Una politica
di difesa europea la chiedono
i nostri cittadini e la stessa comunità internazionale,
che reclama più Europa sulla scena del mondo e più
Europa a difesa della pace.
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Tre sono le direzioni di sviluppo dellEuropa che mi preme
richiamare:
- Dare allEuropa una Costituzione; una Carta dei diritti ai
cittadini; istituzioni adatte allUnione allargata. Non dimentichiamo
che solo istituzioni efficienti potranno realizzare le attese dei
nostri popoli!
- Realizzare un autentico governo delleconomia, affinché
leuro sia non solo fattore di stabilità, ma anche di
crescita duratura.
- Costruire unEuropa che abbia più voce in politica
estera e sia munita di adeguate capacità di difesa. Perché
solo unUnione autorevole e credibile potrà tutelare
la sicurezza dei nostri cittadini; contribuire alla stabilità
del mondo; affermare e diffondere la nostra cultura di pace e difendere
i nostri valori democratici.
Mentre il processo di ratifica del Trattato costituzionale deve
proseguire, è necessario impegnarsi nelle ultime due direzioni
indicate. Perché è dallevidenza di un mondo
scosso da tensioni sempre più profonde e dalle attuali difficoltà
delleconomia europea che nasce il disagio dei nostri cittadini.
In economia, crescita e occupazione devono essere il fulcro dellazione
europea. Vanno moltiplicati gli investimenti nella ricerca, nella
formazione e nella innovazione tecnologica, per accrescere produttività
e competitività e creare durature prospettive di progresso.
Ma soprattutto, affinché la crescita effettiva si approssimi
al potenziale della nostra economia, è necessario che il
governo della moneta sia affiancato da un più incisivo coordinamento
a livello europeo delle politiche economiche nazionali.
Già nel 1998, quando ero ministro del Tesoro, avanzai allEurogruppo,
da poco costituito fra i Paesi aderenti alleuro, la proposta
di adottare verso i maggiori problemi finanziari, economici e sociali
lo stesso approccio seguito per la stabilità monetaria. Suggerii
di svolgere, in comune, sia il loro approfondimento sia lindividuazione
di obiettivi condivisi nel contenuto e nei tempi di realizzazione
e lasciare a ciascun Paese la scelta dei modi con i quali conseguirli.
Oggi auguro che presto venga istituito su iniziativa dei
Paesi che più hanno a cuore i destini dellEuropa
un Comitato di studio, volto ad avanzare proposte specifiche per
il completamento del mercato unico, a cominciare dal settore finanziario,
e per il rafforzamento dellEurogruppo ai fini dellavvicinamento
dellobiettivo di un efficace governo delleconomia,
a mio avviso, indispensabile interlocutore del governo della
moneta, esercitato dalla Banca centrale europea.

Altro tema, non meno importante per la vita degli europei, è
quello della sicurezza e della difesa. Per quanto riguarda la sicurezza
interna, anche negli ultimi anni sono stati realizzati importanti
progressi. Mi riferisco alla Convenzione di Schengen, ora recepita
nel sistema dei Trattati in vigore, e più recentemente a
quella di Prüm, che costituisce uno sviluppo più avanzato
rispetto a Schengen e alla quale lItalia ha aderito poco tempo
fa. Questo dimostra la capacità del progetto europeo di avanzare
e di porsi sempre nuovi obiettivi: se necessario, allinizio,
con la partecipazione solo dei Paesi che vogliono e possono, ma
aperta a tutti, come è avvenuto per leuro.
Torniamo alloccasione della memoria, e parliamo di De Gasperi.
Nel mese di agosto ricorreva non solo il 52° anniversario della
scomparsa del grande Statista italiano, ma anche del fallimento
della Comunità europea di Difesa, alla quale egli aveva consacrato
enormi energie, e nella quale aveva fermamente creduto. Alle sue
intuizioni e alla sua tenacia si deve linserimento, nel Trattato
istitutivo della Comunità politica europea, dellarticolo
38, che prevedeva la nascita di una Comunità politica europea,
con una «struttura federale o confederale».
Ricordiamo quanto dichiarò alla stampa italiana ed estera
il 31 dicembre 1951, al rientro dai negoziati di Parigi sulla Ced:
«Una vera unità organica dellesercito non è
possibile senza una graduale unità politica, la quale a sua
volta può resistere soltanto se è contemporanea a
un processo di unificazione economica. Perciò la delegazione
italiana ha proposto che la Comunità di difesa sia dotata
di un organo a carattere parlamentare [...] e che questa Assemblea»
debba «determinare, entro sei mesi dallinizio della
sua attività, il progetto di costituzione federale e confederale».
