Draghi delinea
per Via Nazionale un futuro prossimo di autonomia
e di affidabilità
indispensabili
per esercitare
quel carisma
istituzionale
che in passato
ha segnato picchi di eccellenza.
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Come sempre anche questanno il tradizionale appuntamento
di fine maggio della lettura delle Considerazioni Finali del Governatore
della Banca dItalia ha costituito loccasione per offrire
una diagnosi puntuale degli aspetti positivi e negativi della situazione
economico-sociale del Paese, nonché le relative terapie utili
a sopportare e a promuovere il suo ritorno alla crescita.
Infatti, ad una prima analisi è stato proprio questo il motivo
dominante e conduttore che ha scandito i passaggi logici delle Considerazioni
2006, seconda uscita ufficiale di Draghi; ma se quello della crescita
è stato lobiettivo dichiarato e facilmente percepibile
di questo documento, cè un altro profilo, a mio avviso,
che getta su di esso squarci di luce nuova e che può essere
riassunto nella riconfigurazione del ruolo della Banca dItalia.
Unistituzione le cui scelte operative sono state al centro
di un dibattito talvolta anche aspro se non addirittura di reale
contestazione sulla definizione del proprio ruolo, giudicato non
più di arbitro ma di parte in causa.

Di questo travagliato periodo, culminato in iniziative della magistratura
volte ad accertare illeciti sconfinamenti di ruolo, vi è
una traccia significativa nella prima pagina delle Considerazioni,
ove si parla di una Banca dItalia «uscita ferita»;
vulnerata, dunque, nel suo patrimonio di credibilità e rigorosità
istituzionale.
Ma ecco poco dopo seguire un passaggio che non costituisce solo
un comprensibile scatto dorgoglio, ma è volto a riaffermare
una corretta collocazione dellistituto di Via Nazionale, definito
«luogo di eccellenza dove è profondamente sentita la
nobiltà del servire linteresse pubblico» 1. Un
ruolo rivendicato di civil servant al più alto
livello che non si esaurisce in una dichiarazione di principio formale,
ma si sostanzia nella puntigliosa definizione di un vasto perimetro
operativo.
Al di là di unopportuna riconsiderazione della struttura
centrale e periferica della stessa Banca dItalia condotta
nel segno dellefficienza del servizio prestato e nellimplicito
proporsi a modello nellambito di un sistema giuridico-amministrativo
che molti passi deve ancora compiere sulla strada dello snellimento
burocratico, vale allora la pena di analizzare con cura le tre linee
dazione da intraprendere sulle quali si sofferma Draghi.
La prima linea consiste nel contribuire in modo sostanziale al disegno
e allattuazione della politica monetaria del Paese nellambito
dellarea euro. Un chiaro segnale di come lItalia sia
calata a titolo definitivo e irreversibile nello scenario di integrazione
europeo e venga chiamata a svolgere un ruolo di protagonista che
derivi non solamente da una sia pur prestigiosa tradizione storica.
Una linea dazione, dunque, che rivela unadesione ancor
più decisa di quanto avvenuto in passato alla costruzione
di una casa europea; infatti, non è casuale che da un lato
vengano ricordati da Draghi i benefici che ne derivano in termini
di stabilità dei prezzi e protezione dallerraticità
dei mercati finanziari, mentre dallaltro non si manca di puntare
lindice verso una finanza pubblica che ha in gran parte disperso
i vantaggi della moneta unica.
Con unulteriore avvertenza: questo atteggiamento non deve
certo tramutarsi in uno spossessamento di competenze e responsabilità,
ma viceversa in uno stimolo a tradurre in atti concreti le norme
approvate a Bruxelles. Non a caso, più avanti affrontando
il tema della produttività dei servizi, «essenziale
per la crescita delleconomia» e pur riconoscendo il
contributo che potrà essere fornito dalle direttive europee
in questa materia, Draghi non esita a sottolineare come siano le
scelte discrezionali dei governi nazionali a imprimere lindirizzo
decisivo sulla strada della liberalizzazione.
Un orientamento che emerge con altrettanta nitidezza nel caso della
direttiva europea sui mercati finanziari, letta in unottica
di rafforzamento della concorrenza tra mercati regolamentati e sistemi
gestiti da intermediari, ambito in cui il Governatore perentoriamente
riafferma la necessità di rimuovere le barriere allaccesso
ai servizi di compensazione e regolamento, ricordando le persistenti
difformità normative e tecniche che minacciano la vanificazione
dei potenziali benefici auspicati.
