Di fronte alla gravità di queste sfide,
perseguire la visione di unEuropa più unita non è
una manifestazione di idealismo, ma un atto di realismo politico.
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È insistente laffermazione che lEuropa stia
attraversando un periodo di crisi istituzionale, seguita alle difficoltà
che la ratifica del Trattato costituzionale ha incontrato in due
Paesi membri, contestualmente al più cospicuo allargamento
della sua storia; a questa crisi si aggiungono le difficoltà
economiche, connesse anche ai cambiamenti in atto sul piano mondiale.
Le preoccupazioni per loccupazione, per le prospettive di
benessere delle future generazioni, per la coesione sociale, suscitano
disorientamento nei nostri cittadini. In alcuni casi, li portano
a dubitare della capacità dellEuropa di rispondere
alle loro attese e di tutelare i loro interessi: sono dubbi che
molto spesso vanno al di là delle obiettive responsabilità
dellUnione europea e degli strumenti di cui essa dispone per
perseguire i propri obiettivi.
In questo clima, si tende a dimenticare, o a sottovalutare, i vantaggi
dellintegrazione europea. Eppure, questultima ha assicurato
55 anni di pace e ha offerto al nostro Continente condizioni di
sviluppo e di crescita civile ed economica senza precedenti nella
storia europea.
Anche grazie al sostegno e alla capacità di attrazione esercitata
dalle Comunità economiche prima e dallUnione europea
dopo, la democrazia si è gradualmente estesa a tutti i Paesi
del Continente: dallEuropa meridionale a quella orientale,
undici Stati hanno potuto ripristinare le più ampie libertà,
dotandosi dei moderni strumenti delle politiche comunitarie e di
avanzate normative in ogni settore delleconomia e del diritto.
Oggi lUnione esercita la stessa influenza stabilizzatrice
ai suoi immediati confini: con un impegno crescente nei Balcani,
dove siamo subentrati ad alcune responsabilità della Nato
e ci apprestiamo ad accrescere il nostro ruolo nellambito
delle missioni Onu; in Ucraina, dove abbiamo contribuito ad assicurare
uno sbocco pacifico e democratico alla crisi post-elettorale; nei
Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e in quelli dellAfrica,
che sono stati tra i primi con cui la Cee ha stretto accordi di
associazione e dove lUnione investe ancora oggi ingenti risorse.
Cresce anche il ruolo dellUnione europea nel processo di pace
in Medio Oriente, come testimoniato dalla missione di polizia europea
decisa per contribuire alla sicurezza del valico di frontiera tra
la Striscia di Gaza e lEgitto.

A tutti questi Stati, lUnione propone un modello di riconciliazione
e di rispetto dei diritti fondamentali, intervenendo a sostegno
delle riforme e dello sviluppo economico e civile. Basta riflettere
sullimportanza e sulla portata della sfida che rappresenta
accompagnare questi Paesi verso la stabilità e lavanzamento
democratico per comprendere quanto sia essenziale e benefica lazione
dellUnione.
Appartengo a una generazione che ha conosciuto la devastazione della
guerra. Vorrei lanciare ai giovani un monito: la pace non è
mai acquisita per sempre, come non può esserlo nessuna delle
condizioni umane. Il sessantennio di pace di cui il nostro Continente
ha beneficiato è una breve eccezione rispetto ai secoli di
conflitti che lo hanno preceduto. Se una guerra tra le nazioni europee
oggi ci appare inimmaginabile, è solo grazie allesistenza
dellUnione europea.
Le conquiste della libertà e del progresso sono preziose;
ma, per quanto esse possano apparire solide, vanno instancabilmente
difese e rafforzate. Lo possiamo fare solo nellambito di unEuropa
forte e coesa, di un sistema che pone il rispetto dei diritti e
della democrazia come condizione essenziale per divenire e rimanere
membri dellUnione.
Alcuni dei Paesi che oggi compongono lUnione europea sono
stati a lungo poveri: tutti hanno conosciuto, man mano che aderivano
al processo dintegrazione, una costante e sostenuta espansione
economica. Negli ultimi cinquantanni il reddito pro capite
è cresciuto in Italia di oltre tre volte.
