Il fatto che ci siano così tante etnie
è un buon segnale di apertura della società, ma rende
anche necessarie
e non rinviabili
politiche
dintegrazione e di coesione sociale.
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Forse era pakistano. Forse aveva da ventiquattro a ventisei anni.
Certamente aveva viaggiato per mesi prima di arrivare sulle coste
della Turchia, dove era riuscito a imbarcarsi per raggiungere lEuropa.
Ma nelle acque della bellissima isola di Chios il piccolo gommone
che divideva con altri cinque compagni di sventura si era capovolto
ed era irrimediabilmente affondato. Quei clandestini erano ad appena
trenta metri dalla riva, a trenta bracciate di mare azzurro della
Grecia. Ma lui non sapeva nuotare.
Il suo corpo senza nome e senza vita è uno dei 5.208 clandestini
morti dal 1998 mentre tentavano di penetrare nella Fortezza
Europa: una guerra quotidiana che si svolge in gran parte
in silenzio; una guerra che ha fatto molte più vittime di
quella del Kosovo, ma della quale spesso neppure abbiamo coscienza.
Perché siamo come mitridatizzati: i numeri ci sconvolgono
sempre meno!
I dati più completi sulle vittime di questa guerra sono raccolti
da un sito specializzato, fortresseurope.blogspot.com, che fa riferimento
soltanto alle morti rintracciate attraverso centinaia di articoli
dei principali quotidiani e periodici del mondo. Sono sicuramente
dati sottostimati, perché un cadavere in mare non rientra
nelle statistiche. Nessuno, pertanto, saprà mai quanti corpi
custodisce il cimitero Mediterraneo. Secondo alcuni
dati recentissimi, dal 1990 hanno perso la vita per annegamento
lungo i tratturi mediterranei, cioè lungo le
rotte solcate dalle bare galleggianti dei clandestini, qualcosa
come 4.800 persone su 6.336 complessivamente perite nel tentativo
di raggiungere il sogno dellingresso eslege nel Vecchio Continente.
E i Paesi della morte sono Italia e Spagna.

Il Mare Nostrum, nellultimo decennio, è stato la principale
porta dingresso clandestino, ma negli ultimi tempi a scegliere
questo canale sono stati i migranti più disperati, quelli
che non potevano permettersi un viaggio in aereo con documenti falsi,
più costoso e più sicuro. Con settemila dollari, da
uno scalo africano si raggiunge un aeroporto europeo, con meno di
tremila e un tempo infinitamente più lungo si arriva per
mare.
Gli sbarchi dallAdriatico sono notevolmente diminuiti. I barconi
stracarichi di albanesi sono ormai solo un ricordo, il canale dOtranto,
che era la via daccesso più semplice, non è
più utilizzato. Resta il canale di Sicilia, molto più
pericoloso, soprattutto se affrontato con barche di fortuna. Ma
limmigrazione irregolare, che oggi è diventata in gran
parte quella dellEuropa orientale, si avvale spesso di normali
visti turistici rilasciati dalle varie ambasciate, quella tedesca
in testa.
Gli arrivi per mare sono diventati pericolosi anche per i maggiori
controlli. Così i trafficanti sono costretti verso rotte
più insicure, spesso con navi a perdere, al loro
ultimo viaggio, senza alcuna strumentazione, destinate ad essere
abbandonate con il loro carico di disperati in vista della terra.
Gli sbarchi si sono progressivamente spostati verso ovest, in direzione
della Sicilia e delle nostre isole mediterranee, dove, secondo una
rigorosa ricerca, da 353 morti (1996-2000) si è passati a
1.186 nei quattro anni successivi. Agli albanesi e ai curdi si sono
sommati o sostituiti i migranti dal Maghreb, dal Corno dAfrica,
dalle martoriate Liberia e Sierra Leone. E si registra una crescita
notevole di iracheni e di palestinesi, profughi dalle rispettive
guerre.
Sembra un paradosso: mentre gli arrivi di clandestini sono diminuiti,
soprattutto per il contrasto delle autorità di controllo
marittimo, i naufragi sono in aumento. Dal 1990 sono morte almeno
2.284 persone che cercavano di entrare in Italia, raccontano alla
comunità di SantEgidio, che si è sempre interessata
al fenomeno della migrazione clandestina. E aggiungono: «È
un fenomeno molto simile a quello della frontiera messicana: tanto
più difficile è passare, tanto più i rischi
aumentano, tanto più è facile morire».