La seconda linea di operatività ricordata da Draghi concerne
ladeguamento della vigilanza ai nuovi princìpi internazionali,
espandendone e rafforzandone lazione. Chi volesse rendersi
conto della vastità di compiti che ricadono in questarea
potrebbe affrontare la lettura del capitolo della Relazione Annuale
dedicata alle funzioni di Vigilanza 2, dove si trova puntuale riscontro
a quanto fatto, sia in termini di vigilanza sulle banche e sugli
intermediari finanziari, sia in ambito di promozione e tutela della
concorrenza nel settore del credito, di supervisione sui mercati
e di sorveglianza e offerta diretta dei servizi di pagamento. Peraltro,
non si vuole dare conto in questa sede della lunga elencazione che
costituisce il dettaglio analitico di unaccurata contabilità
di interventi, quanto piuttosto sottolinearne laspetto qualitativo
ai fini di un corretto ed efficace funzionamento del mercato nellottica
di una visione fisiologica complessiva del sistema economico.

Ed è proprio nellarticolazione di questo obiettivo
che si iscrive la convinta adesione di Draghi ad un modello di vigilanza
per finalità, diretta emanazione della legge per la tutela
del risparmio approvata nel dicembre 2005, ove è accolto
il principio della ripartizione delle competenze delle autorità
di controllo sulla base di tale parametro. Al riguardo, il Governatore
afferma testualmente che questo modello «offre benefici in
termini di specializzazione dei controlli, speditezza del processo
decisionale, trasparente identificazione delle responsabilità
rispetto alle finalità assegnate e allesercizio dei
poteri attribuiti» 3.
Sono applicazioni concrete di questo principio di ripartizione il
trasferimento delle funzioni antitrust nel settore bancario allAutorità
garante della concorrenza e del mercato, nonché lattribuzione
alla Consob di nuove competenze in materia di regolamentazione e
controllo sullofferta dei prodotti finanziari di banche e
assicurazioni.
Ad ogni buon conto, se il modello per finalità costituisce
unoccasione di chiarezza nellaccertamento delle responsabilità
del chi fa che, non deve far venir meno, ma anzi promuovere,
la collaborazione tra le diverse autorità, cosa che «è
essenziale per il migliore esercizio della discrezionalità
amministrativa e per contenere i costi della supervisione a carico
dei soggetti vigilati» 4. In questo senso un esempio significativo
è fornito alcune righe prima, quando Draghi annuncia labolizione
dellobbligo di comunicare allorgano di vigilanza il
progetto di acquisto di partecipazioni di controllo nelle banche
prima della sua proposizione al competente consiglio di amministrazione
della banca acquirente: una misura che pone fine ad un atto che
ormai appariva ai più nullaltro che una forma ingiustificata
di autentico vassallaggio.
E infine, alla conclusione di questa analisi, si giunge alla terza
linea dazione del perimetro delineato da Draghi, identificandola
nel «tornare a proporre la Banca dItalia nel ruolo di
consigliere autonomo, fidato del Parlamento, del Governo, dellopinione
pubblica» 5. Con queste parole si completa idealmente il manifesto
programmatico di Draghi, autentica tavola dei valori, delineando
per Via Nazionale un futuro prossimo (che è già cominciato)
di autonomia e di affidabilità indispensabili per esercitare
quel carisma istituzionale, basato su un indiscutibile prestigio
e su un assoluto rigore morale, che in passato ha segnato dei picchi
di eccellenza sintetizzabili nelle figure di alcuni Governatori,
da Einaudi a Menichella, da Carli a Ciampi.
Le recenti ipotesi di modifica dello statuto della Banca dItalia,
ladozione per la prima volta nella sua storia di un codice
etico (aspetti anche questi accennati nelle Considerazioni 2006)
sono altrettanti segnali di una svolta ormai attuata e che trovano
una adeguata lettura nei parametri di consapevole orgoglio e autonomo
giudizio, pilastri di una reputazione che ha travalicato i confini
nazionali, collocando spesso la Banca dItalia a modello di
riferimento per gli organismi omologhi di altri Paesi europei e
non.
Ecco allora che il «tornare alla crescita», obiettivo
sfidante delle Considerazioni 2006 al quale si accennava allinizio,
acquisisce una valenza strategica e operativa di particolare spessore,
dettando tempi e cadenze della ricomposizione di un disegno strutturale
di elevato profilo politico e istituzionale. Ed è in questa
ottica che le parole conclusive pronunciate dal Governatore: «Ci
sia di incoraggiamento la consapevolezza che il Paese nella sua
storia ha saputo rispondere a sfide ben più drammatiche»
6 suonano a reale incitamento a procedere speditamente sul difficile
terreno di un risanamento e di una crescita dellItalia che
non sono solo economici, ma soprattutto morali.
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