Settembre 2006

Nel mondo unipolare

Indietro
Alto rischio
senza l’Europa
Joseph Nye Rettore Kennedy School of Government - Harvard
 
 

 

 

 


Esiste un’unica
superpotenza,
l’America.
Ed è probabile
che rimanga tale se gli europei
non vorranno
raddoppiare la proporzione del prodotto nazionale lordo per la difesa.

 

Francia e Germania rendono la vita difficile al presidente americano, ma a complicare le cose è la retorica. Liquidare Parigi e Berlino come “vecchia Europa” è un errore tattico e pratico. Ma è la novità assoluta del rapporto franco-tedesco che ne ha esaltato la forza. Tra il 1870 e il 1945 l’Europa è stata dilaniata da tre guerre. Oggi un conflitto tra gli antichi nemici è impensabile. Dalla Comunità del Carbone e dell’Acciaio (Ceca, 1951) all’Unione europea, la collaborazione franco-tedesca ha creato qualcosa di inedito.
L’Unione non è un nuovo Stato nazionale dotato di un esercito possente. Gli europei non sono affatto imbarcati tutti insieme sull’identica nave sovrana, ma le navi nazionali sono legate una con l’altra, formando un’isola di stabilità unica nel suo genere.
Alcuni scettici americani si lamentano degli “Euro-codardi” che mancano di risorse, ma vorrebbero combattere o persino sviluppare una politica di difesa comune. Siccome l’Europa ha un potenziale militare inferiore, si sente dire che gli europei vengono da Venere e gli americani da Marte. Però i luoghi comuni mettono in ombra differenze importanti. In fin dei conti il Regno Unito, l’Italia, la Spagna e la Danimarca, così come i “nuovi” europei, hanno segnalato una volontà di servirsi della forza in Iraq. E un sondaggio del Pew Charitable Trusts ha dimostrato che vi sono molti europei con opinioni “americaned” in politica, e molti americani con opinioni “europee”.

Ancora più importante: gli scettici hanno una visione miope del potere, troppo focalizzata sulla dimensione militare, dove gli Stati Uniti eccellono. Però il potere nel XXI secolo è distribuito in maniera differente sulle diverse questioni, e somiglia a un gioco di scacchi tridimensionale.
Sulla scacchiera più alta delle questioni militari il mondo è unipolare. Esiste un’unica superpotenza, l’America. Ed è probabile che rimanga tale se gli europei non vorranno raddoppiare la proporzione del prodotto nazionale lordo che spendono per la difesa. Ma anche se più modeste, le capacità europee non vanno sottovalutate. La partecipazione europea a una coalizione contro l’Iraq di Saddam Hussein ha contribuito a legittimare la causa statunitense, e le nazioni europee che si sono impegnate più a lungo potrebbero svolgere un ruolo essenziale nel dopoguerra.
La scacchiera di mezzo delle questioni economiche è in netto contrasto con quella militare. Qui la bilancia del potere del mondo è multipolare. Gli Stati Uniti non possono conseguire un accordo commerciale globale senza il consenso dell’Europa e di altri Paesi. Nel campo dell’antitrust, la General Electric non ha avuto la possibilità di fondersi con Honeywell perché la Commissione europea si è opposta alla transazione. E, poco tempo dopo, la Microsoft è stata costretta ad adeguarsi alle norme europee sulla privacy. Per di più, nonostante la popolarità politica degli Stati Uniti nella Nuova Europa, gli Usa vi stanno diventando meno presenti in affari e in investimenti.
La scacchiera più bassa del gioco tridimensionale è quella delle questioni transnazionali al di fuori del controllo dei governi. Immigrazione illegale, droga, cartelli del crimine, diffusione di malattie infettive, cambiamento globale del clima e, ovviamente, reti terroristiche transnazionali. Su questa scacchiera il potere è organizzato in maniera caotica ed è insensato parlare di unipolarismo, di egemonia o di Impero americano. Questi problemi non possono essere risolti con la forza militare o dagli Stati Uniti da soli. La collaborazione con altri Paesi, soprattutto con quelli europei ricchi di esperienze specifiche, è fondamentale.
È improbabile che l’Europa si metta a breve termine in pari con la potenza militare degli Stati Uniti, ma dispone di argomenti validi per produrre un potere solido, vale a dire la capacità di far fare agli altri ciò che altrimenti non avrebbero fatto. Inoltre, nonostante le divisioni interne, la cultura europea, i valori e il successo dell’Ue hanno prodotto una buona quantità di potere morbido, cioè la capacità di attrarre invece che costringere gli altri.
Nonostante le differenze politiche sull’Iraq, non ci sono due luoghi al mondo che condividano così tanto i valori fondamentali di democrazia, di libertà, di tolleranza e di diritti umani come l’Europa e gli Stati Uniti d’America. I presidenti di Usa e Francia dovrebbero raffreddare la retorica esagerata che getta ombra su queste somiglianze e sull’importanza di lavorare assieme.
La Francia dovrebbe pensarci ancora, prima di far deragliare il treno, servendosi in futuro del proprio diritto di veto alle Nazioni Unite. E negli Stati Uniti i sostenitori del disarmo unilaterale dovrebbero tenere a mente che quelli che concentrano tutta l’attenzione su una scacchiera sola del gioco tridimensionale è probabile che alla fine finiscano per perdere.

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2006