Larrivo dei
nuovi protagonisti,
la necessità di
restare competitivi,
la pressione
sui salari, indicano per il futuro
un ruolo diverso,
ma non minore
dello Stato.
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Greed è il termine che viene tradotto in avidità,
e sta a indicare il desiderio smodato di accumulare risorse. Agli
americani è stato sempre riconosciuto un tasso di greed mediamente
superiore a quello europeo.
È possibile non citare Alexis De Tocqueville? Fu lui, comunque,
a identificarlo nel modo più chiaro e a descriverlo più
compiutamente nei vecchi europei che avevano attraversato lAtlantico,
quasi sempre per sfuggire alla miseria.
Bene, io credo che, ed è nella nostra storia un fatto ciclico,
sia arrivato il momento in cui il greed è sottoposto a critica
in America e non è più facilmente e ampiamente accettato.
E questo per una serie di fatti naturali, a partire dallultimo
decennio del secolo scorso.
Limitandomi a due fenomeni, dico: lesplosione delle stock
options ai top manager e lascesa inarrestabile dei loro salari,
e i forti tagli alle tasse. Queste si sono ridotte così tanto,
che la spinta a ricavare fette sempre più grandi per sé
si è moltiplicata. La spartizione con il fisco è diventata
più che generosa, per il megacontribuente.

Tuttavia, le minori tasse non spiegano tutto. Allorigine
cè laver legato il compenso alla performance.
Prima avveniva in modo assai più contenuto. Poi nel clima
dellesplosione di Borsa nella seconda metà degli anni
Novanta sono saltate tutte le regole. Ad Harvard abbiamo sentito
decine di grandi esperti nel trattamento salariale dei top manager,
e tutti ci hanno detto che era arrivato a livelli eccessivi, tali
da spingere a mentire falsificando i conti, anticipando incassi
non avvenuti per far felice la Borsa, ad esempio e a deformare
le cifre.
Supponendo per un momento che esista un solo modello di capitalismo
nel Vecchio Continente, io pendo dalla parte di quello europeo,
piuttosto che americano. Però, parlando di un Paese che a
differenza di altri conosco bene, e che è considerato un
po al polo opposto dei capitalismi rispetto agli Stati Uniti,
mi riferisco alla Svezia, posso dire questo: non farebbe male agli
svedesi lasciare un po più di spazio al loro greed,
aiuterebbe la loro economia. Così come non farebbe male agli
americani abolirne una quota più consistente di quella che
gli svedesi farebbero bene ad aggiungere.
Un capitalismo senza gli eccessi del greed può esistere,
senza greed in senso stretto, no. Ma il greed va tenuto sotto sorveglianza
della polizia, per usare unimmagine. Negli Stati Uniti, e
anche in Europa in vari casi, mi pare di capire, si è aperta
una grossa falla nel primo e più importante livello di controllo,
quello del board of directors, il Consiglio di amministrazione.
Ed è avvenuto in questo modo: mentre un top manager viene
ingaggiato dopo severe selezioni professionali, per essere chiamato
a far parte di un Consiglio occorre prima di tutto appartenere a
un certo giro, insomma un circuito di old boys, come
si dice da noi. Ma si sa che lUniversità di Stanford
offre un corso per chi è stato chiamato a far parte di un
board, e deve imparare come si leggono i bilanci e gli altri atti
fondamentali di una società? Quello che conta non è
saper spulciare i conti e fiutare, se del caso, limbroglio.
Quel che importa è essere dei nostri. I consiglieri
sono troppo spesso nominati di fatto dallamministratore delegato.
È stata una falla nel sistema di corporate governance.
Tutti i sondaggi indicano un netto aumento della sfiducia verso
lempireo societario, e mentre il Paese ha una disoccupazione
del 4,7%, a livello cioè di pieno impiego, o quasi. Ma cè
di più. Ho registrato in molti sondaggi un diverso atteggiamento
verso il sindacato dei lavoratori. Dunque, il sindacato americano
era forte dopo la seconda guerra mondiale, poi ha gradatamente perso
peso e oggi raccoglie solo una frazione dei lavoratori, ed è
giudicato piuttosto male. Ma lidea di appartenenza a un sindacato
ideale, diverso da quelli esistenti, è tornata ad essere
popolare, ai livelli di mezzo secolo fa. E questo perché
piacerebbe avere unorganizzazione che difende, a fronte dei
disastri aziendali, dalla perdita della pensione aziendale, dellassicurazione
medica aziendale, e altro.

Houston è cambiata. Houston del caso Enron. Houston è
Texas, e nessuno lì voleva sentir nominare il sindacato,
il principio del sindacato. Adesso non è più così.
Hanno fatto fatica a mettere insieme una giuria, che deve essere
insospettabile di pregiudizi, tanto è diffuso il sentimento
anti-Enron in città. Insomma, il Texas è cambiato!
Credo che chiunque venga eletto nel 2008, anche un repubblicano,
sarà molto deciso nel ristabilimento delle regole della corporate
governance.
Nel novembre 2004 abbiamo svolto unindagine in cui osservavamo
come larrivo tra il 1980 e il 2000 di 1,4 miliardi di nuovi
lavoratori nel sistema industriale mondiale, e il fatto che qualche
centinaio di milioni ancora arriverà, si trasformino in una
pressione al ribasso su tutti i salari dei nostri Paesi, almeno
per una generazione. Ora, se questo è vero, come far convivere
due mondi così diversi, il top che guadagna sempre di più
e la base che dovrà scordarsi le buone paghe, se già
non se le è scordate?
La risposta è in un nuovo rapporto tra le condizioni di vita
e i salari. Visto che il Prodotto interno lordo dei nostri Paesi
cresce, occorrerà investire di più nei servizi sociali,
nella sanità, nella sicurezza, nella scuola, per dare ai
cittadini quello che non tutti potranno pagare come forse facevano
prima. So che è un principio non facile da far passare, oltre
che difficile da finanziare in clima di tagli fiscali. Ma probabilmente
è meno difficoltoso di quanto sembri. Negli Stati Uniti cè
diffusa ostilità allaiuto indiscriminato, allaiuto
di chi non aiuta se stesso, potendo farlo, alla burocrazia del Welfare
State, più che al Welfare State. Però non dimentichiamo
che uno dei programmi sociali completamente ribaltati da Clinton,
ed esplosi da allora, lEarnend Incombe Tax Credit, aiuta chi
lavora ma non raggiunge un reddito sufficiente. E non dimentichiamo
che in Alaska, dove possono contare sui proventi del petrolio, lo
Stato dà circa duemila dollari a testa allanno. Fanno
ottomila per una famiglia di quattro persone. E non è poco.
Credo che i cambiamenti imposti dallarrivo dei nuovi protagonisti,
la necessità di restare competitivi, la pressione sui salari,
indichino per il futuro un ruolo diverso, ma non minore, dello Stato.
Poiché le società resteranno ricche e i lavoratori
lo saranno meno, occorre trovare un punto di compensazione. Che
non può più essere nemmeno la tradizione europea di
pagare la gente che non lavora, con lunghissimi sussidi di disoccupazione.
Occorre passare dal Welfare al Workfare: aiutare chi lavora.
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