La costituzione di un unico grande mercato, le politiche comuni
e lazione dei fondi strutturali hanno dischiuso nuove, straordinarie
opportunità per le nostre imprese e agito come motore degli
scambi e volano delleconomia di tutto il Continente.
DallEuropa abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere
progetti coerenti per la realizzazione delle nostre infrastrutture,
per il loro razionale coordinamento infraeuropeo; stimoli per lo
sviluppo delle aree arretrate e per la riconversione industriale;
strumenti normativi per la tutela dellagricoltura e dellambiente;
piani globali per la ricerca e linnovazione; programmi di
sostegno alle piccole e medie imprese; impulsi per la modernizzazione
della nostra economia, per la semplificazione e liberalizzazione
dei mercati, per la riforma delle nostre amministrazioni pubbliche;
spinte allelevazione degli standard in materia di protezione
sociale; maggiori garanzie in tema di protezione dei consumatori
e della salute pubblica.
La normativa europea è stata a volte troppo invasiva; è
essenziale che i princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità
vengano rispettati.

Ma non si possono non considerare i vantaggi in termini di semplificazione
derivanti dal disporre, nellambito del mercato interno, di
ununica legislazione di riferimento, piuttosto che di una
moltitudine di testi normativi mutuati da 25, e presto 27, Stati
membri.
Dalle istituzioni europee vengono giusti e rigorosi richiami ad
una linea di disciplina finanziaria nei momenti in cui lelevato
livello del disavanzo e del debito pubblico rischiano di strozzare
le prospettive di crescita delle generazioni future. Dallappartenenza
alleuro traiamo stabilità monetaria, condizione indispensabile
per uno sviluppo economico duraturo.
Come sovente accade per le innovazioni importanti, delleuro
vengono messi in rilievo i limiti e taciute le qualità. Ma
come dimenticare linflazione che erodeva costantemente salari
e risparmi o le tempeste valutarie che travolgevano molte delle
nostre monete? Come non considerare i vantaggi insiti in una moneta
europea forte di fronte ad aumenti tanto sostenuti del prezzo del
greggio e di altre materie prime? Come tralasciare i minori costi,
di transazione e di cambio, derivanti dalla moneta unica? Ed infine,
come non ricordare quanto erano elevati i tassi di interesse in
Italia per lo Stato, innanzi tutto, ma anche per le industrie,
per i piccoli prenditori di credito, per gli acquirenti della prima
casa prima dellavvento delleuro?
Esisteva la possibilità di svalutazione; ma era un impoverimento
della nostra moneta. Si conseguivano solo vantaggi di breve periodo
per le esportazioni italiane, peraltro compensati dai maggiori costi
delle importazioni. Leconomia non ne traeva un duraturo miglioramento
della competitività. Lelevato costo del denaro penalizzava,
invece, in maniera duratura, le nostre attività rispetto
alla concorrenza europea e internazionale.
Certo, resta ancora molto da fare.
Sono convinto che i cittadini europei parteciperanno con pieno entusiasmo
al progetto unitario, se avvertiranno che lEuropa dischiude
per loro e per i loro figli nuove prospettive di lavoro e di benessere.
Crescita e occupazione devono essere al cuore dellazione europea;
va posta rinnovata attenzione agli investimenti nella ricerca, nellinnovazione
e nella formazione per accrescere la competitività dei nostri
sistemi produttivi e creare durature prospettive di progresso; il
mercato unico va completato al fine di creare nuove opportunità
di sviluppo; il governo della moneta deve essere affiancato da un
più efficace governo delleconomia per consolidare lUnione
economica e monetaria e favorire la crescita.
Solo uniti i Paesi europei potranno far fronte alla sempre più
agguerrita concorrenza internazionale, mentre nel mondo emergono
nuove, grandi potenze. La Cina conta 1,3 miliardi di abitanti; lIndia
1,1. LEuropa a 25 riunisce 450 milioni di cittadini. Soltanto
insieme disponiamo dei numeri per confrontarci nei negoziati internazionali
con i nuovi attori globali, la cui crescita apre a noi nuove prospettive
di sviluppo. Ricordiamo che, a prezzi correnti nel 2004, il nostro
Pil è stato 7,77 volte quello della Cina, 19,3 volte quello
dellIndia, 1,09 volte quello degli Stati Uniti dAmerica.