Sul Rio Bravo (o Rio Grande), confine tra Messico e Stati Uniti,
transitano illegalmente ogni anno circa 500 mila messicani, e sono
più di trecento quelli che perdono la vita. Ma la guerra
del Mediterraneo ha numeri ancora più spaventosi. Secondo
un rapporto della Guardia Civil al governo di Madrid, datato alla
fine del 2005, solo a dicembre un numero imprecisato di africani
(da 1.200 a 1.700), partiti dalla Mauritania alla volta delle Canarie,
è affogato.
Lannegamento nelle acque del Mediterraneo è sicuramente
la principale causa di morte per gli immigrati. Ma questa guerra
dimenticata non fa morti soltanto in mare. Si muore anche nascosti
nei tir o nei container imbarcati sui mercantili diretti nei porti
europei: 213 corpi sono stati trovati così nei porti in Albania,
Grecia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Italia. Oppure si muore di
stenti attraversando il Sahara, dal Sudan verso la Libia, dal Mali
e dal Niger verso lAlgeria: 133 vittime del deserto, disidratate,
sono il bilancio ufficiale, ma anche in questo caso è la
punta delliceberg.
E si muore sotto il fuoco dei militari, come è accaduto a
Ceuta e Melilla, enclaves spagnole in Marocco, dove la Guardia Civil
ha sparato e ucciso sedici migranti, e nei campi minati della Grecia,
annegati nei fiumi tra Croazia e Bosnia. E poi si muore di fame
e di assideramento nellattraversamento delle montagne lungo
le frontiere della Grecia, della Turchia, della Slovacchia, dellItalia.
Come è successo a due coniugi iraniani mentre tentavano di
varcare il confine turco a piedi, di notte, in pieno inverno. La
donna, dice il rapporto di polizia di frontiera, aveva abiti troppo
leggeri ed era morta di freddo tra le braccia del marito, il quale,
incredulo, aveva continuato a tenerla stretta, portandola per chilometri,
fin oltre il confine.
Allora: che fare? Sono state prospettate due soluzioni: o seguire
il modello spagnolo, chiudendo un occhio sugli ingressi irregolari
(forse in questo modo ci sarà qualche morte in meno) e facendo
regolarizzazioni continue e striscianti invece che grandi sanatorie;
oppure, se il mercato è libero per le merci, lo sia anche
per gli uomini: così si sconfiggerebbe la criminalità
organizzata.
Anche se a parecchi queste soluzioni piacciono moralmente, se ne
vedono le contraddizioni. Il mancato controllo delle frontiere nazionali
non è compatibile con la presenza nellUnione europea.
Quello che fa la Spagna ha inevitabilmente un effetto a livello
degli Stati membri. Se si regolarizzano i clandestini, questi poi
possono circolare ovunque. Non si possono avere flussi limitati
e circolazione libera.
Come in tutte le guerre, ci sono anche effetti collaterali. Nello
studio LItalia promessa del CESPI, il Centro studi di politica
internazionale, si scopre che sui barconi provenienti dai porti
turchi i migranti sono trattati come merci: chiusi nelle stive,
cibo e acqua razionati. Di frequente, allarrivo, sono riscontrati
casi di abusi sessuali subiti dalle donne durante la traversata.
E molti portano i segni di recenti operazioni chirurgiche, testimonianza
atroce della pratica di vendita degli organi per trovare i soldi
per il viaggio.
Intanto in Libia, a prepararsi allesodo, sarebbero oltre un
milione e mezzo di migranti arrivati da tutta lAfrica. Linformativa
è dei nostri servizi segreti. La Fortezza europea dovrà
farci i conti.
Anche nel 2005 (ultimi dati disponibili) la crescita demografica
dellUnione europea ha segnato il passo e solo gli immigrati
hanno contribuito a un lieve aumento della popolazione. È
quanto rileva lEurostat, ufficio statistico europeo, che ha
misurato il flusso migratorio netto, vale a dire il numero di immigrati
meno quello degli emigrati in ciascun Paese.
Secondo i dati raccolti, lEuropa a Venticinque ha raggiunto
461,5 milioni di abitanti, con un aumento dello 0,44 per cento.
Senza leffetto dellimmigrazione la crescita demografica
sarebbe stata di appena lo 0,07 per cento. A livello Ue, lafflusso
migratorio netto ufficiale è stato di 1.691.500 persone.
