La presenza delle truppe dellOnu
in Libano
può trasformare
la guerra in
unavventura
sanguinosa,
che metterebbe lEuropa in una
situazione tragica. .
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LEuropa ha compiuto un serio passo avanti, assumendo in Libano
il ruolo di protagonista principale. Il Vecchio Continente ha dimostrato
disponibilità ad esercitare uninfluenza superiore a
quella che è stata caratteristica nel passato. Gli effetti
di un augurabile successo delliniziativa europea possono assumere
un carattere davvero storico.
Ma, come dice un proverbio russo, ciò che è liscio
sulla carta può apparire irto di difficoltà lungo
il cammino. E queste difficoltà sono ancora tutte da superare.
Gli strumenti di cui lEuropa dispone non le consentono di
esercitare pienamente le sue intenzioni e cosa più
importante di tutte non cè una piena unanimità.
Per questa ragione è decisivo che, in una situazione che
implica un alto grado di rischio, suppliscano saggezza e capacità
di decisione. In caso contrario, le perdite possono essere anche
molto rilevanti. Siamo di fronte a una verifica dellunità
europea e a unoccasione unica per la politica e la diplomazia
europee.

Lefficacia delle forze internazionali di interposizione non
sarà misurata sulla striscia di terra nella quale sono state
dislocate le forze dellOnu, bensì negli sforzi politici
e diplomatici degli europei sia nelle immediate vicinanze dei confini
del Libano, sia molto lontano da essi. Certo è che gli europei,
se vorranno evitare di essere trascinati in combattimenti sanguinosi,
dovranno coinvolgere nel dialogo non soltanto Israele e il governo
libanese, ma anche la Siria, lIran e i Paesi Arabi.
In particolare, è essenziale far capire a Damasco e a Teheran
che le forze dellOnu non sono impegnate contro di loro, così
come non lo sono contro altri Stati; e che contribuire al successo
della missione è anche nel loro interesse.
Non meno importante, e perfino forse decisiva, sarà la qualità
del rapporto tra i caschi blu e i libanesi. È
chiaro che, a questo scopo, si richiederà una stretta collaborazione
tra lItalia, la Francia e la Spagna, e grande attenzione.
A questi tre Paesi è affidato il compito essenziale di esprimere
nel modo migliore e più costruttivo gli interessi europei.
Ed è interesse precipuo dellintera Europa che nel Vicino
Oriente vi sia la pace.
Per quanto riguarda il disarmo di Hezbollah, è necessario
non dimenticare che questo movimento ha profonde radici nella società
libanese e che la grande maggioranza dei soldati libanesi è
sciita, come lo è Hezbollah. La riorganizzazione dellesercito
libanese è possibile soltanto insieme a Hezbollah e alle
altre forze politiche libanesi. Lunica saggia e possibile
linea di condotta sarà quella di coinvolgere nel processo
tutti, senza escludere nessuno.
È evidente anche che la pace non potrà essere raggiunta
senza una fattiva cooperazione con gli Stati Uniti. Il sostegno
palese che essi hanno dato allattacco israeliano ha gravemente
compromesso e temo che lo sarà per un lunghissimo
tempo ogni possibilità di un loro ruolo di mediazione
nellarea. Un ruolo al quale gli Stati Uniti hanno sempre attribuito
grande importanza. Tutti ricordiamo che, subito dopo linizio
delloffensiva israeliana, fu proprio Condoleeza Rice a dichiarare
che Washington interpretava la nuova situazione come un passo ben
definito verso la costruzione di un «nuovo Medio Oriente»,
sotto forma di una forte accentuazione della pressione contro Siria
e Iran.
Liniziativa europea è dunque, da questo punto di vista,
anche un aiuto agli Stati Uniti dAmerica. Questo aspetto è
ben compreso dagli Usa, oppure liniziativa europea viene percepita
come una diminuzione della loro influenza nello scacchiere? Lo si
vedrà nelle prossime settimane, quando si potrà capire
se gli Stati Uniti lavoreranno effettivamente con gli europei, convincendo
Israele a tornare al tavolo negoziale con i palestinesi. In questo
modo anche per Israele si aprirà la possibilità di
cominciare un dialogo con i vicini.
Oggi numerosi osservatori europei scrivono che a Washington e a
Tel Aviv ci sono forze che coltivano lidea di «un secondo
round di guerra». Io non ritengo che sarà questo lo
scenario reale di sviluppo degli eventi. La presenza delle truppe
dellOnu in Libano trasformerebbe la guerra in unavventura
sanguinosa, che metterebbe lEuropa in una situazione tragica.
E non soltanto lEuropa. Si provi a pensare che cosa ne sarebbe
dellintero Vicino Oriente.
No, non è questo che dobbiamo pensare. La comunità
internazionale è vitalmente interessata al successo delliniziativa
europea, poiché essa risponde allinteresse di tutti
i popoli. Anche la Russia guarda con attenzione estrema a questo
successo, in quanto strettamente legata dal punto di visto storico
e politico a tutti i Paesi della regione mediorientale.
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