Ma oggi le nostre priorità superano la sfera delleconomia.
Di fronte alla complessità del mondo e al crollo dei precedenti
equilibri internazionali, nessuno Stato può tutelare efficacemente
gli interessi dei propri cittadini agendo in maniera isolata.
Il fronte del terrorismo si allarga e richiede risposte unitarie,
per una gestione più efficace delle frontiere esterne dellUnione
e per misure coordinate nella prevenzione e nel contrasto alle reti
terroristiche. In politica estera, per una linea che coniughi fermezza
nella difesa dei valori occidentali e nel ripudio di ogni estremismo,
con lapertura al dialogo e allascolto di culture diverse.
Nella strategia nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, affinché
siano rimosse le cause degli squilibri fra regioni prospere e regioni
povere.
Anche i cambiamenti climatici, le catastrofi naturali e le emergenze
sanitarie dimostrano quanto, nel mondo globalizzato, sia essenziale
lazione coordinata dei Paesi europei.
Di fronte alla gravità di queste sfide, perseguire la visione
di unEuropa più unita non è una manifestazione
di idealismo, ma un atto di realismo politico. Le dimensioni dellEuropa
comunitaria si sono progressivamente estese, dai 6 membri originari
agli attuali 25, e il processo non è concluso. I confini
dellUnione vanno ormai dal Mediterraneo al Baltico, giungono
alle frontiere con lUcraina e con la Russia.
Pensare che questo cambiamento storico possa essere gestito senza
alcun adeguamento della struttura istituzionale è irrazionale.
Occorre farsi carico delle conseguenze dellallargamento e
adeguare le istituzioni dellUnione alle sue nuove dimensioni.
Dobbiamo scegliere. Vogliamo unEuropa unita e forte, o unEuropa
dai vincoli labili, meno incisivi sulla scena del mondo, meno efficace
agli occhi dei suoi cittadini?
Il Trattato costituzionale è stato negoziato e firmato da
tutti i Paesi membri, ma esso è bloccato da difficoltà
di ratifica. Urge superare lo stallo, perché lincertezza
e linazione, anziché dissipare, amplificano le apprensioni
dei cittadini e perché il mondo ha bisogno di più
Europa, ma continuerà ad evolvere anche senza di essa.
Sospendere il percorso di ratifica sarebbe irrazionale, iniquo nei
confronti dei Paesi che hanno già adottato il Trattato, e
controproducente per gli interessi europei. Il testo costituzionale
aumenta la governabilità dellUnione ampliata e rafforza
la tutela dei diritti dei cittadini attraverso lincorporazione
della Carta dei diritti fondamentali.
È necessario che i Paesi che ancora non si sono pronunciati
sul Trattato si adoperino urgentemente in tal senso, dando seguito
alla volontà espressa con la firma apposta in calce alla
Costituzione europea. Tutti gli Stati membri hanno il diritto e
il dovere di chiarire la propria posizione su un testo così
fondamentale per il futuro dellUnione europea. Solo dopo che
sarà stata udita la voce di tutti, si potranno decidere le
sorti del Trattato costituzionale.

In unUnione debole tutti gli Stati che ne fanno parte sono
più deboli. E non possiamo illuderci che lEuropa possa
governare gli effetti della globalizzazione, contribuire alla stabilità
internazionale, alimentare lo sviluppo e loccupazione, se
non si dota essa stessa di strumenti di governo più efficaci.
Solo unEuropa unita potrà crescere economicamente e
affermare i suoi valori di pace nel mondo.
Ricordo linsegnamento di Jean Monnet, quando affermò
di non essere ottimista ma determinato, di essere convinto che lEuropa
si sarebbe realizzata per crisi progressive e sarebbe stata il risultato
non delle difficoltà incontrate, ma delle soluzioni che avrebbe
loro apportato.
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