Spagna, Italia e Regno Unito hanno fatto da traino, totalizzando,
da sole, un afflusso migratorio netto di un milione e 180 mila persone.

In Italia, il saldo fra immigrati ed emigrati è stato di
più 338.100 persone, il che ha portato la crescita demografica
a un più 0,53 per cento.
Sempre restando ai dati analitici di Eurostat: a metà secolo
il numero di italiani scenderà a 52,5 milioni di abitanti.
Non solo. Entro quella data ci saranno due persone in età
di lavoro (tra 15 e 64 anni) per ogni pensionato, a fronte delle
quattro attualmente registrate. Un dato che deve impressionare,
perché rivela come il prossimo futuro sarà caratterizzato
sempre più da una popolazione anziana. Nel cinquantennio
preso in considerazione, si prevede in sostanza che ci saranno circa
20,5 milioni di nascite a fronte di oltre 31,5 milioni di decessi,
con un saldo negativo di 11,2 milioni. Il calo netto della popolazione
italiana sarà tuttavia mitigato dallafflusso di oltre
5,5 milioni di immigrati nella Penisola.
Sempre secondo i dati Eurostat, il saldo negativo dellItalia
è dal punto di vista numerico il secondo più marcato
di tutti i Paesi dellUnione. Peggio di noi, solo la Germania.
Le previsioni per il 2051, infatti, prevedono un calo in questo
Paese di ben otto milioni di cittadini.
Per quanto ci riguarda, il dato più impressionante resta
lanzianità sempre più evidente che si registra.
Scenario che si concretizza con il rapporto di uno a due: ovvero,
per ogni pensionato avremo due persone attive in età di lavoro.
Rapporto che, ribaltato, dice che per quellepoca a ogni persona
che ha superato letà lavorativa corrisponderanno appena
due persone in età attiva dal punto di vista del lavoro.
Nella visione dinsieme, infine, il forte calo demografico
dellItalia, secondo lUfficio statistiche dellUnione,
verrà controbilanciato dagli aumenti demografici previsti
soprattutto in Francia (+5,7 milioni) e in Gran Bretagna (+4,5 milioni).
Una situazione che porterà lEuropa a registrare un
calo per il 2051 di appena otto milioni e mezzo di persone.
Un melting pot che cresce costantemente e che conta ormai 184 diverse
etnie nel Lazio, 178 in Lombardia e 172 in Piemonte: è questa
la novità più rilevante che emerge dalla ricerca sugli
immigrati regolarmente residenti in Italia, secondo una mappatura
preparata dal veneziano Centro Studi Sintesi.
In base allelaborazione dei dati rilevati dallIstat
e dal ministero dellInterno, gli stranieri che attualmente
risiedono nella Penisola superano quota 2,4 milioni: in media, 41
ogni mille abitanti. Le cifre mostrano che, rispetto allanno
precedente, il numero di immigrati registrati allanagrafe
è aumentato a livello nazionale del 20,7 per cento. La crescita,
in linea con la tendenza degli ultimi anni, è stata più
forte nelle regioni del Nord-Ovest, come Lombardia e Liguria, ma
anche nel Mezzogiorno. Il Sud ha conosciuto un incremento record
in Campania (i residenti stranieri sono cresciuti del 31,2 per cento
in un solo anno) e in particolare a Salerno e a Caserta (rispettivamente
44,8 e 38,7 per cento in più), spiegabile con il forte afflusso
di braccianti agricoli. Meno numerosi gli immigrati residenti nelle
due isole maggiori (la crescita è contenuta ad appena il
10,8 per cento).
Passando alla distribuzione geografica, per quanto più massiccia
in alcune regioni, i 184 gruppi etnici censiti dallindagine
appaiono dislocati a macchia di leopardo sul territorio. Gli immigrati
tendono a stabilirsi di più nelle aree a connotazione agricola
e in quelle delle microimprese a causa dellofferta di lavoro.
Sicché la mappa regionale vede i romeni concentrati in Piemonte,
i marocchini in Val dAosta e in Molise, gli ecuadoriani in
Liguria, gli ucraini in Campania, gli albanesi in Basilicata. In
Lombardia, nel Lazio e in Veneto, invece, ci sono presenze straniere
molto polverizzate: solo a Roma si contano 183 diverse etnie; a
Milano 165; a Venezia, infine, 139.
