Gli Stati Uniti
predicano
limportanza del
libero mercato, ma, rifiutando lofferta
cinese, smentiscono questo messaggio e hanno dimostrato che gli
interessi
nazionali hanno
la precedenza sulle leggi del mercato.
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Un anno fa, quando cominciò a circolare la voce che la compagnia
petrolifera di Stato cinese avrebbe avanzato unofferta aggressiva
per la società americana Unocal, come poi realmente fece
verso la fine del mese di giugno, la maggior parte degli americani
fu colta di sorpresa. La Cina si era già fatta notare quando
aveva comprato parte dellIbm, il settore che fabbrica personal
computer, ma in quel caso stava soltanto rilevando le fabbriche
esistenti sul suo territorio, mostrando di non aver bisogno di una
dirigenza straniera. La questione Unocal era differente. La Cina
era in competizione per il petrolio con una società americana,
la Chevron, e offriva di più. Il rialzo dei prezzi del petrolio
rendeva il caso ancora più inquietante.
La Cina dipende molto più dellAmerica dalle importazioni
di greggio, poiché le sue risorse interne sono di gran lunga
inferiori. Ma nel mondo dei mercati globali un Paese riesce ad affrontare
il rischio della fluttuazione dei prezzi del petrolio e più
in generale dellenergia anche quando non è dotato
di riserve naturali. In poche parole, può comprare le compagnie
petrolifere. Se il prezzo dellenergia cresce, il Paese è
protetto, almeno in parte, perché aumenta anche il valore
delle sue azioni petrolifere. E comprare una società petrolifera
americana era una mossa particolarmente ragionevole, perché
avrebbe fornito questa salvaguardia senza far salire il tasso di
cambio, come sarebbe successo se si fosse investito in euro.

Lofferta cinese per Unocal, una piccola compagnia le cui
risorse sono in gran parte fuori degli Stati Uniti, ha avuto un
significato simbolico simile a quello dellacquisto del Rockfeller
Center da parte di una società giapponese nel 1989. Di colpo
la Cina si è trasformata da produttrice di giocattoli e articoli
tessili a buon mercato, in concorrente nellacquisto di attività
strategiche. La reazione dellAmerica è stata guidata
da una regia politica che ha sfruttato paure irrazionali, senza
giovare né alla causa della globalizzazione né a quella
della sicurezza. LAmerica si opponeva a che unaltra
nazione possedesse delle società petrolifere americane; ma
altre nazioni avrebbero potuto, o dovuto, opporsi al fatto che lAmerica
possedesse qualche loro risorsa.
Forse dietro le intenzioni dei leader cinesi cera qualcosa
di più che un semplice desiderio di investire in modo avveduto.
I mercati funzionano bene in normali tempi di pace, ma in tempi
meno pacifici le cose potrebbero non andare così bene. Ci
potrebbero essere dei razionamenti, come accadde dopo gli choc petroliferi
degli anni Settanta, quando gli Stati Uniti non riuscirono a ottenere
a nessun prezzo il petrolio che volevano. Avere il controllo del
petrolio significò allora la possibilità di poterne
disporre. Invece di cercare di convincere la Cina che la paura di
una futura scarsità di petrolio era infondata, gli Stati
Uniti hanno temuto di perdere il controllo del loro petrolio, senza
considerare il fatto che ben poco del petrolio di Unocal era in
America. Il Congresso ha reso impossibile alla Cina effettuare lacquisto,
nonostante lofferta cinese fosse superiore a quella della
Chevron.
Gli Stati Uniti predicano limportanza del libero mercato,
ma, rifiutando lofferta cinese, smentiscono questo messaggio.
Senza volerlo, hanno dimostrato che gli interessi nazionali hanno
la precedenza sulle leggi del mercato. Che è un altro messaggio
preciso: a questo punto non cè ragione perché
la Cina, o qualsiasi altro Paese, creda che i meccanismi del mercato
continuino a funzionare nel caso ci sia una scarsità di energia
a livello planetario. La Cina, piuttosto, potrebbe avere imparato
che deve avere il controllo delle risorse di cui ha bisogno, non
solo perché è un buon investimento, ma anche per assicurarsi
la disponibilità di petrolio in futuro. Il governo sarà
riuscito a impedire alla Cina di comprare petrolio negli Stati Uniti,
ma non riuscirà a impedirle di acquistarlo altrove. Anzi,
avrà rafforzato lidea che è necessario per i
cinesi acquistare quanto più petrolio possibile, ovunque.

La Cina è ancora uneconomia molto più piccola
sia degli Stati Uniti sia dellEuropa, e per un futuro indefinito
sarà anche più povera. Ma, con una popolazione quattro
volte più numerosa degli Stati Uniti, è già
una grande economia, e se la crescita continuerà al tasso
attuale, diventerà molto grande. Sarà in competizione
con le società americane ed europee in ogni sfera, avendo
già dimostrato di essere in grado di superarle in molte aree
produttive. Inoltre, con un tasso di risparmio di circa il 50 per
cento, paragonato al 14 per cento dellAmerica, la Cina sta
ammassando unenorme quantità di fondi ed è probabile
che li vorrà investire anche in risorse naturali limitate
come il petrolio.
Questa è la nuova realtà con cui dobbiamo fare i conti.
E che comporta una serie di conseguenze. In primo luogo, potrebbe
essere più difficile usare le sanzioni economiche come strumento
politico, anche per promuovere i diritti umani. Per esempio nel
Darfur, in Sudan, si sta compiendo un genocidio, e la maggior parte
delle compagnie petrolifere occidentali dovranno valutare le conseguenze
dei loro accordi commerciali con loppressivo regime sudanese.
Ma se la Cina è disposta ad accordarsi, sarà impossibile
imporre su di esso pressioni economiche decisive.
In secondo luogo, lOccidente dovrebbe diventare consapevole
dei rischi che comporta la dipendenza dal petrolio. Non possiamo
eliminarla, ma possiamo ridurla con la conservazione delle risorse
e con la creazione di fonti alternative di energia, come il biocarburante.
Soprattutto, dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare alla Cina.
La Cina ha interesse ad aumentare il benessere dei suoi cittadini
e a offrire loro sicurezza economica. Sa che ogni dollaro speso
per lesercito è un dollaro sottratto allo sviluppo,
e ha limitato di conseguenza le spese per la difesa. Comportandoci
come se fossimo avversari, potremmo indurre i cinesi a rispondere
in maniera ostile. Se, invece, prenderemo sul serio la lezione di
base delleconomia di mercato cioè che le transazioni
economiche possono giovare a entrambe le parti è più
probabile che rispondano anchessi in sintonia.
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