con pochi altri a discettare sulla poesia in vista del Duemila… Mah! Così sulla via del ritorno faccio sosta a Firenze.
Aspettavamo qui Giuliano per oggi e invece non potrà venire: ha già cominciato le lezioni da matricola a Scienze Forestali e speriamo che trovi il giusto ritmo di studio.
Ti saluto con affetto. Come sta la tua Mamma?


Padova, 7.XI.90
Caro Ugo, non ti ho scritto da parecchi giorni ma è stato un susseguirsi di spostamenti Padova-Firenze-Padova a causa della salute di quella zia della quale debbo averti già parlato. Domani lascia la clinica senza molto ottimismo (87 anni!) ma almeno sarà più semplice andare a trovarla. Nel frattempo avevo anche da ultimare il “compitino” annuale per “Poesia” e solo oggi ce l’ho fatta. Sono puntate lunghe, che quando sarai abbonato t’accorgerai quanta fatica possano costare. Questa è su Moretti e Michelstaedter.
A Crocetti ho sollecitato la pubblicazione dei tuoi versi in uno dei prossimi fascicoli. Speriamo: so che la fila è lunga e che qualcuno è molto più “appoggiato” di te. Ma insomma...
Domani comincerò il corso: sui crepuscolari, questa volta, ed è il mio primo ‘contatto lungo’ con questo gruppetto a cui, a poco a poco, mi sono legato di simpatia sebbene con l’inevitabile distacco di chi (come me) per formazione predilige i poeti di alta pronuncia e non monocordi. Però Gozzano e persino Moretti hanno delle vere frecce al loro arco.
Domattina, come antipasto, anche le lauree: una mia allieva è su Pizzuto, che quando mi ci accostai (verso il ‘60) mi colpì tanto. Poi la passione si è sopita, ora direi che è spenta, a meno che non trovi la forza di rileggermi Signorina Rosina e Si riparano bambole. Ma come, se le ore libere me le cattura ben altro romanziere, quel meraviglioso Dickens che da bambini ci facevano leggere a sproposito?
Indirizzo ancora in via Del Tufo? La cartolina (coi saluti da Silvana alla Gianna: graditissimi e ricambiati di cuore!) chiariva le ore ma non i giorni nei quali eri là.
Qualcuno in ogni caso ti smisterà la corrispondenza, suppongo.
Ti ho dato più “notizie” che altro. Ma mi dispiaceva il pur incolpevole ritardo. Tu, da “pensionato-baby”, hai ancora il senso della routine un po’ impiegatizia a cui spesso siamo vincolati? E ora, come ti dicevo, si rientra nel tunnel del cosiddetto “anno accademico”. Ma chi, di noi, fa accademia? Io, no davvero! Un saluto affettuoso.

(2 - continua)

 

   
   
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