Questa frammentazione incide poco a livello nazionale. Le prime
cinque comunità straniere residenti rappresentano più
del 44 per cento del totale degli abitanti senza cittadinanza italiana,
(nellordine: albanesi 13,2 per cento, marocchini 12,3 per
cento, romeni 10,4 per cento, cinesi, 4,7 per cento e ucraini, 3,9
per cento; le altre etnie, 55,6 per cento).
Ma le differenze si sentono nelle città: a Roma sono più
numerosi i romeni, a Milano i filippini. A Genova gli ecuadoriani,
a Cremona gli indiani, a Catania quelli che arrivano da Mauritius.
Sembra che in Italia si stia verificando quanto è già
accaduto nel Regno Unito, in Francia e in Germania: il fatto che
ci siano così tante etnie è un buon segnale di apertura
della società, ma rende anche necessarie e non rinviabili
politiche dintegrazione e di coesione sociale. E siccome i
dati variano molto da regione a regione e da provincia a provincia,
gli interventi andranno calibrati in base alle diverse esigenze.
In chiusura, unultima notazione. Il rapporto maschi/femmine
non è sempre equilibrato. Sono in prevalenza maschi albanesi,
macedoni, serbi e immigrati africani come marocchini, tunisini,
egiziani e senegalesi. Cè una sostanziale parità
fra sessi tra gli immigrati dallEst. Lelevato livello
di ricongiungimento familiare si spiega con loccupazione femminile
delle numerose badanti e collaboratrici familiari provenienti dallEuropa
centro-orientale. Ma anche con la maggiore somiglianza della cultura
europea, e, dunque, con una più agevole integrazione.
I giorni in bilico
Riportiamo una breve serie di temi trattati da ragazzi e ragazze
di diversa origine, approdati in Italia insieme con i genitori dopo
lunghi viaggi della speranza. I giovani (scolarizzati)
sono alle prese con problemi esistenziali, oltre che di conoscenza
dei luoghi, della lingua, delle consuetudini, insomma dei modelli
di vita (e di pensiero) della Terra promessa, quella
vista in televisione, oppure raggiunta da chi si faceva esule volontario
della fame, o infine cercata disperatamente per sfuggire alle persecuzioni,
alle guerre dogni tipo, alle malattie e a destini senza futuro.
Ricordo un momento della mia vita che i miei genitori avrebbero
dovuto fare una festa per me. Ero contenta per questa cosa per il
mio istinti mi dicevano di non fare niente. Alla mia festa dovevano
venire tutti i miei parenti e amici. Prima che comprassero le cose
che occorrevano mia madre mi chiese se io ero pronta per questa
festa, io gli dissi che non dovevano fare tutto questo, allinizio
mia mamma non era daccordo ma pian piano acetto la mia idea.
Dopo 2 mesi era arrivato il mio compleanno e mia mamma mi preparò
una cena. Ero contenta perche i miei per regalo mi avrebbero mandata
a Bologna da i miei cugini che non vedevo tantissimo tempo. Il giorno
dopo la mia festa era arrivata una chiamata da mia zia dicendo che
mio cugino era morto in un incidente dauto. Tutti eravamo
dispiaciuti e tristi. Mio padre appena senti questa cosa comincio
a piangere, in quel momento mi ero sentita delusa perche ci tenevo
tanto a vedere lui e ogni altri parenti. I miei erano tornati dopo
3 giorni e mi raccontarono che i suoi genitori stavano malissimo
per questa scomparsa.
Dopo 7 mesi io mio fratello e mia sorella eravamo andati da loro
per vedere se stavano un po meglio e infatti fu cosi, i momenti
passati con loro sono stati bellissimi e indimenticabili per questo
ritorneremo da loro. Il destino è stato così crudele
perche mi ha portato mio cugino, ho aspettato tanto tempo per vedere
i miei parenti e soprattutto mio cugino e adesso che non lo vedrò
più mi sento male...
Ana Paula
Il momento della mia vita in cui ho sentito più vivo il bisogno
della mia famiglia e dei miei amici è stato quando sono arrivato
in Italia. Non ho mai pensato che alontalando di Capo Verde, sarebe
stato cosi doloroso di sopportare.
Ogni giorno ho sentito e resentito la mancanza della mia famiglia
dei miei amici ed inimice. Al inicio è stato più doloroso
forse perché non volevo rimanere in un paesi non mio, quando
vedevo una persona italiana mi ricordava di qualcuno di Capo Verde,
ho forse volevo che mi ricordava qualcuno di Capo Verde, cosi mi
sentivo meglio.