Nel suo intervento allAssemblea consultiva del Consiglio dEuropa
del 16 settembre 1952, ribadì il suo convincimento che: «non
si possa assicurare la solidarietà degli sforzi militari
senza realizzare un minimo di solidarietà nei settori delleconomia
e del lavoro. Per la solidarietà economica, una gamma di
possibilità si presenta: dallunione doganale alla riduzione
delle tariffe e alle tariffe preferenziali; dalla Banca confederale
unica, fondata su una convenzione monetaria che riunisca le differenti
banche nazionali, alla moneta unica, di conto o corrente, dallabolizione
dei contingenti al mercato unico».
Tutte le potenzialità di sviluppo futuro dellEuropa
nei settori costituzionale, politico, economico, monetario,
militare erano già insite nel pensiero lungimirante
di De Gasperi. Dopo il 30 agosto 1954, il progetto di una politica
di difesa europea è rimasto accantonato per decenni. Ma nel
mondo turbolento di oggi è più urgente che mai: malgrado
gli importanti progressi realizzati negli ultimi anni, la Politica
europea di Sicurezza e di Difesa rimane lanello debole delle
politiche comuni. Una politica di difesa europea è certamente
obiettivo ambizioso. Ma la sua realizzazione deve essere, da subito,
perseguita con chiarezza, lungo una linea di condivisa politica
estera. Lo chiedono non solo i nostri cittadini, ma la stessa comunità
internazionale, che reclama più Europa sulla scena del mondo
e più Europa a difesa della pace.
Ma a tal fine è necessaria unUnione europea che nelle
sedi internazionali, specie quando è in pericolo la pace,
parli con una sola voce.
Di fronte al conflitto israelo-palestinese, che rischiava di divampare
in un più vasto incendio, lItalia, la Francia, altri
Paesi europei hanno fatto molto per far tacere le armi. Ma se lUnione
europea, forte di solidi rapporti di amicizia con tutte le Nazioni
di quella tormentata regione, fosse subito intervenuta come protagonista
di unopera di pacificazione, la nostra azione sarebbe stata
sicuramente più efficace. Noi ci siamo lasciati alle spalle
secoli di conflitti, di nazionalismi esasperati, di odii che sembrava
dovessero durare per sempre. Oggi tutti i nostri popoli sono animati
da spirito di fratellanza. È un successo che dà a
noi europei prestigio e credibilità quando ci impegnamo,
non solo con le parole, per riportare altre Nazioni tra loro nemiche
sulla via della riconciliazione e della pace. Questo è il
cammino che noi abbiamo percorso, con un tenace impegno durato decenni.
Voglio ancora una volta ricordare le parole di Alcide De Gasperi
quando, il 10 dicembre 1951, a Strasburgo, allAssemblea del
Consiglio dEuropa, dopo avere affermato che «un balzo
solo» non sarebbe stato sufficiente per costruire lEuropa,
lanciò questa esortazione: «Solamente se possiamo dare
sin dora questa visione costruttiva e luminosa potremo attirare
le masse, ispirare loro il necessario slancio ideale e conquistare
gli spiriti delle giovani generazioni».
Oggi, un Trattato Costituzionale è stato firmato da tutti
gli Stati membri; ma esso non è ancora entrato in vigore.
Attendiamo che tutti i popoli europei chiariscano la loro posizione
al riguardo!
Deve ancora essere costituita unautentica Unione politica,
mentre lEuropa necessita di istituzioni più forti.
Deve essere completato il mercato interno e rafforzata la moneta
unica, attraverso un effettivo e incisivo governo delleconomia.
Deve essere perseguito lobiettivo di una politica estera e
di difesa comune europea, affinché il nostro Continente disponga
di un efficace strumento di pace, di presenza attiva sulla scena
internazionale.
Spetta ai Governi e alle generazioni di oggi e di domani impegnarsi,
fino in fondo, in queste direzioni. Se mancheremo lappuntamento
con la Storia; se non sapremo consolidare le basi per nuovi orizzonti
di benessere per i nostri figli e i nostri nipoti; se chiuderemo
gli occhi dinanzi ai pericoli del mondo, rischieremo di far affievolire
il soffio vitale che fino ad oggi ha animato la costruzione europea.
Lho detto in passato e intendo ribadirlo oggi: non è
lEuropa delle piccole ambizioni che vogliamo costruire. Ma
lEuropa delle grandi speranze; lEuropa che sa assolvere
alle proprie responsabilità; che si prepara al futuro nel
rispetto dei propri valori, nellinteresse dei suoi cittadini
e con la memoria viva del suo secolare passato, del suo patrimonio
di cultura, di civiltà, che non è solo straordinaria
eredità, ma anche vincolante impegno.
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