La Cina non è solo una minaccia,
ma offre anche
un mercato in
crescita di molte centinaia di
milioni di persone che hanno redditi, gusti e domanda
di prodotti ormai sugli standard
europei.
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In Italia, e più in generale in Europa, abbiamo forze potenti
che spingono leconomia: la nostra creatività, il livello
di investimenti, la capacità imprenditoriale, linventiva,
e una grande capacità di commerciare. Questi elementi hanno
aiutato la crescita economica e hanno aumentato il nostro livello
di vita nello scorso secolo e continueranno a farlo. Dobbiamo avere
grande fiducia nelle nostre capacità di competere con le
economie emergenti, dunque non solo con la Cina.
Ma per far questo lEuropa deve mantenere la sua competitività,
puntando anche sulla flessibilità, sulla velocità
di risposta ai mutamenti, sulla capacità di portare i prodotti
al mercato. Solo così potremo mantenere il nostro modello
di vita e conservare anche il modello sociale europeo. Resta, e
resterà sempre sul tappeto la politica di rialzi del prezzo
del petrolio, che comunque colpirà leconomia globale
e potrà rallentare la crescita, con ovvii effetti sul commercio.
In Europa dobbiamo essere certi di avere riserve di energia di sicurezza
e dobbiamo usare i mezzi che abbiamo per stabilizzare il prezzo
di questa materia prima. È un compito importante.

Fra laltro, abbiamo firmato accordi che per la prima volta
impongono alla Cina di contingentare dieci categorie di prodotti
nel settore tessile. È stato, questo, un modo intelligente
di affrontare la pressione immediata della crescita così
veloce delle esportazioni cinesi di questo settore. E sebbene per
un paio di categorie ci siano delle deroghe, non credo che lintesa
sia a rischio.
Piuttosto, io sono preoccupato per gli importatori e i negozianti
europei che hanno piazzato i loro ordini di prodotti cinesi prima
dellaccordo e lo hanno fatto in buona fede e
che adesso non possono ottenere le merci. Alcuni dicono che questa
è la conseguenza necessaria delle imposizioni di restrizioni
fisiche, altri sostengono che si tratta di unindebita interferenza
nel libero mercato. Questo è il dilemma che dovremo sempre
affrontare. Ora come ora, però, dobbiamo usare buon senso
e flessibilità.
Altri problemi in agenda e altre situazioni che richiedono estrema
vigilanza: ritengo che quella delle contraffazioni sia una questione
estremamente importante, che rientra nella difesa della proprietà
intellettuale. I cinesi rispondono che esistono le leggi per proteggere
la proprietà intellettuale, ma la mia richiesta è
che queste leggi vengano applicate con assoluto rigore. Non penso
che si stia facendo abbastanza per usare il volano della legge in
tutta la sua efficacia, al fine di proteggere chi ha dei diritti.
Questo è uno degli argomenti che non cesseremo di tener vivo
nei confronti della Cina.
Sia detto con estrema chiarezza: vorrei anchio che fossero
rispettate le regole che difendono marchi come il Made in Italy;
ma va sottolineato che in casi come questo occorre tutta la forza
di pressione della Commissione europea, insieme con laccordo
di tutti gli Stati membri.
Intanto, abbiamo persuaso i cinesi ad adottare restrizioni quantitative
sulle loro esportazioni, un principio che allinizio non volevano
accettare. Abbiamo avuto in questo campo maggior successo degli
Stati Uniti, e anzi il rappresentante commerciale Usa sta trattando
un accordo simile al nostro.
Poi, bisogna convincersi che la Cina non è solo una minaccia.
Già molte industrie europee hanno spostato alcune produzioni
in Cina, integrando le loro attività con quelle dislocate
nel Vecchio Continente. La Cina offre un mercato in crescita di
molte centinaia di milioni di persone che hanno redditi, gusti e
domanda di prodotti ormai sugli standard europei. Noi dobbiamo fornire
quel mercato, pensando in termini di lungo periodo. In Europa si
ragiona sui sei mesi o sui prossimi due anni, ma i tempi in Cina
sono molto più lunghi. Il compromesso può essere difficile
adesso, ma occorre stare attenti a non mettere in pericolo i nostri
interessi a lungo termine, i nostri rapporti commerciali con una
Cina in inarrestabile crescita.
Inoltre, va sottolineato che il Doha Round ha riflettuto tra diversi
interessi economici, tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo,
ma anche allinterno delle stesse categorie di Paesi. Un compromesso
è sempre difficile. Credo anche che il Wto, come organizzazione,
non abbia fornito le strutture e i meccanismi negoziali che erano
indispensabili per portare avanti questi negoziati multilaterali
così complessi.
Infine, i grandi problemi del commercio mondiale oggi sono due:
il primo è la riduzione delle barriere tariffarie che ostacolano
laccesso al mercato, specialmente importante nel contesto
delle trattative multilaterali; se si guarda alle relazioni tra
Europa e Stati Uniti, laltro problema è quello degli
ostacoli regolamentari che frenano investimenti e commercio tra
le due sponde dellAtlantico. E sono questi ostacoli che devono
essere obbligatoriamente abbattuti.
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