Marzo 2007

Eurozona a quota tredici

Indietro
Slovenia, tallero addio
m.b. - d.m.b.  
 
 

 

 

 

 

 

Dunque, quella della Slovenia è stata una festa solitaria, in un’Europa dell’Est che sembra perdere l’ansia di integrarsi nell’Unione monetaria europea, ritenuta – ma forse strumentalmente, oggi come oggi – “troppo estranea”.
Facciamo un po’ di conti. Dei nove Paesi in lista d’attesa, allo stato delle cose, soltanto Cipro e Malta possono realisticamente pensare di entrare nel 2008. Alla prima isola, per avere tutte le carte in regola, manca solo il via libera del Parlamento alla riforma per rendere indipendente la Banca centrale. La seconda è più indietro, ma grazie a una buona performance economica dovrebbe presto recuperare. Ma le due minuscole isole, comunque, non sono in grado di fare tendenza: al contrario, oggi appaiono l’eccezione, molto più che la regola.
La Lituania, che avrebbe voluto bruciare insieme con la Slovenia i tempi dell’abbraccio all’euro, nel mese di maggio dello scorso anno è stata bocciata da Bruxelles per un’incollatura: inflazione fuori linea, uno scostamento irrisorio ma ritenuto sufficiente a escluderla. Vilnius se l’è legata al dito, ha sparato contro il dogmatismo europeo. Come del resto l’Estonia, l’altra “Tigre” baltica, superdinamica e aperta agli investimenti, che ha pagato la scelta della crescita rapida con il caro-prezzi: un peccato mortale per il codice di Maastricht, che vale l’esclusione.
E così le economie dell’Est più piccole e in rapida espansione hanno rinviato per lo meno fino al 2009 l’ipotesi di entrare nell’euro. Quelle grandi, invece, dalla Polonia all’Ungheria e alla Repubblica Ceca, hanno i conti pubblici in disordine, ma hanno soprattutto un’opinione pubblica ostile alla moneta unica. Eterodiretta molto spesso da Governi populisti e da politiche altrettanto populiste, quell’opinione pubblica trasforma l’Europa nel facile bersaglio di ogni frustrazione e di ogni scontento. E così l’Ungheria, che aveva previsto l’adesione nel 2010, l’ha poi abbandonata senza fissare una nuova data. Lo stesso si prepara a fare la Slovacchia. La Polonia, dal canto suo, non ha mai fissato un termine preciso.

«Anche se la strada verso l’euro si dimostra più difficile di quanto molti pensassero, la ricompensa resta all’altezza degli sforzi fatti perché le politiche necessarie per arrivarci sono comunque auspicabili, perché l’adozione dell’euro rafforza la stabilità macro-economica necessaria alla crescita produttiva e all’occupazione, e perché un Paese ben preparato ha possibilità maggiori rispetto agli altri di prosperare nell’Unione monetaria», sostiene il Commissario Ue agli Affari Economici, Joaquin Almunia.
Sono cinque i criteri da rispettare per aderire all’euro. Stabilità dei prezzi: soltanto Cipro, Repubblica Ceca e Polonia hanno un tasso d’inflazione media inferiore al valore di riferimento (2,8 per cento). Cipro, Estonia e Lettonia hanno deficit inferiori al 3 per cento, mentre tutti gli altri sono in deficit eccessivo. Stabilità del tasso di cambio (rispetto ai margini di fluttuazione consentiti dallo Sme-2): soltanto l’Estonia supera l’esame tra gli aderenti, che sono anche Cipro, Slovacchia, Malta e Lettonia. Tassi di interesse (non più di 2 punti percentuali sopra la media dei tre Paesi più virtuosi: in linea sono Cipro, Repubblica Ceca, Lettonia, Malta, Polonia e Slovacchia. L’Ungheria è l’unica fuori parametro. Banca centrale indipendente: solo l’Estonia rispetta il criterio, Malta e Cipro si stanno adeguando, tutti gli altri non ancora.

 

   
   
Indietro
     

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2007