Questo
straordinario Paese ha migliorato
la propria
competitività
in maniera
considerevole
a partire dal 1991.
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Il mondo ha scoperto il modello di sviluppo dellIndia soltanto
negli ultimi anni, anche se leconomia indiana è cresciuta
a un tasso medio annuo del 6 per cento nel periodo compreso tra
il 1980 e il 2002, e del 7,5 per cento nei quattro anni successivi,
mostrando di essere uno dei migliori modelli di sviluppo del pianeta
dellultimo quarto di secolo. Negli scorsi ventanni la
classe media indiana (250 milioni di persone) ha più che
quadruplicato il potere dacquisto e il reddito pro capite
è passato dai 1.178 dollari americani del 1980 agli attuali
3.015.
Il modello indiano è diverso da quello cinese, dal momento
che non si basa sullexport di prodotti a basso costo e a forte
utilizzo di manodopera, ma sulla crescita del mercato domestico,
sui consumi interni più che sugli investimenti, sui servizi
più che sullindustria e sullhigh-tech più
che sui manufatti di medio e di basso livello. Il cinquanta per
cento della popolazione è sotto i venticinque anni, e questo
dato conferma lespansione dei consumi. Il risultato di questi
tipi di sviluppo ha sensibilmente diminuito la disuguaglianza dei
redditi più che in altri Paesi: infatti, lindice che
misura la disuguaglianza, su una scala da uno a cento, è
pari a 33 per lIndia, contro 41 per gli Stati Uniti, 45 per
la Cina e 59 per il Brasile.

LIndia è un Paese democratico con un sistema giudiziario
ispirato a quello britannico, che garantisce, ad esempio, la libertà
di stampa, al contrario di quanto accade in Cina. La popolazione
è alfabetizzata al 65 per cento in lingua inglese, e in alcuni
Stati come Kerala al 91 per cento, Mizoram all88 per cento
e Delhi all82 per cento. Questo straordinario Paese ha migliorato
la propria competitività in maniera considerevole a partire
dal 1991: si è assistito a una grande rivoluzione nelle telecomunicazioni,
sono sensibilmente diminuiti i tassi di interesse, il capitale è
abbondante (sebbene i manager di banche statali, restii nei confronti
del rischio, si rifiutino di concedere prestiti ai piccoli imprenditori),
sono stati migliorati i porti e le autostrade, e il mercato delle
proprietà immobiliari sta diventando trasparente.
Più di cento società indiane hanno una capitalizzazione
di mercato superiore a un miliardo di dollari, e alcune di queste,
comprese Jet Airways, Bharat Forge, Infosys Technologies, Reliance
Infocomm, Tata Motors e Wipro Technologies, stanno diventando marchi
competitivi a livello globale. Alla Borsa di Nuova Delhi gli stranieri
hanno realizzato investimenti in più di mille società.
Su cinquecento aziende, centoventicinque hanno centri di ricerca
in India. Lindustria high-tech è decollata, e tutti
questi mutamenti hanno regolamentato il settore bancario.
I prestiti svantaggiosi attualmente rappresentano meno del 2 per
cento del totale dei prestiti (in Cina il valore è al 20
per cento), anche se le mediocri banche statali indiane sono ancora
abbastanza lontane dallessere privatizzate. Allo stato attuale,
la crescita viene guidata dai servizi e dai consumi interni: i consumi
contano per il 64 per cento del Prodotto interno lordo indiano,
mentre per lEuropa si parla del 58 per cento, per il Giappone
del 55 per cento e per la Cina del 42 per cento. Secondo leconomista
Stephen Roach, di Morgan Stanley, «in India lapproccio
alla crescita dei consumi può essere meglio bilanciato rispetto
al modello cinese, che è basato sulla mobilizzazione delle
risorse».
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