Chui sono con la mia madre e soltanto adesso vedo il quanto è
importante il mio padre per mi. Ho conosciuto con la mia nonna,
il mio padre ecc. e soltanto desso vedo il quanto è indispensabile
una famiglia unita.
Quando chiamo a Capo Verde e mi dicevano che qualcuno è caduto
o è malato grave rimango un puo spaventato perché
avevo paura che fosse una persona vicino a me. Una cosa che mi manca
di Capo verde è la libertà di vivere (perche
tutti conosciamo tutti) è facile fare amice qui. Volevo essere
spontaneo quai come sono a Capo Verde, ma non lo sono perché
ho paura delle reazione degli altri. Ho tanti momenti belli nella
mia vita, ma oggi posso dire che il momento più bello della
mia vita è stato 3 asnni fa quando siammo riuniti tutti le
famiglia (perché la mia famiglia ci giunse tutti in europa)
per fare la festa di compleani 90 anni a la mia nonna.
Credo i penso che un giorno noi Capo Verdini non siammo obrigati
a spostare in europa, ha procura di una vita meglio, che questa
vita meglio sara posible fare nel nostro paesi.
Rober
Tutto comincio quando miei genitori partirano per Italia. In quel
momento ho sentito un vuoto dentro di me fino ad allora non gli
sentivo cosi atacatti a me, ma vedendogli salire su quela machina
che gli doveva portare in Italia e ho cominciato a piangere e glio
pregati di non lasciarmi solo ma loro mi avevano promeso che ci
rivedemo presto. A quel tempo ero soltanto un ragazzino di 10
anni che vedeva i suoi genitori andare via capivo più
di tanto, ma qualcosa dentro di me mi facendo male il quadro non
era perfeto senza i miei genitori. I miei belli genitori che andavano
in Italia per rendere a noi la vita più facile. E io sono
rimasto con i miei nonni che adeso mi mancano tanto. Ero soltanto
un mabino che pensava che ho perso i miei genitori dopo una settimana
e sceso una cosa. Era domenica mi ero apena svegliato quando senti
il telefono scuilare rispose e senti una voce che mi aveva acarezato
il cuore.
Era mia mamma che ci aveva telefonato per comunicarci che aveva
trovato lavoro e mi aveva promeso che presto mi portera anche a
me. Mi mancava cosi tanto i suoi abraci e i suoi sorisi. Erano 6
mesi da quando i miei genitori erano partiti in fine sono venuto
pure io in Italia. Ad un certo punto la machina si fermo e quardai
sul finestrino vedevo mia madre e mio padre con gli ochi pieni di
lacrime che atendevano il mio arivo. Non potro mai scordare questi
momenti.
Jerzi
Caro Marian, Ti informo che mi trovo molto bene qua in Italia.
Ti ho scritto questa lettera, perche ho bisognio di parlare con
qualcuno e ho deciso di parlare con te perche ho molta fiducia in
te. Ti volevo racontare delle picole cose sono succese dopo il mio
arrivo in Italia.
Sono andato a scuola, ma non conoscevo nessuno, però sai
come sono fatto e sono andato a parlare con dei ragazzi che ho sentito
parlare la mia lingua. Ero molto contento perche non mi sentivo
più solo sapevo che potevo avere anche qua in Italia degli
amici, però devi sapere che mi mancate tanto tutti voi.
La vita in Italia non è come pensavo pero piano piano se
sai come condurla diventera più facile è difficile
di capire pero non te la poso spiegarla, meglio, devi venire tu
a vederla con i tuoi stessi occhi. Spero che la tua famiglia sta
bene e trasmetterli tanti saluti da parte mia e della mia famiglia
qua in Italia non esco molto perche non ho tempo di tornare in Romania
per divertirmi un po. Che poso dirti di piu, sono contento che adesso
posso comunicare con te perche sia un grande amico e mi sei stato
sempre vicino. Stami bene e ci risentiamo presto,
Sorin
Nella vita ci sono delle cose belle e quelle brutte. Ame sono capitate
sia quelle belle e sia quelle brutte, con quelle belle vorrei tanto
raggrupparci e fare un libro di stori tratte da me. Per me essere
figlia unica significa: rimanere tutto il tempo dasola (con i genitori)
senza un fratello e una sorella. Quando avevo 5 anni mio padre parte
per lItalia, io sono rimasta con mia madre; dopo qualche mese
sentivo molto la sua mancanza, anche se ero è sono molto
attaccata molto a mio padre che era in fianco a me. E menomale il
ritorno di mio padre è stato dopo 7 anni, io avevo 12 anni
e per dire la verita quando lo visto davanti alla porto non lo riconosciuto
neanche che era mio padre. In tutti quei anni che mio padre era
fuori, io ho passato dei anni pieni di rancore e malinconia. Dopo
9 anni finalmente siamo partiti tutti 3 per lItalia. È
stato veramente una esperienza bella per me e la mia famiglia.
