Occorrerà uno sforzo di creatività
e una normativa adeguata per
disegnare un
mercato in cui
le banche e i
consumatori di prodotti finanziari giochino i propri ruoli con reciproca
correttezza.
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Come sempre, lanno che sta per concludersi invita a stilare
un bilancio in ogni settore di attività. Non sfugge a questa
regola il delicato campo dellintermediazione finanziaria italiana,
che ha conosciuto nel 2006 momenti di estremo interesse sul piano
delle nuove aggregazioni, ma che ha fornito soprattutto elementi
di valutazione probanti sui temi cruciali di questo mercato.
Riflettere e avanzare considerazioni su alcuni di essi è
lobiettivo primario di questo breve intervento. Di particolare
ausilio in questa ricognizione si riveleranno alcuni documenti che
hanno scandito levoluzione e i progressi compiuti sul difficile
sentiero dellattività bancaria: le Considerazioni
Finali del Governatore della Banca dItalia, la Relazione
del Presidente della Consob, lintervento del ministro dellEconomia
e delle Finanze allassemblea annuale dellABI e laudizione
del Governatore della Banca dItalia presso la Commissione
Finanza e Tesoro del Senato dello scorso fine settembre.
Un primo aspetto che qui preme sottolineare concerne gli sviluppi
registrati in tema di trasparenza proprietaria e di razionalizzazione
degli assetti organizzativi delle banche; anche se come ha
rammentato il Governatore Draghi da un lato «è
necessario prevenire linsorgere di modalità di governo
autoreferenziale»; dallaltro «chiarezza nella
ripartizione dei ruoli, effettivo esercizio delle prerogative degli
organi, presenza di adeguati controlli, dialettica interna, trasparenza
dei comportamenti assicurano la corretta gestione con una consapevole
assunzione dei rischi dimpresa».
Un chiaro monito, oltre che una perspicua ricetta, da applicare
e seguire in un ambito spesso caratterizzato da assetti proprietari
frammentati; ma anche una vivida fotografia che illustra dinamicamente
i punti essenziali del perimetro dellattività bancaria.
Vorrei, infine, aggiungere come questa fotografia marchi in modo
netto anche la differenza rispetto a quella che un tempo veniva
definita la foresta pietrificata, quasi a voler icasticamente simboleggiare
allora lesempio di un insieme cristallizzato e impermeabile
agli stimoli del mondo esterno.
Un secondo punto su cui riflettere è, per usare le parole
del Presidente della Consob, «il perseguimento del modello
di vigilanza per finalità che pur rafforzato dalla riforma
del risparmio continua a presentare margini di incompiutezza e rischi
di sovrapposizioni» In effetti, solo qualche settimana prima
il Governatore Draghi aveva sostenuto con vigore che «la collaborazione
tra autorità è essenziale per il migliore esercizio
della discrezionalità amministrativa e per contenere i costi
della supervisione a carico di soggetti vigilati»
Si impone, dunque, un criterio di chiarezza di attribuzioni, criterio
ripreso qualche tempo dopo dal ministro dellEconomia, distinguendo
le responsabilità delle autorità di vigilanza tra
«Banca dItalia cui spetta il presidio della stabilità;
Consob che è competente per la trasparenza e la correttezza
dei comportamenti e che vigila sulle banche in quanto società
per azioni; Autorità garante della concorrenza e del mercato
che valuta e presidia lassetto concorrenziale del mercato
creditizio». Una distinzione che non deve essere intesa nel
senso di separazione, ma come elemento fondante di chiarezza operativa
in un ambito di reciproca collaborazione.

In questo senso il protocollo dintesa tra Consob e Banca
dItalia in materia di approvazione dei prospetti di emissione
delle obbligazioni bancarie va letto come un esempio significativo
e da imitare nel segno di una semplificazione chiarificatrice. Così
come labolizione dellobbligo di comunicare allorgano
di vigilanza il progetto di acquisto di partecipazioni di controllo
nelle banche prima che esso venga proposto al consiglio di amministrazione:
abolizione annunciata dal Governatore a fine maggio e successivamente
attuata.
Una terza riflessione può, poi, essere svolta esaminando
il profilo dimensionale delle banche che, nelle parole della Consob,
«continua ad essere elemento di strutturale debolezza [
];
la dimensione media dei principali gruppi è largamente inferiore
a quella dei concorrenti europei». Una chiave di lettura di
un elemento di criticità dettata non dal desiderio peraltro
comprensibile di vedere le nostre banche scalare posizioni nelle
classifiche internazionali quanto dal legittimo auspicio di promuovere
un allineamento alle strategie dei principali competitors orientati
verso lo sviluppo dei servizi alle imprese, delle attività
di consulenza e di gestione del risparmio e che allargano in modo
tangibile gli orizzonti della tradizionale attività dintermediazione
creditizia.
Evoluzione e sviluppo fisiologico dellattività creditizia,
collaborazione tra le autorità di vigilanza in unottica
di semplificazione, accrescimento della massa critica e del peso
specifico delle componenti del nostro sistema bancario sono tre
punti che caratterizzeranno sicuramente lo scenario prossimo futuro
del Paese.
Sono in altri termini leredità intrigante lasciata
allanno nuovo, che è ormai dietro langolo. Non
si tratta di meri auspici accademici né di obiettivi finali,
ma di tappe intermedie per la realizzazione di un mercato più
efficiente, più trasparente e in linea con gli standard dei
Paesi con cui quotidianamente ci misuriamo.
Occorrerà uno sforzo di creatività, di genialità
imprenditoriale accompagnato da una strumentazione normativa adeguata
in grado di superare le incertezze e le perplessità suscitate
da certa recente produzione legislativa, per disegnare un ambito
di mercato in cui gli operatori banche/intermediari finanziari da
un lato e i consumatori di prodotti finanziari dallaltro giochino
i propri ruoli secondo princìpi di reciproca correttezza,
sia nel segno dei rispettivi interessi, sia soprattutto fornendo
impulso concreto al progresso dellintero Paese.
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