Quel che sta
accadendo in Asia non ha precedenti storici nello
scacchiere:
non cè uno Stato egemone, o una grande potenza.
Ce ne sono tre.
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Il Vecchio Continente tende a guardare lAsia con un solo
occhio alla volta. Negli anni Ottanta vedeva la minaccia giapponese
per lindustria europea, dagli anni Novanta in poi ha visto
la minaccia (o forse lopportunità) cinese per lindustria
europea. Negli ultimi due anni la visione si è un po
allargata, perché è andata a comprendere lIndia
tra le minacce (o tra le opportunità), perché alcuni
hanno incominciato ad apprezzare lidea che la Cina sfidasse
legemonia americana, e perché si è diffusa la
vaga consapevolezza che il Giappone si stia riprendendo da una stagnazione
economica durata più di un decennio. In realtà, quel
che sta accadendo in Asia è di portata molto più ampia,
e lEuropa deve prenderne consapevolezza, tenendo bene aperti
entrambi gli occhi. Ne sono parte i tre grandi Paesi: Giappone,
Cina e India.

Pensiamo alla storia dellAsia. Per centinaia di anni la Cina
aveva prevalso in quellarea. Poi, tra Settecento e Ottocento,
il suo sistema imperiale cadde in un declino fatto di autocompiacimento
e di chiusura. La sua posizione dominante venne soppiantata da potenze
esterne, dallEuropa e da ex colonie europee: soprattutto dalla
Gran Bretagna, ma anche dallOlanda, dalla Francia e infine
dallAmerica. Verso la metà del XX secolo il Giappone
fece il tentativo di estromettere gli europei e di diventare il
Paese egemone dello scacchiere, ma non vi riuscì, e questo
fallimento è segnato, simbolicamente, dalle bombe atomiche
sganciate su Hiroshima e Nagasaki nellagosto del 1945. Da
allora, la potenza egemone in Asia è stata lAmerica.
Osserviamo che cosa sta succedendo ora. La visione limitata ancora
diffusa sia in Europa sia in America presume che la nuova Asia sarà
incentrata sulla Cina, che tornerà ad emergere come nazione
dominante, dotata di economia, di forza militare e di popolazione
superiori a tutte le altre. Questa visione ignora, però,
le altre due grandi potenze economiche, che hanno entrambe forza
militare e idee ambiziose sul loro ruolo internazionale e regionale.
Almeno una di esse ha una popolazione che tra qualche decennio con
tutta probabilità supererà quella della Cina. Questi
Paesi sono, ovviamente, lIndia e il Giappone. Quel che sta
accadendo in Asia non ha precedenti storici nello scacchiere. È
una situazione in cui non cè uno Stato egemone, o una
grande potenza. Ce ne sono tre.
Molto di quel che avviene in Asia diventa comprensibile quando si
considera questa triplice rivalità. In dicembre il governo
giapponese ha fatto approvare dal Parlamento un decreto secondo
il quale le scuole dovranno insegnare il patriottismo e i valori
tradizionali nipponici. Perché? Perché il timore di
essere dominati dalla Cina induce i politici conservatori a incentivare
il nazionalismo. Un mese prima, quando i leader cinesi e indiani
stavano per incontrarsi in un vertice, lambasciatore cinese
a Delhi aveva scandalizzato i suoi ospiti dicendo che la Cina continuava
a rivendicare la sovranità sullintero piccolo Stato
indiano di montagna di Arunachal Pradesh, unarea per la quale
Cina e India avevano fatto una guerra nel 1962. Perché? Per
mostrare allIndia, che recentemente ha cercato di allargare
la propria influenza politica in Asia orientale, oltre lOceano
Indiano, che con la Cina non era consentito scherzare.

In altre parole, tra queste tre grandi potenze cè
una rivalità naturale, di cui esse sono profondamente consapevoli.
Non è una rivalità che porterà a un conflitto
a breve termine. Cina e India hanno innanzitutto un estremo bisogno
di crescere economicamente per sollevare le rispettive popolazioni
dalla povertà. È, però, una rivalità
che rende la regione vulnerabile nel caso dovesse verificarsi qualche
altra crisi inattesa: il crollo del regime nord-coreano, per esempio,
un rovesciamento del governo pakistano da parte di terroristi, o
una forte recessione in America che provochi una crisi economica
in Cina. Perché questa regione non ha una solida rete di
trattati e di istituzioni in cui incanalare le dispute. E le rivalità
politiche fra le tre grandi potenze potrebbero facilmente trasformarsi,
in circostanze del genere, in aperta ostilità.
Quali sono le implicazioni per lEuropa, se sa guardare lAsia
con gli occhi aperti? La prima è cogliere le opportunità:
il Vecchio Continente non deve essere succube nei confronti dellemergente
potenza cinese.
Invece, dovrebbe essere consapevole dei propri punti di forza, dato
che tutte e tre le rivali hanno bisogno del suo sostegno, della
sua tecnologia e dei suoi investimenti. Laltra è trasmettere
la propria esperienza: ciò di cui lAsia ha bisogno
è di replicare i successi europei del dopoguerra, di guardare
allUnione europea per rendere costruttiva, anziché
distruttiva, la rivalità tra grandi potenze. La missione
strategica dellEuropa dovrebbe essere quella di mostrare allAsia
come riprodurre e, quando necessario, adattare il
modello europeo.
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