Joana
Cara Ana, Sono molto dispiaciuta che non siamo vicine per parlare
come prima, però ti scrivo questa lettera per informarti
che io sto bene e per raccontarti delle cose che sono accadute da
guanta sono arivata in Italia. Quando sono andata a scuola non conoscevo
nessuno, mi sentivo troppo estranea, perché tutti parlavano
unaltra lingua che non la capivo molto bene e per guesto non
potevo conversare con loro. Però per la mia fortuna ho sentito
dei ragazzi che parlavano la mia lingua e così ho fatto amicizia
con loro. Certo mi sono vergognata un po però guella situazione
lo superata. Adesso sto migliorando e sono amica con più
persone. La mia famiglia stà bene, però gli mancate
tutti voi che state a Romania.
Ma, tu come stai? Cosa è successo dopoche io sono partita?
Se vuoi puoi rispondermi cosi mi racconti anche tu un po qualcosa
di te. Non scordarti ti voglio tanto bene e mi manchi tanto. Come
va a scuola, abbi cura di tè, e studia!!! A presto mia cara
cugina. Un bacio,
Andreea
Io sono venuta quà perche mie genitore lavora in questa
paese e ha qualche dificolta con salute, di più per questa
caso ho arrivata io quà. Quando ho arrivata in questo paese
no creduto che deve stare per di più tempo, adeso che no
sono tutti compagni, e tutti parente mi manca molto. Ad prima, quando
redita ad questa schola, ho avuto un po di paura perche no lo sapevo
che direm actuali compagni; che sono straniera, che no lo so parlare,
oppure unaltra cosa. Però da primo giorno di schola
ho scoprito che in classe con me ce la compagni Romeni, questo ma
fato un po felice, con tempo mi sono abituata, ho conosciuto un
po bene compagni e professore, precisamente sono con tutti buoni
con me, io ho creduto che mi fara respingere che sono straniera,
nel caso no cce statto così. Provare con pesante di studiare
questa lingua, mia compagnia Romena mi aiuta anche lei quando forse.
Adesso mi piace questo paese, perche no e cosi bruto come io mi
sono imaginata, ho creduto che no mi farla mai amici qua di più
scelto che no sono di paese mio. No lo so di ci sono grandi diferenze
in Romeni ed Italiani in fari che parlamo in diverse lingue; Italiani
sono ad genere di rispecto come siamo noi. No ce aviamo ho vestito
diverso, tradizione no ci sono uguale, quando e capodanno a la Romania
su casa veni agenti in specialmente giovani vestiti e mascherato
brutisimo con un naso lungo, pantaloni straciato anche la maglietta,
con la maschera per faccia, questi un po più grandi veni
a la luoro finanzate e farla una augurio longo, e dopo con permiso
di la parenti di ragazza la prendo e andarci a la discoteca od amico
di ragazza sta in casa di ragazza e fiesta. Questi altri ragazzi
piccoli andare e fare augurio a lagenti è regalare
soldi e altri regali. Questa tradizione si tenere specialmente all
campagnia. Ci sono altri tradizi che Italiani e altri paese non
ce la, anche la Pasqua ce una tradizione importantissima per noi
Romeni. Altri diferenze ci sono alla schola, noi aviamo un
taccuino dalla schola dove si mete tutti le notti, e professori
ce lo un solo catalogo (grande registro), aviamo di più materie
e non ni serve dificolta una straniera, quando ariva in un altro
paese, ed si ricordo di sua casa. autorizzazione ad justificazzione,
maggioranza Romeni sono ortodosso ed aviamo la Pasqua dopo cattolico;
no aviamo la Befana ed altra cosa veni prima di Babo Nattale ed
si chiama, vecchio Nicolae. In riferimento di me questi
sono diferenze ed
Jolena
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