Seppe trasformare i numeri in note,
le operazioni
matematiche in scale melodiche che affondavano
le radici nella
tradizione
romantica del tempo.
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Una delle tante famiglie immigrate a Galatina, (come i Liguori,
gli Astarita, i Pennino, e via dicendo), quella dei Gizzi. Il padre,
Vincenzo, era direttore di banda, e aveva una forte influenza sui
figli: una ragazza, casalinga, e tre ragazzi, ciascuno dei quali
avrebbe intrapreso una carriera distinta, ma non marginale,
nel panorama delle arti e mestieri dellepoca.
Uno dei ragazzi, Raffaele, avrebbe impiantato una tipografia, dislocandola
in via Siciliani, esattamente a fianco dellabitazione della
famiglia. Laltro, Nicola, sarebbe diventato un meccanico,
tra i primi attivi a Galatina, fra laltro proprietario di
una moto (una Guzzi), di quelle che piuttosto raramente
circolavano nel territorio provinciale. Era a suo modo uno spirito
creativo, studioso delle meccaniche motoristiche, tanto da venire
poi chiamato ad insegnarle nella locale Scuola dArti e Mestieri.
Aveva aperto unattrezzatissima officina in via Turati, e anche
lì riceveva i propri allievi, impartendo loro lezioni
pratiche che completavano il ciclo di quelle teoriche tenute
nelle aule scolastiche. I galatinesi lo rispettavano, per loro era
don Nicola, il professore che di pomeriggio era in tuta,
con le mani nere di olii e di grassi, e che non di rado, la sera,
teneva corsi complementari sui motori a scoppio per due e per quattro
ruote.

Terzo maschio della nidiata, Eugenio. Il quale era professore di
matematica nella scuola media privata galatinese, ubicata presso
lOrfanotrofio femminile, che evidentemente funzionava anche
da pensione, visto che Eugenio teneva lezione soltanto per le studentesse
esterne, pendolari o fisse. E tuttavia egli considerò linsegnamento
della matematica il modo più onesto e leale di guadagnare
per vivere, mentre i suoi interessi intellettuali più profondi
lo portarono a coltivare la musica, e meglio ancora la nobile arte
della composizione, alla quale dedicò tutta la sua vita personale
e privata.

Dunque, seppe trasformare i numeri in note, le operazioni matematiche
(ma sarebbe meglio dire aritmetiche) in scale melodiche che affondavano
le radici nella tradizione romantica del tempo, senza trascurare
(ecco linfluenza del padre!) le composizioni più vivaci,
cadenzate sui ritmi della marcia, che avevano avuto, tra gli altri,
molti spiriti creatori nel Sud. Basti ricordare le continue tournée
delle bande musicali pugliesi e meridionali oltreatlantico, ma soprattutto
(alla fine del XIX secolo) nelle regioni dellImpero Ottomano;
e basti ricordare che molti direttori di bande musicali erano chiamati
a dirigere le bande di Costantinopoli e a comporre le marce militari,
civili e dintrattenimento.
Rientra in questo contesto la composizione Farfalle erranti,
che riproduciamo nelle pagine seguenti, titolo in realtà
eccentrico per una marcia da eseguire a quattro mani
su pianoforte: ma testo appropriato per una cerimonia che prevedesse,
appunto, una marcia, con il suo alternarsi di snellezza e di solennità
esecutiva.

Nessuno dei fratelli Gizzi sembra si sia sposato, ragion per cui
il cognome non è più presente tra quelli di Galatina.
Non abbiamo avuto, finora, notizia di una pubblicazione dellopera
del compositore. Ne proponiamo alcune pagine, al fine di stimolare
più attenti studi e ricerche, anche per valutare il valore
complessivo di una musica che per quanto ci è stato
riferito almeno sul filo della memoria, per racconti tramandati
oralmente, ebbe un buon successo anche oltre i confini dellarea
salentina.
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